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L'Italia perde in competitività

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Re: L'Italia perde in competitività

Messaggioda trilogy il 26/08/2013, 19:49

flaviomob ha scritto:Competitivita', Italia tra i perdenti

Al 44mo posto nella classifica internazionale Imd
30 maggio, 11:07

GINEVRA – L'Italia è scesa dal 40esimo al 44esimo posto nella classifica internazionale della competitività stilata ogni anno dall'Institute for Management Development (Imd) di Losanna (Svizzera) ed è stata inserita anche tra i "perdenti", cioé tra i Paesi che hanno perso più di 5 posizioni dal 1997 ad oggi.

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche ... 89502.html



1997 l''avvio del decentramento amministrativo :mrgreen:
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Re: L'Italia perde in competitività

Messaggioda flaviomob il 27/08/2013, 0:45

Va anche evidenziato che l'Italia nel 2002 era al 31° posto per trasparenza nelle classifiche relative all'indice di corruzione percepita, dieci anni dopo è precipitata al 72° posto. Chi si fiderebbe ad investire in un paese del genere?

http://www.transparency.it/ind_ti.asp?idNews=237&id=cpi

http://www.transparency.it/upload_doc/CPI2002.pdf


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Re: L'Italia perde in competitività

Messaggioda franz il 27/08/2013, 8:41

trilogy ha scritto:1997 l''avvio del decentramento amministrativo :mrgreen:

Forse, ma quegli indici sono costruiti su decine di indicatori (il pdf che ho indicato all'inizio, quello UE, è lungo perché spiega ogni indicatore e mostra anche la classifica in base a quel solo indicatore) e quindi non esiste una sola causa per tale caduta di competitività ma parecchie. Ogni punto poi ha sottopunti, ben spiegati.

Pillar by pillar analysis

    Institutions
    Macroeconomic stability
    Infrastructure
    Health
    Basic Education
    Higher Education and Lifelong Learning
    Labor Market Efficiency
    Market Size
    Technological Readiness
    Business Sophistication
    Innovation

Per ogni singolo punto fondamentale (pilastro) chi vuole trova anche le differenze tra gli anni e la mappa colorata dell'europa corrispondente alla situazione. A parte la salute, per cui siamo messi bene (tra i sottopunti c'è la longevità) tutto il restoè un disastro.
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Re: L'Italia perde in competitività

Messaggioda flaviomob il 28/08/2013, 13:35

Bisognerebbe anche interpretare meglio il dato estremamente negativo della Lombardia, che costituisce la "locomotiva" d'Italia, la regione imprenditoriale per eccellenza, quella col PIL più elevato e più popolosa, che influenza l'intera economia nazionale attirando la maggior parte dell'immigrazione interna.


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Re: L'Italia perde in competitività

Messaggioda cardif il 28/08/2013, 17:29

Tutte le forze politiche sono d'accordo nel ritenere che le difficoltà devono essere ridotte. Ma poi a prendere provvedimenti ci si mette una vita.
Nel documento citato della Confindustria, questa fa 11 proposte (a pag.17); non sono esaustive, ma non richiederebbero molto mi pare, in termini di spesa.
Trovo significativo che nella tab.2 a pag.19 l'inefficienza della burocrazia statale sia al primo posto col 18,2% a fronte del 4° posto dell'alta imposizione fiscale con l'11,2%.
Dallo stesso documento: "Sul piano interno, il lungo periodo di basso sviluppo ha eroso la competitività, inchiodato i redditi reali su valori inadeguati rispetto alle aspirazioni di consumo, impoverito la nazione nei confronti del resto d’Europa, negato risorse per politiche di solidarietà e di sostegno alla natalità. In questo contesto evasione e privilegi, posizioni di rendita e difesa di interessi particolari, sono diventati intollerabili fonti di iniquità e impedimenti illegittimi all’aumento diffuso del benessere. Per non parlare della corruzione e dell’illegalità."
Tutti d'accordo, credo. Ma il basso sviluppo lo si può addebitare solo alle norme, e/o ottenere per legge?

Da L'Espresso del 22 agosto, pag.110
«Giornalista: Partiamo dal costo del lavoro.
Risposta del Ministro Giannini: E' chiaro a tutti che riducendolo si rilancia la competitività. Ma allo stesso tempo dobbiamo evitare che si apra un deficit da riempire con altre tasse. O che magari accada quanto avvenuto quando il governo Prodi ridusse il cuneo fiscale di 5 miliardi. Le imprese ne approfittarono per aumentare i profitti, non per fare nuovi investimenti. E le famiglie per rispondere al bisogno di risparmiare che allora era dominante. L'effetto di stimolo sull'economia fu molto ridotto».


Da L'Espresso del 29 agosto pag.38
Imprenditore Gabriele Piccolo:
"Mai avuto flessioni, il fatturato cresce del 20 per cento ogni anno. Merito della strategia adottata agli inizi del secolo, quando abandonammo i prodotti più semplici per buttarci sulla tecnologia più spinta. Fpt Industrie ha un giro di affari di 120 mln e 400 addetti, e seguita ad assumere ..."
E' estratto da un articolo dal titolo "Miraggio a Nord-Est", in cui si parla dei segnali di ripresa in questa zona, in base a nuove commesse giunte ad alcune imprese, le quali hanno richiamato in anticipo i dipendenti dalle ferie ed hanno ottenuto prestazioni anche di sabato e domenica fino a settembre; e non si parla di problemi da parte dei lavoratori o dei dei sindacati.

Ho letto (non ricordo dove) che l'Italia è uno dei paesi da cui è maggiore l'esportazione di denaro verso i paradisi fiscali. E non sono certo dipendenti e pensionati a portare capitali fuori, ma imprenditori piccoli e grandi oltre alla criminalità organizzata.

Non mi pare che possano fare da capro espiatorio solo il costo del lavoro, la svogliatezza degli italiani e i sindacati.
C'è una imprenditoria italiana che va avanti nonostante le difficoltà, a riprova che chi investe, innova e rinnova, può crescere.
Se non ci fossero stati i Tanzi e i Riva (e quelli che ancora oggi ci sono e che, purtroppo, ci saranno sempre) forse l'Italia starebbe meglio in classifica.
E ancor meglio se il potere politico prendesse seriamente a cura il problema, noto e annoso.
Ma mo' mi so' capito bene?
cardif
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