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Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda flaviomob il 04/04/2014, 22:02

Il problema non è il Senato, il punto è un Italicum che permette a chi rappresenta poco più di un quarto degli italiani (perché con undici milioni e passa di astenuti, di fatto questa è la soglia) di comandare e imporsi senza alcun controllo al resto della popolazione, distorcendo anche la proporzionalità rispetto alla maggioranza qualificata (due terzi) prevista per le riforme costituzionali.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Iafran il 04/04/2014, 23:24

flaviomob ha scritto:Il problema non è il Senato, il punto è un Italicum che permette a chi rappresenta poco più di un quarto degli italiani (perché con undici milioni e passa di astenuti, di fatto questa è la soglia) di comandare e imporsi senza alcun controllo al resto della popolazione, distorcendo anche la proporzionalità rispetto alla maggioranza qualificata (due terzi) prevista per le riforme costituzionali.

La tendenza dei giovani (e meno giovani) rampanti "renzioti" e "forzasilvioti" è quella di concentrare il potere in una élite sempre più ristretta per governare (a modo loro, sic!) e decidere in un battito di ciglia ... fino a quando non ne resterà uno solo, come novelli "Highlanders" italici.
Un grigio futuro per la democrazia, per gli uomini di cultura, per la civiltà, per il buon senso e per i cittadini italiani (l'UE lascerà fare ... per il proprio benessere).
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Iafran il 05/04/2014, 11:06

La ministra, occupata com'è a seguire il presidente-segretario, forse non avrà tempo per leggere le altrui opinioni (e ribattere adeguatamente).

. . . . .
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/04 ... ri/940120/

Senato, se abolirlo tocca la divisione dei poteri di Lavoce.info

L’abolizione o la trasformazione del Senato può alleggerire l’iter di approvazione delle leggi, ma fa venir meno quel potere di veto di un’istituzione che è stato un importante presidio della democrazia negli ultimi anni. Di Valentino Larcinese (Lavoce.info, 4 aprile 2014)

La Costituzione detta le regole fondamentali del nostro stare insieme. È dunque importante che proposte di cambiamento della carta costituzionale non marginali, quali l’abolizione del Senato, siano il più possibile discussi pubblicamente. L’insofferenza per questo dibattito più volte espresso dal nostro Governo non ha molte giustificazioni, soprattutto in un paese con una storia di dittaturee rigurgiti autoritari come l’Italia.
Nel merito della proposta di abolire (o meglio, di trasformare) il Senato cercherò in questo articolo di argomentare i seguenti tre punti:
1. Che l’abolizione del Senato come camera elettiva e la cui fiducia è necessaria per l’esecutivo non reca di per sé alcun danno. Molti paesi hanno sistemi monocamerali che funzionano bene.
2. Che il rafforzamento dell’esecutivo e l’abolizione del Senato è invece un problema se nel contempo si introduce una legge elettorale tale per cui i parlamentari sono di fatto nominati dai candidati a guidare l’esecutivo.
3. Che le riforme costituzionali dovrebbero seguire e non anticipare una soluzione al problema delconflitto d’interessi. I nostri mass media non sono in grado di svolgere la funzione di watchdog che dovrebbero svolgere in una democrazia sana. In un simile contesto rafforzare l‘esecutivo significa aumentare il rischio di una deriva autoritaria.
I due lati della medaglia
Nel discutere questi tre punti è utile partire da un risultato ben noto agli scienziati politici: in un processo di decisione collettiva includere più veto players (ossia più decisori con potere di veto) riduce gli spazi di cambiamento e favorisce la permanenza dello status quo. Ci sono momenti in cui lo status quo può essere fatale e occorre muoversi. Sono d’accordo con quanti sostengono che in questo momento la politica deve essere messa in grado di prendere decisioni. L’abolizione (o la trasformazione) del Senato rientra in questa logica. Questo ci pone di fronte a quello che in inglese si chiama un trade off: si ottiene qualcosa solo rinunciando a qualcos’altro. L’abolizione del Senato per l’appunto presenta un trade off: si abolisce un veto player e dunque si incrementa lo spazio delle decisioni politicamente possibili; si riduce però il controllo sull’esecutivo e dunque aumenta la possibilità di policy drift, ossia la possibilità per l’esecutivo di spingere le politiche più lontano da quelle che sono le preferenze dei cittadini (rappresentati in Parlamento). I termini di questo trade off cambiano nel tempo: alle volte è più importante poter bloccare decisioni dannose, in altre è più importante facilitare il cambiamento. Oggi, probabilmente a ragione, si tende a privilegiare il secondo aspetto.
L’Italia non è un’eccezione: questo è un dibattito in corso in tutti i paesi democratici, incluse le democrazie anglosassoni che hanno una solidità istituzionale ed una storia ben diversa dalla nostra. E tuttavia le riforme costituzionali sono spesso dibattute ma raramente attuate, come mai? Perchécambiare le regole del gioco non è ordinary policy come può esserlo un aumento delle tasse sugli immobili o una riforma delle pensioni: si cambiano le regole dello stare insieme, bisogna andarci cauti ed avere ponderato molto attentamente le possibili conseguenze. Purtroppo non mi pare che questo stia succedendo oggi in Italia.
Separazione dei poteri sotto attacco
Nelle parole e negli atti di tanti politici della cosiddetta seconda repubblica la decisione democratica è spesso stata confusa con una sorta di dittatura della maggioranza. Ma prima che si possa procedere alla conta la governance democratica si fonda sulla separazione dei poteri. Negli anni della Seconda Repubblica questa separazione ha tremato. I rappresentanti dei cittadini, a partire dal 2006, sono stati scelti dalle segreterie dei partiti, ossia dalle stesse poche persone candidate a posizioni di vertice nell’esecutivo. Non solo: si è ripetutamente affermato pubblicamente da parte di politici di primo piano il principio per cui il ricevere voti porrebbe un cittadino al di sopra della legge. Berlusconi ha più volte esplicitamente contrapposto il consenso che lo circonda al fatto che i giudici “non sono eletti da nessuno”. Abbiamo dunque assistito ad un attacco al principio della separazione dei poteri in nome della maggioranza, un rozzo tentativo di ritorno all’ancien regime, con un monarca assoluto legittimato dalla maggioranza anziché dalla volontà divina. Ciò che ha impedito questa deriva autoritaria è stato per l’appunto la presenza di molti veto players, un sistema di controlli che ha funzionato ed ha salvato, per ora, la nostra democrazia.
Dal Porcellum all’Italicum cambia poco
La proposta di legge elettorale battezzata Italicum non risolve nessuno dei problemi introdotti nel 2006 dal Porcellum: le liste chiuse non permetteranno ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti che, di fatto, continueranno ad essere nominati dalle segreterie. L’unica vera novità dell’Italicum è l’innalzamento delle soglie per accedere alla rappresentanza. Come l’abolizione del Senato, questa riforma va nella direzione di ridurre il numero dei giocatori in campo e favorire la governabilità. E tuttavia con questa legge si permette che un partito con il 7,99% dei voti (quasi tre milioni di voti, per intenderci) ma che non voglia apparentarsi con nessuno dei partiti maggiori, rimanga un partito extraparlamentare. In questo contesto chi vince si trova a governare senza dover mediare né con i propri parlamentari (in quanto nominati dallo stesso potere esecutivo), né con altre forze politiche (fortemente sottodimensionate o escluse dal parlamento). Non è chiaro in un contesto di questo tipo che significato assumerebbe la separazione di poteri fra esecutivo e legislativo, né qualefunzione di controllo l’organo legislativo potrebbe effettivamente svolgere. L’abolizione di un veto player quale il Senato rafforzerebbe ulteriormente un rapporto di sudditanza del potere legislativo verso l’esecutivo
Quarto potere
L’ultima considerazione riguarda quello che, non senza motivo, è stato chiamato il quarto potere. Per un corretto funzionamento dei meccanismi democratici è essenziale che l’informazione sia, per quanto possibile, plurale. È utile forse ripetere ancora che nelle attuali circostanze di concentrazione mediatica questo non è possibile. Ridurre il numero di veto players in queste circostanze aumenta il rischio di una deriva autoritaria anche perché buona parte dell’informazione, anch’essa in rapporto di dipendenza con la politica, non svolge il ruolo di cane da guardia (watchdog) che le compete in una democrazia sana. Sarebbe stato ad esempio molto meglio affrontare la questione del conflitto d’interessi prima di mettere mano a riforme costituzionali.

(Valentino Larcinese, Insegna alla London School of Economics ed è research associate presso il centro di ricerca STICERD)
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda pianogrande il 05/04/2014, 14:00

Propongo un senato aggiunto dotato di prosenatori e consenatori.
Si potrebbe anche (sempre a salvaguardia della democrazia) vietare che una legge possa essere approvata se non è passato un idoneo lasso di tempo di riflessione.
Propongo due anni e mezzo.
Anche un senatino per ogni senatore non sarebbe male.
Una assemblea eletta e dedicata al singolo senatore che decida come lui debba votare (naturalmente allo scadere dei due anni e mezzo).
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda franz il 05/04/2014, 14:27

si parlava di Sinistra, non di Senato ma da ministra a sinistra cambia solo una lettera.

In tema di Senato e di riforme renziane, ecco un comunicato di FARE:
http://www.fermareildeclino.it/articolo ... e-titolo-v

Il 31 marzo scorso il Consiglio dei Ministri ha approvato il Disegno di Legge di revisione costituzionale con cui s’intende eliminare il bicameralismo perfetto e riformare il Titolo V della Costituzione.

Il documento, oltre alla già annunciata eliminazione delle Province e quella inaspettata del CNEL (di cui non sentiremo certo la mancanza) presenta alcune novità importanti.

1. Senato: prenderà il nome di Senato delle Autonomie e sarà composto da 148 membri senza alcuna indennità

a) Presidenti delle Giunte regionali e delle Province autonome di Trento e di Bolzano
b) Sindaci dei Capoluogo di Regione e di Provincia autonoma
c) Per ciascuna Regione due consiglieri regionali e due sindaci
d) 21 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario nominati dal Presidente della Repubblica in carica per sette anni.

Da notare che, assegnando un uguale numero di membri a regioni con numeri di abitanti significativamente differenti, da un lato si cerca di bilanciare la rappresentanza popolare espressa alla Camera, dall'altro si rischia di favorire le regioni più piccole a svantaggio di quelle maggiormente popolate. Se in un sistema con una reale autonomia fiscale e finanziaria delle Regioni questo avrebbe un senso (vedi Senato USA), nella situazione ipotizzata da Renzi, dove il Senato delle Autonomie diventerà il luogo delle "mediazioni' sulla distribuzione territoriale delle risorse, le Regioni maggiormente popolose saranno fortemente penalizzate da questa scelta. Infine, con un atto di medioevale autoritarismo difficilmente comprensibile, si vorrebbe assegnare al Presidente della Repubblica la facoltà di nominare il 15% dell’assemblea (equivalente a circa 6mln di elettori).

2. Bicameralismo perfetto: il Senato perde la possibilità di assegnare o revocare la fiducia al Governo e le leggi saranno approvate solo dalla Camera. Rimane al Senato

a) Potere d’iniziativa legislativa
b) Possibilità, entro 10 giorni e su richiesta di un terzo dei suoi membri, di chiedere di esaminare le leggi approvate dalla Camera, proponendo modifiche entro 30 giorni. L'ultima parola è però della Camera che decide entro altri 20 giorni.
c) Potere di approvare, insieme alla Camera, le leggi di riforma della Costituzione e l’elezione del Presidente della Repubblica.

Se il superamento del bicameralismo era una cosa auspicabile, la riforma proposta appare limitare eccessivamente i poteri del nuovo Senato delle Autonomie che, anche nelle residuali competenze in materia di riforma costituzionale ed elezione del Presidente (oltre ai membri di CSM e CC), avendo dimezzato il numero, avrà un peso decisamente inferiore. Il rischio, anche in considerazione del premio di maggioranza previsto dall’Italicum, è che le riforme costituzionali e la nomina del Presidente possano essere affidate ad una maggioranza politica; per scongiurare questa anomalia si potrebbe introdurre, così come per esempio in Svizzera, l'obbligatorietà, per ogni riforma costituzionale, del referendum confermativo.

3. Titolo V: vengono aumentate le materie a competenza esclusiva dello Stato, tramite l’eliminazione tout court delle materie concorrenti (norme generali sul governo del territorio, sistema nazionale della protezione civile, produzione, trasporto e distribuzione nazionali dell'energia, grandi reti di trasporto e di navigazione di interesse nazionale). Lo Stato inoltre potrà legiferare su materie di competenza regionale, su mandato del Governo, grazie alla “clausola di unità Nazionale” quando si rende necessario per tutelare l’unità giuridica, economica o sociale della Repubblica.

Con questo intervento si limita ulteriormente l’autonomia delle regioni rispetto al già debole federalismo sancito dall’attuale ordinamento e, sebbene le materie concorrenti siano state negli ultimi anni causa di numerosi conflitti tra Stato e Regioni, la riforma proposta appare un pericoloso passo indietro rispetto ad un auspicato e progressivo processo di devolution non mitigato neanche dalla possibilità da parte della Camera di devolvere a una o più Regioni la funzione legislativa, “anche su richiesta delle Regioni e per un tempo limitato”.

Nel suo complesso la riforma proposta da Renzi appare messa insieme frettolosamente e priva di un disegno organico, tesa più a cavalcare l’onda populista dell’antipolitica piuttosto che a cercare un vero e serio processo di riforme che alleggerisca e semplifichi i processi decisionali nel rispetto delle autonomie locali anzi, accanto a quella elettorale, vediamo realizzarsi un disegno centralista ed autoritario, che concentra il potere a Roma nelle mani del Primo Ministro e del Presidente della Repubblica, nessuno dei quali viene eletto direttamente dal popolo.È necessario, per chiudere, sottolineare che abolendo l'elezione dei rappresentanti alle province e del Senato l'Italia fa un passo indietro nella democrazia rappresentativa senza farne alcuno avanti nella democrazia diretta.
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Iafran il 05/04/2014, 15:16

franz ha scritto:Nel suo complesso la riforma proposta da Renzi appare messa insieme frettolosamente e priva di un disegno organico, tesa più a cavalcare l’onda populista dell’antipolitica piuttosto che a cercare un vero e serio processo di riforme che alleggerisca e semplifichi i processi decisionali nel rispetto delle autonomie locali anzi, accanto a quella elettorale, vediamo realizzarsi un disegno centralista ed autoritario, che concentra il potere a Roma nelle mani del Primo Ministro e del Presidente della Repubblica, nessuno dei quali viene eletto direttamente dal popolo.È necessario, per chiudere, sottolineare che abolendo l'elezione dei rappresentanti alle province e del Senato l'Italia fa un passo indietro nella democrazia rappresentativa senza farne alcuno avanti nella democrazia diretta.

Poffarbacco! Ci sono altri che la pensano nello stesso modo!
"È una congiura di eretici ... facciamo gli scongiuri, questi devono essere impazziti, gufano!" direbbero i rampanti del "nuovo corso politico" (ed i loro supporters).

pianogrande ha scritto:Propongo un senato aggiunto dotato di prosenatori e consenatori.
Si potrebbe anche (sempre a salvaguardia della democrazia) vietare che una legge possa essere approvata se non è passato un idoneo lasso di tempo di riflessione.
Propongo due anni e mezzo.
Anche un senatino per ogni senatore non sarebbe male.
Una assemblea eletta e dedicata al singolo senatore che decida come lui debba votare (naturalmente allo scadere dei due anni e mezzo).

(Mi dispiace che un'opinione qualificata e disinteressata - come quella di Valentino Larcinese -, che dovrebbe fare aprire gli occhi o spingere alla discussione, venga utilizzata per ... allenarsi a centrare il cestino dei "rifiuti")

Questi "esimi renzioti-forzasilvioti" al governo faranno tutto ciò che vogliono i loro devoti elettori ed accesi sostenitori, purché questi non siano alternativi o pretendano, come qualche eletto (Vannino Chito, Felice Casson ed altri 20 senatori PD), rispetto del loro pensiero, altrimenti, come vecchio costume, saranno messi alla gogna (http://www.dazebaonews.it/italia/fatti- ... pria-testa)
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda pianogrande il 05/04/2014, 15:36

Il paese non è maturo né per una significativa devolution né tantomeno per un federalismo.
L'utilizzo (l'abuso) fatto dalle regioni di quel minimo di autonomia concesso è stato un vero flagello di Dio.
Autonomia ha significato libertà di sperperare e di rubare.
Sempre partendo dalla rapace e famelica Sicilia (che dopo il pasto ha più fame che pria) e venendo su fino ai romaladrona, i consigli regionali hanno rappresentato la voracità di una classe politica che di politico ha solo il nome ma che, di fatto, si è data alla libera interpretazione della spropria autonomia.
Credo che, prima di parlare di devolution o addirittura di federalismo, ci siano molte altre cose da fare.
Nel frattempo, più semplifichiamo (sperando che queste siano semplificazioni reali e staremo a vedere) meno ne abbiamo da controllare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda mauri il 05/04/2014, 19:30

pianogrande ha scritto:Il paese non è maturo né per una significativa devolution né tantomeno per un federalismo.
L'utilizzo (l'abuso) fatto dalle regioni di quel minimo di autonomia concesso è stato un vero flagello di Dio.
Autonomia ha significato libertà di sperperare e di rubare.
Sempre partendo dalla rapace e famelica Sicilia (che dopo il pasto ha più fame che pria) e venendo su fino ai romaladrona, i consigli regionali hanno rappresentato la voracità di una classe politica che di politico ha solo il nome ma che, di fatto, si è data alla libera interpretazione della spropria autonomia.
Credo che, prima di parlare di devolution o addirittura di federalismo, ci siano molte altre cose da fare.
Nel frattempo, più semplifichiamo (sperando che queste siano semplificazioni reali e staremo a vedere) meno ne abbiamo da controllare.


io credo che gli italiani più che maturi siano al colmo, ma purtroppo non abbiamo strumenti per cambiare se non con il voto
eppoi quale sinistra? quella radicale litigiosa, quella pseudo sinistra del pd che è infognata nella ragnatela di privilegi salvagente dei trombati e riciclati?
oramai la sinistra è solo un ricordo perchè appartiene ai vecchi, renzi non riuscirà a distruggere questa ragnatela e sarà fagocitato da essa perchè quando si ha la pancia piena ci si siede soddisfatti
ciao mauri

http://espresso.repubblica.it/palazzo/2 ... i-1.159096
Ecco alcuni esempi: l’Agenzia per le comunicazioni è composta da nove persone, come la Commissione scioperi. Ma i consiglieri di quest’ultima sono nominati dai presidenti delle Camere, e il loro presidente d’intesa fra i due, mentre i membri dell’Agcom sono designati dal Parlamento secondo una ripartizione tra maggioranza e opposizione, e il presidente è indicato dal governo. Al pari del presidente della Consob, che ha cinque componenti e non quattro come l’autorità per la Privacy ma neanche sette come invece l’autorità per la vigilanza del Lavori pubblici. In questa giungla di burocrazie e nomine la politica ha un peso sempre maggiore.
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Iafran il 05/04/2014, 21:52

franz ha scritto:1. Senato: prenderà il nome di Senato delle Autonomie e sarà composto da 148 membri senza alcuna indennità

a) Presidenti delle Giunte regionali e delle Province autonome di Trento e di Bolzano
b) Sindaci dei Capoluogo di Regione e di Provincia autonoma
c) Per ciascuna Regione due consiglieri regionali e due sindaci
d) 21 cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario nominati dal Presidente della Repubblica in carica per sette anni.

"Senza alcuna indennità" ... accipicchia ... come il milione di persone che orbita (super-bene) nel calderone della politica italiana (forse vogliamo credere a quello che ci fa più comodo).
Se dovessimo giudicare dai deficit che le Regioni si portano appresso e da tutto il malaffare che quotidianamente viene appurato dalla Magistratura fra i loro "onorevoli" consiglieri e presidenti c'è solo da dubitare che i nostri referenti "regionali" si sacrificheranno per il bene dell'Italia ... disinteressatamente, a meno che chiudiamo volutamente gli occhi e dimentichiamo gli scandali e le condanne avute nel campo ... per poi morderci le mani quando i "lor signori" saranno diventati residenti dei paradisi fiscali.
Se qualcuno vuole scordarsi dei vari "saggi che più saggi non si può" e degli "inappuntabili " Batman, faccia pure ma non offenda la storia e la memoria degli altri!
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Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda gi.bo. il 06/04/2014, 23:44

testo: Alexis Tsipras a In Mezz'Ora:

"Beppe Grillo non capisce: la rabbia da sola non basta" (su L'Huffington Post)
"Anni fa abbiamo guardato al fenomeno Grillo con simpatia perché era figlio della rabbia dei cittadini italiani, ma la rabbia da sola non basta. Grillo fa finta di non capire l'importanza della realtà europea". Intervistato da Lucia Annunziata a In Mezz'Ora, Alexis Tsipras, candidato per la sinistra europea a presidente della Commissione Ue, non fa sconti a nessun politico italiano, a cominciare dal leader del Movimento Cinque Stelle.

Secondo Tsipras, i nemici da sconfiggere alle prossime elezioni europee sono più d'uno: da un lato c'è il populismo, colpevole di voler "disgregare l'Ue"; dall'altro ci sono le politiche di austerity che hanno fatto solo male al progetto europeo. "Per noi - ha aggiunto Tsipras - l'Europa è il terreno di una lotta di classe".

Ma il leader greco non fa sconti neanche al premier Matteo Renzi. "Sto seguendo con molto interesse Renzi, che ha dimostrato dinamismo sulle tasse ma che sulle politiche del lavoro rimane ancorato a un nocciolo principale neoliberista. E questo, lo abbiamo visto, non funziona". "Le scelte autoritarie in stile Renzi vanno a braccetto con le politiche europee. È successo anche in Grecia. Le nostre costituzioni ci proteggono da questi cambiamenti autoritari in stile neoliberista".

"Siamo riusciti a raccogliere 150mila firme con una legge ingiusta. L'Altra Europa con Tsipras sarà una sorpresa", ha detto il leader greco. “La nostra scelta di avere questa lista di un’Altra Europa per l’Italia significa che siamo convinti di riuscire a cambiare gli equilibri in queste elezioni europee. Con queste elezioni non si scelgono degli eurodeputati, si sceglie la nostra vita […]. Non dobbiamo perdere questa occasione, la politica dell'austerità, e della disgregazione della coesione sociale, porta a dei vicoli ciechi, è arrivato il momento di dire che è finita".

“Quello che è avvenuto negli ultimi due mesi in Italia è molto interessante. Siamo riusciti a raccogliere oltre 150mila firme con una legge secondo me è ingiusta. Stiamo guadagnando molti consensi, la nostra lista sarà la vera sorpresa di queste elezioni”, ha aggiunto Tsipras. “Siamo una sinistra che non vuole solo protestare, ma vuole governare per cambiare le vite di tutte quelle persone che oggi fanno una fatica incredibile”.

Riguardo al quotidiano tedesco Der Spiegel, che lo ha definito "il nemico numero uno dell'Europa", Tsipras si dice onorato del titolo, se ciò vuol dire essere pericoloso per i banchieri e il grande capitale.

Barbara Spinelli, membro della lista L'Altra Europa con Tsipras, ha insistito sullo scopo principale della lista: non solo criticare, ma cambiare l'Europa dall'interno, seguendo i principi del Manifesto di Ventotene redatto dal padre Altiero e da Ernesto Rossi durante il periodo di confino negli anni Quaranta, presso l'isola di Ventotene.

Alla Spinelli anche una domanda sulla polemica sui "professoroni", accusati dal ministro per le Riforme Maria Elena Boschi di "opporsi al cambiamento". Un atteggiamento che preoccupa la Spinelli, che vi riconoscere un certo "disprezzo per gli intellettuali", unito all'impossibilità in questo momento politico di esprimere qualsiasi voce di dissenso o esigenza di confronto.
"Io ho firmato l'appello di Rodotà e Zagrebelsky. L'impressione che mi fa" la polemica del premier Matteo Renzi contro i "professoroni" "è abbastanza triste". "Si ha l'impressione - spiega - che qualsiasi voce di dissenso rispetto a questa linea della governabilità a tutti i costi, della velocità fine a se stessa, venga combattuta. Chi chiede di discutere viene oscurato, come questa lista L'altra Europa con Tsipras. Ma questo disprezzo verso chi la pensa diversamente, al quale si aggiunge il disprezzo per l'intellettuale, verso chi lavora con la penna, verso il 'professorone', è molto populista da parte di Renzi".
Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo(Giordano Bruno)
gi.bo.
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