Forse qualcuno si ricorderà di me. Sono tornato per cercare il contenuto di un mio vecchissimo messaggio sul nucleare (pro e contro) e ho trovato questa discussione, così ho pensato di partecipare postando una cosa che ho scritto per un giornale online, ma che non mi è stata pubblicata. E' un tentativo di superare il solito bianco/nero all'italiana sull'argomento, anche se le mie conclusioni sono piuttosto... chiare. Vi invito a leggerlo. Come ripeto spesso nel testo, il problema è complesso e, mentre non si presta a conclusioni granitiche, lascia ampio spazio alle valutazioni personali.
Buon ferragosto a tutti.
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L'affaire F-35 è' complesso. Al di là di molte semplificazioni che,
come sempre troviamo su alcuni media, il problema
può essere visto da tante prospettive diverse: l'Italia ha realmente
bisogno di rinnovare la propria flotta di caccia? Se questo è vero,
gli F-35 rappresentano o no la scelta migliore? E quale sarebbe il
costo per l'Italia di una rescissione dei contratti in termini di
penali, perdita di posti di lavoro, di credibilità internazionale,
rispetto agli eventuali benefici?
La risposta alla prima domanda mi pare chiara: l'Italia dispone
effettivamente di una flotta di caccia parzialmente obsoleta (mi
riferisco a Tornado e AMX), che vanno prima o poi sostituiti, processo
che richiede anni se non decenni e che quindi non si può iniziare
daccapo ogni 6 mesi. Qualcuno potrebbe anche immaginare un Paese privo
di caccia, o che si accontenti di caccia datati, parzialmente
inadatti, stante la situazione di crisi profonda. La cosa potrebbe
magari funzionare, ma francamente non me la sentirei di appoggiare un
azzardo simile, in un Paese affacciato sul Mediterraneo, con migliaia
di km esposti di costa, in un mondo instabile (come sempre) e un
futuro imprevedibile (come sempre). Anche perché da una rinuncia
all'aviazione militare non si torna indietro in 10 giorni né in un
anno, qualora si scoprisse di avere fatto una scelta pericolosamente
sbagliata.
La seconda domanda è già più complessa e richiede molteplici
competenze tecniche che non tutti, men che meno io, possono vantare
per intero. Siccome comunque nutro da sempre un grande, quasi puerile
interesse per l'aviazione e la tecnologia, in questi mesi ho cercato
di acquisire informazioni. Le mie competenze in merito non sono
certamente professionali, e potrei essere incorso in molti errori che
vi invito a segnalare (sempre pronto a cambiare idea, ma sulla base di
fatti), ma alla fine qualcosa ormai ci capisco, avendo anche avuto a
che fare per oltre un decennio con aerei militari, convertiti in aerei
per il supporto di esperimenti scientifici.
Al contrario di quello che molti ritengono, per esempio, l'avere
difficoltà iniziali di sviluppo è la normalità in questo campo. Aerei
come l'F-22 Raptor, l'Airbus A-400M, il Boeing 787 Dreamliner, sono
stati o sono tuttora piagati da molteplici problemi tecnici, ritardi,
"budgets overhead", etc. Soprattutto nello sviluppo di caccia di quinta
generazione le difficoltà tecniche e gestionali sono colossali. Per
fare un paragone andare sulla Luna in 10 anni come si fece negli anni
'60, ma cominciando oggi, sarebbe impossibile, indipendentemente dal
budget dedicato. Sembra un paradosso ma è così: certa tecnologia ha
raggiunto livelli di difficoltà quasi ingovernabili, ma a fronte di
prestazioni e margini di sicurezza inimmaginabili 40 anni fa. In più,
nel settore militare non si può semplicemente tornare indietro e
rinunciare alle nuove tecnologie, perche gli "altri" ne potrebbero
disporre.
Tuttavia da quello che ho letto mi è parso di capire che i problemi di
cui sta soffrendo l'F-35 siano nettamente superiori alla norma. Tra
ritardi, costi impressionanti (ricordo che obiettivo del progetto era
quello di RIDURRE i costi per apparecchio, attraverso la condivisione
di un disegno di base tra versioni diverse, mentre il costo per esemplare
è aumentato di oltre l'80% al momento), difficoltà tecniche, ho
l'impressione, coadiuvata anche dalle motivazioni esplicite dietro al
ritiro di alcuni importanti partner dal progetto come il Canada, che
l'F-35 abbia e avrà comunque prestazioni nettamente al di sotto delle
specifiche di progetto, a costi nettamente superiori al previsto e con
ritardi mostruosi nella consegna dei velivoli e dei vari aggiornamenti
software necessari per l'operatività e l'integrazione.
Ma ci sono anche altri aspetti da considerare. Le necessità tattiche e
strategiche di un paese posizionato come l'Italia non mi paiono così
ovviamente in linea con quelle di un aereo così sofisticato. Questo
discorso è oggettivamente complesso, ma non mi sembra nemmeno così
ovvio che un aereo così sofisticato, costoso e performante come l'F-35
sia la risposta corretta. L'integrazione con il nostro sistema di
Difesa non mi sembra sia stato, infine, considerato abbastanza. Noi
non abbiamo una superiorità aerea da difendere sul teatro
internazionale.
Viene quindi da chiedersi il perché di questa scelta.
Vista la storia recente della Lockheed (adesso Lockheed-Martin), e
l'aggressività delle grandi aziende USA impegnate nel militare (con
cui ho a che fare per motivi di lavoro), e visti i mostruosi
interessi in gioco (al momento attuale il budget complessivo è intorno
ai 400 miliardi di dollari, e destinato a entrare secondo alcuni in
una "spirale della morte" - vedi
http://reut.rs/19vb4Nc -
a causa della caduta nel numero di esemplari
previsti), mi sono fatto l'idea che dietro ai contratti stilati
dall'Italia potrebbero esserci fenomeni di corruzione. Non sto
accusando nessuno, per carità, solo facendo un discorso
probabilistico, "bayesiano", per usare un termine tecnico. L'occasione
fa l'uomo, e soprattutto il politico (quello italiano poi...), ladro,
e questa azienda in particolare ha un record di corruzione notevole
(vedi per es.
http://bit.ly/15ow1om), al punto che
l'amministrazione di Jimmy Carter fu costretta ad approvare il
Foreign Corrupt Practices Act proprio per difendere la propria
reputazione internazionale dopo i molteplici casi di evidente
corruzione causati dalla Lockheed. La storia è vecchia, si dirà, ma
storie più recenti, per esempio avvenute in Canada e Australia proprio in
relazione al "procurement" dell'F-35, portano alla stessa conclusione
(vedi
http://bit.ly/15ozzHl, oppure questo filmato di Channel 4:
http://www.youtube.com/watch?v=pteMgYPm1xM, in inglese).
Anche perchè onestamente non si capisce il motivo per cui ci si sia
gettati anima e corpo in un'avventura del genere a fronte di commesse
tutto sommato secondarie, quando un progetto di caccia europeo,
l'Eurofighter, con il quale collaborare (quasi) alla pari, c'era già.
Molte delle funzionalità dell'F-35, come le "stealth", o
le varie versioni, non sembrano così importanti nella situazione
odierna italiana, anche tenendo conto di possibili "black swan", cioè
di crisi internazionali al momento imprevedibili. Ma la Cina è
lontana, e situazioni come quelle della Prima Guerra del Golfo non mi
sembrano richiedere l'impiego di tecnologie molto sofisticate per
essere combattute, ANCHE ammettendo che la risposta militare sia la
migliore e oltretutto necessaria.
Sulla terza domanda (rapporto costi/benefici di un eventuale ritiro dal
programma), non è facile capire bene come stanno le
cose. L'ideologia qui mi sembra che spesso sovrasti la ragione,
specialmente in Italia. Ma a questo ci siamo abituati ormai. Quando ad
esempio Napolitano dice che il Parlamento non ha diritto di decisione
sulla questione, mi pare che le risposte di molti siano piuttosto
frettolose: Napolitano può sbagliare o meno, ma le sue scelte devono
essere dettate dal suo ruolo di Presidente, non da quello che piace o
meno a noi. Personalmente in mezzo a tutta questa confusione non ho
capito se l'appunto giuridico che ha fatto sia corretto o meno.
Comunque sia, tornando al problema del ritiro dal contratto di
acquisto, mi pare che alcuni Paesi lo abbiano fatto. E senza grossi
problemi tutto sommato. Certamente l'Italia, al contrario del Canada,
é un partner di secondo livello, per cui dei problemi ci
potrebbero essere.
Anche l'argomento della perdita di posti di lavoro mi pare francamente
risibile. Spendere nell'aeronautica invece che in altro può essere una
scelta come un altra, più efficace o meno efficace. Naturalmente
spendere in Ricerca e Sviluppo può essere meglio che spendere, per
esempio, in strade o magari anche in scuole, visto che la ricaduta
sull'industria e l'occupazione può essere superiore, almeno nel breve
termine (anche se io preferirei lo stesso le scuole, vista la situazione
attuale). Ma questo potrebbe essere
fatto investendo in un progetto di caccia europeo, o nello spazio, o
nell'elettronica. Quindi il problema è valutare quanti posti di lavoro
si otterrebbero con questa scelta RISPETTO agli altri investimenti
possibili, non di valutare le perdite nel settore. Il denaro già speso?
Non sarebbe la prima volta che ci si ritira da n progetto. E comunque,
ripeto, se il progetto F-35 dovesse essere annullato o fortemente
ridimensionato, come possibile, con conseguente aumento dei costi
e riduzione del numero di esemplari esportati, quei soldi l'Italia potrebbe
perderli tutti.
Detto questo, alla fine bisogna arrivare ad una conclusione, e
decidere da che parte schierarsi. In base a quello che ho scritto, io
ho deciso: l'italia deve ritirarsi dall'acquisto degli F-35, aerei
costosi, probabilmente inutili, e soprattutto a rischio di fallimento
e di "spiral of death" nei costi. Anche per aiutare la costruzione
dell'Europa e l'indipendenza, ebbene si, dagli USA, nel settore della
Difesa. Resta da valutare quali sarebbero i costi/benefici economici
di questa scelta. La cosa, ripeto, non è chiara, ma è un fatto che
acquistare questi aerei oggi, con tutti i problemi presenti, potrebbe
rivelarsi un azzardo economico mostruoso.
Per questo ho firmato la petizione contro l'acquisto promossa da
Avaaz, che potete trovare qui:
http://bit.ly/1a3mqV7. Non servirà a
molto, ma voglio essere contato tra i contrari quando le varie forze
politiche dovranno valutare, magari in base a biechi calcoli
elettoralistici, l'opportunità o meno di votare per l'acquisto. E
invito tutti a informarsi e magari a fare altrettanto.