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Electrolux e la tassazione del lavoro

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Electrolux e la tassazione del lavoro

Messaggioda franz il 28/01/2014, 15:43

28 gennaio 2014 • giulio zanella

Il caso Electrolux mette a nudo le conseguenze dell'elevata pressione fiscale sui bassi redditi da lavoro in Italia e suggerisce la migliore politica industriale per il paese.

Il caso in breve: come riporta il Corriere della Sera, la produzione di Electrolux in Italia è fuori mercato a causa dell'elevato costo del lavoro. Sempre secondo la stessa fonte, per sopravvivere e mantenere tutti gli attuali 6.500 posti di lavoro sarebbe necessario ridurre il costo medio orario del lavoro di circa il 20%, da 24 euro a circa 19-20 euro, e la giornata lavorativa da 8 a 6 ore. Per far notizia, il Corriere titola che gli stipendi passerebbero da 1400 euro a 700 euro, riferendosi probabilmente allo stipendio netto di un operaio. È ovvio che nessuno in Italia può vivere decentemente con un reddito di 700 euro al mese (anche se l'orario di lavoro venisse ridotto di 1/4 come riportato nell'articolo), per cui la notizia è di quelle che indignano.

Per qualche misteriosa ragione, però, in Italia i conti sui redditi da lavoro si fanno sempre al netto delle imposte dirette, il che impedisce di puntare l'indignazione dalla parte giusta, ovvero dalla parte dell'eccessiva tassazione del lavoro in questo paese. In Italia il cuneo fiscale (la frazione di costo del lavoro che finisce nelle casse dello stato) che grava sui bassi salari è, secondo Eurostat, di circa il 45% (1). Ora facciamo il seguente esercizio (domanda per lo studente undergraduate di economia del lavoro): quale livello del cuneo fiscale permetterebbe all'operaio di mantenere il suo posto a 1400 euro e ad Electrolux di restare competitiva?

Facciamo due conti, molto approssimativi, senza alcuna pretesa, giusto per rendere l'idea. Prendiamo il "Caso 3: Operaio" della seconda tabella di questa (2) simulazione (che non so quanto sia affidabile, ma a occhio e croce suona non lontana dalla realtà). Questo operaio assomiglia molto all'operaio Electrolux di cui parla il Corriere. Ignorando la tassazione indiretta sul lavoratore (che non rileva in questo caso, se non per altre vie che ignoriamo per semplicità), l'operaio nella tabella porta a casa 16.200 euro all'anno (pari a 1350 euro al mese per 12 mensilità). Ma il costo per il datore di lavoro è pari a circa 36.000 euro all'anno, pari ad un cuneo fiscale del (1-16200/36100) = 55%, superiore al dato medio Eurostat riportato sopra. Ci fidiamo più di Eurostat che di questa simulazione, ma andiamo avanti.

Ora, per restare competitiva Electrolux deve ridurre del 20% il costo orario e del 25% le ore lavorate, ovvero deve ridurre il costo del lavoro al 0,80*0,75 = 60% di quello attuale, cioè 21.600 euro all'anno. Se teniamo fermi i 1.350 euro mensili dell'operaio, si salvano capra e cavoli con un cuneo fiscale pari a (1-16200/21600) = 25%. Questo, tornando ai dati Eurostat sopra riportati, è di pochissimo inferiore al livello del Regno Unito, dove pure i percettori di bassi redditi come l'operaio di cui stiamo parlando non scontano la minore pressione fiscale con assenza di servizi sociali (i lettori che vivono in UK possono dirci come funzionano sanità pubblica e scuola pubblica in quel paese). Evidentemente, si può fare.

Mi sarebbe piaciuto se Debora Serracchiani, che oltre a essere Presidente del Friuli-Venezia Giulia fa parte della nuova Segreteria nazionale del PD, avesse provato a ragionare lungo queste semplicissime linee, invece di sbrodolarsi in questo modo:
ci convochino immediatamente per valutare assieme le proposte da rilanciare alla multinazionale: il Governo non faccia il notaio della volontà svedese. È inaccettabile che il Governo assista inerte mentre accade quello che si temeva e che abbiamo denunciato. Per il Friuli-Venezia Giulia la chiusura di Porcia è una prospettiva che non prendiamo in considerazione

Non ha bisogno di essere convocata, signora Serracchiani. Lei fa parte dell'alta dirigenza di un partito che ha le redini del governo e che si candida a governare presto il paese. Un moderno partito di sinistra, per giunta. Si metta quindi assieme ai suoi colleghi a progettare una drastica detassazione dei redditi da lavoro, a partire da quelli più bassi. Vedrà che in questo modo Electrolux resterà competitiva in Italia, e lei imparerà che davvero ridurre le tasse (anche e primariamente quelle sul lavoro) è la migliore politica industriale che si possa fare oggi in questo paese.

http://noisefromamerika.org/articolo/el ... one-lavoro

Link:
(1) http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statis ... 0410133049
(2) http://scenarieconomici.it/esclusivo-si ... a-66-e-72/
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Re: Electrolux e la tassazione del lavoro

Messaggioda pianogrande il 28/01/2014, 17:08

La prima considerazione che mi viene, dal discorso di Franz, è la diversa destinazione che può avere il danaro.
Da una parte l'immorale utilizzo dei soldi delle tasse che, in una quota più che significativa vanno ad arricchire una banda di parassiti sotto forma di privilegi, poltrone inutili anzi dannose, sprechi e ruberie varie e via elencando.
Dall'altra parte (diminuendo le tasse, in questo caso, sul lavoro) la conservazione del posto di tantissimi dipendenti che vedono la loro attività salpare per lidi meno esigenti.
Una lotta impari.
I politici e tutto il loro entourage sono molto più potenti dei lavoratori.

Il problema vero, però, è che ci stiamo litigando una ricchezza che non c'è più (risparmio qui il pistolotto sulle politiche di sviluppo).
Non possiamo più lavorare pretendendo tutti quei soldi (somma di quelli che vanno al lavoratore e quelli che vanno allo stato).
Il lavoro se ne va e ci perdiamo tutti.

Davvero?

Anche se lo stato tagliasse le tasse, taglierebbe poi i servizi al cittadino e non certo la fetta di torta destinata alla famiglia.

Una volta accettato che stiamo diventando un paese più povero visto che non abbiamo lavorato ed investito per lo sviluppo, ormai, ci stiamo litigando le briciole.

Una lotta che porterà a conseguenze non graduali ma improvvise e traumatiche.

I politici etc. terranno durissimo fino a quando il sistema paese scoppierà.

Questa è la radice del problema.
la solita.
A questo paese manca la testa; o meglio, la testa di questo paese ha altro a cui pensare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Electrolux e la tassazione del lavoro

Messaggioda Robyn il 28/01/2014, 19:36

Per l'Electrolux si potrebbe usare in forma sperimentale il modello tipo che vorremmo in Italia.Per ex per questo tipo di industria dal momento che ha alti costi di produzione un cuneo fiscale il più basso possibile ,in modo tale che la retribuzione dei lavoratori e gli altri diritti rimangano invariati,eliminazione scatti di anzianità,premio mensile individuale,costo dell'energia più basso,burocrazia ridotta ai minimi termini,yus variandi come previsto nel ccnl,un minimo di flessibilità funzionale,pressione fiscale un pò più bassa e vedere come funziona,senza più gli incentivi di una volta perche gli incentivi determinano una competizione sleale.Da sperimentale potrebbe diventare erga omnes per tutta l'industria italiana,per tutte le attività,man mano che si recuperano risorse dalla lotta all'evasione e agli sprechi
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Re: Electrolux e la tassazione del lavoro

Messaggioda flaviomob il 28/01/2014, 19:53

Davide Serra: il guru di Renzi, Electrolux e la gaffe sui costi del lavoro
di Dario Ferri - 28/01/2014 - L'amministratore del fondo Algebris e noto sostenitore di Matteo Renzi fornisce cifre poco precise su tasse e stipendi in Italia

Piccola gaffe in rete per l’imprenditore Davide Serra, fondatore e amministratore del fondo speculativo Algebris e noto sostenitore del segretario del Pd Matteo Renzi. Il 42enne genovese è finito nel mirino degli utenti di Twitter dopo la pubblicazione di un messaggio in cui afferma che in Italia il costo delle tasse sul lavoro è in media il doppio della cifra netta che i lavoratori ricevono a fine mese. Nel dettaglio, intervenuto commentando il caso Elecrtolux, l’azienda svedese che minaccia in Italia di ridurre di circa il 50% salari per adeguarli agli stipendi della Polonia, Serra ha affermato che nel nostro paese alle imprese «uno stipendio di € 1000 nette busta paga gli costa € 3000». Cifre che, secondo l’imprenditore, spiegherebbero l’esodo delle fabbriche verso l’estero.


I DATI – In realtà, che i costi elevati sul lavoro siano una delle principali cause della scarsa competitività delle aziende italiane è un dato ampiamente riconosciuto. Ma appare chiaro che i numeri divulgati dall’imprenditore di Algebris siano nettamente distanti da quanto messo nero su bianco dai più autorevoli istituti di ricerca. Per smentire Serra basta citare infatti i dati diffusi, non più tardi di un mese fa, dal Centro Studi di Confindustria, che ha rilevato tasse sul lavoro in Italia al 42,3%, cifra più alta del 37,7% medio dell’Eurozona e del 35,8% relativo all’Ue-27, ma non certamente elevata al punto da far pensare a 3mila euro di spesa per le aziende per ogni mille euro versati come stipendio.


IL BOTTA E RISPOSTA – Sembra poco fortunato anche il confronto di Serra con la Spagna. Secondo l’imprenditore nella penisola iberica l’impresa «dà netto € 1200 ma gli costa € 2400» a differenza del rapporto 1.000-3.000 italiano. Ma il Centro Studi di Confindustria ha rivelato per la Spagna un tasso di costo del lavoro al 33,2%, più basso rispetto a quello italiano ma certamente non abbastanza basso da lasciar immaginare un’incidenza di tasse sui salari dimezzata rispetto al nostro paese. I commentatori del web rispondono puntualmente:

(sul sito foto e immagini relative ai tweet)

http://www.giornalettismo.com/archives/ ... ide-serra/

Vedi anche

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statis ... y,_2010_(1)_(EUR).png&filetimestamp=20121001124206

http://epp.eurostat.ec.europa.eu/statis ... r_costs/it

Immagine

TABELLA: COSTO MEDIO ORARIO DEL LAVORO


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Electrolux e la tassazione del lavoro

Messaggioda franz il 28/01/2014, 21:53

Si, ok ma non è che siccome Serra ha sparato - a quanto appare- cifre sbagliate allora tutte le altre cifre riportate da altri sono sbagliate (o giuste). Il problema Elettolux rimane, Serra o non Serra. E non è solo il problema Elettrolux. E' il probema cardinale dei lavoratori italiani, che pagano uno sproposito di imposte e contributi per non avere servizi adeguati in cambio ma per alimentare Casta, corruzione e clientelismi di Stato, baby pensioni e pensioni retributive (ancora per un bel po') .

Una postilla sul grafico che hai riportato, Flavio. Sono i dati del costo del lavoro, non del cuneo fiscale (che è l'oggetto del contendere). Per discutere di costo del lavoro dobbiamo pesare produttività (per prima cosa) e costo della vita (meglio se PPP). Per esempio un paese ad altissima produttività è normale (e giusto) che paghi stipendi elevati. Ma io se fossi un'impresa ad alto valore aggiunto mi ci fionderei senza esitazione, potendo.
Per parlare di cuneo fiscale dobbiamo vedere quali servizi (con quale qualità) sono alimentati da quel costo. Se i servizi sono bassi ed il costo è alto, io me ne andrei.
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L'Italia non può più aspettare

Messaggioda Robyn il 29/01/2014, 14:22

Per l'Italia serve un modello tipo sperimentale che possiamo introdurre sfruttando il caso Electrolux.Per ex limitare al minimo il cuneo fiscale in modo tale che sia uguale a quello inglese che ha i più alti redditi e il più basso cuneo fiscale.Inoltre bisognerebbe anche detassare l'Irpef in modo tale che quando c'è l'adeguamento all'inflazione i lavoratori non perdano reddito perche l'adeguamento è fatto sul costo totale del lavoro.Introdurre il merito individuale mensile e legare il reddito alla produttività complessiva aziendale indipendendemente dalla produttività individuale.In ogni caso assume preminenza il premio individuale mensile.Poi ridurre il costo dell'energia,tagliare drasticamente la burocrazia,detassare un pò di più l'Irpef aziendale,yus variandi come previsto nel ccnl"cioè si mantiene livello professionale e retribuzione ma temporaneamene si può andare in altri reparti dopodiche si torna alla funzione iniziale per il quale si è adibiti" e flessibilità funzionale per ex si entra un'ora prima e si esce un'ora prima oppure si entra un'ora dopo e si esce un'ora dopo,plurisettimanalità infrasettimanale "lun,ven" con orario che oscilla fra le 6 e le 9 ore fermo restando le 40 ore settimanali.Infine misure ergonomiche per i lavoratori,promozione del merito se si è bravi assumendo incarichi più alti,formazione,investimenti per cambiare i processi di produzione e velocizzarli,utilizzare la lega di alluminio per la strumentazione di lavoro.Per esempio esistono i pallets in legno che pesano ,farli in lega d'alluminio.In seguito questa forma sperimentale può diventare erga omnes per tutta l'industria,per tutte le attività man mano che si recuperano risorse da evasione,elusione,sprechi,privilegi
PS L'Italia non può più aspettare
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