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Isis it is and terrorist

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda annalu il 23/08/2014, 15:38

gi.bo. ha scritto:Come siamo manipolati e chi tira le fila delle guerre, dell’economia e del terrorismo?
Per capirci: Chi sono I mandanti?.
Questa mi sembra la domanda posta da Pianogrande e altri.
Puo’ sembrare fuori tema ma anche questa volta il collegamento esiste!.Eccome esiste!


Conoscete l'Istituto Tavistock?
[...]
http://www.cssbi.net/index.php/signorag ... tavistock/


Scusa gi.bo., ma tu leggi davvero i testi che riporti?
E se li leggi, come fai a crederci?
Ti sta bene questa frase?
Tavistock ha scritto:...Nel 1935, mentre Hitler accresce potere e popolarità, e domanda ai tedeschi costumi pudichi e rispetto per le donne, nel resto del mondo si promuove qualsiasi tipo di licenza; nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, regna l’indulgenza verso qualunque tipo di piacere, incluso quello omosessuale...


Oppure pensi davvero che sia un'azione criminale simile al lavaggio del cervello tendere a questi obiettivi:
Tavistock ha scritto:Le attività del Tavistock sono talmente variegate che non si sa bene da che parte iniziare per riassumerle; nel 1980, l’agenda prevede:
- il movimento per l’emancipazione femminile,
- movimenti per i matrimoni interrazziali, coordinati dagli antropologi del Tavistock Margaret Meade e Gregory Bateson,
- la proliferazione di cantanti, musicisti, attori, registi di successo, neri;
- la proliferazione di persone di colore in posizioni di potere, giudici, dirigenti della FBI, gerarchi militari, dirigenti d’impresa, ritratti da cinema e TV,
- [...]

Non proseguo oltre, ma mi sembra che solo un reazionario dei più ottusi può pensare di capovolgere in questo modo la realtà, affermando che Hitler predicava cose giuste, mentre l'illustre istituto Tavistock propaganda idee che non possono che portare al disordine ed alla guerra.
L'Istituto Tavistock esiste davvero, la stampa non ne parla come non parla di tutte le altre istituzioni scientifiche, salvo quando si fa qualche scoperta eclatante. Si può concordare o meno con alcune delle teorie che i ricercatori di quell'istituto vanno via via formulando, ma non possiamo che essere grati ai loro studi, che ci consentono di cominciare a capire meglio noi stessi e le nostre motivazioni, tanto da essere molto meno condizionabili e manipolabili, al punto - guarda un po' che assurdità - di credere nella parità tra uomo e donna e tra individui con diverso colore della pelle, diversa religione e diversa inclinazione sessuale.

Tu preferisci il rigido "ordine" hitleriano?
Se è così, dillo chiaramente, e sapremo come interpretare ciò che scrivi.

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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda franz il 23/08/2014, 15:49

intanto per rimettere il bimbominkia di turno al centro della discussione, leggo che l'ambasciatore irakeno a roma saputo che Di Battista propone di dialogare con i terroristi dell'ISIS, annuncia che se proprio ci tiene il suo visto è pronto ... :lol:
Altri, sulla stessa linea, osservano che dato il vuoto di potere in Iraq, si potrebbe provare a riempirlo mandandoci un po' di parlamentari M5S ed anche SEL. ;)
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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda pianogrande il 23/08/2014, 16:51

franz ha scritto:intanto per rimettere il bimbominkia di turno al centro della discussione, leggo che l'ambasciatore irakeno a roma saputo che Di Battista propone di dialogare con i terroristi dell'ISIS, annuncia che se proprio ci tiene il suo visto è pronto ... :lol:
Altri, sulla stessa linea, osservano che dato il vuoto di potere in Iraq, si potrebbe provare a riempirlo mandandoci un po' di parlamentari M5S ed anche SEL. ;)


Insomma, continuano gli inviti a mettere in pratica qualcosa di quello che strombazzano ai quattro venti senza prendersi responsabilità.
Un invito ( ne sono sicurissimo) che anche questa volta sarà respinto al mittente.

Comunque, provare ad esportare le chiacchiere sarebbe un bombardamento più inoffensivo di quelli di George.
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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda trilogy il 23/08/2014, 19:34

23 agosto 2014

Crisi in Medio Oriente, l'ambiguo ruolo del Qatar che gioca su due tavoli
di Mario Platero

Il futuro: a Doha nel 2022 dovrebbe giocarsi la Coppa del Mondo di calcio. Il presente: a Doha nel 2014 si finanzia Hamas, vi sono stati sospetti di aiuti all'Isis e interferenze fino alla rottura nel negoziato fra israeliani e palestinesi in Egitto.
In questa gravissima crisi in Medio Oriente, il Qatar, stato ricchissimo e piccolissimo del Golfo, non aiuta. Il gap fra l'accogliere una manifestazione pacifica come la Coppa del Mondo e alimentare differenze e acrimonie in Medio Oriente è forte e andrà risolto al più presto. Anche perché il tradizionale contrasto che da sempre esprime il Qatar fra manifestazioni di apertura e di chiusura è persino cresciuto sotto la leadership dell'emiro Tamin Bin Hamad Al Thani.

Doha gioca con abile disinvoltura su due tavoli, quello dell'estremismo sunnita rappresentato dalla Fratellanza islamica e da Hamas, da cui nascono anche Osama bin Laden e oggi l'Isis, e quello dell'alleanza con gli Usa con la copertura dei costi della base aerea americana di Al Udeid, la più grande all'estero, da cui sono partite le missioni in Iraq e in Afghanistan. Il caso Qatar diventa così emblematico della complessità della situazione in Medio Oriente e di quel groviglio di interessi contrastanti, primo fra tutti quello religioso.
Doha ha chiuso un contratto con il Pentagono per l'acquisto di 11 miliardi di dollari per forniture militari. Ma lo stesso Qatar ha aiutato i ribelli del Mali guastando i rapporti con la Francia, dove l'emiro spesso assiste alle partite della squadra di sua proprietà, il Paris St. Germain. Le denunce più sorprendenti sono state quelle del ministro per lo sviluppo tedesco Gerd Müller che ha accusato il Qatar di aver finanziato l'Isis. Il Qatar ha smentito duramente e la Germania ha preso le distanze dal suo ministro. L'altra accusa è giunta dai vertici dell'Autorità palestinese. I negoziati al Cairo con Israele andavano avanti ma è stato il Qatar ad aver incoraggiato Hamas a rompere. Doha smentisce, anche attraverso la sua rete al Jazeera, ma le accuse sono circostanziate, chiarissime le giustificazioni politiche.
Forse la storia si ripete. Doha ha rapporti antichi con la Fratellanza. Ha ospitato suoi esponenti quando erano al bando in altri Paesi arabi, soprattutto dall'Egitto. Le tribù del Qatar hanno sposato alcune interpretazioni del Corano della Fratellanza alimentando differenze con l'Arabia Saudita. Poi, dopo la primavera araba, la Fratellanza è andata al potere al Cairo e ha ricevuto ogni appoggio possibile dal Qatar. Entrambi hanno aperto ad Hamas che ha ricevuto importanti finanziamenti. Fino a quando il generale Abdul Fattah Al Sisi non ha preso il potere, dichiarato illegale la Fratellanza islamica, giustiziato alcune centinaia di esponenti e chiuso ogni rapporto con Hamas.

Il quadro è chiaro abbastanza per farci capire che se Hamas rompe il negoziato al Cairo introducendo richieste nuove dopo un incontro con esponenti del Qatar non lo fa nell'interesse del popolo palestinese ma di vecchie battaglie interne al mondo arabo e a quello islamico. Conti da pagare, vendette da sistemare, problemi irrisolti fra le molte fazioni dell'Islam ormai ramificate in grovigli ancora meno decifrabili dopo le "primavere".
Il Qatar ha un problema con l'Iran che rappresenta il "nemico" sciita, ma ha anche con l'Arabia Saudita. L'ironia è che, per vie diverse con i sauditi, ha appoggiato i ribelli anti sciiti in Siria. Erano davvero tutti dell'Isis? Forse no.

Ma il denaro, le armi, i progetti sono fungibili. E In tutto questo occorre dire che il peccato originale l'ha creato l'America: ha aperto all'Iran irritando Arabia Saudita e Qatar, ha chiuso un occhio quando ci fu il colpo di Stato al Cairo e continua a vendere armi come se nulla fosse al Qatar che aiuta un'organizzazione come Hamas bollata come terroristica dal dipartimento di Stato.
E dunque, in mancanza di risultati occorre che gli Stati Uniti facciano la voce grossa in primis con il Qatar. Elliott Abrams, esperto di Medio Oriente che lavorò con due amministrazioni, quelle di Reagan e di Bush senior, suggerisce di minacciare il Qatar con il trasferimento della base aerea americana. A Doha sarebbero terrorizzati dall'idea di perdere la loro garanzia contro l'Iran. Ma forse con l'emiro sarà più efficace la minaccia di trasferire i mondiali.
23 agosto 2014
fonte: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=ABYfYgmB
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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda pianogrande il 23/08/2014, 20:30

Terrorismo e coppa del mondo di calcio.

Il Qatar non potrebbe avere maggior larghezza di vedute.

Il mondo futuro sarà così complicato che non potrà più ammettere l'esistenza di staterelli che usano la sovranità per commettere malefatte di vario genere (da quelle economiche a quelle terroristiche).

Sempre di più, vedo la necessità di organismi sovranazionali che siano garanti di una certa legalità.

Diversamente, dobbiamo affidarci a stati dominanti salvo accusarli di imperialismo quando la situazione è tranquilla.

Dal caos attuale, ne sono sicuro, nascerà qualcosa che corrisponda a quello che sto auspicando.

Perfino l'addormentatissima Europa potrebbe darsi una stiracchiata e guardare fuori dalla finestra.
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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda flaviomob il 23/08/2014, 21:55

Terrorismo: le ragioni del nemico
di Fabio Marcelli | 23 agosto 2014

Non condivido i commenti critici, in genere ipocriti e tendenziosi, alle recenti dichiarazioni del deputato M5S Di Battista a proposito del terrorismo. Infatti, Di Battista ha sostenuto che c’è un legame fra ingiustizia sociale e terrorismo e che il terrorismo dei gruppi fondamentalisti costituisce la risposta a un altro terrorismo precedente, quello delle Potenze occidentali che si concretizza nei bombardamenti indiscriminati, nelle torture, ecc. Inoltre ha sostenuto la necessità del dialogo, che costituisce comunque a mio avviso un elemento fondamentale in ogni situazione.

Direi di più. Allargherei cioè il discorso al fatto che il terrorismo è un prodotto inevitabile di questo sistema mondiale oppressivo basato sul dominio di una minoranza sempre più piccola di sfruttatori su una maggioranza sempre più ampia di sfruttati. Bisogna peraltro intendersi preliminarmente sul significato del termine “terrorismo”. A suo tempo ho proposto una definizione basata sull’identificazione della natura e degli effetti delle azioni violente intraprese. Sono di natura terroristica tutti gli attacchi violenti volti a colpire in modo indiscriminato la popolazione civile, a terrorizzarla per ottenere risultati utili dal punto di vista politico.

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Applicando tale criterio, l’unico giuridicamente possibile e proficuo, avremo certamente delle sorprese, specie dal punto di vista dell’ortodossia della cosiddetta ragione dominante. Vanno infatti qualificati di natura terroristica gli attacchi compiuti da Israele contro la popolazione di Gaza che hanno fatto oltre duemila vittime in poche settimane, come pure i bombardamenti effettuati impiegando fosforo bianco e altre armi ad effetti incontrollabili da parte delle forze statunitense a Falluja e in altre località dell’Iraq a suo tempo occupato. Come pure gli attentati costantemente organizzati a Cuba da parte dei gruppi anticastristi di Miami, organizzati, finanziati ed addestrati da parte della Cia.

Certamente anche la risposta che ne è derivata può essere qualificata in taluni casi come di natura terroristica. Così per i lanci dei pur inefficaci razzi da parte di Hamas che per loro stessa natura non risultano indirizzabili su di uno specifico obiettivo in ipotesi legittimo, o le attuali imprese militari di raggruppamenti come l’Isis caratterizzati, per di più da un’ideologia discriminatoria e fondamentalista che peraltro costituisce a sua volta la risposta a secoli di oppressione coloniale e di tentativi di rapinare le risorse naturali e di imporre sistemi estranei, da parte dell’Occidente e, per una fase, anche da quella dell’Unione sovietica.

Così non è stato invece per quanto riguarda un soggetto maturo e politicamente responsabile come il governo cubano che, pur di fronte a un attacco pluridecennale sanguinoso che ha fatto fra le file del popolo migliaia di morti, ha risposto in modo pacifico e intelligente infiltrando tra le file dei terroristi di Miami gli agenti che hanno sventato ulteriori attacchi e sono stati per questo motivo incarcerati dalle autorità di Washington. Tre di essi, Gerardo Hernandez, Antonio Guerrero e Ramon Labanino, sono tuttora in carcere a quasi sedici anni dal loro arresto mentre invece meriterebbero, insieme agli altri due già scarcerati, René Gonzalez e Fernando Gonzalez, il premio Nobel per la pace.

Di fronte all’attentato alle Torri gemelle il governo degli Stati Uniti ha scelto invece un approccio del tutto opposto, lanciando, con grande giubilo del complesso militare-industriale, la cosiddetta “guerra al terrorismo” che, quindici anni dopo, si rivela essere stata, come appare con palmare evidenza ovunque, dal Medio Oriente, all’Africa ad altre zone del pianeta, l’occasione per il rilancio di una minaccia terroristica oggi più che mai pericolosa e vitale.

“Comprendere le ragioni del nemico” costituisce d’altronde, fuori da ogni logica isterica e strumentale, un passaggio indispensabile per sconfiggerlo ovvero per concludere una pace dignitosa che ponga fine alle inutili sofferenze delle popolazioni civili.

Ciò è tanto più vero perché le radici stesse del fenomeno sono ben interne all’attuale sistema di dominazione mondiale. Bisogna partire quindi dalla necessità urgente di trasformare tale sistema, il che comporta un’inevitabile rivoluzione in Occidente. E distinguere accuratamente tra i vari tipi di terrorismo, senza dimenticare quelli di Stato, che per molti versi sono i peggiori, e condannando ovviamente senza appello quelli di gruppi settari e reazionari come l’Isis, contro i quali va organizzata l’autodifesa delle popolazioni colpite.

In sintesi conclusiva, l’unica risposta vincente al terrorismo è la democrazia organizzata del popolo, che si munisce di tutti gli strumenti necessari a difendersi ed eliminare le oscure manovre dei gruppi di potere, comunque travestiti e denominati.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/08 ... o/1097056/

PS Trovo l'espressione "bimbominkia" oltre che volgare e di cattivo gusto, anche estremamente offensiva. Si ribatte alle opinioni di coloro che si considerano "avversari", non attaccando la persona. E' vero che su questo forum non mancano i precedenti negativi, a riguardo, ma si spera sempre in un miglioramento possibile.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda pianogrande il 23/08/2014, 23:06

Insomma, c'è il terrorismo buono.

Orde di mercenari schierate a difesa dei deboli e degli oppressi che coraggiosamente affrontano altrettante schiere di bambini agguerritissimi e armati fino ai denti.
Affrontano donne complici di quei bambini, sfrontate fino al punto di nasconderli sulle montagne per farli sfuggire alla giusta punizione.

Fanatici che uccidono in nome di Dio e rimettendoci la ghirba (termine, appunto di origine araba) ma guadagnandosi così il paradiso.

Davanti a questa salvifica mezza luna, il sole dell'avvenire impallidisce e tramonta definitivamente.
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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda gi.bo. il 24/08/2014, 0:05

annalu ha scritto:
gi.bo. ha scritto:Come siamo manipolati e chi tira le fila delle guerre, dell’economia e del terrorismo?
Per capirci: Chi sono I mandanti?.
Questa mi sembra la domanda posta da Pianogrande e altri.
Puo’ sembrare fuori tema ma anche questa volta il collegamento esiste!.Eccome esiste!


Conoscete l'Istituto Tavistock?
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http://www.cssbi.net/index.php/signorag ... tavistock/


Scusa gi.bo., ma tu leggi davvero i testi che riporti?
E se li leggi, come fai a crederci?
Ti sta bene questa frase?
Tavistock ha scritto:...Nel 1935, mentre Hitler accresce potere e popolarità, e domanda ai tedeschi costumi pudichi e rispetto per le donne, nel resto del mondo si promuove qualsiasi tipo di licenza; nel resto d’Europa e negli Stati Uniti, regna l’indulgenza verso qualunque tipo di piacere, incluso quello omosessuale...


Oppure pensi davvero che sia un'azione criminale simile al lavaggio del cervello tendere a questi obiettivi:
Tavistock ha scritto:Le attività del Tavistock sono talmente variegate che non si sa bene da che parte iniziare per riassumerle; nel 1980, l’agenda prevede:
- il movimento per l’emancipazione femminile,
- movimenti per i matrimoni interrazziali, coordinati dagli antropologi del Tavistock Margaret Meade e Gregory Bateson,
- la proliferazione di cantanti, musicisti, attori, registi di successo, neri;
- la proliferazione di persone di colore in posizioni di potere, giudici, dirigenti della FBI, gerarchi militari, dirigenti d’impresa, ritratti da cinema e TV,
- [...]

Non proseguo oltre, ma mi sembra che solo un reazionario dei più ottusi può pensare di capovolgere in questo modo la realtà, affermando che Hitler predicava cose giuste, mentre l'illustre istituto Tavistock propaganda idee che non possono che portare al disordine ed alla guerra.
L'Istituto Tavistock esiste davvero, la stampa non ne parla come non parla di tutte le altre istituzioni scientifiche, salvo quando si fa qualche scoperta eclatante. Si può concordare o meno con alcune delle teorie che i ricercatori di quell'istituto vanno via via formulando, ma non possiamo che essere grati ai loro studi, che ci consentono di cominciare a capire meglio noi stessi e le nostre motivazioni, tanto da essere molto meno condizionabili e manipolabili, al punto - guarda un po' che assurdità - di credere nella parità tra uomo e donna e tra individui con diverso colore della pelle, diversa religione e diversa inclinazione sessuale.

Tu preferisci il rigido "ordine" hitleriano?
Se è così, dillo chiaramente, e sapremo come interpretare ciò che scrivi.

Annalu
certo chè li letto e so bene che non mi trovo d'accordo su alcuni punti esposti. Detto questo, se si espone un link non e' detto che per forza uno deve crederci. E' un punto di partenza per fare le ns.osservazioni e confrontaci.

E',inoltre, una campana diversa da tutte le altre che ti fa pensare.

Che mi dicano che anche le rivoluzioni russe siano state pilotate, ci credo poco.

Che in tutti i tempi il potere economico abbia pilotato anche sommosse popolari per poi raggiungere i suoi scopi, su questo non occorre fare tante ricerce. Arrivare a pilotare grandi rivoluzioni, ho i miei dubbi.

Cmq non do per escluso niente in questo mondo.

Per quanto riguarda la manipolazione dei cervelli ad ogni livello e' ormai consolidato che questo e' stato fatto e che continua ad esserci. Chi lo può negare. I documenti e le dichiarazioni degli stessi "attori' in gioco lo confermano.
Ma se per spirito di contraddizioni qualcuno lo vuol ancora negare non da certo un servizio utile ad un forum di discussione.

Hola
Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo(Giordano Bruno)
gi.bo.
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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda flaviomob il 24/08/2014, 23:01

Personalmente sono più favorevole ad una forza di interposizione ONU, ma questa analisi ha molti punti che mi trovano d'accordo.

http://micciacorta.org/home/naviga-tra- ... 18-37.html


Domenica 24 Agosto 2014

Armare i kurdi? Non è irragionevole

SCRITTO DA MARCO BASCETTA, IL MANIFESTO | 24 AGOSTO 2014


La polemica. Tuttavia, se non si vuole ricadere in una strategia che combatte la ferocia con altra ferocia converrà abbandonare per i seguaci e le milizie del califfato l’abusata categoria di "terrorismo"



Gli espo­nenti del M5S sem­brano pos­se­dere un talento, quasi innato, nel ridurre a scioc­chezza anche il più serio dei pro­blemi. La vec­chia reto­rica del “pane al pane e vino al vino” fini­sce col sacri­fi­care la chia­rezza a quella bana­lità rozza e scur­rile che spiana la strada alla peg­gior pro­pa­ganda “occi­den­ta­li­sta”, e all’interessata incom­pren­sione delle scelte poli­ti­che e stra­te­gi­che che hanno con­dotto il Vicino Oriente all’attuale disastro.
Eppure, qual­che ele­mento abba­stanza chiaro poteva essere messo in campo per comin­ciare a ragio­nare con la testa.
Se gli stra­te­ghi ame­ri­cani aves­sero capito per tempo che la guerra fredda era vinta, anche senza ali­men­tare l’estremismo isla­mico con­tro i nazio­na­li­smi post­co­lo­niali, tutti ne avremmo avuto molto da gua­da­gnare, e gli Stati uniti per primi. Oggi non c’è ana­li­sta geo­po­li­tico né sto­rico di una qual­che serietà che non ammetta che l’espansione dell’islamismo poli­tico e delle sue espres­sioni mili­tari sia avve­nuta in quel con­te­sto e abbia com­por­tato con­se­guenze disa­strose. Cosa vi era di meglio della reli­gione, del suo ordine gerar­chico, della sua presa e del suo radi­ca­mento nel pre­giu­di­zio popo­lare per con­tra­stare i senza dio blan­diti e mani­po­lati dal Crem­lino? E, in fondo in fondo, magari incon­sa­pe­vol­mente, la destra Usa apprez­zava più il rigore morale delle reli­gioni che non l’anarchia dell’ateismo.
In qual­che caso il “lai­ci­smo” con­ver­tito, come quello di Sad­dam, poteva tor­nare utile con­tro il corso anti­oc­ci­den­tale preso dalla rivo­lu­zione ira­niana, ma intanto in Afgha­ni­stan sta­zio­nava l’armata rossa.

Chi si sarebbe inca­ri­cato di farla slog­giare? E di minare dall’interno i regimi socia­li­steg­gianti appog­giati dall’Unione sovie­tica? Certo, non sareb­bero bastati i soldi, le armi, gli adde­stra­menti ame­ri­cani e sau­diti a spo­de­starli se la sto­ria dei nazio­na­li­smi post­co­lo­niali non avesse preso una piega buro­cra­tica, auto­ri­ta­ria, pro­fon­da­mente cor­rotta, men­tre l’Urss, infi­schian­do­sene alta­mente del “socia­li­smo” afri­cano, arabo o asia­tico che fosse, per­se­guiva una pura e sem­plice poli­tica di potenza nean­che troppo gene­rosa verso i suoi pro­tetti. Quei regimi, a dir poco dif­fi­cil­mente con­ver­ti­bili alla demo­cra­zia, pote­vano comun­que essere com­prati, ma biso­gnava prima sba­raz­zarsi dell’influenza sovie­tica e delle classi diri­genti troppo ideo­lo­giz­zate. E dun­que pun­tare sulle forze della tra­di­zione con­tro quelle che sven­to­la­vano, ormai più reto­ri­ca­mente che altro, le ban­diere del progresso.

Se vogliamo sem­pli­fi­care all’estremo pres­sa­poco la sto­ria è que­sta. E non sono solo i più incal­liti “anti­a­me­ri­cani” a soste­nerlo. Ma il gioco a distanza non sem­pre fun­ziona, men che meno nel mondo glo­ba­liz­zato. La “viet­na­miz­za­zione” del Medio oriente si è pre­sto tra­sfor­mata in un caos incon­trol­la­bile. Cosic­ché, ripe­tu­ta­mente, gli Stati uniti si sono dovuti impe­la­gare in un inter­vento diretto. Senza riu­scire a venire a capo del pro­cesso che ave­vano messo in moto. La parte dei senza dio e l’ostilità asso­luta che le viene indi­riz­zata, toc­cava ora a loro e ai loro alleati occi­den­tali. Che poi, le bombe, Abu Gra­hib e Guan­ta­namo doves­sero poten­te­mente ali­men­tare la spi­rale dell’odio è una sto­ria che viene dopo, a par­tita ini­ziata da un pezzo nel risiko impaz­zito alle­stito dalle ammi­ni­stra­zioni ame­ri­cane. Un gioco che la con­cen­tra­zione delle risorse ener­ge­ti­che in quell’area impe­diva di abban­do­nare, anche dopo il tra­monto dell’Urss che però non aveva can­cel­lato del tutto la potenza russa.
Ci voleva poi tanto a met­tere insieme que­sti pochi pas­saggi invece di sbrai­tare facen­dosi tirare le orec­chie per­fino dai somari geo­po­li­tici dell’area di governo?

Non­di­meno il pro­blema, una volta sta­bi­lita la respon­sa­bi­lità dell’ “impe­ria­li­smo nor­da­me­ri­cano”, sus­si­ste e si aggrava ogni giorno di più. Il dot­tor Frank­en­stein, come narra il rac­conto, avrebbe inse­guito la sua mostruosa crea­tura fino al Polo nord per distrug­gerla. E sul fatto che il “calif­fato” di Al-Baghdadi debba essere scon­fitto anche sul piano bel­lico con­ver­rebbe con­cor­dare, essendo qual­siasi forma di diplo­ma­zia fuori gioco di fronte a una entità politico-militare costi­tu­ti­va­mente votata all’espansione illi­mi­tata e all’inimicizia asso­luta. Il pro­blema è sta­bi­lire come. Pos­si­bil­mente non nello stesso modo cinico e irre­spon­sa­bile con cui sono state costruite le pre­messe della sua insor­genza e del suo suc­cesso. Ma nean­che con i tempi di quella peda­go­gia demo­cra­tica che da tempo val meno di una burla.

La situa­zione è imba­raz­zante. L’Occidente si trova a dover ricor­rere a quanti fino a ieri figu­ra­vano tra le peg­giori cana­glie, il siriano Assad o l’Iran quasi ato­mico degli aya­tol­lah per far fronte all’ultimissimo “nemico pub­blico n 1″. Il risiko con­ti­nua e tira in ballo i kurdi, che cer­ta­mente navi­gano su un mare di petro­lio e bri­gano per la pro­pria indi­pen­denza, ma sono pur sem­pre in prima linea e si sono fatti le ossa con­tro una lunga sto­ria di oppres­sione che li pre­serva da incom­benti rischi di oscu­ran­ti­smo, ren­den­doli inter­lo­cu­tori non solo dell’Occidente ma, forse, anche di una più gene­rale e con­di­visa razio­na­lità politica.

Tut­ta­via, se non si vuole rica­dere in una stra­te­gia che com­batte la fero­cia con altra fero­cia con­verrà abban­do­nare per i seguaci e le mili­zie del calif­fato l’abusata cate­go­ria di “ter­ro­ri­smo”. Quella sulla base della quale tutti i regimi dit­ta­to­riali, come la Siria di Assad, l’Iran o l’Egitto dei gene­rali, per­se­gui­tano e mas­sa­crano i pro­pri oppo­si­tori e l’Occidente si sot­trae alle stesse regole e ai limiti di legit­ti­mità che pure si è dato. L’Isis, aldilà dai metodi ter­ro­ri­fici che impiega, non ha nulla in comune con una for­ma­zione ter­ro­ri­stica. Si tratta di uno stato, o embrione di stato, che dispone di un governo e di un eser­cito ben orga­niz­zato, che con­trolla un ter­ri­to­rio e che l’attuale fase espan­siva pre­serva, almeno per il momento, da con­flitti e con­trad­di­zioni interne, eser­ci­tando una for­mi­da­bile attrat­tiva sulla grande massa dei “per­denti”. Un embrione di stato che dispone di rela­zioni inter­na­zio­nali e alleanze, a comin­ciare dalle petro­mo­nar­chie del golfo, il cui tor­bido ruolo è cir­con­dato, come del resto le poli­ti­che asso­lu­ti­sti­che che le gover­nano, dal più asso­luto silen­zio degli Stati uniti. Un’entità quale il calif­fato di Al-Baghdadi non può che essere oggetto di una guerra con­ven­zio­nale, nel rispetto di quello ius in bello, che l’ideologia e la pra­tica dell’ “anti­ter­ro­ri­smo” hanno invece di fatto accan­to­nato. Piac­cia o non piac­cia, la guerra è in pieno svol­gi­mento ed è con que­sto che biso­gna con­fron­tarsi, senza cul­larsi nella spe­ranza di ini­zia­tive diplo­ma­ti­che del tutto al di fuori dall’orizzonte pre­sente. Senza per­dere però la con­sa­pe­vo­lezza che l’intervento dell’Occidente in quell’area non ha pro­dotto fino ad oggi che una esca­la­tion della vio­lenza e una desta­bi­liz­za­zione senza rime­dio. Armi ai curdi? Fin­ché le potenze sun­nite del Golfo con­ti­nue­ranno ad armare l’Isis forse è un’opzione non irra­gio­ne­vole. Altri­menti gli Usa dovreb­bero costrin­gere, con le buone o con le cat­tive, i sau­diti e gli emiri a tagliare quel canale di rifor­ni­mento. In fondo il dot­tor Frank­en­stein ce lo dovrebbe que­sto tar­divo atto di riparazione.


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Re: Isis it is and terrorist

Messaggioda pianogrande il 24/08/2014, 23:40

Sono d'accordo sulle armi ai curdi.
Al momento non c'è alternativa.
Qualcuno li deve fermare questi fondatori di nuovi stati al di fuori della comunità umana.

Non li chiamiamo terroristi?
OK.
L'importante è intendersi.

Li dobbiamo combattere con i metodi convenzionali come in una normale guerra?
Sono un po' meno d'accordo.
Significa dargli un riconoscimento che non gli spetta.

Significa riconoscere questo nuovo stato.

Altro che trattare!
Tra un po' dovremmo stabilire relazioni diplomatiche con tanto di ambasciatori e quant'altro.

Lo sciocchezzaio che l'articolo fa finta di combattere all'inizio, viene all'improvviso sposato e amplificato.

Questi sono banditi.
Banditi prezzolati.

L'opera da compiere è di polizia internazionale e non andrebbe affidata alle peggiori canaglie.

Il problema è che che non esiste una istituzione internazionale all'altezza del compito.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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