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Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stiglitz

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda gi.bo. il 26/09/2014, 18:44

trilogy ha scritto:Gli errori li hanno fatti tutti a destra e a sinistra. Tanto per non fare nomi Treu e Visco non sono propriamente di destra.
eppure la riforma Treu ha creato precarietà, l'Irap ha penalizzato le imprese, in particolare quelle ad elevato tasso di conoscenza. Lo sapevano fin dall'inizio anche i bambini.
Errori ne fanno tutti: ieri oggi e domani, sono inevitabili. Il buon senso vorrebbe che quando una cosa non funziona si agisce rapidamente per cambiarla, in Europa e in particolare in Italia questo non avviene e i risultati si vedono.
Comunque la mia impressione a volte, leggendo i suggerimenti della Commissione o dell'Ocse è che lavorino per affondarci definitivamente.
Gli errori li hanno fatti tutti a destra e a sinistra. Tanto per non fare nomi Treu e Visco non sono propriamente di destra.
Qui caro trilogy bisogna capirci cosa intendiamo per sinistra. Mi sembra che di questo termine se ne abusi a josa.

Treu e' un ex democristiano passato poi alla Margerita mentre Visco era un'indipendente eletto nelle liste del PCI e sostenne fortemente la svolta della Bolognina che trasformò il PCI in Partito Democratico della Sinistra.

Quindi per me e' un po difficile considerarli di sinistra cio' non togle che altri non lo possano fare.
E' tutto qui il problema. Cosa intendiamo per sinistra.

Per tutto il resto mi trovo perfettamente d'accordo con te.


hola
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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda gi.bo. il 26/09/2014, 18:52

franz ha scritto:
gi.bo. ha scritto:
franz ha scritto:Se la situazione attuale e' data da determinate politiche restrittive non e' che questa sia un'opinione opinabile.Abbiamo in questo caso i fatti. Chi puo' dire il contrario?


Due grafici valgono meno di mille parole.

Con questi 2 grafici che vorresti dire(PIL pro capite e spesa pubblica in Svezia). Spiegati meglio. Io sono terra terra.

hola
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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda flaviomob il 27/09/2014, 0:42

Commercio mondiale, Stiglitz: “No a trattato Usa-Ue, in gioco tutela consumatori”
Il premio Nobel per l'economia contro la firma del Ttip: "Gli Stati Uniti vogliono un accordo di gestione del com­mer­cio che favorisca spe­ci­fici inte­ressi eco­no­mici" e "in gioco ci sono la sicu­rezza ali­men­tare, la tutela dell’ambiente e dei con­su­ma­tori". Intanto le trattative, fortemente sostenute dal governo Renzi, sono in stallo. E il commissario Ue al commercio ammette: "Sempre più improbabile riuscire a chiudere"
di Redazione Il Fatto Quotidiano | 26 settembre 2014

No al trattato di libero scambio tra Unione europea e Stati Uniti. Che potrebbe rivelarsi “molto negativo” per l’Europa perché lascerebbe “campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana“. Parola del premio Nobel per l’economia Joseph Stiglitz, che ha ribadito il suo no alla firma del discusso accordo Trans-Atlantic trade and investiment partnership (Ttip) – i cui negoziati sono peraltro in stallo – in un intervento su Il Manifesto. “Gli Stati Uniti, in realtà, non vogliono un accordo di libero scam­bio, vogliono un accordo di gestione del com­mer­cio che favo­ri­sca alcuni spe­ci­fici inte­ressi eco­no­mici”, scrive l’economista noto per le critiche alle politiche del Fondo monetario internazionale. “La posta in gioco non sono le tariffe sulle impor­ta­zioni tra Europa e Stati uniti, che sono già molto basse. La vera posta in gioco sono le norme per la sicu­rezza ali­men­tare, per la tutela dell’ambiente e dei con­su­ma­tori in genere. Ciò che si vuole otte­nere con que­sto accordo non è un miglio­ra­mento del sistema di regole e di scambi posi­tivo per i cit­ta­dini ame­ri­cani ed euro­pei, ma garan­tire campo libero a imprese pro­ta­go­ni­ste di atti­vità eco­no­mi­che nocive per l’ambiente e per la salute umana”.

Ed è per questo, secondo Stiglitz, che il Dipar­ti­mento del Com­mer­cio (così come, peraltro, la Commissione Ue) “sta nego­ziando in asso­luta segre­tezza senza infor­mare nem­meno i mem­bri del Con­gresso ame­ri­cano”. Poi l’esempio di quel che potrebbe succedere, per il Nobel, in caso di approvazione: “La Phi­lip Mor­ris ha fatto causa con­tro l’Uruguay che vuol difen­dere i pro­pri cit­ta­dini dalle siga­rette tos­si­che. La Phi­lip Mor­ris nel ten­ta­tivo di con­tra­stare le misure adot­tate in Uru­guay per tute­lare i minori o i malati dai rischi del fumo si è appel­lata pro­prio ai quei prin­cipi di libero scam­bio che si vor­reb­bero intro­durre con il Ttip. Sot­to­scri­vendo un accordo simile l’Europa per­de­rebbe la pos­si­bi­lità di pro­teg­gere i pro­pri cit­ta­dini. Que­sto tipo di accordi, inol­tre aggra­vano le disu­gua­glianze e, in una situa­zione come quella euro­pea, rischie­reb­bero di appro­fon­dire la recessione“.

Bocciatura su tutta la linea, dunque, per il trattato che prevede la rimozione dei dazi ma soprattutto l’armonizzazione di normative e regolamenti dalle due parti dell’Atlantico, cosa che secondo il Centre for economic policy research di Londra comporterebbe una crescita di 90 miliardi di euro per l’economia Usa e di 120 miliardi per quella europea. La firma dell’accordo è fortemente voluta dal governo italiano, che stando alle anticipazioni del viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda farà di tutto perché le trattative si chiudano nei prossimi 12 mesi. Ma, a quanto pare, difficilmente la scommessa di Matteo Renzi sarà vinta: venerdì il commissario Ue uscente al Commercio, Karel De Gucht, ha ammesso in un’intervista al Financial Times che c’è il rischio concreto di uno slittamento sine die. “La mancanza di leadership politica a Washington e a Berlino sta rendendo sempre più improbabile” che il Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti venga siglato entro il prossimo anno. E se non ci sarà un accordo nel 2015 si rischia che la firma del Ttip venga rinviata a tempo indeterminato a causa delle elezioni presidenziali negli Usa. “Questo accordo può essere concluso solamente se c’è una sufficiente guida e volontà politica a farlo”, spiega De Gucht al quotidiano finanziario. “Cosa che da entrambe le parti, sia americana che europea, deve ancora essere dimostrata”. Il commissario Ue riconosce poi che “abbiamo incontrato più ostacoli del previsto e per diverse ragioni. Il commercio è diventato un tema decisamente politico” e “specialmente i partiti di sinistra non sono particolarmente a favore del libero scambio”. Infine, riguardo al ruolo dei gruppi di pressione, De Gucht spiega che “si parla molto delle lobby al Parlamento europeo, ma posso assicurare che al Congresso degli Stati Uniti sono molto più forti”.

(IL FATTO Q)


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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda gi.bo. il 27/09/2014, 1:25

Stessa opinione dell'economista francese Thomas Piketty con il suo" il capitale nel xxi secolo".
<< i paesi europei sono ricchi. Sono i governi ad essere poveri>>

<<.......Richarld Wilkinson e Kate Pinkett, qualche anno fa hanno dimostrato il legame tra disuguaglianza e varie cose sgradevoli (aborti, obesità, droghe, hanno escluso i suicidi perché la depressione nelle egualitarie società scandinave avrebbe indebolito le conclusioni). Piketty ha cambiato la scienza economica, sostiene Krugman. Di sicuro è arrivato al momento giusto: dopo sette anni di crisi, in tutto il mondo gli economisti tirano un sospiro di sollievo. Finalmente c’è una nuova narrazione che spiega cosa sta succedendo. E assolve tutti. I ricchi che si arricchiscono, i politici che non fanno abbastanza politiche re-distributive , gli imprenditori che non investono nell’economia reale, le banche che non prestano. Piketty ha aperto un dibattito. Adesso ci vuole qualcuno (di sinistra) che scopra come distruggere la Pikettynomics e il suo cuore che Robert Solow identifica nel “meccanismo del ricco che diventa più ricco”......>>

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/05 ... re/976714/

http://www.grandeoriente-democratico.co ... ketty.html

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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda flaviomob il 27/09/2014, 10:06

Molto interessante!


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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda franz il 27/09/2014, 14:02

gi.bo. ha scritto:Due grafici valgono meno di mille parole.

Con questi 2 grafici che vorresti dire(PIL pro capite e spesa pubblica in Svezia). Spiegati meglio. Io sono terra terra.[/quote]
Santo cielo, c'è poco da spiegare. Siamo a livelli di comprensione della scuola obbligatoria (capire un grafico).
In fondo pero' nulla che stud come PISA non abbiano già spiegato.
Se la spesa pubblica diminuisce e contemporaneamente sale la ricchezza reale procapite (cosa visibile a chiunque sappia leggere i grafici) cosa ancora si deve spiegare?
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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda gi.bo. il 27/09/2014, 21:30

franz ha scritto:
gi.bo. ha scritto:Due grafici valgono meno di mille parole.

Con questi 2 grafici che vorresti dire(PIL pro capite e spesa pubblica in Svezia). Spiegati meglio. Io sono terra terra.

Santo cielo, c'è poco da spiegare. Siamo a livelli di comprensione della scuola obbligatoria (capire un grafico).
In fondo pero' nulla che stud come PISA non abbiano già spiegato.
Se la spesa pubblica diminuisce e contemporaneamente sale la ricchezza reale procapite (cosa visibile a chiunque sappia leggere i grafici) cosa ancora si deve spiegare?[/quote]

Caro Franz, se non l'hai capito, non e' un problema di grafici(sono sempre stati parte della mia vita lavorative) ma la mia critica andava oltre alla mia persona. Essere molto chiari affinchè possa capire anche il piu' umile dei ns. lettori. L'arte di scrivere molto semplice in modo che non ci sia neanche 1 persona a non capire, non e' da tutti. Me compreso.
Tutto qui.

Per quanto riguarda la Svezia, questa costituisce un capitolo a parte: la sua particolare collocazione ( alte longitudini) e costituzione la caratterizzano in maniera determinante. Bassa densità abitativa e grande presenza
di piccole comunità locali sono gli elementi principali.


Se guardiamo anche il welfare Svedese non stupisce la sua particolare struttura, un sistema che prevede grandissima vicinanza alle realtà locali e, di conseguenza, grande “specificazione” delle competenze.

Quindi, per concludere, fare il confronto con questa realtà politica anche se piu' che interessante, non ci porta oltre

Tutto qui.

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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda franz il 28/09/2014, 8:24

Comodo parlare di "capitoli a parte" per le verità che fanno male e non si inquadrano nella teoria generale.
In pratica pero' quel grafico, sia pure con andamenti piu' attenuati, è simile a quello che è successo in tanti altri paesi europei dopo gli anni 90, cioè quando comincio' la rincorsa per raggiungere i parametri di Maastricht.
Da parte dei paesi che non li raggiungevano, ovviamente.

In tutti paesi "fuori parametri" si tennero sotto controllo l'inflazione, il deficit, il debito. Anche in Italia, con Ciampi, Amato e Prodi. Ed anche per l'Italia si vide, poprio con Prodi, un calo del debito pubbico e della spesa ed una relativa crescita. Poi con i governi di Berlisconi la spesa torno' a risalire, il debito ad ingrossarsi ed il paese smise di crescere (nel lato privato, intendo).

Chiaramente il caso svedese è il piu' eclatante perché partivano da vette elevate.
Non quanto a debito (ita-94=121, Sve-94=72)
https://www.google.com/publicdata/explo ... &ind=false
ma vediamo le imposte (pressione fiscale)
https://www.google.com/publicdata/explo ... &ind=false
e vediamo la spesa pubblica
https://www.google.com/publicdata/explo ... &ind=false
Ora vediamo, dato il peso del debito pubblico e dato il calo della spesa pubblica e delle tasse, come è andata la crescita del prodtto interno lordo procapite PPP (a parità di potere d'acquisto)
https://www.google.com/publicdata/explo ... &ind=false
L'eccezione se vogliamo sono gli USA, il cui debito si è pero' ingrossato per la spesa militare delle varie guerre in afghanistan, iraq e dintorni (finanziate a debito) mentre sulle spese correnti si nota solo l'effetto della crisi dei subprime, come per gli altri paesi.

Altri paesi che hanno ridotto il debito sono il Belgio (l'unico che ci superasse negli anni 90) e la svizzera, che come la svezia viaggiava attorno al 70%. Sono tutti casi particolari?
https://www.google.com/publicdata/explo ... &ind=false

Vediamo come si è evoluta la ricchezza procapite di questi 4: https://www.google.com/publicdata/explo ... &ind=false
chi ha il debito piu' alto è quello che cresce meno. Si chiama Italia.

Vogliamo fare altri debiti?
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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda franz il 28/09/2014, 10:08

Dimenticavo la Nuova Zelanda


Taglio delle tasse, boom economico e disoccupazione al 5,6%. Sapete dove accade?
Pubblicato il 24 settembre 2014, ore 12:52. Ultimo aggiornamento 24 settembre 2014 , ore 12:52
C'è un paese lontano dall'Italia, che ha tagliato in questi anni le tasse, la spesa pubblica e ha alzato i tassi per combattere la crisi, raccogliendo risultati straordinari, tanto che pochi giorni fa, il governo uscente è stato premiato alle urne.

Da quando è esplosa la crisi finanziaria del 2008, sembra che siano saltati gli schemi politici a cui eravamo abituati, tanto che diventa sempre più difficile distinguere tra politiche economiche di destra e di sinistra, apparendo l’Occidente un blocco indistinto (o quasi) di governi favorevoli a sostenere l’economia con maggiore spesa pubblica, a regolamentare i mercati, ad alzare la pressione fiscale per coprire gli enormi buchi di bilancio, a tenere i tassi di interessi vicini allo zero per pompare liquidità nel circuito economico.

Eppure, c’è un paese che in questi anni ha fatto esattamente il contrario e i cui risultati ottenuti sembrano più che soddisfacenti: è la Nuova Zelanda. Questo piccolo stato di 4,5 milioni di abitanti si trova agli antipodi rispetto all’Italia, vicino all’Australia, e stranamente ha anche la forma di uno stivale rovesciato. Dando uno sguardo alla sua economia, capiamo che ciò esprime la metafora dell’antitesi rispetto al nostro modo di gestire l’economia.

Già negli anni Settanta, prima ancora che il Regno Unito fosse rivoluzionato dalle ricette economiche di Margaret Thatcher e gli USA da quelle di Ronald Reagan, la Nuova Zelanda trasformava la sua economia fortemente statalista in un modello di libero mercato, coniando il termine di “Rogernomics”, dal nome del ministro delle Finanze del tempo, Roger Douglas, un laburista, che deregolamentò i mercati finanziari e dimagrì il peso del governo in economia.

La scorsa settimana, il National Party del premier John Key ha rivinto le elezioni politiche con il 48% dei voti, sfiorando la maggioranza assoluta dei seggi. L’opposizione laburista aveva proposto un aumento delle tasse e ha raccolto solo il 25%. Non capita spesso di questi tempi che un governo uscente venga premiato, ma leggendo quanto ha fatto in piena crisi Key si capisce il perché.

Nel 2010, quando la recessione era da pochissimi mesi terminata in gran parte dell’Occidente, il governo conservatore neozelandese tagliava l’aliquota più alta sui redditi dal 38% al 33% (al 43% in Italia), mentre alzava l’IVA dal 12,5% al 15%. E nel tempo sono state tagliate tutte le aliquote sui redditi, così come l’imposta sui profitti delle società è stata abbassata di due punti. Per finanziare il taglio delle tasse, il governo di Wellington ha in parte tagliato la spesa pubblica, sperando che l’aumento della ricchezza prodotta dalle misure portasse a un automatico aumento del gettito fiscale. Il risultato è che insieme a Corea del Sud e Svizzera, oggi la Nuova Zelanda è l’unico paese dell’Ocse che si attende di centrare il pareggio di bilancio.

Nel frattempo, i tassi sono stati alzati quattro volte al 3,5%, un’enormità rispetto al nostro 0,05%, a dimostrazione che non è la politica monetaria ultra-espansiva a creare ricchezza. Perché se l’Eurozona stenta a crescere quest’anno e l’Italia vivrà quasi certamente il suo terzo anno consecutivo di recessione (il quinto dallo scoppio della crisi), il pil dello stato oceanico aumenterà quest’anno del 3,9%, mentre la disoccupazione è al 5,6%, 7 punti in meno rispetto all’Italia.

E che dire della spesa pubblica, al 32% in Nuova Zelanda, quando in Italia siamo a cavallo del 50% del pil? Un altro mondo, come dimostra anche il ranking sulla competitività globale: se noi siamo al 49esimo posto, la patria dei kiwi è al quinto.

http://www.investireoggi.it/economia/ta ... ve-accade/
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Re: Un Paese Disuguale-Intervista Nobel x l'economia J.Stigl

Messaggioda ranvit il 28/09/2014, 10:24

Condivido Franz. Il punto da tenere sempre presente è che viviamo in una società di mercato....non socialista....e allora o se ne rispettano le regole ed i parametri o si va fuori mercato e si fallisce.

Il grande problema è che gli italiani avrebbero necessità di un notevole cambio culturale: dalla post-italietta ad uno Stato moderno...... Infatti qualsiasi tentativo si fa di cambiare viene stoppato....solo se Renzi dovesse riuscire a mettere all'angolo la Cgil e le sue propaggini (piu' o meno interessate piu' prosaicamente alla poltrona) nel Pd, si riuscirà a ripartire. Viceversa per l'Italia non resta che sperare nel commissariamento del Paese.
A questo proposito leggere l'editoriale di Panebianco che ho segnalato in altro thread).
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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