La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Non una parola, non un pensiero...

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

I veri palestinesi sono moderati

Messaggioda franz il 14/01/2009, 18:46

L'analisi Da Ramallah
I veri palestinesi sono moderati

Tralasciamo il «Morte agli ebrei» su alcune bandiere durante le manifestazioni di Bruxelles, Parigi o Madrid. Tralasciamo il sindacato italiano della Flaica-Cub che in «segno di protesta» contro l'operazione israeliana a Gaza fa un appello — avvenimento senza precedenti in Europa, da tre quarti di secolo — a «non comprare più nulla nei negozi appartenenti a membri della comunità ebraica». Non avrò la crudeltà di insistere sull'asse, a dir poco nauseabondo, che si forma quando la signora Buffet ( dirigente del partito comunista francese, n.d.t.), il signor Besançenot ( dirigente di un nuovo partito anticapitalista N.P.A, n.d.t.) e altri vengono raggiunti in testa di corteo dal faurissoniano ( Robert Faurisson, celebre negazionista, n.d.t.) Dieudonné ( attore comico francese, n.d.t.) o quando il suo degno compare, Jean-Marie Le Pen, si unisce al coro per paragonare la Striscia di Gaza a «un campo di concentramento».

Per un caso, proprio da Ramallah, capitale dell'Autorità palestinese, e poi da Sderot, la città israeliana alla frontiera di Gaza continuo bersaglio del fuoco dei razzi Qassam, scopro le immagini di simili manifestazioni di sostegno alla «causa palestinese». Proprio da questi due luoghi, vedo le folle di europei urlanti, vociferanti e scatenati: le immagini scorrono mentre sono in compagnia di persone la cui sola preoccupazione resta, malgrado le bombe, le sofferenze e i morti, quella di non perdere mai il filo della convivenza e del dialogo. Voglio dunque aggiungere alcune riflessioni a quelle già fatte nei giorni scorsi e che hanno dato vita, da parte degli internauti di Point, a una enorme serie di reazioni.

Primo.Che sollievo vedere i palestinesi veri, reali, anziché quelli immaginari che, in Francia, pensano di fare la resistenza prendendo di mira le sinagoghe! I primi, lo ripeto, si impongono di essere moderati e con ammirevole sangue freddo si sforzano di mantenere le chance della convivenza di domani; i secondi sono rabbiosi, più radicali dei radicali, pronti alla violenza, nelle strade di tutta Europa, fino all'ultima goccia di sangue dell'ultimo palestinese. I primi considerano e riflettono, sanno che niente in questa storia è tutto nero o tutto bianco, e conoscono la schiacciante responsabilità di Hamas nel disastro in cui sta precipitando il loro popolo. I secondi, come se la confusione non fosse già abbastanza, si bevono di gusto le enormi panzane della propaganda anti-israeliana e fanno dei teorici dell'attentato suicida e dello scudo umano, dei nuovi Che Guevara, di cui sfoggiano emblemi e simboli: anziché infondere calma, mettono in scena la politica del peggio, infiammando gli animi.

Secondo. Quale regressione, quale azzeramento del pensiero e dell'azione, da parte di costoro, che da lontano, ignorando i contorni del dramma, fomentano odio, quando invece si dovrebbe fare di tutto per andare nel senso della pace e della riconciliazione! La pace vuole due Stati che accettino di vivere l'uno accanto all'altro, e che comincino a dividersi la terra; la pace vuole, da entrambe le parti, la rinuncia all'estremismo, a posizioni radicali, ai luoghi comuni, e perfino ai sogni. La pace implica, per esempio, che Israele si ritiri dalla Cisgiordania così come si è ritirata dal Libano e da Gaza, ma implica l'esistenza di una parte palestinese che non tragga vantaggio dalla ritirata per trasformare, ogni volta, il territorio evacuato in una base per il lancio di missili sui civili. La pace deve passare per il cessate il fuoco, per la fine della guerra che sta facendo un insostenibile numero di vittime, soprattutto tra i bambini. Ma questa pace passa anche attraverso l'eliminazione politica di Hamas, cui poco o nulla importa delle vittime, e della pace — e che, non essendo stata capace di imporre la sharia al suo popolo, lo trascina sulla via del «martirio» e dell'inferno.

Terzo. Sono a Ramallah, dunque. A Sderot e a Ramallah. E vedendo da Sderot e da Ramallah questa mobilitazione contro un «olocausto», che nel momento in cui scrivo è di 888 morti, mi faccio una semplice domanda. Dov'erano i manifestanti quando si trattava di salvare, non gli 888, ma i 300.000 morti dei massacri programmati del Darfur? Perché non si sono visti nelle strade quando Putin radeva al suolo Grozny e trasformava decine di migliaia di ceceni in tiro al bersaglio? Perché hanno taciuto quando, tempo prima, e per anni, e stavolta nel cuore stesso dell'Europa, sono stati sterminati 200.000 bosniaci, il cui solo crimine era quello di essere nati musulmani? Per alcuni, i musulmani sono buoni solo quando sono in guerra con Israele. Meglio ancora: ecco i nuovi seguaci dell'antico «due pesi, due misure » che si preoccupano della sofferenza di un musulmano solo quando possono attribuirne la colpa agli ebrei. L'autore di questo articolo ha manifestato, in prima fila, per il Darfur, per la Cecenia e per la Bosnia. Si batte, da 40 anni, per un valido stato palestinese accanto a quello di Israele. Mi si permetterà di considerare questo doppio atteggiamento ripugnante e frivolo.

Bernard-Henri Lévy
14 gennaio 2009
www.repubblica.it
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda Stefano'62 il 14/01/2009, 23:43

Devo dirlo:bellissimo articolo.

Stefano
Stefano'62
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1814
Iscritto il: 20/12/2008, 14:36

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda incrociatore il 15/01/2009, 11:00

Stefano'62 ha scritto:Devo dirlo:bellissimo articolo.

Stefano

sì, un bell'articolo. Per quanto mi riguarda, però, è monco (ancora una volta) di un pezzo. L'analisi-denuncia di Lévy sulle due facce del pacifismo è più che condivisibile, ma come la mettiamo con quei 1000 morti? Sono meno di 300.000 su questo non ci piove, ma sono quelli forse morti "giusti"? Se si ignorano i 300.000 bisogna ignorare anche quelli? Qui, Lévy non mi pare dia una risposta... anzi, da spazio all'ambiguità.
An eye for an eye will make the whole world blind
Mahatma Gandhi (1869-1948)
Avatar utente
incrociatore
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 560
Iscritto il: 18/05/2008, 15:57
Località: Via Barbierato, 15 - 28844 Villadossola (VB)

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda franz il 15/01/2009, 12:06

Una possibile risposta, tra le tante, tra le righe di questo altro articolo.
La società israeliana si interroga proprio su questo.
Credo lo stiano facendo anche gli arabi moderati.

Ciao,
Franz


Isteria anti-israeliana
Da un articolo di Pilar Rahola


“Capisco che vogliate spazzarci via dalla carta geografica, solo non aspettatevi che vi aiutiamo a farlo”. Il fatto che questo antico concetto – contenuto in una frase indirizzata dalla caustica Golda Meir alla dirigenza palestinese – sia ancora rilevante oggi dà il senso delle dimensioni della tragedia patita in Terra Santa da così tanti decenni. In effetti è la stessa idea – battersi incessantemente per impedire la progettata distruzione di Israele – che sta alla base della drammatica decisione militare fatta dal governo israeliano, decisione che ancora una volta ne ha fatto il bersaglio dell’ira di tanti in tutto il mondo.

Come ha detto di recente lo storico Joan B. Culla, vi possono essere molte diverse reazioni alla controffensiva delle Forze di Difesa israeliane nella striscia di Gaza, e alcune di queste sono legittimamente critiche. Ma, vista l’abbondanza di reazioni isteriche prive di qualunque parvenza di riflessione razionale bensì piene di manicheismo e di pregiudizi, si impone qualche interrogativo.
Ari Shavit ha scritto di recente su Haaretz (1.01.09) che l’operazione a Gaza è una campagna “giusta” ma anche “tragica”. Dissento dal termine “giusta”. Come disse Golda Meir, “noi non vogliamo la guerra, neanche quando la vinciamo”. Un’incursione militare che provoca centinaia di morti non può mai essere considerata “giusta”, anche se mira alla distruzione della macchina militare di Hamas.
Forse però può essere considerata inevitabile. Forse per questo, in Israele, anche la sinistra pacifista ha preso una posizione prudente.

La decisione di attaccare Hamas è stata presa da una società israeliana esausta, esasperata per l’impossibilità di trovare una vita d’uscita (dopo il fallimento di negoziati, concessioni, ritiri) né un motivo di speranza. Ed esasperata per la consapevolezza che l’altra parte tenta instancabilmente di realizzare il suo sogno: la distruzione di Israele.

Ed ecco allora gli interrogativi, rivolti in particolare a coloro che, nelle città europee, scendono in piazza con i cartelli che proclamano il loro odio per Israele (molti dei quali, per la verità, sono i soliti noti, rivoluzionari in pantofole sempre pronti a levare i pugni contro Israele, oggi in imbarazzante connubio con vari ambienti dell’estremismo islamista fondamentalista).

Costoro scendono in strada proclamandosi a favore della libertà della Palestina. Ma sono anche per la libertà dei palestinesi?
Dove erano negli anni scorsi, mentre montava il mostruoso fenomeno del fondamentalismo che – dopo essersi imposto col massacro dei suoi avversari interni – oggi opprime la società palestinese nella striscia di Gaza?
Cosa ha a che fare Hamas con la libertà? Non ha piuttosto molto a che fare con l’islamismo jihadista di tendenza nazi-fascista?

Si difende la libertà dei palestinesi addestrando i bambini a commettere attentati suicidi? schiavizzando le donne?
Si difende la libertà difendendo l’Iran, che appoggia Hamas anche finanziariamente? Cosa ha a che fare la libertà con i terroristi Hezbollah?
Coloro che protestano nelle strade dicono anche di farlo per “solidarietà”. Bene, solidarietà con chi? Con Mahmoud Abbas (Abu Mazen), il presidente dell’Autorità Palestinese, che è stato il primo ad attribuire a Hamas la responsabilità di questo conflitto, e che critica la controffensiva israeliana con molta più misura e razionalità di quanto non facciano i manifestanti europei con quei cartelli?

Solidarietà con i palestinesi, che non sono esattamente felici di vedere gli aiuti internazionali sequestrati da Hamas e usati per costruire eserciti e preparare attacchi? Ci si domanda davvero dove finiscono quei fondi?
Solidarietà con i palestinesi significa difendere i terroristi e giustificare Hamas e le sue aggressioni? La pace si difende sostenendo i capi palestinesi che nella pace non credono, e lo dichiarano apertamente?
Certo che è più facile schierarsi contro Israele. Certo che la maggior parte della gente, di fronte a realtà complesse, preferisce il semplicismo dei “forti e cattivi” contro i “buoni e deboli”. Ma i dati di fatto sono testardi. E i dati di fatto dicono che Israele si è ritirato dalla striscia di Gaza lasciandosi dietro strutture economiche funzionanti, che Hamas ne ha fatto terra bruciata, e che ha approfittato del ritiro per approntare un esercito votato alla distruzione. E che, migliaia di missili dopo, continua a farlo.

Fu assordante il silenzio di questi manifestanti durante i lunghi anni in cui, non il blocco dei confini (a sua volta una conseguenza), bensì il regime golpista instaurato da Hamas portava alla rovina la striscia di Gaza.
Ciò che avviene a Gaza è una tragedia. Ma è una tragedia che non è iniziata con la controffensiva israeliana. Dare la colpa a Israele è comodo e semplice, ma inutile. Giacché il principale nemico, i palestinesi, ce l’hanno al loro interno.

(Da: Haaretz, 14.01.09)
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda incrociatore il 15/01/2009, 12:40

di inevitabile c'è solo la morte... tutto il resto è evitabilissimo perché fa parte delle scelte degli uomini...

La morte di 1000 persone a Gaza è quindi una scelta, una scelta sbagliata di Israele. C'era una famosa vignetta di Altan che più o meno diceva: «spesso mi vengono in mente idee che non condivido». Israele è prigioniera di cose che fa, ma non vorrebbe condividere ed allora, come sempre succede quando si parla di guerra... si tira fuori la parola "giusta" o, i più illuminati, "inevitabile"... me la ricordo quella stessa parola quando c'era in ballo l'invasione dell'Iraq...

Con le parole ci si lava la coscienza dal sentirsi responsabili delle proprie azioni... «spesso mi vengono in mente idee che non condivido»
An eye for an eye will make the whole world blind
Mahatma Gandhi (1869-1948)
Avatar utente
incrociatore
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 560
Iscritto il: 18/05/2008, 15:57
Località: Via Barbierato, 15 - 28844 Villadossola (VB)

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda Stefano'62 il 15/01/2009, 12:42

La pericolosità di Hamas non dimostra che un intervento violento e indiscriminato fosse inevitabile.
Dimostra caso mai quanto i palestinesi abbiano bisogno di un aiuto esterno per liberarsene.
Perrchè il Mossad non interviene come fece nel caso dei capi di settembre nero,per esempio ?
Ciao,

Stefano
Stefano'62
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1814
Iscritto il: 20/12/2008, 14:36

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda incrociatore il 15/01/2009, 12:43

Stefano'62 ha scritto:La pericolosità di Hamas non dimostra che un intervento violento e indiscriminato fosse inevitabile.
Dimostra caso mai quanto i palestinesi abbiano bisogno di un aiuto esterno per liberarsene.
Perrchè il Mossad non interviene come fece nel caso dei capi di settembre nero,per esempio ?
Ciao,

Stefano

il Mossad tranquillo che interviene... interviene eccome, di questo non ho dubbio.
An eye for an eye will make the whole world blind
Mahatma Gandhi (1869-1948)
Avatar utente
incrociatore
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 560
Iscritto il: 18/05/2008, 15:57
Località: Via Barbierato, 15 - 28844 Villadossola (VB)

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda Stefano'62 il 15/01/2009, 12:50

Certo che interviene quando e come gli fa comodo,in tutto il mondo e anche in Italia....è storia.
Il punto è che alla dirigenza israeliana interessa la guerra,non la pace;perciò non gliene frega niente di neutralizzare Hamas,non in modo chirurgico,almeno.
Ciao,

Stefano
Stefano'62
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1814
Iscritto il: 20/12/2008, 14:36

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda incrociatore il 15/01/2009, 12:55

Stefano'62 ha scritto:Certo che interviene quando e come gli fa comodo,in tutto il mondo e anche in Italia....è storia.
Il punto è che alla dirigenza israeliana interessa la guerra,non la pace;perciò non gliene frega niente di neutralizzare Hamas,non in modo chirurgico,almeno.
Ciao,

Stefano

appunto, interviene... come, non ci è dato di saperlo e dubito che lo sapremo mai.

Quel che possiamo vedere sono però i risultati e, siccome del Mossad tutto si può dire, men che meno che sia inefficiente, possiamo fare 2+2 e ipotizzare che faccia 4.
An eye for an eye will make the whole world blind
Mahatma Gandhi (1869-1948)
Avatar utente
incrociatore
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 560
Iscritto il: 18/05/2008, 15:57
Località: Via Barbierato, 15 - 28844 Villadossola (VB)

Re: Non una parola, non un pensiero...

Messaggioda Stefano'62 il 15/01/2009, 13:12

Anche la tesi che la bassa soglia di reazione di israele e i suoi interventi anche preventivi siano determinati dai suoi timori derivanti dalla sua collocazione geografica che la vede circondata da pericolosi menici che lo vogliono distruggere,non regge.
Nessun esercito o coalizione al mondo avrebbe la benchè minima speranza di ricacciarli in mare,dato che verrebbero subito difesi non più solo da armamenti,bensì da un enorme contingente americano;cui si accoderebbero diversi Stati occidentali dato che sarebbe l'intervento americano più popolare e giustificato dal '45 ad oggi.
Israele quindi è tutto fuorchè debole.
Anzi è molto forte e si sente impunito,per questo si permette di fare cose del genere.
Dopo l'insediamento di Obama sarà ancora forte ma forse un pò meno impunito.
Credo che lo sappia e che stia approfittando della festa finchè dura.
Ciao,

Stefano
Stefano'62
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 1814
Iscritto il: 20/12/2008, 14:36

PrecedenteProssimo

Torna a Temi caldi nel mondo

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 4 ospiti