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La rivolta in 50 sedi del PD

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda flaviomob il 08/05/2013, 20:32

Non so se fosse "sinistra", ma quella parte di cittadini che ha mostrato di poter vincere in occasione dei referendum evidentemente non è rappresentata ne' da politici all'altezza ne' da politici coerenti... e il PD ne è primo responsabile (posizione ambigua sui referendum per poi "salire" sul carro del vincitore, posizione ambivalente e bifronte verso centro e PDL prima/dopo le elezioni politiche)... in pieno DC style...


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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda Manuela il 09/05/2013, 12:14

ranvit ha scritto:Gli elettori del Pd che si sentono presi in giro sono:
- quattro gatti quelli che rifiutano masochisticamente il Governo attuale;
- tantissimi quelli che sono incazzati neri perchè il M5S si è rifiutato anche solo di sedersi ad un tavolo a discutere!


Ancora di più quelli che non perdonano ai dinosauri del PD di avere sbagliato praticamente tutto, e al loro elettorato di non essersene liberato quando ne ha avuto l'occasione.

Sono d'accordo con flaviomob che mancano politici all'altezza, a prescindere.... ma penserei al fatto che l'elettorato che vince i referendum, poi non trova rappresentanza politica. Probabilmente è un elettorato che vota ai referendum per molti motivi (fra i quali, sommati alle molte buone ragioni, non mancano paure irrazionali e pregiudizi), difficilmente rappresentabili da una sola forza politica.
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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda ranvit il 09/05/2013, 12:42

Intanto De Luca (neo viceministro)

http://lacittadisalerno.gelocal.it/cron ... -1.7028706

De Luca a “Porta a Porta”
«Trovare risorse per i Comuni»

Il viceministro alle Infrastrutture nel “salotto” televisivo di Vespa ha parlato dell’Imu, della crisi della politica, della sburocratizzazione e dei problemi del Pd



Il neo viceministro alle Infrastrutture e sindaco di Salerno Vincenzo de Luca, ieri sera, è stato ospite della trasmissione di RaiUno “Porta a Porta” condotta da Bruno Vespa. De Luca è intervenuto su diversi argomenti di stretta attualità. Questi i punti salienti della sua partecipazione al programma.

Crisi politica ed economica. «Si continua a registrare una distanza abissale tra il dibattito politico e i problemi veri della gente normale, che ormai sempre più spesso è costretta a fare la fila alla Caritas. Tutto il dibattito sulle commissioni non dovrebbe essere al centro dell'attenzione. La testa deve concentrarsi sull'emergenza lavoro e sul dramma dei giovani che emigrano e di tanti imprenditori coraggiosi».

Governo Letta. «Quali erano le alternative a questo governo? L'unica era votare con lo stesso sistema elettorale, il che avrebbe determinato la permanenza in questa situazione di stallo».

Imu-Comuni.« Negli ultimi tre anni si sono dimezzati i trasferimenti dallo Stato ai Comuni: come si pensa, in queste condizioni, di mantenere servizi sociali e di portare avanti anche solo le manutenzioni stradali?

Concordo con l'eliminazione dell'Imu prima casa, ma attenzione alle distorsioni. Bisogna chiarire subito dove reperire le risorse per sostenere questa decisione, altrimenti la prima conseguenza è il blocco delle anticipazioni bancarie».

Sburocratizzazione.«La dimensione drammatica dei problemi del Paese è alla base del difficile compito di questo governo, il cui primo obiettivo dovrà essere la crezione di lavoro. Per farlo si dovrà anzitutto liberare il Paese dal groviglio burocratico che lo incatena, dalla sottocultura della mummificazione, dal comitatismo e dallo pseudoambientalismo: questi sono lussi che ci consentiamo e che non ci possiamo più permettere. Senza un'immediata semplificazione delle procedure l'italia rischia di morire. Eliminare il 90% controlli preventivi della PA. Noi siamo il Paese europeo con i maggiori controlli preventivi e il maggiore abusivismo. Diamo maggiore fiducia alle imprese. Poi si procede con controlli a campione e sanzioni pesanti per chi imbroglia.

PD. »Il PD deve chiedere scusa ai suoi elettori per le continue umiliazioni di queste ultime settimane. Si è ormai consumato un gruppo dirigente che ha ridotto il partito a feudi correnitizi. Obiettivi per la ripresa del partito: smantellare il correntismo, ricostruire il rapporto con il territorio, definire un chiarimento programmatico di fondo su giustizia, rapporto con i ceti professionali, cancellare quel complesso di superioritá morale spesso contraddetto dai fatti.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda flaviomob il 09/05/2013, 13:21

Sicuramente, Manuela, si può essere a favore dell'acqua pubblica anche se non si è di sinistra e si può votare Pisapia perché lo si stima, lo si considera affidabile e si condivide il suo programma anche se non si fa parte di Rifondazione o SEL. Il punto è proprio questo: quando si perdono stima e affidabilità è un attimo, dopo ci vogliono anni, forse decenni per ricucire. Ne valeva davvero la pena, PD?
Ora Berlusconi è rinviato a giudizio anche per la compravendita dei senatori che hanno fatto cadere Prodi e il PD (i cui centouno poi hanno ri-affossato Prodi... gratis, non c'è due senza tre) è appeso alle decisioni che prenderà questo personaggio "Bis-losco".
Che bella nemesi... la Banana republic da De Gregori a De Gregorio...


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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda Iafran il 09/05/2013, 13:35

flaviomob ha scritto:Ora Berlusconi è rinviato a giudizio anche per la compravendita dei senatori che hanno fatto cadere Prodi e il PD (i cui centouno poi hanno ri-affossato Prodi... gratis, non c'è due senza tre) è appeso alle decisioni che prenderà questo personaggio "Bis-losco".

Agirà "Gratis" forse solo una parte degli elettori che si reca alle urne ... (senz'altro quelli che annullano o non votano la scheda elettorale)!
Queste "bravate" le pagheranno i cittadini ... e sempre più caramente.
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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda Manuela il 09/05/2013, 18:00

flaviomob ha scritto: Il punto è proprio questo: quando si perdono stima e affidabilità è un attimo, dopo ci vogliono anni, forse decenni per ricucire. Ne valeva davvero la pena, PD?


Chiediamoci tutti "se ne valeva la pena". La sinistra alla sinistra del PD, la credibilità l'ha persa ogni volta che ha rifiutato di crescere, affondando, in nome di "principi non negoziabili" e di un'opposizione dura e pura, ogni tentativo di dare al paese un governo alternativo alla destra. La via dell'inferno è pavimentata di Rizzo, Diliberto, Pecoraro Scanio, Bertinotti, Ferrando....
E la sinistra riformista ha perso credibilità ogni volta che ha confuso il riformismo dei contenuti con l'abbassamento della soglia del rigore morale necessario in politica; così che il riformismo si è spesso tradotto nell'assenza di un vero disegno alternativo alla destra, e nell'accettazione di patti non sempre chiarissimi...
Il PD ha perso credibilità quando ha rinunciato a procedere sulla strada di un soggetto politico nuovo, riproponendo il ritorno ad un partito simil-PDS, e ad una strategia proporzionalista. Poi, la strada è stata tutta in discesa, e gli errori sono stati inanellati uno dopo l'altro come grani di rosario... ha perso, oltre alla credibilità, il senso dell'orientamento!
Così che oggi non so rispondere alla domanda "ne valeva la pena"? Nel momento in cui il PD è tornato da Napolitano a chiedergli di rinnovare il mandato, i giochi sono stati fatti: da quel momento non si poteva fare che quel che si è fatto. Prima, ne sono convinta, ci sarebbero state altre cose da fare, per evitare in tutti i modi di arrivare ad una alleanza forzata con Berlusconi. Ma adesso, la domanda è: come se ne esce? L'Italia, come ne esce?
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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda ranvit il 09/05/2013, 19:25

Napolitamo ha (purtroppo) fatto bene.... non c'è alternativa con quelle teste di rapa del M5S!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda pianogrande il 09/05/2013, 21:38

Come "recuperare il rapporto col territorio" con questo schifo di legge elettorale?
Se i voti si prendono dalla segreteria e non dai cittadini cosa glie ne frega ai candidati o aspiranti tali di avere un rapporto col territorio?
Sarebbe tempo perso intanto che nelle stanze, neanche più segrete, quelli che contano si scannano e si avvelenano, naturalmente per il bene del paese e per il servizio ai cittadini.
Per un aspirante candidato, dedicarsi al rapporto col territorio equivarrebbe a un suicidio.
Ecco uno (uno) dei motivi per cui il PD sta collassando.
Berlusconi che, invece, ha un partito padronale e non ha questi problemi, se la gode e mi viene da pensare che avesse calcolato anche questo.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda Iafran il 10/05/2013, 14:16

Riporto il documento che Laura Puppato invierà al Congresso del PD.
Bisogna ripartire dalle consapevolezze più evidenti ai cittadini ed agli elettori delusi del PD per la linea politica che forse è molto più antica di quella espressa (e masochistica) degli ultimi mesi.

. . . . . . .
http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... so/589426/

Il Partito democratico che meritiamo. Appunti di viaggio verso il Congresso di Laura Puppato

Anticipo il documento che sto inviando in queste ore a tutti i democratici “di buona volontà”. Sono in realtà delle istruzioni per l’uso per un congresso aperto e per ridare acqua alle radici del Partito Democratico.

1. Premessa
A coloro che mi chiedono perché sono ancora dentro il PD, rispondo con un’altra domanda: “Cosa ci fate voi ancora fuori dal PD”? Io sono una nativa del PD e ho contribuito a scriverne lo Statuto. Non porterò le mie idee da un’altra parte, perché il PD è la mia casa. Al contrario voglio aprire le porte e finestre di questa casa alle persone che hanno le mie idee,ma che oggi non si sentono rappresentate; alle persone che ci hanno creduto, ma che ora si stanno allontanando.
Io nel PD ci credo e lo voglio cambiare. Le ragioni sono quelle che provengono dai nostri elettori negli incontri di questi giorni, nelle lettere e nelle mail che ricevo quotidianamente. Dobbiamo interrogarci su quanto accaduto negli ultimi mesi, sui milioni di voti che abbiamo perduto e soprattutto le speranze che abbiamo tradito.
2. Gli elettori
In queste settimane gli elettori del PD sono giustamente arrabbiati. Non mi risulta che qualcuno abbia chiesto loro scusa. Lo dobbiamo fare aprendo l’assemblea nazionale dell’11 maggio a Roma.
Il vincolo di mandato, anche se non è previsto dalla Costituzione, rappresenta comunque un dovere morale. Questo vincolo molti parlamentari del PD lo hanno tradito dopo le elezioni, pensando di poter percorrere strade diverse da quelle promesse in campagna elettorale. Abbiamo disatteso il contenuto della Carta d’intenti e vanificato le attese di oltre tre milioni di elettori delle primarie del 25 novembre 2012.
Lo spettacolo indecoroso offerto in occasione dell’elezione del Presidente della Repubblica e l’affossamento della candidatura di Romano Prodi, hanno reso palesi le divisioni interne. Non dobbiamo stancarci di chiedere i nomi dei 101 “traditori”, non si fa strada insieme se chi cammina al tuo fianco non è leale.

3. Il governo Letta e il Parlamento
Avevamo promesso un governo di cambiamento. L’esito infausto delle elezioni avrebbe giustificato o un governo sostenuto anche dal Movimento 5 Stelle o almeno un governo di scopo. Siamo andati in un’altra direzione, quella di un governo di larghe intese con il Pdl e Scelta civica. È un passaggio che è avvenuto senza un dibattito interno, eppure nelle prossime settimane saremo chiamati a spiegarlo agli elettori e negli incontri sul territorio. Non possiamo fare finta che nulla sia accaduto.
La guida del governo e affidata al vicesegretario Enrico Letta, ma dobbiamo distinguere l’azione dell’esecutivo da quella del Parlamento. Alla responsabilità che abbiamo verso il Paese, dobbiamo affiancare la lealtà verso i nostri elettori. Direi verso le nostre idee.
I gruppi del PD alla Camera e al Senato devono pertanto rivendicare la loro autonomia legislativa e lavorare nelle commissioni e in aula a quei provvedimenti che avevamo promesso in campagna elettorale. Sulle singole leggi si possono e si devono trovare maggioranze variabili e trasversali.
4. Le idee del PD al servizio del Paese
La missione del PD, anche in questa difficile fase, non può essere disgiunta dalle idee portanti che lo hanno fatto nascere. Dobbiamo cogliere le opportunità di un’evoluzione reale verso un’altra idea di Paese e di società. Un’idea che è alternativa a quella del centrodestra, il programma del PD per i prossimi anni non può essere quello del governo Letta. Deve essere quello che potremo e dovremo realizzare una volta terminata l’esperienza di questo governo.
Il primo punto deve essere quello del lavoro. Bisogna dare una prospettiva concreta al mondo del lavoro, da una parte riducendo l’enorme cuneo fiscale, dall’altra mettendo in moto quei meccanismi virtuosi che da soli possono innescare la creazione di nuovi posti, a partire dall’istruzione pubblica, il recupero della bellezza del Paese, passando per la ricerca scientifica e l’innovazione tecnologica.
È da perseguire un altro modello di sviluppo, un green new deal – il medesimo del Partito socialista francese e del Partito socialdemocratico tedesco – basato sulla green economy e il rispetto e la valorizzazione delle risorse ambientali e culturali.
Il Paese chiede un fisco più equo, la riforma della Pubblica amministrazione, la riduzione della burocrazia, una giustizia civile e penale finalmente rapida e giusta. Chiede legalità e trasparenza e una lotta senza quartiere alla corruzione e alle mafie.
Serve riaprire una nuova stagione per i diritti civili, per i diritti che riguardano le persone: il riconoscimento giuridico delle coppie di fatto (etero e omosessuali), il testamento biologico, la cittadinanza agli stranieri che nascono in Italia (ius soli), la revisione della legge sulla fecondazione assistita, una norma rigorosa contro l’omofobia, una legge per combattere la violenza contro le donne, provvedimenti per una effettiva parità di genere.
Sui costi della politica dobbiamo fare di più, eliminando ogni tipo di privilegio, dimezzando il numero dei parlamentari e le indennità di chi ha ruoli pubblici, uniformandole da regione a regione, riducendo i rimborsi elettorali ai partiti, abolendo le Province.
Ultima, ma non ultima, la riforma di una legge elettorale indegna di un Paese civile. La nostra proposta, il doppio turno di collegio, già esiste.
Si tratta di un programma minimo, di un programma aperto. Ne parliamo da anni. Ora bisogna attuarlo. Ci sono punti che possiamo realizzare anche con l’attuale governo. Ma ci sono punti che connotano un partito che vuole e deve essere progressista e riformista.
5. Il Partito Democratico e la società civile
Il PD non appartiene né ai dirigenti, né agli eletti: appartiene a quella che in maniera impropria viene definita la “base”. Gli iscritti, coloro che una volta si chiamavano militanti, sono la parte più preziosa del PD. In questa fase l’unica scissione di cui dobbiamo preoccuparci è quella tra i dirigenti e gli eletti da una parte e gli iscritti (ed elettori) dall’altra.
I circoli del PD in questi anni sono stati lasciati da soli. Devono essere aiutati dai livelli superiori (regionale e provinciale) fornendo sostegno in termini economici e di risorse umane per la formazione, la comunicazione, le iniziative sul territorio. Gli eletti (parlamentari, consiglieri regionali, provinciali e comunali) hanno il dovere di mantenere un legame con i circoli e di garantire una presenza costante sul territorio, rifuggendo da pratiche feudali.
Esiste un difetto di comunicazione a tutti i livelli, dal nazionale al locale. Lo abbiamo verificato drammaticamente nell’ultima campagna elettorale e ne abbiamo pagato le conseguenze.
La comunicazione, pur nel rispetto del pluralismo e delle idee di ciascuno, deve essere univoca rispetto alle decisioni assunte dagli organi dirigenti.
L’attenzione sulla forma partito e sulla sua organizzazione non deve però farci perdere di vista la continua dialettica con i corpi intermedi, le associazioni di categoria, i sindacati, gli amministratori locali, i portatori di interessi collettivi, i comitati e la società civile non organizzata. Dobbiamo rinvigorire il rapporto con quei mondi che non ci riconoscono più come degli interlocutori.
6. Le primarie
Lo strumento delle primarie, che fin dalla sua nascita caratterizza il Partito Democratico, è la nostra caratteristica principale. Quella che ci ha fatto amare, deve essere mantenuto a tutti i livelli. Si tratta di un valore aggiunto del nostro partito, di un dato acquisito che nel corso del tempo ha consentito di aumentare la partecipazione e la mobilitazione di ampi settori della società civile. Su questo tema non possiamo tornare indietro.
Le primarie per la scelta del segretario nazionale devono essere aperte a tutti gli elettori e simpatizzanti del PD.
Le primarie per la scelta del candidato premier devono essere aperte a tutti gli elettori e simpatizzanti che si riconoscono nei valori del centrosinistra. Va comunque modificato l’art. 18 dello Statuto e tolto l’automatismo – non la possibilità - che prevede che il segretario del PD sia candidato alla premiership.
Le primarie per la scelta dei parlamentari vanno mantenute e devono essere liberate dai condizionamenti dell’apparato del partito. È necessario procedere alla loro regolamentazione non appena sarà riformata la legge elettorale.
A livello locale (Regioni, Province, Comuni) le primarie devono essere regolamentate in maniera chiara come già previsto dall’art. 18 dello Statuto.
7. Verso il congresso, verso un nuovo PD
Voglio un congresso aperto. Senza inutili rincorse al tesseramento funzionali solo a governare lo stesso congresso. Con regole chiare e trasparenti. Il prossimo segretario del Partito Democratico deve essere scelto non solo dagli iscritti, ma anche dagli elettori e simpatizzanti del PD, attraverso lo strumento delle primarie. Aperto significa che il congresso non dobbiamo celebrarlo nelle segrete stanze, ma facendo entrare nei circoli quei pezzi della società civile che ci possono “contaminare” in maniera positiva, recuperando lo spirito originario . Chiudersi ora, significa avere paura del futuro.
Voglio un congresso in cui non si confrontino gli uomini contro le donne, i vecchi contro i giovani, i conservatori contro i progressisti, i cattolici contro i laici, la destra del PD contro la sinistra del PD, la DC contro il PCI, la Margherita contro i DS. Voglio semplicemente un congresso del Partito Democratico. Ciò che vorrei se fossi una semplice iscritta.
Voglio un congresso in cui si confrontino visioni politiche, intelligenze e idee. Senza candidati finti o predestinati e senza tesi precostituite o mozioni a tema.
Voglio un congresso costituente capace di eleggere e di legittimare un segretario forte e in grado di prendere per mano un partito che deve essere rifondato su basi nuove.
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Re: La rivolta in 50 sedi del PD

Messaggioda ranvit il 10/05/2013, 15:06

Le chiacchiere della Puppato sono le stesse di tanti altri Pd e dello stesso cosiddetto programma che aveva Bersani e, come in quest'ultimo, mancano i numeri e le proposte precise per uscire dalla crisi economica (insomma il solito guardare al proprio ombelico senza avere la piu' pallida idea di come portare il Paese fuori dalla merda...alla base della mancata vittoria elettorale! Gli italiani hanno mille difetti ma capiscono bene che nel Pd al di là delle chiacchiere non c'è niente!)! :roll:

Ma l'alternativa? Il Governo di scopo? E...con chi? :lol:
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