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Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 27/12/2008, 12:55

l commento Iran, Hamas, Hezbollah, bomba demografica araba
Le quattro facce dell’Apocalisse
che minacciano lo Stato ebraico

Sono queste le sfide che gli israeliani, vincolati da norme liberali e democratiche di stampo occidentale, trovano difficili da affrontare e risolvere

Molti israeliani oggi si sentono accerchiati dai muri— e dalla storia— nel loro Stato, nato 60 anni or sono, proprio come lo furono nel 1967, alla vigilia della «Guerra dei sei giorni» in cui sconfissero gli eserciti di Egitto, Giordania e Siria nel Sinai, in Cisgiordania e sulle alture di Golan. Durante le settimane che precedettero il conflitto gli egiziani avevano scacciato le forze di pace dell’ONU dal confine tra Sinai e Israele, sbarrato lo Stretto di Tiran alle navi israeliane e al traffico aereo, messo in campo cinque divisioni corazzate e di fanteria sulla frontiera di Israele e firmato una serie di patti militari con Siria e Giordania, che consentivano loro il dispiegamento di truppe in Cisgiordania. Le stazioni radio e i leader politici dei Paesi arabi strombazzavano di ora in ora l’annuncio dell’imminente trionfo: gli ebrei sarebbero stati scaraventati in mare. Gli israeliani, o piuttosto gli ebrei israeliani, cominciano a provare le medesime sensazioni avvertite dai loro genitori in quei giorni apocalittici che precedettero l’attacco dell’esercito israeliano.

Oggi Israele è uno Stato molto più prospero e potente - all’epoca contava poco più di due milioni di abitanti (contro i 5,5 milioni attuali), un bilancio di meno del venti percento di quello odierno e nessun deterrente nucleare - eppure la stragrande maggioranza della popolazione guarda al futuro con profonda apprensione. I presentimenti più cupi scaturiscono da due fonti generali e da quattro cause specifiche. I problemi generali sono semplici: innanzitutto, il mondo arabo e in genere islamico, malgrado le speranze israeliane dal 1948 a oggi, non ha mai riconosciuto la legittimità della creazione di Israele e continua a opporsi alla sua esistenza, nonostante i trattati di pace firmati dai governi di Egitto e Giordania con lo stato ebraico rispettivamente nel 1979 e nel 1994. Secondo: mentre l’Olocausto sfuma ormai sempre di più in un ricordo sbiadito e lontano e le pressioni del mondo arabo emergente e desideroso di affermare la sua potenza si fanno incalzanti, l’opinione pubblica in Occidente (e in democrazia, i governi non possono far altro che seguirla) si allontana gradualmente da Israele, mentre guarda con sospetto il trattamento riservato dallo Stato ebraico ai vicini palestinesi e ai suoi cittadini arabi.

E’ indicativa la popolarità di alcune recenti pubblicazioni assai critiche verso Israele, come Pace non apartheid in Palestina, di Jimmy Carter, e La lobby israeliana e la politica estera americana, di John Mearsheimer e Stephen Walt. Solo un paio di decenni fa, tali libri avrebbero suscitato scarso interesse. Per entrare nello specifico, Israele deve affrontare una combinazione di minacce, tutte ugualmente terrificanti. A est, l’Iran si affretta a completare il programma nucleare, che secondo gli israeliani e i servizi di spionaggio internazionali è destinato alla produzione di armi atomiche. E questo, abbinato alle ripetute smentite da parte del presidente iraniano Ahmadinejad dell’esistenza dell’Olocausto (e dell’omosessualità in Iran), che basterebbero a provare la sua irrazionalità, e ai pubblici appelli a distruggere lo Stato ebraico, mette sulle spine i leader politici emilitari di Israele. A nord, il movimento fondamentalista libanese di Hezbollah, anch’esso votato alla distruzione di Israele, si è riarmato fino ai denti dall’estate del 2006, quando la guerra lanciata da Israele per sbarazzarsi di quell’organizzazione non ha dato i risultati sperati. Oggi, secondo le stime dei servizi segreti israeliani, Hezbollah dispone di un arsenale bellico doppio rispetto al 2006, che consiste di 30-40.000 missili di fabbricazione russa forniti da Siria e Iran, alcuni dei quali possono raggiungere le città di Dimona e Tel Aviv.

Se dovesse scoppiare un conflitto
tra Israele e l’Iran, o Israele e la Palestina, certamente Hezbollah si getterà nella mischia. A sud, Israele deve vedersela con il movimento islamista di Hamas, che controlla la Striscia di Gaza e la cui costituzione o statuto promette di distruggere Israele e di ricondurre ogni centimetro quadrato della Palestina sotto il governo e la legge dell’Islam. Oggi Hamas vanta un esercito di migliaia di uomini, uno spiegamento di molte migliaia di missili—i razzi Qassam di fabbricazione locale e i missili Katyusha e Grad di provenienza russa, finanziati dall’Iran e contrabbandati attraverso tunnel dal Sinai, mentre l’Egitto chiude un occhio—la cui gittata raggiunge le città di Ashkelon, Ashdod, Kiryat-Gat e i sobborghi di Beersheba. Le ultime settimane hanno visto un martellamento giornaliero di Qassam contro gli insediamenti israeliani di confine, provocando disperazione, panico e fuga. L’opinione pubblica e il governo israeliano ne hanno avuto abbastanza e l’esercito si prepara a lanciare una pesante controffensiva nei prossimi giorni. Ma non basterà a risolvere i problemi sollevati da una Striscia di Gaza popolata da un milione e mezzo di palestinesi impoveriti e disperati, governati da un regime di fanatici che odiano Israele. E una massiccia operazione di terra da parte di Israele, allo scopo di invadere la Striscia e distruggere le milizie di Hamas, con ogni probabilità si ritroverebbe impantanata prima ancora di riuscire nel suo intento. Senza contare che, se l’offensiva dovesse andare a segno, il nuovo dominio di Israele su Gaza, senza limiti di tempo, risulterebbe ugualmente inaccettabile.

Ma se Israele non prende una decisione, il futuro è carico di presagi altrettanto spaventosi. I Qassam, a differenza dei Katyusha e dei Grad, sono armi relativamente innocue — solo una dozzina di israeliani hanno perso la vita in questi attacchi nell’ultimo decennio— ma si dimostrano molto efficaci nel seminare terrore e sgomento. Se aumenta il rischio di lanci missilistici, come avverrà inevitabilmente con il crescente arsenale di Hamas, la vita nel Sud di Israele potrebbe diventare intollerabile. La quarta minaccia immediata è interna allo Stato di Israele e proviene dalla minoranza araba. Nel corso degli ultimi due decenni, i cittadini arabi di Israele (che ammontano a 1,3 milioni) si sono sostanzialmente radicalizzati, rivendicando apertamente la loro identità palestinese e abbracciando la causa nazionale della Palestina. La maggior parte di essi afferma di sostenere il loro popolo, anziché il loro Stato (Israele). Molti leader di questa comunità, approfittando delle istituzioni democratiche israeliane, hanno appoggiato più o meno dichiaratamente Hezbollah nel 2006 e invocano all’unisono una qualche forma di «autonomia » e lo scioglimento dello Stato ebraico. Non sul campo di battaglia, ma in campo demografico gli arabi si sono già assicurati la vittoria: il tasso di natalità tra gli arabi israeliani è tra i più elevati al mondo, con 4-5 figli per famiglia (contro i 2-3 figli per famiglia tra gli ebrei).

Gli esperti sono convinti che a questo ritmo verso il 2040 o il 2050 gli arabi rappresenteranno la maggioranza della popolazione israeliana. E nel giro di cinque-dieci anni gli arabi (gli arabi israeliani sommati a quelli che risiedono in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza) formeranno la maggioranza della popolazione in Palestina (il territorio che si estende tra il fiume Giordano e il Mediterraneo). Ma le frizioni tra israeliani e minoranza araba costituiscono già un fattore politico assai preoccupante. I leader arabi di Israele reclamano da tempo l’autonomia e nel 2000, all’inizio della seconda Intifada, migliaia di giovani arabi israeliani, per solidarietà con i loro fratelli nei territori semi-occupati, hanno scatenato disordini lungo le principali arterie israeliane, bloccando il traffico, e nelle città a popolazione mista.

Gli ebrei israeliani temono che alla prossima occasione i tumulti saranno molto peggiori e considerano la minoranza araba come una potenziale Quinta colonna. In queste minacce specifiche, che siano a breve, medio e lungo termine, il denominatore comune è il fattore della sorpresa. Tra il 1948 e il 1982 Israele è riuscito a fronteggiare senza troppe difficoltà gli eserciti convenzionali arabi, sgominandoli in più occasioni. Ma la minaccia nucleare iraniana, geograficamente distante, e il complesso dei gruppi Hamas-Hezbollah, capaci di operare scavalcando confini internazionali e insediandosi fin nel cuore di città ad alta densità di popolazione, sommati al crescente scontento dei cittadini arabi di Israele verso lo Stato in cui vivono, presentano oggi un pericolo di natura completamente diversa. Sono queste le sfide che il popolo e i politici israeliani, vincolati da norme di comportamento liberali e democratiche di stampo occidentale, trovano difficili da affrontare e risolvere.

(traduzione di Rita Baldassarre)
Benny Morris
27 dicembre 2008
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Offensiva israeliana su Gaza

Messaggioda franz il 27/12/2008, 12:59

L'attacco dopo i ripetuti lanci di razzi dei giorni scorsi
Offensiva israeliana su Gaza
«140 morti e 200 feriti»

Distrutte alcune caserme della polizia nel territorio palestinese controllato da Hamas

GAZA - La durissima offensiva israeliana contro Gaza è arrivata dal cielo: una serie di raid aerei lanciati in mattinata hanno colpito il porto e quasi tutti i posti di polizia della principale città del territorio controllato da Hamas. Obiettivi distrutti, ma il bilancio delle vittime è gravissimo: fonti mediche parlano di 120 morti e 200 feriti tra i palestinesi solo a Gaza. Tra le vittime anche il capo della polizia, Tawfiq Jabber. A Khan Younis e Rafah, invece, avrebbero perso la vita altre 23 persone. L'ondata di attacchi israeliani è infatti proseguita anche in altre zone della Striscia.

LE IMMAGINI - La tv satellitare Al Jazeera ha mostrato le immagini di decine di miliziani palestinesi riversi sul terreno. Uno dei corrispondenti, commentando gli eventi, ha parlato di «una situazione terrificante» causata da «raid che avvengono in sintonia in più luoghi e in contemporanea» nei cieli della Striscia. Secondo quanto riferisce l'inviato della tv 'al-Arabiya", i raid aerei israeliani compiuti sulla striscia di Gaza hanno causato il ferimento anche di diversi bambini colpiti mentre si trovavano all'interno della loro scuole o nei dintorni.

STATO DI ALLERTA - Nel frattempo, nel sud di Israele è stato dichiarato lo stato di allerta in previsione di un intenso bombardamento con razzi e mortai da parte di gruppi armati palestinesi, La popolazione è stata invitata a non uscire in strada e a restare in aree protette o vicino a rifugi.

LA REAZIONE DI HAMAS - Hamas ha infatti «ordinato alle Brigate Ezzedine al Qassam di rispondere all'aggressione degli occupanti con tutti i modi». Lo riferisce al Jazeera. Un appello simile è stato lanciato dalla Jihad islamica: «Tutti i combattenti hanno ricevuto l'ordine di rispondere al massacro perpetrato da Israele».

AIUTI DALL'IRAN - Subito dopo l'attacco, l'Iran ha annunciato che manderà la sua prima nave di aiuti destinati alla Striscia di Gaza malgrado il blocco navale israeliano. Lo ha detto la Tv di stato iraniana. Israele pattuglia le acque costiere intorno a Gaza e accusa l'Iran, che rifiuta di riconoscere l'esistenza di Israele, di rifornire Hamas con armi. Teheran smentisce, affermando di voler provvedere esclusivamente al supporto morale di Hamas. «A dispetto del blocco del regime sionista...la nave di aiuti iraniani partirà oggi e arriverà in 12 giorni in Palestina», ha detto la televisione, aggiungendo che saranno a bordo 12 dottori iraniani e uomini addestrati per il soccorso, e che il cargo conterrà «più di 2000 tonnellate di cibo, medicine e apparecchiature».

LA CONDANNA DELL'EGITTO - Arriva anche la condanna dell'Egitto: «Condanniamo la strage senza precedenti che sta avvenendo a Gaza» ha detto ad al Jazeera, Mustafa al Faqqi, presidente della commissione Esteri del parlamento egiziano. «Il mondo non può stare a guardare quello che sta avvenendo nella Striscia».

LANCI DI RAZZI - Da giorni le autorità dello stato ebraico avevano anticipato l'intenzione di colpire dopo i ripetuti lanci di razzi in territorio israeliano. In mattinata tre palestinesi erano rimasti feriti da un proiettile di artiglieria sparato dalle truppe israeliane. Gruppi armati palestinesi avevano invece lanciato altri razzi Qassam contro il sud di Israele, colpendo un edificio nel kibbutz Shaar Hanegev, senza fare vittime. Lo riporta il Jerusalem Post.

27 dicembre 2008
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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 27/12/2008, 14:45

Hamas, l'esercito dei guerriglieri
Chi sono e come sono organizzati i combattenti estremisti nel mirino di Israele

WASHINGTON – Hamas ha modellato le sue forze cercando di imitare, per quanto possibile, gli Hezbollah libanesi. Dunque una formazione guerrigliera che tenta di comportarsi come una piccola forza armata.

L'APPARATO MILITARE - Le stime israeliane valutano in 15 mila gli uomini che compongono l’apparato militare. Ma di questi solo un migliaio – gli appartenenti alle Brigate Ezzedin Al Kassam – sono considerati davvero temibili. Sono bene addestrati, appaiono determinati e passano, agilmente, dalle azioni di guerriglia a quelle di terrorismo puro, ricorrendo anche ai kamikaze. Quanto all’equipaggiamento i militanti sono dotati di fucili Kalashnikov, M 16 americani, lanciagranate Rpg di produzione russa o cinese, mitragliatrici pesanti.

I RAZZI GRAD E KASSAM - L’unica vera arma offensiva in loro possesso è rappresentata dai razzi, con gittate che variano dagli 8 ai 40 chilometri. Di nuovo, gli israeliani ritengono che ne abbiano oltre 1000. Sono ordigni poco precisi ma in grado di tenere sotto pressione i centri abitati avversari e di procurare comunque danni. Parte dei missili sono Grad (di concezione russa) importati dai contrabbandieri egiziani, altri – i rudimentali Kassam – sono costruiti in piccole officine a Gaza.

DIFESA NEI BUNKER - In caso di un’offensiva terrestre israeliana, Hamas affiderà la sua difesa ad un sistema di bunker e rifugi creati a somiglianza di quelli Hezbollah. Uno scudo che non può fermare i tank nemici, ma certamente può rendere onerosa – in termini di vite – un’avanzata nella popolata striscia di Gaza. Più difficile per Hamas contrastare le incursioni dei caccia. Attraverso i tunnel che passano sotto il confine con l’Egitto sono stati fatti arrivare dei missili anti-aerei portatili. Per gli esperti, però, non sono sufficienti a impensierire l’aviazione israeliana.

Guido Olimpio
27 dicembre 2008
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Taub: in Israele anche chi è per la pace sostiene i raid

Messaggioda franz il 28/12/2008, 11:39

Lo scrittore Taub
«In Israele anche chi è per la pace sostiene i raid»

Per gli israeliani, di destra o di sinistra, è chiaro che l'incessante martellamento di razzi contro la popolazione civile non può essere più tollerato. Non è questione di opinione politica, né prerogativa di Israele. E' solo che gli israeliani hanno impiegato molto, troppo tempo per arrivare a questa conclusione. Immaginate 12.000 missili che si abbattono su Milano, su Dallas, o su Liverpool. Gli italiani, gli americani o gli inglesi non resterebbero a lungo con le mani in mano. Certo, non tanto a lungo quanto ha fatto Israele. Ma nel caso di Israele si applicano sempre, stranamente, due pesi e due misure. Hamas può permettersi di puntare i suoi missili contro la popolazione civile, infischiandosene delle responsabilità, mentre una qualsiasi reazione israeliana, per quanto accuratamente siano stati scelti gli obiettivi strategici, viene subito bollata come crimine di guerra. E' impossibile vincere a questo gioco — fermare cioè il lancio dei razzi — se una parte rispetta le regole e l'altra no. E' triste che si sia giunti al punto in cui solo un raid massiccio può metter fine a queste aggressioni. Se la comunità internazionale, come pure Israele, avesse adottato misure più stringenti — un boicottaggio economico, la sospensione delle forniture di gas fino alla cessazione totale degli attacchi missilistici — si sarebbe potuto evitare l'intervento militare.

Ma se Hamas non si assume mai le proprie responsabilità, e se Israele deve farsi carico dell'incolumità dei cittadini di Gaza, mentre il governo di Gaza non se ne preoccupa minimamente, allora Hamas può permettersi il ruolo dell'aggressore che veste anche i panni della vittima. Israele si è ritirato da Gaza unilateralmente, riconoscendo che l'occupazione non poteva protrarsi all'infinito. Ma da allora Hamas non ha fatto altro che dimostrare a Israele che il ritiro è stato una pessima idea. E per tutta risposta lo Stato ebraico è diventato bersaglio dei missili palestinesi. Sotto queste circostanze, il raid israeliano contro Gaza non è soltanto giustificabile, ma addirittura necessario per tutti coloro che credono che occorra metter fine anche all'occupazione della Cisgiordania. Perché per fare il passo successivo Israele deve sapere con certezza che è possibile impedire le aggressioni missilistiche, che potrebbero colpire Tel Aviv e Gerusalemme in caso di ritiro da quella regione. Per questo motivo i sostenitori della pace sono anch'essi favorevoli al raid su Gaza. E hanno ragione sia sotto il profilo morale che da un punto di vista pragmatico. Tra non molto si leveranno da ogni parte del mondo grida di condanna contro Israele, ma fino a quel momento Israele deve dimostrare a Hamas che è pronto a pagare il prezzo, anche internazionale, per ristabilire un deterrente. Qualunque altra azione sarebbe una resa ai nemici della pace.

Gadi Taub
28 dicembre 2008
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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda mauri il 28/12/2008, 19:44

se non ascoltano lui beh proviamo a mandare
un augurio di pace a tutti i popoli della terra per il nuovo anno e per quelli che verranno
mauri

Reuters - da 6 ore 13 minuti

CITTA' DEL VATICANO (Reuters) - Papa Benedetto XVI ha chiesto oggi l'immediato stop alle violenze a Gaza, dove i bombardamenti israeliani, in risposta a missili lanciati da militanti di Hamas, hanno ucciso finora oltre 270 persone.
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"Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza", ha detto il Pontefice dopo l'Angelus, di fronte alla nuova escalation di violenza in Terra Santa, dove lui stesso potrebbe recarsi per un viaggio ufficiale in maggio.

"Chiedo un sussulto di umanità e di saggezza in tutti quelli che hanno responsabilità nella situazione, domando alla comunità internazionale di non lasciare nulla di intentato per aiutare israeliani e palestinesi ad uscire da questo vicolo cieco e a non rassegnarsi alla logica perversa dello scontro e della violenza", ha aggiunto Benedetto XVI.

Le autorità israeliane hanno riferito oggi che l'attacco su Gaza per ora continua. Da parte sua Hamas ha giurato "vendetta per il massacro", invitando tutti i suoi combattenti a colpire Israele anche sul suo territorio con attacchi suicidi.
mauri
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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 28/12/2008, 23:17

mauri ha scritto:"Imploro la fine di quella violenza, che è da condannare in ogni sua manifestazione e il ripristino della tregua nella striscia di Gaza", ha detto il Pontefice dopo l'Angelus, di fronte alla nuova escalation di violenza in Terra Santa, dove lui stesso potrebbe recarsi per un viaggio ufficiale in maggio.

Non so se il ripristino della tregua ... e dell'inferno che la caratterizza, sia poi la soluzione migliore.
C'è una sostanziale stasi, pur tra guerre e guerriglie terroristiche, che rende un inferno la vita di milioni di persone da decine di anni.
L'inferno è dovuto, legato, creato da una mentalità che vede alcuni "nemici da distruggere" da parte di altri.
Fino a quando non si sradica quella mentalità, inculcata nei bambini fin da piccoli, già nelle scuole, le fiammate di violenza andranno avanti per anni e anni.
Bisognerebbe capire come sradicare quella cultura dell'odio.
L'europa ci è riuscita ma lo ha fatto passando per una prova orribile, con 40 o 60 milioni di morti.
Per dirla con Freud, in risposta alle domande di Einstein sui perché della guerra (carteggio 1932)

"Dei caratteri psicologici della civiltà, due sembrano i più importanti: il rafforzamento dell'intelletto,
che comincia a dominare la vita pulsionale, e l'interiorizzazione dell'aggressività, con tutti i
vantaggi e i pericoli che ne conseguono. Orbene, poiché la guerra contraddice nel modo
più stridente a tutto l'atteggiamento psichico che ci è imposto dal processo civile,
dobbiamo necessariamente ribellarci contro di essa: semplicemente non la sopportiamo
più; non si tratta soltanto di un rifiuto intellettuale e affettivo, per noi pacifisti si tratta di
un'intolleranza costituzionale, pcr così dire della massima idiosincrasia.

E mi sembra che le degradazioni estetiche della guerra non abbiano nel nostro rifiuto una
parte molto minore delle sue crudeltà.
Quanto dovremo aspettare perché anche gli altri diventino pacifisti? Non si può dirlo,
ma forse non è una speranza utopistica che l'influsso di due fattori un atteggiamento
più civile e il giustificato timore degli effetti di una guerra futura - ponga fine alle guerre
in un prossimo avvenire. Per quali vie dirette o traverse non possiamo indovinarlo.
Nel frattempo possiamo dirci: tutto ciò che promuove l'evoluzione civile lavora anche
contro la guerra. "


Ma quale evoluzione civile c'è in quei luoghi se fin da piccoli ai bambini palestinesi si insegna
il martirio contro l'odiato nemico sionista? C'è un sostanziale laveggio del cervello che iniza
nell'infanzia, anche sui banchi di scuola ed è ovvio che chi semina vento poi raccoglie tempesta
e le elezioni non sono affatto "libere" ma segnate dalla demagogia e dal populismo dei signori
della guerra.

Ciao,
Franz
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Crimini contro Dio e contro l'umanità a Gaza

Messaggioda Stevin il 30/12/2008, 9:41

Quella che viene dipinta come la solita azione difensiva contro "terroristi" è in realtà un'operazione di pulizia etnica pianificata da almeno sei mesi.

Qualunque stato che commettesse massacri del genere sarebbe messo al bando dalla comunità internazionale.
Israele no.

Guardate cosa fanno, chi bombardano veramente, per voce di chi si trova sul territorio.


http://guerrillaradio.iobloggo.com/

Guardate cosa ne pensa un ebreo che ha rinnegato Israele

http://www.comedonchisciotte.org/site/m ... =0&thold=0

Fin quando durerà la nostra ipocrisia che sconfina in complicità?
Stevin
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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 30/12/2008, 13:09

l vicepremier di Gerusalemme: "Nella Striscia governi chiunque tranne loro"
Il ministro Livni: "In guerra i civili pagano un prezzo". L'Anp sospende i negoziati

Israele: "Vogliamo rovesciare Hamas"
E l'Onu chiede la tregua immediata

Ban Ki-moon: "Entrambe le parti cessino il fuoco", appello ai leader arabi
E domani pomeriggio vertice straordinario dei ministri degli Esteri europei

ROMA - Continuano senza sosta i raid sulla Striscia di Gaza. E mentre sul terreno piovono le bombe israeliane da un lato, e i razzi palestinesi dall'altro, prosegue anche la guerra di parole. "Vogliamo rovesciare Hamas", dice da Gerusalemme il vicepremier del governo Olmert. Mentre sul fronte palestinese l'Anp dichiara la sospensione dei negoziati di pace. Il tutto nel giorno in cui il segretario generale Onu, Ban Ki-moon, chiede a entrambe le parti un cessate il fuoco immediato. Per domani, poi, è previsto un vertice straordinario dei ministri degli Esteri Ue, centrato sulla crisi in Medio Oriente. E intanto il titolare della Farnesina, Franco Frattini, in un'intervista al Tg1 fa appello alla Lega Araba "perché finiscano i lanci di missili da parte di Hamas che purtroppo ha violato la tregua: è un'organizzazione terroristica e lo sta dimostrando".

La posizione del governo israeliano. Il vice primo ministro Haim Ramon, che è anche membro del gabinetto di sicurezza, dichiara in tv che "l'obiettivo dell'operazione è di far cadere il regime di Hamas. Fermeremmo immediatamente l'operazione se ci fosse qualcuno che si mettesse alla guida di Gaza, chiunque tranne Hamas. Quello che fa l'esercito israeliano in questo momento è impedire ad Hamas di controllare il territorio. Hamas non è una superpotenza, come la Russia o gli Usa ma un'organizzazione terrorista che ha preso il controllo con la forza contro tutte le leggi internazionali". E sempre oggi il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, interviene sulle perdite palestinesi: "Purtroppo in guerra qualche volta anche i civili pagano il prezzo. Noi cerchiamo di evitare vittime civili, Hamas cerca i bambini da uccidere. Sta prendendo di mira, in maniera deliberata, le scuole e gli asili, cittadini e civili perché questo rispecchia i loro valori. I nostri valori sono completamente diversi".

L'Anp lascia i negoziati. L'Autorità nazionale palestinese annuncia la sospensione dei colloqui di pace con Israele, e la moratoria su tutti i contatti politici. A dirlo è il capo dei negoziatori Abu Ala: "Non è possibile trattare di fronte alla portata degli attacchi contro i palestinesi", dichiara.

La Casa Bianca: "Stop ai razzi". Hamas fermi i lanci di Qassam e "accetti una tregua duratura": questo il monito che arriva da Washington. A parlare è il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale, Gordon Johndroe: "Questo è ciò a cui gli Stati Uniti stanno lavorando. Israele, prosegue, "ha chiarito che non ha alcuna intenzione di rioccupare Gaza", sta solo "dando la caccia ai terroristi che lanciano razzi e colpi di mortaio e sta prendendo i provvedimenti che ritiene siano necessari per affrontare la minaccia terroristica".

L'Onu chiede la tregua. Il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, chiede a Israele e Hamas "un cessate il fuoco immediato". Ribadisce che le violenze messe in atto da Hamas "sono inaccettabili" ma giudica troppo pesante la risposta israeliana: "L'eccessivo uso della violenza a Gaza è da condannare". E si appella ai leader dei paesi arabi: "Ritengo che i partner internazionali e regionali non abbiano fatto fatto abbastanza. I ministri degli Esteri dei paesi arabi si incontreranno presto per un meeting di emergenza. Li esorto ad agire rapidamente e in modo decisivo per porre fine a questa impasse''.

I leader europei
. Domani a Parigi, alle 18,30 si tiene un vertice straordinario dei ministri degli Esteri Ue, convocato dalla Francia. Oggi invece il Quirinale riferisce di un colloquio telefonico tra il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente israeliano Shimon Peres, sulla crisi in atto e sulle condizioni per riprendere un dialogo di pace. Da Londra, il ministro degli Esteri britannico, David Miliband, giudica "inaccettabile" la morte di bambini e di altri innocenti, sotto le bombe. Angela Merkel telefona al premier Ehud Olmert: "La colpa della situazione è di Hamas ma attenzione alle vittime civili", dice.

(29 dicembre 2008)
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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda Stevin il 30/12/2008, 17:26

E qualcuno osa pure chiedere spiegazioni al governo israeliano! E' una vergogna!

GAZA: IN LIBANO NAVE UMANITARIA SPERONATA DA ISRAELIANI

E' riuscita ad approdare a Tiro, citta' nel Libano del sud, la nave umanitaria 'Dignity' intercettata e speronata qualche ora prima da una motovedetta israeliana, mentre cercava di raggiungere la Striscia di Gaza per consegnare altre tre tonnellate e mezza di generi di prima necessita', per lo piu' medicinali destinati alla popolazione dell'enclave palestinese, sottoposta a continui bombardamenti aerei. L'imbarcazione, lunga una ventina di metri, battente bandiera britannica e appartenente al movimento pacifista 'Free Gaza' che ha sede negli Stati Uniti, e' stata scortata in porto da un'unita' della Marina Militare di Beirut e da diversi pescherecci, che issavano vessilli libanesi ma anche dei partiti locali d'ispirazione sciita, a cominciare da Hezbollah; sul molo l'attendeva una folla enorme, tanto libanesi come palestinesi, che ne ha salutato l'arrivo con un boato. Tutti illesi i sedici membri dell'equipaggio, di varia nazionalita'; ma la 'Dignity' al momento non e' in grado di navigare ulteriormente: sulla chiglia era infatti ben visibile un vasto squarcio provocato dalla collisione e, stando a fonti del gruppo umanitario, avrebbe anche imbarcato parecchia acqua dopo l'attacco della motovedetta, dalla quale sarebbero inoltre partite diverse raffiche di armi automatiche. Quest'ultimo particolare e' stato tuttavia smentito da un portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor, il quale ha ammesso invece che si e' verificato un "contatto fisico" tra il battello della Guardia Costiera e la nave, salpata nella serata di ieri da Cipro. La radio statale di Nicosia ha riferito frattanto che il governo cipriota intende chiedere spiegazioni a Israele per l'accaduto: tanto piu' che a bordo erano presenti tre connazionali, compresa la deputata Eleni Theocharous.

(30 dicembre 2008)
Stevin
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Re: Le 4 facce dell’Apocalisse che minacciano lo Stato ebraico

Messaggioda franz il 30/12/2008, 18:58

da repubblica e dal corriere online.
Giordania: "Israele ha autorizzato ingresso medici e ospedali da campo"

Secondo quanto riferisce un diplomatico giordano, Israele ha autorizzato l'ingresso di 21 ufficiali medici giordani e di 4 ospedali da campo nella striscia di Gaza. Funzionari della difesa israeliani hanno invece confermato che il governo di gerusalemme ha autorizzato oggi l'ingresso di 100 camion carichi di aiuti e generi di prima necessità, inviati dalla giordania e dalla turchia. Entreranno anche cinque ambulanze donate da Ankara, Turchia, ai servizi di pronto soccorso di Gaza.

Sul piano militare ecco un rescoconto di fonte israeliana.

Solo ora che si inizia a conoscere l’identità di una parte degli uomini morti o feriti nella striscia di Gaza, si può incominciare a capire le dimensioni del colpo inferto alla struttura operativa di Hamas dalla controffensiva israeliana lanciata sabato. Non si tratta, è vero, dei massimi dirigenti o comandanti, ma tutta una serie di capi di medio livello sono stati pesantemente colpiti.

Gli esperti delle forze aeree che analizzano le informazioni di intelligence che pervengono in queste ore dai luoghi bombardati possono ora fornire una parziale spiegazione alla domanda che preoccupa tutti in Israele: come mai Hamas non ha ancora sparato le migliaia di razzi accumulati nei suoi arsenali?

Una delle ragioni è che sono stati distrutti i centri di informazione, e che sono stati uccisi o feriti gli ingegneri, i comandanti delle unità di lancio dei Qassam e coloro che erano incaricati di fabbricare i missili. Le forze israeliane hanno colpito edifici che nascondevano negli scantinati gli arsenali di Hamas. Le munizioni sono esplose, i muri sono crollati e ora è difficile entrare in questi luoghi e portar fuori i Qassam ancora utilizzabili. Inoltre, è stata distrutta la maggior parte delle postazioni permanenti di lancio che erano state approntate in anticipo.

L’attacco sferrato il primo giorno ha destabilizzato la struttura di comando di Hamas. Sono morti i comandanti di medio e basso livello, il sistema di comunicazioni è collassato, i sistemi di comando e controllo sono andati in pezzi. I comandanti non hanno modo di tenersi in contatto con le loro unità. Le forze israeliane hanno bersagliato le antenne del sistema dei telefoni cellulari e la stazione televisiva al-Quds. Regna un caos totale.

E dove sono andati a finire i 15-20mila “soldati” di Hamas? Finché le Forze di Difesa israeliane non invadono via terra la striscia di Gaza, in pratica servono a poco. Alcuni di loro hanno perso i contatti coi loro comandi. Altri si sono disfatti dell’uniforme e si sono mescolati alla popolazione civile. Altri ancora stanno nascosti nelle moschee.
L’ala militare di Hamas non è stata distrutta, è stata semplicemente destabilizzata almeno per tutte le prime 48 ore della controffensiva israeliana: uno shock che si è manifestato nel numero relativamente basso di razzi lanciati da Hamas nei primi due giorni.

Tuttavia, questa è solo la metà piena del bicchiere. Questi successi non sono una sorpresa per le alte sfere della difesa israeliana: è in pratica l’esatto scenario che appariva nelle simulazioni condotte dalle forze armate in preparazione della controffensiva anti-Hamas.

Tuttavia c’è anche il mezzo bicchiere vuoto: secondo quelle stesse simulazioni, Hamas è in grado di riprendersi dal primo colpo. Per ora sembra che al gruppo ci voglia più tempo di quanto previsto, probabilmente perché gli attacchi aerei sono stati persino più precisi ed efficaci di quanto preventivato. Ma se la pressione dovesse cessare, anche solo un po’, Hamas si riprenderebbe. I comandanti raggiungerebbero le loro unità, raccoglierebbero i missili utilizzabili, riunirebbero le truppe e attuerebbero i piani su cui si erano addestrati finora.

Per ora, il lancio di razzi, anche quelli a maggiore gittata, riflette il grado di difficoltà in cui versa Hamas: sparano ad ogni costo, pur di dimostrare che sono ancora vivi e attivi.
(Da: YnetNews, 29.12.08)
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