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Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Messaggioda franz il 21/05/2013, 10:12

Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Il voto di Bologna spacca la sinistra
L'ex premier si schiera al referendum. Guccini sostiene invece l'altro fronte

BOLOGNA - Come ai bei tempi. Passione sanguigna e cazzotti verbali.
Sotto i portici delle Due Torri tornano atmosfere da laboratorio politico (con qualche tendenza vagamente rissaiola). E poco importa se molti avrebbero fatto volentieri a meno di questo referendum consultivo (si vota domenica) che, nelle intenzioni dei promotori di «Articolo 33», punta ad abolire i finanziamenti comunali (un milione l'anno) alle scuole d'infanzia private (quasi tutte cattoliche), sostenendo che in tempi di vacche magre il pubblico non può fare regali, perfettamente consapevoli di piazzare così una vera e propria bomba sotto quel sistema convenzionato che a Bologna nacque una ventina di anni fa per poi essere esportato in mezza Italia (a cominciare dalla Parma di Grillo e dalla Puglia di Vendola: solo per citare due tra coloro che ora vorrebbero abolire i fondi). «Guerra di religione, ideologizzata e strumentale» grida il composito fronte schierato per il mantenimento dei contributi: Pd, Pdl, Udc, Cisl, Cei (cardinale Bagnasco in testa). «No, solo rispetto della Costituzione, là dove esclude qualsiasi onere per lo Stato» ribattono i referendari: Sel, 5 Stelle, associazionismo e intellettuali (Andrea Camilleri, Margherita Hack, Sabina Guzzanti).

L'un contro l'altro armati, i due eserciti. In mezzo, un centrosinistra spaccato. E un Pd (a cominciare dalla giunta Merola) sotto assedio. Una partita che schiera pezzi da novanta. A partire da due personalità che, guarda caso, si sono fronteggiate di recente nella suicida (per il Pd) corsa verso il Quirinale. Stefano Rodotà guida sin dalle prime battute il fronte di chi vuole abolire i fondi. Romano Prodi, invece, è uscito allo scoperto solo ieri, schierandosi per il mantenimento dell'attuale modello. «Voterò l'opzione B (utilizzare le risorse finanziarie per le scuole paritarie private, ndr ): perché bocciare un accordo che ha funzionato bene per tanti anni e che ha permesso, con un modesto impiego di mezzi, di ampliare almeno un po' il numero dei bambini ammessi alla scuola d'infanzia?», si chiede l'ex premier. Che però aggiunge: «Sarebbe stato meglio evitare il referendum perché apre in modo improprio un dibattito che va oltre i ristretti limiti del quesito stesso. E mi chiedo anche perché argomenti che potrebbero essere risolti in serenità debbano sempre finire in rissa».

Alla carta Prodi, i referendari hanno subito opposto quella del cantautore Francesco Guccini, sostenitore «con il cuore» delle ragioni di chi vuole abolire i contributi comunali: «Non posso non fare mia la lezione di Piero Calamandrei - scrive -, contenuta nel celebre discorso "In difesa della scuola nazionale"». Al suo fianco, il segretario di Prc, Paolo Ferrero: «Prodi si sbaglia di grosso! Non a caso, questa regalia di denaro pubblico ai privati è cominciata con l'Ulivo». Sceglie invece la linea del silenzio, dopo un duro scontro con Vendola, il sindaco Merola. Non prima però di lanciare le ultime frecciate dalle colonne del supplemento di Avvenire : «Anche se vincessero i referendari, il sistema integrato è nel mio programma e lo porterò avanti. La verità è che si usa questa consultazione come grimaldello per fare male al Pd». E Francesca Puglisi, capogruppo pd in commissione Istruzione del Senato, ammonisce: «Abolire le convenzioni aggraverebbe il problema con il rischio che venga messa in discussione la gratuità delle materne».

Francesco Alberti 21 maggio 2013 | 8:14 www.corriere.it
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Re: Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Messaggioda flaviomob il 21/05/2013, 10:20

"Questa sera non posso essere con voi, ma sono qui con il cuore ad accompagnare la vostra campagna. Questa sera sono a Pistoia a discutere di viaggi e incontri ai Dialoghi sull'Uomo e questa coincidenza mi porta a pensare proprio alla scuola - e alla scuola dell'infanzia, pubblica laica e plurale - come uno dei luoghi fondamentali dove l'uomo prende forma e inizia il suo viaggio. Entrare alla scuola pubblica, ove si opera senza discriminazioni e senza indirizzi confessionali, è il primo passo di ogni individuo che voglia imparare l'alterità e la condivisione; è il primo passo di ogni essere umano per diventare uomo, per diventare donna... Insomma, non posso non fare mia la lezione di Piero Calamandrei, quella contenuta nel suo celebre Discorso in difesa della scuola nazionale, e da quelle parole traggo il mio augurio e il mio saluto per tutti voi: "Bisogna, amici, continuare a difendere nelle scuole la Resistenza e la continuità della coscienza morale."

Francesco Guccini


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Messaggioda franz il 26/05/2013, 20:27

Dell'endosement di Prodi abbiamo gia riferito.

In attesa del risultao referenderio, vediamo altre prese di posizione.

Dio Salvi la scuola pubblica
Massimo Famularo

Nell'accezione comune, quella che potremmo definire di tipo A, la scuola privata è quel posto dove:

Si vendono titoli di studio con valore legale a quelli che non sono capaci di conseguirlo presso le strutture pubbliche
Pochi privilegiati possono ottenere previo pagamento di un sovrapprezzo rispetto al costo della scuola pubblica un trattamento migliore o quantomeno un ambiente presumibilmente più ovattato

Immagine

Chiaro che a leggerla in questo modo, chi mai vorrebbe consegnare anche un solo euro di soldi pubblici a strutture del genere? E volendo essere poi ingenuamente legati al senso letterale delle parole, se riceve denaro pubblico, che scuola privata è?

Aggiungiamo una complicazione: esiste una funzione ulteriore alla quale assolvono alcune scuole private (è spiegato qui) ossia quella di integrare il sistema pubblico nei casi in cui questo non è in grado di soddisfare integralmente la domanda.

Come funziona?
Funziona che se la scuola pubblica ha 100 posti e 150 domande ci sono 50 studenti che restano fuori. In teoria questi dovrebbero rivolgersi alla scuola privata, pagando una retta più elevata. Invece esistono delle convenzioni, in base alle quali la scuola privata riceve un contributo pubblico e può offrire dei posti con delle rette analoghe a quelle della scuola pubblica. Quanto costano alla collettività questi contributi?

Secondo i dati disponibili su internet, un posto alla materna comunale a Bologna costa alla collettività 7000€ all'anno a fronte di meno 600€ di un posto in una scuola parificata.
Così il quadro sembra più chiaro e potremmo definire di tipo B questa terza funzione delle scuole private:

offrire una parte dei propri posti con retta analoga a quella delle scuole pubbliche
coprire la differenza con contributi pubblici
far risparmiare la collettività la differenza tra costo medio di un posto nella scuola pubblica e uno nella scuola privata

Su che cosa si vota oggi a Bologna? Link

Sul fatto che il sistema integrato pubblico-privato di scuole per l'infanzia a Bologna oggi riceve dal comune

38 Milioni per la scuola comunale che copre il 60% dell'offerta e pesa per il 95% del costo
1 milione per la scuola statale che copre il 17% dell'offerta e pesa per il 2,5% del costo
1 milione per la scuola paritaria che copre il 23% dell'offerta e pesa per il 2,5% del costo

Il referendum chiede se è il caso di spostare un milione dalla scuola paritaria alle altre 2 categorie. Come è chiaro dai numeri precedenti il milione alla paritaria consente a 1700 bambini di andare a scuola, mentre gli stessi soldi (ammesso e non concesso che le altre strutture siano immediatamente amplia bili) non coprirebbero più di 150 posti: dei 1550 bambini che avanzano che ne facciamo?
Ragioniamoci:

l'obbiettivo è lo stesso, ossia offrire un posto alla materna ad un costo per chi lo utilizza pari alla retta delle scuole pubbliche
con l'opzione A il raggiungimento di questo obbiettivo costa alla collettività 10 volte tanto
con l'opzione B oltre a costare meno il singolo posto, si può soddisfare un offerta molto maggiore 1700 invece che 150 bambini

Per una volta sarebbe il caso di accantonare le ideologie (tipo privato=cattivo vs pubblico=buono) e chiedersi:

cosa è meglio per la collettività? Pagare 7000 o 500 un posto alla materna?
cosa è meglio per i bambini? Avere 150 o 1700 posti disponibili a prezzo agevolato?

@massimofamularo

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/apologia- ... z2UQO3PwAA
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Re: Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Messaggioda franz il 26/05/2013, 20:28

Passerella di intellettuali per bloccare il finanziamento comunale alle materne private
Bologna, Il referendum sulle paritarie spacca la città
Natascia Ronchetti

Sono 400 i bimbi in lista d’attesa per un posto nelle materne pubbliche. Lacerato il Pd cittadino
I referendari hanno già raccolto 8mila firme a sostegno della scuola pubblica. Si vota il 26 maggio
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Bologna - Da una parte ci sono gli insegnanti della scuola pubblica, la Cgil e la Fiom, i grillini, tanti elettori del Pd, Sel e pezzi da novanta come il giurista Stefano Rodotà e il premio Nobel Dario Fo, alleanza trasversale raccolta nel Comitato Articolo 33. Dall’altra ci sono l’Arcidiocesi, l’apparato del partito Democratico - o almeno quel che ne resta, in un caos che ha azzerato ogni leadership - e il Comune. È una battaglia tutta politica e tutta nel centrosinistra quella che si gioca a Bologna con il referendum di iniziativa popolare sul finanziamento pubblico alle scuole materne private.

La città andrà al voto il 26 maggio, per decidere se continuare a dare soldi agli istituti privati. Vale a dire quel milione di euro, spicciolo in più o in meno, che ogni anno il Comune dirotta sulle paritarie. Un sostegno riconfermato senza tentennamenti, con una convenzione pluriennale, all’inizio del mandato, dal sindaco Virginio Merola, Pd. Uno che, da strenuo sostenitore del finanziamento, in linea con la segreteria provinciale del partito guidata da Raffaele Donini, ha perso anche l’aplomb. «Qualunque sia l’esito della consultazione non cambierà nulla», ha detto. Per poi ripiegare più mansuetamente sulle procedure: se a vincere saranno i referendari a decidere sulle paritarie sarà il Consiglio comunale, così come previsto dallo Statuto.

Tanta tensione si spiega. Il referendum è consultivo, l’esito non è vincolante. Ma se dalle urne uscirà un bel no al finanziamento il Comune non potrà non tenere conto della volontà popolare. Con l’aggravante che anche a Bologna, storica roccaforte della sinistra, la barca del Pd comincia a fare acqua, investita dallo tsunami della fine politica dei bersaniani e dalle rivolte della base, traumatizzata dalle spaccature e dal rischio di una scissione.

Per ora i referendari hanno incassato il successo politico di oltre 13mila firme raccolte in poco più di due mesi per ottenere la consultazione e oltre 8mila a sostegno della scuola pubblica. Con una parata di intellettuali e di vip schierati al loro fianco. Oltre a Rodotà e Fo, la Hack. Ma anche Salvatore Settis, Nadia Urbinati, Paolo Flores D’Arcais, Michele Serra, Andrea Camilleri. Poi attori come Riccardo Scamarcio, Valeria Golino, Valerio Mastandrea. E nessuno ha dimenticato la storica sconfitta del 1999, quando i bolognesi consegnarono la città a Giorgio Guazzaloca e al centrodestra, per punire l’autoreferenzialità del Pci-Pds-Ds che governava da mezzo secolo.

La posta in gioco è altissima. Se a poca distanza Reggio Emilia continua a brillare per gli asili nido, il capoluogo emiliano deve confrontarsi con il sogno infranto di un welfare modello. Sono oltre 400 bimbi in lista d’attesa per ottenere un posto nella scuola materna pubblica a logorare il primato di Bologna sui servizi all’infanzia. In pieno boom demografico la città non riesce più a sventolare la sua storica bandiera. La città oggi conta 128 materne, delle quali 70 comunali e 25 statali. Il 55% dell’offerta di posti fa capo ancora al Comune, ma oltre 1700 bimbi sono convogliati nelle scuole private, dove a differenza della scuola pubblica, si paga una retta.

La formula magica, per un Pd oggi stremato anche nella sua culla, si chiama «sistema integrato», per aggirare l’ostacolo dei tagli ai trasferimenti statali con la sussidiarietà. Dall’altra parte del campo, nell’alleanza trasversale per la difesa della Costituzione, rimbombano parole come laicità ma anche numeri. I referendari, infatti, spulciando le delibere comunali, hanno fatto un po’ di conti: con quel milione dirottato ogni anno sulle private si potrebbero creare altri 280 posti. Già qualche mese fa il segretario del Pd Donini aveva detto ai circoli di indicare la conferma dei finanziamenti. Ma adesso, su quel mandato, pesa l’incognita dei militanti in rivolta per le vicende nazionali. I referendari di Articolo 33, a loro volta, denunciano il boicottaggio tecnico della consultazione. Il Comune ha infatti concesso solo 200 seggi. Un numero più che congruo, secondo il sindaco e l’assessore all’Istruzione Marilena Pillati. Troppo pochi, invece, dicono i referendari, per garantire la piena partecipazione in una città di quasi 380mila abitanti.

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/referendum-asil ... z2UQOVXfRQ
Ultima modifica di franz il 26/05/2013, 20:38, modificato 1 volta in totale.
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Re: Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Messaggioda franz il 26/05/2013, 20:31

Domenica referendum a Bologna: la scelta è tra buonsenso e statalismo. Polemiche
Soldi alle paritarie? Toglierli è solo ideologia
Marco Campione*

Coi soldi agli asili privati convenzionati si mantiene un servizio variegato ed equo. Scelto per voi
Bologna discute sui suoi figli (da Flickr, foto di Antonio Ruocco)
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Domenica si vota a Bologna per un referendum consultivo voluto da cittadini bolognesi e da alcune guest star non bolognesi: Margherita Hack, Serena Dandini, Flores D’Arcais, Camilleri, Scamarcio; per non tacere dell’immancabile Dario Fo e dell’onnipresente Rodotà. Strano manchino Saviano e Celentano, altrimenti avremmo il “meglio” delle firme di un qualsiasi appello di Repubblica.

Oggetto del contendere sono le scuole dell’infanzia (le materne) paritarie. Oggi l’offerta pubblica a Bologna è composta da tre tipologie di gestore: il Comune (60%), le scuole paritarie (23%) e lo Stato (17%). Alle prime scuole sono destinati 38 milioni, alle altre circa un milione a testa. I soldi del Comune ai soggetti convenzionati servono a migliorare la qualità dell'offerta educativa e a garantire l'equità tariffaria in tutte le scuole paritarie.

I gestori dunque si integrano tra loro e non si limitano ad aumentare l’offerta ma la arricchiscono reciprocamente in quella che il Prof. Zamagni chiama “sussidiarietà circolare”. La convenzione con il Comune prevede il rispetto da parte dei privati di standard qualitativi elevati, di personale adeguatamente formato e retribuito, nonché l’obbligo di accogliere qualsiasi bambino senza discriminazione alcuna.

I referendari parlano genericamente (e impropriamente) di difesa della Scuola Pubblica e/o della Costituzione, ma stranamente omettono il dettaglio che la legge 62/2000 che ha introdotto la parità è stata più volte “difesa” dalla Corte Costituzionale (ordinanze 42/2003 e 38/2009). In realtà il quesito è molto preciso: chiede di indicare come utilizzare il milione di euro che il Comune dà alle scuole dell’infanzia in convenzione e propone due opzioni: (A) alle statali e comunali; (B) alle paritarie private, come adesso.

Se vincesse la “A” quel milione si aggiungerebbe ai 38 che già il Comune destina alle proprie scuole, incrementando così l’offerta a gestione diretta. Di quanto? Il conto è semplice: dato che un posto alla materna comunale costa circa 7.000 euro, l’offerta aumenterebbe di circa 150 unità. Peccato che oggi le paritarie accolgano più di 1.700 bambini… Com’è possibile questa differenza di costo? Le ragioni sono banali per chiunque conosca come funziona il sistema pubblico integrato di istruzione e formazione nel nostro paese. Al Comune la gestione costa più che al privato, ma soprattutto le rette a prezzo pieno di chi manda il proprio figlio in una paritaria (i gestori privati non accolgono solo bambini “convenzionati”) coprono gran parte dei costi generali.

Sorprende come persone che si dicono di sinistra non colgano il valore redistributivo delle convenzioni: le famiglie che si possono permettere la retta di una scuola privata contribuiscono a erogare un servizio a famiglie che invece versano la stessa retta che pagherebbero in una scuola a gestione comunale o statale. In questi firmatari compulsivi di appelli prevale evidentemente l’aspetto ideologico: non importa se il sistema consente di ridurre le liste d’attesa e rendere più universale un servizio essenziale; ciò che conta è impedire che soldi pubblici finanzino un privato.

L’intento è ovviamente legittimo; autolesionista, ma legittimo. L'importante è che i bolognesi sappiano qual è la posta in palio. In caso di vittoria della “A”, il risultato sarà uno solo: alcune famiglie saranno impoverite perché pagheranno rette più alte, alcune andranno in una scuola comunale (togliendo però un posto ad altri), alcune allungheranno le liste d’attesa. Nessuno di questi effetti mi sembra auspicabile e spero quindi che nelle urne prevalga la “B”. B come Buonsenso.

*tratto da QdR, Qualcosa di Riformista, pubblicato il 22 maggio 2013

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/bologna-asili#ixzz2UQOevFxU


PS: Marco, se non è un caso di omonimia, è un caro amico del PD da molti anni, Responsabile Scuola e Università presso Partito Democratico Lombardo.
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Re: Prodi: sì ai fondi alle scuole paritarie

Messaggioda franz il 26/05/2013, 20:35

Referendum Bologna, laicità (vera) cercasi
Stefano Blanco e Giampaolo Cerri

Una questione di principio.

Domani a Bologna, i cittadini saranno chiamati a decidere se mantenere o no il contributo di circa 1 milione di euro alle scuole materne paritarie cittadine, votando in un referendum (consultivo) che agita appunto questioni di principio.

I proponenti ritengono infatti che il finanziamento municipale - al 23% delle scuole materne bolognesi che servono 1.700 famiglie - violi l'articolo 33 (qui) della nostra Costituzione che, com'è noto, contempla l'istruzione privata ma "senza oneri per lo Stato".
Un principio sul quale però gli stessi costituzionalisti non la vedono tutti a lo stesso modo: Stefano Ceccanti, per esempio, spiega (qui) molto chiaramente come una certa interpretazione letterale forzi lo spirito della Carta.

Facendo un po' di storia costituzionale, lo stesso sottosegretario all'Istruzione, Gabriele Toccafondi, ricorda in questa intervista (qui) come l'autore dell'emendamento oggi agitato dagli abolizionisti, il costituente liberale Corbino, non pensasse affatto all'esclusione di contributi statali ma ne volesse negare il diritto a priori.
Oltrettutto contributi come quelli di Bologna e di migliaia di altri comuni non vengono erogati dalla licenza di questo o quell'amministratore ma sono regolati da una legge dello Stato sulla parità scolastica voluta, nel 2000, da Luigi Berlinguer, e verso la quale le eccezioni di costituzionalità non hanno avuto successo.

Ma appunto si tratta di questioni di principio.
I fatti, ricordati con chiarezza dalle colonne de Linkiesta da Marco Campione (qui), responsabile istruzione del Pd in Lombardia, dicono che tagliando quel contributo, ai costi attuali dell'istruzione scolastica statale o comunale, e cioè 7mila euro a bambino, si potrebbero realizzare 150 nuovi posti.
Il fatto è che però, con quel finanziamento, oggi a Bologna si provvede alla scuola materna di 1.736 bambini, perché i costi eccedenti vengono pagati attraverso le rette dai genitori degli stessi i quali, detto en passant, sono cittadini contribuenti e sostengono con le loro tasse anche il sistema statale e comunale.
Se, togliendo il contributo municipale, quei 1.736 bambini si riversassero sulle scuole comunali, il sindaco petroniano Virginio Merola, che non a caso è per il mantenimento dell'attuale sistema integrato, dovrebbe probabilmente sfondare i Patti di stabilità per dare risposte.

Più in generale, il fronte che si va dispiegando contro l'istruzione privata in Italia dimentica che gli studenti che frequentano le paritarie non sono, da un punto di vista educativo, figli di "N.N", che lo Stato (e gli enti locali), contribuendo in minima parte ai loro studi, riconosce lo svolgimento di un servizio pubblico, non facendo altro che assolvere al proprio dovere costituzionale (di nuovo il famigerato articolo 33).

E si dimentica poi che il contributo dello Stato avviene a fronte di standard educativi precisi, come il rispetto dei programmi (nelle primarie e secondarie), sotto la vigilanza ministeriale attraverso gli uffici scolastici, e non certo rimborsando a pié di lista le bizzarrie del genitore Tizio o del genitore Caio. Tanto per fare un esempio, nell'ultima convenzione sottoscritta dal Comune di Milano con le 96 scuole materne cittadine (qui), Palazzo Marino ha imposto, oltre a numeri massimi e minimi di alunni per classe, che quelle materne si dotassero di organi collegiali in cui le famiglie possano esercitare la loro partecipazione e l'informazione obbligatoria agli utenti circa il contributo municipale pagato.

Un dibattito che avrebbe bisogno di un po' di laicità in più, malgrado un argomento critico spesso usato sia la confessionalità di queste scuole. Perché appunto i numeri sono chiari: alle 13.657 paritarie, frequentate da 1 milione e 41mila bambini o ragazzi, nel 2013, lo Stato riconosce: 502 milioni di euro praticamente 500 euro ad alunno. Per i 7milioni e 800mila alunni delle scuole statali di ogni ordine e grado lo Stato investe oltre 7mila euro ciascuno.
A chi immancabilmente ricorda come, nelle scuole statali, le famiglie debbano portare la carta igienica da casa, mentre si finanziano le private, occorrerebbe rammentare queste cifre.
Oppure quelle dell'Ocse che, come ha tuittato (qui) nei giorni scorsi un suo analista italiano, Thomas Manfredi, vede l'Italia lontana, lontanissima dagli investimenti pubblici nell'istruzione privata che si registrano all'Estero.

Un dibattito più laico, ecco di cosa avrebbero bisogno la scuola e l'università italiane.

Immagine

parole chiave: articolo 33 / Bologna / costituzione / diritti / istruzione / libertà di educazione / referendum bologna / scuola paritaria / scuola privata

Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/blogs/buona-fam ... z2UQPxabQi
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