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Ichino, sul mercato del lavoro

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Robyn il 01/03/2014, 18:29

Non capisco di quali facilitazioni si parla,la vera facilitazione e modulare i contributi per fasce d'eta
Se è il contratto a protezione crescente sono d'accordo non serve a niente.Le regole già ci sono e le regole non creano lavoro.Il lavoro lo crea una serie di complementi che si dipanano come investimenti,ricerca,formazione.Poi a complemento c'è l'efficenza del mercato del lavoro come semplificazione regole,merito.Per promuovere gli investimenti è molto importante reinvestire gli utili.Continuare a dire hè l'art 18 hè il contratto unico si crea una disoccupazione psicologica perche i datori di lavoro si disadattano alle regole e pensano che senza queste cose non si cresce.Estendere il sussidio anche ai precari è una cosa positiva,aggiungi un posto a tavolo se sposti un pò la seggiola ci entri anche tù.Poi nessuno nega che una rivisitazione delle regole escluso il contratto unico sia necessaria
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Stefano'62 il 01/03/2014, 19:43

Robyn,te la aveva già spiegata benissimo Franz,adesso provo a farla ancora più semplice.
Parli di aggiungere un posto a tavola.....ebbene è perfettamente inutile (oltre che ingiusto) mettersi a fare sedie differenti per una categoria o l'altra (i giovani o i precari o chiunque altro),più strette più basse o a deformazione variabile per vedere se si riesce a infilarcene qualcuna in più in qualche maniera.....perché l'effetto sarà togliere spazio agli altri e comunque prima o poi dovrai ugualmente fermarti.

Quello che bisogna fare,l'unica cosa che ha senso,è allungare il tavolo
E sedie uguali per tutti.
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Robyn il 01/03/2014, 20:44

creare più lavoro,contrastare la disoccupazione e riportarla sotto il 5% o più bassa.Poi il contratto unico è inutile anche perche non è possibile racchiudere tutte le tipologie di lavoro in un'unica formula.Ma poi ci sarà sempre chi magari opta per un lavoro che non è quello standart qui è più un discorso di libertà di scelta della persona di incontro tra domanda e offerta"part time a termine a progetto a p IVA" e tantomeno si può costringere al lavoro standart così come non si può costringere alla precarietà.Aggiungi un posto a tavola se sposti un pò la seggiola ci entri anche tu
Questo è il partito lib-lab
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda flaviomob il 01/03/2014, 22:00

Le (presunte) virtù salvifiche della riduzione del cuneo fiscale

di Guglielmo Forges Davanzati

E’ da almeno un decennio che i Governi che si sono succeduti in Italia hanno ritenuto di poter creare le condizioni per la crescita economica riducendo il c.d. cuneo fiscale, ovvero la differenza fra salario lordo e salario netto. E, nell’ultimo Rapporto OCSE (Going for growth), questa misura è fortemente raccomandata per accrescere la competitività delle imprese italiane. Pare, insomma, che la riduzione del cuneo fiscale abbia virtù salvifiche.

Occorre innanzitutto chiarire che il cuneo fiscale, in Italia, non è esageratamente alto, o comunque non è a livelli talmente “fuori norma” da legittimare l’assoluta priorità della sua riduzione. Su fonte OCSE, si registra che la differenza fra retribuzioni lorde e nette è pari, nel nostro Paese, al 47.6%, inferiore a quella registrata in Belgio, Francia, Germania, Ungheria e Austria, ma superiore alla media dei Paesi industrializzati (pari al 35.6%). In merito alla sua riduzione – sulla quale sembra esserci un consenso pressoché unanime – occorre rilevare alcune criticità.

Per ciò che è dato sapere al momento, la riduzione del cuneo fiscale sarà di importo consistente e dovrà essere finanziato – secondo il responsabile per l’economia del PD, Filippo Taddei – con tagli di spese nell’ordine degli 8-10 miliardi. Qui sorgono tre problemi.

Primo (il più ovvio): perché dovrebbe riuscire nell’impresa il Governo Renzi, laddove – a parità di condizioni politiche e del quadro macroeconomico – il precedente Governo non è riuscito a trovare la necessaria copertura finanziaria?

Secondo: la riduzione del cuneo fiscale viene finanziata con la riduzione della spesa pubblica (detto in modo più raffinato, trattasi di razionalizzazione). Ma, in quanto la spesa pubblica accresce i mercati di sbocco delle imprese che producono per mercati interni - prevalentemente imprese meridionali, il provvedimento ha effetti redistributivi fra imprese e fra territori nelle quali operano. Ciò a ragione del fatto che le imprese esportatrici trovano, di norma, non conveniente per loro un aumento della spesa pubblica, dal momento che questa, accrescendo l’occupazione, si assocerebbe a un rafforzamento del potere contrattuale dei lavoratori e a incrementi salariali. Per contro, le imprese che producono per mercati locali hanno interesse a un aumento della domanda interna, dal momento che ciò consente loro di acquisire più ampi mercati di sbocco [1].

Terzo: non c’è da aspettarsi che la riduzione del cuneo fiscale possa controbilanciare gli effetti recessivi derivanti da ulteriori tagli della spesa pubblica. L’affetto espansivo sui consumi si avrebbe solo se si riducessero significativamente le imposte pagate dai lavoratori, non quelle pagate dalle imprese. Se, stando alle dichiarazioni di Taddei, l’importo mensile netto aggiuntivo nelle tasche di un lavoratore che percepisce 1.600 euro sarà di 50 euro, non solo non c’è da attendersi una significativa ripresa dei consumi, ma soprattutto – per l’ulteriore dimagrimento del residuo di welfare rimasto in Italia - vi è semmai ragionevolmente da aspettarsi che i salari reali degli occupati non aumentino.



In più, una ripresa significativa dei consumi si avrebbe semmai se la riduzione del cuneo fiscale fosse attuata in una condizione di elevata occupazione (a ragione dell’ampia platea di beneficiari): il che, con ogni evidenza, non è la condizione attuale. E neppure c’è da aspettarsi un aumento degli investimenti derivante da una riduzione dell’IRAP, sia perché gli investimenti dipendono essenzialmente dalle aspettative di profitto sia perché, come ampiamente sperimentato negli ultimi anni, nessun provvedimento di detassazione degli utili è in grado di stimolarli.

Inoltre, come è stato messo in evidenza, il cuneo fiscale non rappresenta un fattore rilevante per le decisioni di delocalizzazione delle imprese, così che non dovrebbe avere impatti significativi sull’attrazione di investimenti in Italia (né sulle delocalizzazioni di imprese italiane).

Una causa rilevante della recessione italiana risiede nella continua riduzione della produttività e nella sua “desertificazione produttiva”. A fronte dei molti fattori che hanno prodotto questi esiti (che datano ben prima dell’adozione della moneta unica), è da evidenziare il fatto che la rinuncia all’attuazione di politiche industriali ha posto le imprese italiane nella condizione di poter vendere solo mediante strategie di competitività di prezzo, ovvero in assenza di innovazioni. La competitività di prezzo, in un Paese importatore di materie prime e di macchinari, si traduce esclusivamente in compressioni salariali (e, più in generale, nel peggioramento delle condizioni di lavoro), il cui effetto è il calo della domanda interna e dell’occupazione.

Su fonte International Labour Office, si registra che, fra i Paesi dell’Unione Monetaria Europea, è nei Paesi periferici (Italia inclusa) che si verifica che i lavoratori occupati lavorano più ore. Fra questi, il primato spetta alla Grecia, ovvero al Paese che fa registrare i più bassi tassi di crescita nell’eurozona [2].

L’evidenza è apparentemente paradossale, dal momento che ci si aspetterebbe che la crescita economica – a parità di altre condizioni – sia maggiore laddove è elevata l’intensità del lavoro. E ci si aspetterebbe anche che l’occupazione sia maggiore dove è minore il cuneo fiscale.

Tuttavia, si può rilevare che misurando la produttività come unità di prodotto per ora lavorata, in Francia e Germania un’ora di lavoro genera un incremento di produzione circa pari al 20% in più rispetto a un’ora lavorata in Italia e il tasso di occupazione è maggiore, nonostante questi Paesi abbiano un cuneo fiscale e contributivo più elevato. Si può quindi dedurre che una riduzione del costo del lavoro non è condizione sufficiente né per accrescere l’occupazione né per migliorare la competitività delle imprese.

Ma soprattutto, in una situazione in cui sembra socialmente e politicamente inammissibile contrarre ulteriormente i salari, la riduzione del cuneo fiscale è l’unica strategia percorribile per consentire alle nostre imprese di poter sperare di far profitti comprimendo i costi. Il che, in ultima analisi, significa che ridurre il cuneo fiscale costituisce un potente incentivo a indurle a perpetuare una modalità di competizione basata sulla compressione dei costi, ovvero un potente disincentivo a innovare.
NOTE

[1] Si osservi che la deflazione salariale combinata con il calo dei consumi ha generato, negli ultimi anni, compressione delle importazioni, con un lieve incremento del saldo della bilancia commerciale (http://www.economy2050.it/miglioramento ... -italiana/), anche imputabile all’aumento delle esportazioni di beni di lusso, a sua volta derivante dall’aumento delle diseguaglianze distributive su scala globale. V. http://temi.repubblica.it/micromega-onl ... -sommerso/

[2] V. J.C.Messenger, Working time trends and developments in Europe, “Cambridge Journal of Economics”, 2011, pp. 295-361.

(da Micromega, al link riportato sotto è visibile un grafico sulla % di cuneo fiscale in vari paesi)

http://www.sinistrainrete.info/politica ... scale.html

(PS Mi scuso per i messaggi doppi, ma non mi compare il pulsante per cancellarli)


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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Robyn il 02/03/2014, 13:49

La ripresa c'è se è fatta di una moltitudini di azioni,se avviene sù più direttrici e per l'economia affidarsi ad una sola teoria è deleterio.La prima direttrice può essere diminuire il cuneo fiscale.Questo se è più basso può portare a prezzi più bassi per unità di bene e stimolare sia la domanda interna che quella estera.La seconda è tagliare l'IRPEF e questo contribuisce ancora di più allo stimolo della domanda di beni e servizi.La terza direttrice sono gli investimenti.Se per esempio in un'ora produco 1,se a seguito di investimenti produco 2 a parità di tempo,il prezzo di quel bene potrà scendere ancora.Il taglio della spesa pubblica non può avvenire sui servizi di welfare perche altrimenti vanifico la domanda aggiungendo da una parte e togliendo dall'altra.Il taglio della spesa deve essere sù quella parassitaria e non sul welfare che pure ha bisogno di un rimodellamento
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Stefano'62 il 02/03/2014, 15:17

Mah....per me non è vero che ridurre il cuneo fiscale è difficile e non si reperiscono risorse,e tutta questa ossessione contro l'Irpef è ottusa e perniciosa.
L'irpef (progressiva) è 'unica forma di tassazione davvero democratica che possa essere immaginata,e ridurla comporta sempre un aumento degli odiosi balzelli feudali fissi non-progressivi (da abolire ora adesso subito NOW !!) con bilancio finale sempre a favore dei ricchi e contrazione dei consumi della massa.
E mi meraviglia che gli enti preposti si ostinino a chiudere gli occhi e il cervello incastrandosi in teorie e sofismi che sembrano solo scuse per non vedere l'ovvio.

Non serve nessuna teoria fumosa ed è sufficiente il buon senso e una calcolatrice.
Primo si deve abolire ogni forma di tassazione sul lavoro e sulle aziende....come si faccia a non capire che si abbattono tutte sul consumatore vanificando alla radice l'obbiettivo primario della libertà di mercato,obbligando lo stato (sociale) a dare con una mano ciò che ha preso con l'altra,o a fregarsene (ultra liberismo senza garanzie sociali),davvero non lo comprendo (a non voler pensare male ovviamente) .
Secondo,per far quadrare i bilanci statali (scuola sanità,e tutto l'ambaradan) si prende una calcolatrice e con quella si ripartisce il fabbisogno dell'erario esclusivamente in modo democratico (cioè progressivo) per mezzo dell'Irpef.
Tutto il resto sono chiacchiere più o meno sofisticate finalizzate (tutte quante) a ripartire il peso in modo il meno progressivo possibile,alleggerendo le spalle di quelli su cui maggiormente (e giustamente) pesa il progressivo,che guarda caso sono gli sponsor delle teorie "sofisticate".

In questo modo sparirebbe il nero,aumenterebbero contemporaneamente la competitività (quella vera sulla qualità) i salari e i profitti e diminuirebbe il costo della vita compensando di fatto o alleviando di parecchio l'aumento Irpef.
In più la prospettiva di pagare tassa sul reddito personale,le aziende sarebbero maggiormente incentivate a reinvestire una maggior parte del profitto.
Vogliamo scommettere che una volta che il peso dello Stato si sbilanciasse finalmente sulla classe padrona (oggi sono solo utili geremiadi),sorgerebbero un po' più di dubbi e di controlli concreti su come vengono spesi ?


Ribadisco....basta con le teorie artificiose.
Una unica tassa,una semplice calcolatrice e un po' di buon senso.
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Robyn il 02/03/2014, 19:39

l'IVA e l'IRPEF sono tasse che si pagano ma ogni contribuente deve pagarle in proporzione alle sue capacità,infatti la tassazione è uniformata a criteri di progressività.Per favorire gli investimenti bisogna detassare gli utili che si reinvestono.Altra misura che può portare a prezzi più bassi è eliminare diversi passaggi nella filiera perche l'IVA è una tassa che si trasla al consumatore finale.L'IVA e l'IRPEF servono per finanziare il welfare che sono scuola,sanita,ricerca,opere infrastrutturali.Il welfare è importante perche è uno stimolo a crescere.Per esempio welfare può essere l'edilizia sociale.Infatti se uno ha un reddito di 1300 euro e deve pagare un'affitto di 600 euro gli rimarrà ben poco.Se invece ha un'alloggio popolare e paga 200 euro,gli rimangono 400 euro per poter acquistare beni e servizi ed eventulmente costruire un risparmio che le banche possono dare in prestito per gli investimenti ed è per quello che andrebbero ricostituiti enti come ina casa gescal.Non è welfare gonfiare il personale nella Pa oppure altri tipi di spesa parassitaria.Assegni familiari,bonus bebe,asili nido sono welfare importante per crescere.Se costruisco un sistema troppo flessibile nel lavoro questo costerà troppo sia in termini di indennità di disoccupazione che come reddito minimo garantito,per cui come dice Susanna Camusso i lavoratori devono stare al lavoro se poi ci sono dei problemi ci sono le protezioni,il reinserimento,i corsi di formazione,i CPI.La spesa c'è sempre ma una cosa è la spesa necessaria altra cosa è quella parassitaria.Bisogna combattere la diseguaglianza non la ricchezza
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Stefano'62 il 02/03/2014, 20:23

Robyn ha scritto: l'IVA e l'IRPEF sono tasse che si pagano ma ogni contribuente deve pagarle in proporzione alle sue capacità

:shock:
L'IVA cosa ?

Robyn ha scritto:Per favorire gli investimenti bisogna detassare gli utili che si reinvestono.

E non sarebbe invece più semplice efficace giusto e meno cervellotico incentivarli tassando zero il lavoro e le aziende e molto i redditi elevati ?
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Robyn il 02/03/2014, 22:18

A dire il vero non sò che cos'è questa patrimoniale meglio tassa sulle grandi ricchezze.Se ho un'utile che è tassato,se decido di reinvestirlo sopra non ci pago le tasse ,pago le tasse solo sulla parte che mi rimane.Poi la progressività è che più guadagno e più pago.La tassa sulle transazioni finanziarie"Tobin Tax" è già un modo per spostare risorse dall'economia finanziarizzata a quella reale.Per riportare l'economia finanziarizzata nei suoi confini naturali serve la separazione fra banche commerciali dedite all'economia finanziarizzata e quelle di investimento dedite all'economia reale.In ogni caso se si sà meglio che cos'è questa tassa sulle grandi ricchezze non può essere la sinistra a proporla ma i partiti di centro e di destra perchè se lo fà la sinistra viene accusata di comunismo.Se lo fanno gli altri la sinistra seguirà anch'essa.Altra cosa che si potrebbe fare sarebbe un'altra.Dal momento che è stata la crisi finanziaria a far aumentare verso l'alto i debiti pubblici europei si potrebbe chiedere all'economia finanziarizzata di pagare almeno il 40% del debito dei paesi dell'eurozona in sofferenza.Tanto di soldi ne hanno tanti
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Re: Ichino, sul mercato del lavoro

Messaggioda Stefano'62 il 02/03/2014, 22:36

Si ma.....hai detto l'IVA progressiva...... ?
Ultima modifica di Stefano'62 il 02/03/2014, 22:43, modificato 2 volte in totale.
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