La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Robyn il 08/03/2014, 17:40

Per liberismo si intende un'economia di mercato non temperata dagli eccessi e dal welfare,e non credo che all'interno della sinistra ci siano resistenze a tagliare la spesa parassitaria altra cosa è pensare di sminuire il welfare.Le assunzioni clientelari gli sprechi i privilegi nel pubblico non sono welfare,il welfare ha comunque bisogno di rimodellarsi perche ci sono degli squilibri e mancano delle cose.L'impostazione liblab sarà sempre più necessaria.In sintesi il problema non è tagliare la spesa ma dove e come si taglia,come realizzare la parntnership del privato nel pubblico
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11334
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Robyn il 08/03/2014, 18:58

A dire il vero non lo sò perchè la sinistra massimalista quando si parla di municipalizzate alza le barricate.Per esempio per l'acqua anch'io ho votato no.Però un conto è fare la manutenzione dei tubi altra è privatizzare la fonte dell'acqua cosa che farebbe lievitare i prezzi come già accaduto in passato con un servizio scadente.Per i trasporti pubblici locali una cosa è che la gestione sia privata altra e che i trasporti pubblici locali siano privati cosa che in caso di monopolio naturale farebbe lievitare i prezzi.Per esempio pensiamo ad una tranvia in una città che viene privatizzata.A fianco non ce ne posso costruire un'altra perche di per sè la tranvia è un monopolio naturale.Altra cosa è invece il servizio aereo.A fianco dell'Alitalia ci posso mettere una moltitudine di compagnie aeree.Se dò in gestione al privato i mezzi pubblici realizzo una partnership del privato nel pubblico perche i trasporti rimangono pubblici ,ma devo assicurare a tutti i cittadini un servizio a prezzi accessibili anche dove questo non è conveniente,per esempio nelle zone montane o in alternativa dove non può arrivare il privato deve arrivarci il pubblico.Altro capitolo è la PA.Perchè c'è un'eccesso di spesa in farmaci oppure di strumenti utilizzati nella PA?In passato sono state fatte le esternalizzazioni ,cioè servizi affidati al pubblico che successivamente sono stati affidati al privato.Le esternalizzazioni riescono a rendere un servizio efficente senza un'aumento indiscriminato di spesa?Perchè nella spesa della PA tra acquisto di siringhe,garze,scrivanie e cancelleria c'è un'eccesso di spesa di 30 mld?.Ma è proprio difficile nella PA togliere gli scatti e che portano al lavoro precario e a basso costo e mettere il merito?Monti non riuscendo a tagliare la spesa fatta di spechi e privilegi era andato a toccare i fondi per i malati di Sla.Questo non è possibile
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11334
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda gi.bo. il 10/03/2014, 0:59

Zagrebelsky: ‘Renzismo? Maquillage della Casta. E il Colle favorisce la conservazione’

Intorno al neopremier "una girandola di parole a vuoto". E nell'attivismo di Napolitano "prevale la paura del nuovo". Intervistato dal Fatto, il costituzionalista svolge un'analisi impietosa del quadro politico in Italia. La nuova legge elettorale "dettata dall'arroganza e dagli interessi personali". Le larghe intese "la paralisi". E i Cinque Stelle?: "Tabula rasa non è un programma". Il Paese al bivio tra arroccamento del potere e apertura alla partecipazione, "per rianimare la politica"
di Silvia Truzzi | 9 marzo 2014Commenti (818)

Può succedere che, nella pausa di una lunga intervista, ti ritrovi in una cucina affacciata su un terrazzo precocemente fiorito, a far merenda con tè al gelsomino. E capita pure che l’intervistato t’interroghi all’improvviso sui romanzi dostoevskijani, l’Idiota in particolare. “A un certo punto, ricorderà, Ippolít dice a Myskin: ‘Principe, lei un giorno ha detto che il mondo sarà salvato dalla bellezza’. In russo la parola mir vuol dire mondo e, allo stesso tempo, pace”. Per fortuna partecipa anche la figlia del professor Zagrebelsky, Giulia, studentessa di Lettere. “Abbiamo presente, per esempio, l’orrore in cui vivevano gl’immigrati di Rosarno? È pensabile che fossero in pace con i propri simili? Chi a Taranto è costretto tra le polveri dell’Ilva, non è nelle condizioni di spirito di chi respira aria di montagna. Chiediamoci se viviamo in un mondo bello o sempre più brutto, in ambienti disumani, dominati dalla violenza, dalla sopraffazione, dallo sfruttamento. Altro che bellezza! Che salvi il mondo, questo nostro mondo, è una frase da cioccolatino. Infatti, l’hanno ripetuta in molti, autocompiacendosi, in occasione dell’Oscar a La grande bellezza, come se fosse quella di Myskin. Oggi si parla per non dire nulla. E si è ascoltati proprio per questo. Il vuoto non disturba e, se è detto in certo modo, è anche seducente. In un “Miss Italia” di qualche anno fa, una ragazza, per presentarsi, ha pronunciato una frase memorabile: ‘Credo nei valori e mi sento vincente’. Una sintesi perfetta del grottesco che c’è nel tempo presente”.

Professore, che impressione le hanno fatto i discorsi del neo premier?
Mah! Non tutto piace a tutti allo stesso modo. In attesa di smentite, mi par di vedere, dietro una girandola di parole, il blocco d’una politica che gira a vuoto, funzionale al mantenimento dello status quo. Una volta Eugenio Scalfari e Giuseppe Turani definirono ‘razza padrona’ un certo equilibrio oligarchico del potere. Oggi, piuttosto riduttivamente, la chiamiamo ‘casta’. Un’interpretazione è che un sistema di potere incartapecorito e costretto sulla difensiva, avesse bisogno di rifarsi il maquillage. Se questo è vero, è chiaro che occorrevano accessori, riverniciature: il renzismo mi pare un epifenomeno. Vorrei dire agli uomini (e alle donne) nuovi del governo: attenzione, voi stessi, a non prendere troppo sul serio la vostra novità.

Il filo rosso di queste conversazioni è come sta l’Italia. Le risposte non sono quasi mai state incoraggianti: ci siamo chiesti quali responsabilità abbia la classe dirigente.
La classe dirigente – intendo coloro che stanno nelle istituzioni, a tutti i livelli – è decaduta a un livello culturale imbarazzante. La ragione è semplice: di cultura politica, la gestione del potere per il potere non ha bisogno. Sarebbe non solo superflua, ma addirittura incompatibile, contraddittoria. Potremmo usare un’immagine: c’è una lastra di ghiaccio, sopra cui accadono le cose che contano, sulle quali però s’è persa la presa; cose rispetto a cui siamo variabili dipendenti: la concentrazione del potere economico e gli andamenti della finanza mondiale, l’impoverimento e il degrado del pianeta, le migrazioni di popolazioni, per esempio. Ne subiamo le conseguenze, senza poter agire sulle cause. Tutto ciò, sopra la lastra. Sotto sta la nostra ‘classe dirigente’ che dirige un bel niente. Non tenta di mettere la testa fuori. Per far questo, occorrerebbe avere idee politiche e almeno tentare di metterle in pratica. Che cosa resta sotto la crosta? Resta il formicolio della lotta per occupare i posti migliori nella rete dei piccoli poteri oligarchici, un formicolio che interessa i pochi che sono in quella rete, che si rinnova per cooptazione, che allontana e disgusta la gran parte che ne è fuori. La politica si riduce alla gestione dei problemi del giorno per giorno, a fini di autoconservazione del sistema di potere e dei suoi equilibri. Pensiamo a chi erano gli uomini che hanno guidato la ricostruzione dell’Italia dopo la guerra: Parri, Nenni, De Gasperi, Einaudi, Togliatti, per esempio. Se li mettiamo insieme, non è perché avessero le stesse idee ma perché ne avevano, e le idee davano un senso politico alla loro azione. Le cose che, oggi, vengono dette e fatte sono pezze, sono rattoppi d’emergenza, necessari per resistere, non per esistere. Non è politica. Nella migliore delle ipotesi, se non è puro ‘potere per il potere’, è gestione tecnica. La tecnica guarda indietro; la politica dovrebbe guardare avanti.

Il governo Monti qualche disastro tecnico l’ha fatto.
La tecnica come surrogato della politica è un’illusione. Se lei chiama un idraulico perché ha il lavandino otturato, si aspetta che, a lavoro ultimato, lo scarico del lavandino funzioni. Non chiede all’idraulico di cambiarle la cucina. Così, anche i tecnici in politica. Gestiscono i guasti nei dettagli. I governi tecnici per loro natura sono conservatori, devono mantenere l’esistente facendolo funzionare . Dovrebbe essere la politica a immaginare la cucina nuova. E, fuor di metafora, dovrebbe avere di fronte a sé idee di società, programmi, proposte di vita collettiva e, soprattutto nei momenti di crisi come quello che attraversiamo, perfino modelli di società.

Giovani parlamentari e governanti dovrebbero avere un’idea del mondo.
Basta essere nuovi e giovani? No. Quello che conta è la struttura dei poteri cui si fa riferimento e di cui si è espressione. Una volta si parlava di blocco sociale, pensando alle ‘masse’ organizzate in partiti di appartenenza, in sindacati d’interessi consolidati. Si pensava alle classi sociali. Oggi, siamo lontani da tutto questo, in attesa della ricomposizione di qualche struttura sociale che possa esprimere esigenze, richieste e forze propriamente politiche. In questo vuoto politico-sociale che cosa esiste e prospera? La rete degli interessi più forti. È questa rete che esprime i dirigenti attraverso cooptazioni. La democrazia resiste come forma, ma svuotata di sostanza. Se la si volesse rinvigorire, occorrerebbe una società capace di auto-organizzazione politica, ciò che una volta sapevano fare i partiti. Oggi, invece, sono diventati per l’appunto, canali di cooptazione, per di più secondo logiche di clan e di spartizione dei posti. Così, non si promuove il tanto necessario e sbandierato rinnovamento, ma si “allevano” giovani uguali ai vecchi. Ecco la parola: il rinnovamento sembra molto spesso un ‘allevamento’. Il resto è apparenza: velocità, fattività, decisionismo, giovanilismo, futurismo, creativismo ecc. Tutte cose ben note e di spiegabile successo, soprattutto in rapporto con l’arteriosclerosi politica che dominava. Ma, la novità di sostanza dov’è? La ‘rottamazione’ a che cosa si riduce? Tanto più che nelle posizioni-chiave del ‘nuovo’ troviamo continuità anche personali che provengono dal ‘vecchio’ e la soluzione di nodi che ci trasciniamo dal passato è continuamente accantonata, come il cosiddetto conflitto d’interessi.

L’impellente necessità di modificare l’assetto costituzionale è un refrain che abbiamo ascoltato da più parti, negli ultimi anni.
Sì. Le istituzioni possono sempre essere migliorate, rese più efficienti, eccetera. Ma, a me pare che esse siano diventate il capro espiatorio di colpe che stanno altrove, precisamente nelle difficoltà che incontra un aggregato di potere che sempre più difficoltosamente riesce a mediare e tenere insieme il quadro delle compatibilità, in presenza di risorse pubbliche da distribuire sempre più scarse, e in presenza per di più d’una contestazione diffusa. Anche in passato, al tempo di Berlusconi al governo, è accaduto qualcosa di simile, ma non di uguale. L’insofferenza nei confronti della Costituzione a me pare derivasse allora dalle esigenze di un potere aggressivo. Oggi, l’atteggiamento è piuttosto difensivo. I fautori delle ‘ineludibili’ modifiche costituzionali dicono: c’è bisogno di cambiamenti per governare meglio, con più efficienza. Ma lo scopo dominante sembra l’autodifesa. Si tratta di ‘blindarsi’, per usare una parola odiosa molto in voga. Il terrore delle elezioni, la vanificazione dei risultati elettorali, i ‘congelamenti’ istituzionali in funzione di salvaguardia vanno nella stessa direzione.

“Vanificazione dei risultati elettorali”: una cosuccia non da poco in una democrazia.
La grande maggioranza degli elettori si è espressa a favore della fine del berlusconismo. Invece è stato ricreato un assetto governativo-parlamentare nel quale un cemento tiene insieme tutto quel che avrebbe dovuto essere separato. Il Parlamento attuale, sebbene non possa considerarsi decaduto per effetto della legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Consulta, dovrebbe considerarsi gravemente privato di legittimazione democratica . Ma si fa ormai finta di niente. Non bisognerebbe far di tutto per rimettere le cose a posto?

Larghe intese versus Grillo.
Le larghe intese sono la negazione della dimensione politica. Sono il regime della paralisi, della stasi. Platone paragona il buon politico al buon tessitore, al buon nocchiero, al buon medico. Nei suoi dialoghi, non è mai detto che il politico è colui che s’immagina come debba essere la convivenza nella polis: non si aveva nell’antichità l’idea che la politica fosse fatta di contrapposizione di modelli. L’idea della politica come scelta è una novità moderna. Oggi sembra che si viva in un eterno presente, in cui una posta di natura politica non esiste. Se non ci sono scelte, non c’è politica, e se non c’è politica non c’è democrazia, ma solo conflitti personali, di gruppo o di clan per posti, favori e, nel caso peggiore, garanzie d’immunità.

Quindi siamo senza futuro.
Finché la palude non viene smossa. Perché i cittadini vanno sempre meno a votare? Una volta si diceva ‘son tutti uguali’, intendendo ‘sono tutti corrotti’. Ma oggi è peggio, si pensa: ‘tanto non cambia nulla’. È un effetto della stasi politica. Il Movimento 5 Stelle è nato col dichiarato intento di smuovere la palude, addirittura di investirla con una burrasca che rovesci tutto. Una negazione, dunque. Ma, la politica deve contenere anche un intento costruttivo. Questo, finora, non è visibile o, almeno, non è percepito. Non che sia molto diverso, presso gli altri partiti, solo che questi sono già radicati e godono perciò del plusvalore che viene dall’insediamento istituzionale. Per chi si affaccia, un’idea chiara e forte del ‘chi siamo’ e ‘per cosa ci siamo’ è indispensabile. La tabula rasa e la rete non sono programmi. Non lo è nemmeno la lotta alla corruzione che, di per sé, rischia d’essere solo una competizione per la sostituzione d’una oligarchia nuova a una vecchia. Oltretutto, la storia e la stessa ‘materia del potere’ mostrano che nella politica la lotta contro la corruzione è senza prospettiva. Contro la corruzione devono valere le istituzioni di controllo e l’intransigenza dei cittadini. La politica è intrinsecamente debole. La ragione sta in quella che, all’inizio del secolo scorso, è stata definita la ‘ferrea legge delle oligarchie’, il che significa che i grandi numeri, per essere governati, hanno bisogno dei piccoli. I piccoli – e l’osservazione vale per tutti, anche per i 5 Stelle – prima o poi si chiudono in se stessi e si alimentano con la corruzione, alimentandola a propria volta. In difetto di politica, alla corruzione non c’è limite perché essa, nei regimi autoreferenziali, non è la patologia, ma la fisiologia del potere. Se si vuole: è la fisiologia dentro una patologia.

Senza speranza, dunque?
Siamo di fronte a un bivio. Da una parte c’è il progressivo arroccamento che, prima di implodere, passerebbe attraverso misure, dirette o indirette, contro la democrazia e la Costituzione. Dall’altra, la rianimazione della politica e la riapertura dei canali della partecipazione, che dovrebbe portare al rafforzamento della democrazia e della Costituzione. La prima strada è pericolosa anche per chi volesse percorrerla, perché l’inquietudine sociale, prima o poi, esploderebbe con esiti che non vorremmo nemmeno immaginare. La seconda è difficile perché la politica non s’inventa a tavolino scrivendo documenti, ma si costruisce quotidianamente nel rapporto con i bisogni, le aspirazioni, le difficoltà e i dolori dei cittadini.

Cosa pensa della decisione di non chiedere un passo indietro ai sottosegretari indagati?
La giovane ministra per i rapporti col Parlamento ha detto che non si chiede a qualcuno di dimettersi solo perché inquisito. Giusto. Altrimenti, la politica sarebbe in balia non solo, o non tanto, della discrezionalità dei giudici, ma soprattutto di denunce pretestuose o calunniose, alle quali il magistrato deve dare corso. La questione però sta in quel “solo”. Politica e giustizia hanno logiche diverse. Nulla vieta al governo di difendere – fino a un certo punto – i suoi inquisiti con le ragioni che gli sono proprie, cioè con ragioni politiche. Ma deve spiegare perché lo fa, pur in presenza di motivi di sospetto; deve assumersene la responsabilità; deve giustificare perché abbandona uno e protegge un altro. Non basta dire che si tratta ‘solo’ di procedimenti penali avviati e non conclusi (con una condanna). La presunzione d’innocenza non c’entra nulla con la dignità della politica.

Lei è mai stato tentato dalla politica?
Ciò cui mi sento più adatto è l’insegnamento. Per la politica, soprattutto per la politica, occorrerebbe una vera vocazione. Ricorda la conferenza di Max Weber intitolata, per l’appunto, la politica come professione-vocazione? Ecco: non sento la vocazione. C’è poi una considerazione che riguarda un potenziale conflitto d’interesse. Chi si occupa di attività intellettuali deve essere disinteressato personalmente. Ancora citando Weber: non deve cedere alla tentazione di mettere se stesso, e i suoi interessi, davanti all’oggetto dei suoi studi. Potrebbe esserci la tentazione di dire cose e sostenere tesi non per amore della verità (la piccola verità che si può andar cercando), ma per ingraziarsi questo o quel potente che ti può offrire, arruolandoti, una carriera politica.

Perché la politica non attrae più i migliori?
Una volta avere in famiglia un deputato o un senatore era come avere un cardinale. Oggi, talora, ci si vergogna perfino. Ha visto quanti ‘rifiuti eccellenti’, opposti alla seduzione di un posto al governo? Se la politica non ha prospettive ma è semplicemente un girone d’affari, non servono politici, servono affaristi.

Vota?
Ho sempre votato, malgrado tutto. C’è una pagina di ‘Non c’è futuro senza perdono’ del premio Nobel per la Pace e arcivescovo di Città del Capo, Desmond Tutu, in cui si descrive la coda al seggio dei neri del suo Paese che, acquistati i diritti politici dopo l’apartheid, per la prima volta vanno a votare, piangendo. Attenzione a dire che il voto è un orpello.

Cosa pensa dell’Italicum nato dall’accordo tra il Pd e Forza Italia?
Non so che cosa ne verrà fuori. Mi colpisce, comunque, che la legge elettorale sia decisa dagli accordi d’interesse di tre persone (Berlusconi, Renzi, Alfano), invece che dalle ragioni della democrazia, cioè dalle ragioni di tutti i cittadini elettori. Mi colpisce tanta arroganza, mentre con un Parlamento delegittimato come l’attuale, si tratterebbe di fare la legge più neutrale possibile. Mi colpisce che si pensi a una legge che, contro un’indicazione precisa della Corte costituzionale, creerebbe una profonda disomogeneità politica tra le due Camere. Mi colpisce che si dica con tanta leggerezza che non importa, perché il Senato sarà abolito. Mi colpisce che nel frattempo, comunque, si sospenderà il diritto alle elezioni, perché la contraddizione tra le due Camere impedirà di scioglierle. Mi colpisce che non ci siano reazioni adeguate a questa passeggiata sulle istituzioni.

E l’idea di “diminuire” il Senato?
Vedremo la proposta. Fin da ora, vorrei dire che piuttosto che un pasticcio – interessi frammentati di politici locali con una spruzzata di cultura –, piuttosto che una cosa indefinita, senza una funzione, una propria ragion d’essere stabile e continuativa, meglio l’abolizione radicale. Meglio il nulla, piuttosto che l’umiliazione. Esistono già commissioni paritetiche, per la bisogna. Si cerchi di non trattare le istituzioni come merce vile che si vende al qualunquismo antiparlamentare al prezzo di qualche piccolo risparmio sul ‘costo della politica’. I Senati, o ‘seconde Camere’, o ‘Camere alte’ hanno profonde ragioni d’esistenza. Le loro funzioni, quali che esse specificamente siano, si giustificano con l’esigenza di introdurre nei tempi brevi della democrazia rappresentativa la considerazione d’interessi di più lunga durata, che riguardano – come si dice – le generazioni future. Sono assemblee moderatrici rispetto all’incalzare del consenso elettorale che deve essere incassato a intervalli brevi dall’altra assemblea. La prima Camera è necessariamente miope; la seconda Camera deve essere presbite. Deve far valere le ragioni della durata su quelle dell’immediatezza. La sua composizione e le sue funzioni dovrebbero tener conto di questa vocazione, essenziale affinché la democrazia rappresentativa non dilapidi in tempo breve le risorse di tutti, nell’interesse elettorale di qualcuno. Mi pare che i discorsi dei nostri riformatori restino molto in superficie, rispetto alla profondità della questione.

Non è un bel momento, anche per le istituzioni di garanzia.
Le istituzioni di garanzia sono la magistratura, dunque anche la corte costituzionale, e il presidente della Repubblica. Poi c’è la libera stampa, che dovrebbe vigilare nell’esercizio della sua funzione al servizio della pubblica opinione. Siccome nelle oligarchie, come si è detto, le segrete cose – trattative, patti non dichiarati e dichiarabili, corruzione delle funzioni pubbliche – sono fisiologiche, le istituzioni di garanzia e libera stampa dovrebbero fare da contraltare quando occorre. In ogni caso, non mescolarsi e non omologarsi.

Il sistema italiano è perfettamente riassunto dal rapporto tra Rai e politica: è una commissione parlamentare che vigila sul servizio pubblico – e sull’informazione che produce – e non il contrario. Ben più che un paradosso.
È uno dei grandi rovesciamenti che ci tocca osservare in questi tempi. Non l’unico. Pensiamo ad esempio al sistema elettorale. Dovrebbe garantire che la base della vita politica stia presso i cittadini elettori. La logica della legge che abbiamo avuto fino a ora e, con ogni probabilità, di quella che avremo se la riforma andrà in porto, è invece quella della nomina dall’alto (delle segreterie dei partiti), con ratifica degli elettori. Uno dei principi del Fascismo era: ‘il potere procede dall’alto ed è acconsentito dal basso’.

Il rimanente dell'intervista qui sotto:
http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/03 ... ne/907260/
Se questa scienza che grandi vantaggi porterà all'uomo, non servirà all'uomo per comprendere se stesso, finirà per rigirarsi contro l'uomo(Giordano Bruno)
gi.bo.
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 330
Iscritto il: 18/06/2008, 18:59

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Robyn il 10/03/2014, 14:42

Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11334
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda franz il 10/03/2014, 15:38

Robyn ha scritto:http://www.movisol.org/ferro.htm

In effetti è bene aprire gli occhi, soprattutto quando si tratta di vedere i semafori (rossi, per l'appunto).
Ora il fatto è che che l'assenza di meccanismi automatici di frenata, unico modo per evitare che un macchinista distratto non veda un rosso, sono un'eredità delle ferrovia pubbliche inglesi (ed anche di molte tratte italiane). Da quel fallimento è poi nata l'esigenza di razionalizzare e privatizzare. E naturalmente dalle privatizzationi e i loro errori (cosi' come dalle precedenti nazionalizzazioni) si puo' imparare.

Inteeresante a questo proposito un paper dell'Istituto Bruno Leoni.
Bisogna anche considerare l'impatto delle liberalizzazioni sul fronte dell'uso (aumentato) del treno. In UK le privatizzazioni hanno comportato una crescita del trasporto ferroviario superiore al 50% (40% in Svezia) mentre in Italia nello stesso periodo è inferiore al 10%.

Il trasporto ferroviario è tradizionalmente uno dei bastioni dell'interventismo pubblico. La liberalizzazione può far venir meno le inefficienze e migliorare la qualità del servizio, ma deve essere affrontata in maniera attenta. In un Briefing Paper dell'Istituto Bruno Leoni intitolato "La privatizzazione delle ferrovie nel Regno Unito", Oliver Knipping analizza l'esperienza inglese mettendo in rilievo gli errori che sono stati commessi e che ne hanno parzialmente neutralizzato gli effetti positivi.

Per Carlo Stagnaro, direttore del dipartimento Ecologia di mercato dell'IBL, "Knipping mostra come il processo di liberalizzazione e privatizzazione sia un passaggio fondamentale: se si devia dalla strada principale o si adottano criteri regolatori errati, il risultato potrebbe non essere quello sperato. Nel caso delle ferrovie, quindi, è essenziale procedere a una separazione tra la rete, il controllo del traffico e della sicurezza, e la gestione dei convogli. Il caso inglese insegna che un cedimento su questi aspetti può pregiudicare la transizione verso un assetto realmente di mercato. Alla luce delle difficoltà in cui si trovano le ferrovie italiane, questo Paper ha molto da insegnare".
Il Paper può essere liberamente scaricato cliccando QUI. - See more at: http://www.brunoleoni.it/nextpage.aspx? ... axQsP.dpuf

http://www.brunoleonimedia.it/public/BP ... h_Rail.pdf
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Robyn il 10/03/2014, 16:07

Io sono favorevole alle liberalizzazioni ma dove solo è possibile stabilire concorrenza,invece non sono favorevole sui monopoli naturali come ferrovie,acqua ed per quello che c'è il pubblico.Per esempio per le compagnie aeree poiche di linee aeree in competizione se ne possono stabilire quante se ne vogliono,oppure nel mercato dell'auto,più case automobilistiche ci sono e meglio è.Per esempio aprire un'attività in un giorno
Locke la democrazia è fatta di molte persone
Avatar utente
Robyn
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 11334
Iscritto il: 13/10/2008, 9:52

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Iafran il 10/03/2014, 16:27

gi.bo. ha scritto:Zagrebelsky: ‘Renzismo? Maquillage della Casta. E il Colle favorisce la conservazione’

L'intervista è in perfetta armonia con il titolo dell'argomento (Sveglia, sinistra, apri gli occhi!). Hai fatto bene a "postarla" ... secondo me, è illuminante per coloro che hanno bisogno di luce e si mettono alla sua ricerca ... Zagrebelsky sarebbe stato un buon Presidente della Repubblica in Italia.
La frase sottoscritta dovrebbe far pensare molto gli eletti IBC del 2013 (gli elettori la sanno già, vedi la nascita di "occupyPD" e le dimissioni degli iscritti nelle sezioni PD):

Zagrebelsky ha scritto:La grande maggioranza degli elettori si è espressa a favore della fine del berlusconismo. Invece è stato ricreato un assetto governativo-parlamentare nel quale un cemento tiene insieme tutto quel che avrebbe dovuto essere separato.
Iafran
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 4269
Iscritto il: 02/03/2009, 12:46

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda franz il 10/03/2014, 19:08

Robyn ha scritto:Io sono favorevole alle liberalizzazioni ma dove solo è possibile stabilire concorrenza,invece non sono favorevole sui monopoli naturali come ferrovie,acqua ed per quello che c'è il pubblico.Per esempio per le compagnie aeree poiche di linee aeree in competizione se ne possono stabilire quante se ne vogliono,oppure nel mercato dell'auto,più case automobilistiche ci sono e meglio è.Per esempio aprire un'attività in un giorno

Il monopolio naturale per le ferrovie è solo la rete (i binari) e non i treni. Un po' come la strada. Una sola ma percorsa liberamente da milioni di macchine, moto e camion, autobus, biciclette, pedoni, sulla base di regole chiare di circolazione, fatte rispettare. Idem per il gas e l'acqua (le tubature) o la corrente elettrica (i cavi d'alta tensione).
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda mariok il 11/03/2014, 12:04

Penso che in tema di servizi pubblici la questione della proprietà dell'azienda che li eroga (pubblica/privata) sia fuorviante.

Premesso che in questo paese, sulla base della realtà, c'è una necessità urgente di una drastica riduzione delle partecipazioni delle regioni e degli enti locali in migliaia di società, la vera garanzia per il cittadino-utente sta nel potere di controllo e di difesa che gli viene assicurato contro abusi e malversazioni.

E su questa strada c'è ancora una lunga strada da fare, se si pensa per esempio al ritardo ed alla "timidezza" con le quali sono stati introdotti qui in Italia alcuni istituti come la class action.
« Dopo aver studiato moltissimo il Corano, la convinzione a cui sono pervenuto è che nel complesso vi siano state nel mondo poche religioni altrettanto letali per l'uomo di quella di Maometto» Alexis de Tocqueville
mariok
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 2943
Iscritto il: 10/06/2008, 16:19

Re: Sveglia, sinistra, apri gli occhi!

Messaggioda Iafran il 11/03/2014, 12:12

franz ha scritto:
Robyn ha scritto:Io sono favorevole alle liberalizzazioni ma dove solo è possibile stabilire concorrenza,invece non sono favorevole sui monopoli naturali come ferrovie,acqua ed per quello che c'è il pubblico.Per esempio per le compagnie aeree poiche di linee aeree in competizione se ne possono stabilire quante se ne vogliono,oppure nel mercato dell'auto,più case automobilistiche ci sono e meglio è.Per esempio aprire un'attività in un giorno

Il monopolio naturale per le ferrovie è solo la rete (i binari) e non i treni. Un po' come la strada. Una sola ma percorsa liberamente da milioni di macchine, moto e camion, autobus, biciclette, pedoni, sulla base di regole chiare di circolazione, fatte rispettare. Idem per il gas e l'acqua (le tubature) o la corrente elettrica (i cavi d'alta tensione).

Con la classe "politica" che s-governa l'Italia, gli inganni alla collettività si appurano dalle leggi che (detta classe) sforna in parlamento (con buona pace delle oneste intenzioni di qualcuno).

"Premesso che in questo paese, sulla base della realtà, c'è una necessità urgente di una drastica riduzione delle partecipazioni delle regioni e degli enti locali in migliaia di società, la vera garanzia per il cittadino-utente sta nel potere di controllo e di difesa che gli viene assicurato contro abusi e malversazioni" (mariok)

Vero ... e concordo nella ricerca del potere di controllo e di difesa da parte del cittadino-utente.
La realtà italiana ci dice che tutto ciò che esce dalla porta entra, poi, dalle finestre: quando la classe "politica" non può controllare direttamente le società provvederà a farle gestire dai propri parenti, amici e collaboratori vari (i vari Mastrapasqua insegnano).
Iafran
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 4269
Iscritto il: 02/03/2009, 12:46

PrecedenteProssimo

Torna a Che fare? Discussioni di oggi per le prospettive di domani

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 51 ospiti