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Il divo Giulio

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Il divo Giulio

Messaggioda flaviomob il 06/05/2013, 15:31

Quando Andreotti mi raccontò della Cia in Italia

In una colloquio mi spiegò del ruolo della Cia, che spiava e combatteva molti democristiani come i comunisti. E sui fascisti disse: manovrati.

lunedì 6 maggio 2013 14:33

di Gianni Cipriani

Pochi ricordano che Giulio Andreotti, tra i mille incarichi che ha avuto, da senatore a vita fu componente della commissione Mitrokhin, ossia quel carrozzone voluto da Silvio Berlusconi per indicare nei comunisti e nel Kgb i responsabili di tutti i mali, nonché far passare Romano Prodi come una spia al soldo dei sovietici.

Andreotti, all'epoca, aveva una posizione di "terzietà" rispetto ai fronti contrapposti: da un lato Guzzanti e i suoi (tra cui il mitico Scaramella) che fabbricavano teorie; dall'altro Ds, Margherita e altri gruppi di sinistra che replicavano. In mezzo Andreotti, che osservava quasi divertito una partita che in teoria non avrebbe dovuto interessarlo troppo, ma che politicamente chiamava in causa il ruolo della Democrazia Cristiana: sostenere che l'Italia fosse stata per 50 anni o giù di lì nelle mani dei comunisti e dei sovietici (tesi cara a Berlusconi e ai suoi) era troppo perfino per lui che era stato parte organica di uno schieramento che i comunisti aveva combattuto, non sempre con mezzi ortodosossi, come quelli che si sono occupati della storia d'Italia da Portelle della Ginestra in poi sanno bene.

Tant'è che rimase celebre - nella commissione - una sua tagliente battuta fatta al presidente della Commissione, Paolo Guzzanti, che invocava "luce sui misteri". "Con troppa luce - disse Andreotti - ci si abbaglia...". Come dire: occhio che state prendendo cantonate a ripetizione.

Fu in quella occasione che ebbi il mio primo e ultimo colloquio con Andreotti. All'epoca ero consulente della Commissione, quindi partecipavo alle sedute senza diritto di parola, ovviamente, ma con il ruolo che avevano i consulenti: suggerire ai parlamentari le domande da fare, le obiezioni da porre e "tradurre" le risposte dei vari testi. Sempre con fogliettini scritti al volo o frasi sussurrate in un orecchio del parlamentare che si sedeva al nostro fianco.

Al termine di una di quelle audizioni, non so perché, il senatore Andreotti si avvicinò a me e a Francesco Maria Biscione, anche lui consulente, e attaccò bottone. Se ben ricordo si trattò di una battuta a commento di una audizione particolarmente penosa, come spesso capitava.

Poi attaccò a raccontare, ricollegando qualche episodio di cui si era discusso a vicende accadute quando lui era il "potente" Andreotti, grande conoscitore di tutti i misteri italiani. Cominciò con il raccontare la figura controversa (chi si è occupato di misteri d'Italia la conosce bene) di padre Morlion, un domenicano belga a capo della Pro Deo, ente religioso chiacchierato perché sospettato di essere una emanazione della Cia. Morlion era una sorta di grande vecchio. Il suo nome saltò fuori sia durante il caso Moro che nelle indagini sull'attentato al Papa. "Ma certo che lavorava per gli americani - disse Andreotti con nostra grande sorpresa - del resto durante una mia visita negli Stati Uniti mi furono mostrate delle carte. Così capii che tutto quello che avevo detto a Morlion durante i nostri incontri era stato immediatamente trasformato in un rapporto, poi inviato a Washington. Lui aveva quell'incarico, ossia vigilare sulla politica".

Andreotti era stato colui che, con grande disappunto di Cossiga, aveva avviato l'iter perché si ammettesse l'esistenza di Gladio. Fu così che gli chiedemmo del ruolo della Cia in Italia, visto che lui aveva cominciato a parlarne. Non ricordo le parole esatte (a differenza di quelle su Morlion) e quindi non mi azzardo a fare virgolettati. Ma il senso di quelle parole fu che loro, i democristiani, dovevano fare una specie di slalom per tenere insieme la loro politica nell'ambito del guinzaglio stretto imposto dalla guerra fredda. E che molti di loro erano spiati e invisi a Washington non meno dei comunisti. Anche il neofascismo, altra cosa che mi colpì, era uno strumento utile a una stabilizzazione del potere contro possibili fughe in avanti.

In due parole, tutto quello che i ricercatori di sinistra che per anni avevano studiato documenti e atti processuali (non gli altri che sproloquiano di cose che non conoscono nel merito) avevano sempre sostenuto, non senza andare incontro a una qual certa ostilità o accusa di estremismo.

Ricordo come fosse ieri che, dopo una decina di minuti di piacevoli racconti rivelatori, subito dopo esserci salutati mi girai verso Francesco Biscione commentando: "E meno male che i dietrologi eravamo noi. Peccato non aver avuto il registratore".

Dal mio punto di vista, da anni quei misteri non sono più misteri. Ma, per dirla alla Pasolini, verità conclamate. Mi fece solo piacere sentire dalla viva voce di Andreotti quello che in tanti avevamo sempre sostenuto. Peccato che quelle vicende non siano più patrimonio condiviso della sinistra: gli eredi del Pci, nell'ansia di diventare una forza politica affidabile agli occhi di Washington, si sono affrettati a dimenticare, ridimensionare, revisionare. Ma questa è un'altra storia e, magari, la racconteremo a tempo debito.

http://www.globalist.it/Detail_News_Dis ... 65&typeb=0


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Re: Il divo Giulio

Messaggioda Iafran il 06/05/2013, 17:16

flaviomob ha scritto:Pochi ricordano che Giulio Andreotti, tra i mille incarichi che ha avuto, da senatore a vita fu componente della commissione Mitrokhin, ossia quel carrozzone voluto da Silvio Berlusconi per indicare nei comunisti e nel Kgb i responsabili di tutti i mali, nonché far passare Romano Prodi come una spia al soldo dei sovietici.

Con il campionato (di calcio) più bello al mondo, con il terzino o l'allenatore più forte al mondo, con un ciarlatano che lo fanno credere un "unto" ed "il più perseguitato dell'umanità" potevamo supporre che la CIA potesse fare quel che voleva in Italia?
Ecco, allora, ricercare intrighi ed affari illeciti in direzione della prateria sarmatica ... le sue sconfinate dimensioni potevano contenere qualsiasi corbelleria e distrarre l'opinione pubblica ad arte (con l'aiuto dei giornali-sti del padrone) per fare passare le leggi-vergogna. ;)
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Re: Il divo Giulio

Messaggioda franz il 06/05/2013, 17:50

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Re: Il divo Giulio

Messaggioda mauri il 06/05/2013, 18:14

amen
si è portato nella tomba tutti i segreti e i cadaveri che aveva, come minimo brucia all'inferno insieme ai barattieri
ciao mauri
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Re: Il divo Giulio

Messaggioda ranvit il 06/05/2013, 19:35

Francamente.....
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il divo Giulio

Messaggioda Iafran il 07/05/2013, 0:29

Penso che la figura di "statista" (che molti vorrebbero riconoscere ad Andreotti) sia da rapportare alle "dimensioni" della Italietta che ha governato (o contribuito a governare) e compromessa dall'avere guardato soprattutto a mantenere il potere, costi quel che costi.
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Re: Il divo Giulio

Messaggioda flaviomob il 07/05/2013, 0:35

Il senatore Giulio Andreotti, protagonista di mezzo secolo di politica italiana, per sette volte capo del governo e per tante altre ministro, ebbe rapporti molto ravvicinati con la mafia. Per esempio, «ha avuto piena consapevolezza che suoi sodali siciliani intrattenevano amichevoli rapporti con alcuni boss mafiosi; ha, quindi, a sua volta, coltivato amichevoli relazioni con gli stessi boss; ha palesato agli stessi una disponibilità non meramente fittizia, ancorché non necessariamente seguita da concreti, consistenti interventi agevolativi; ha loro chiesto favori; li ha incontrati; ha interagito con essi».
...

http://www.corriere.it/politica/13_magg ... 81dc.shtml


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Re: Il divo Giulio

Messaggioda ranvit il 07/05/2013, 7:51

.....andiamo avanti!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Il divo Giulio

Messaggioda franz il 07/05/2013, 12:27

avanti, ma anche fuori quando è giusto farlo.


In Regione il ricordo di Andreotti
Ambrosoli resta fuori dall'aula
La spiegazione: «Quella frase racchiude un'idea di responsabilità istituzionale che non condivido»

Andreotti: «Se l'andava cercando»

Il minuto di silenzio: vuoto il posto di Ambrosoli (Newpress) Il minuto di silenzio: vuoto il posto di Ambrosoli (Newpress)
Il Consiglio Regionale ha ricordato martedì mattina Giulio Andreotti, scomparso ieri a 94 anni, con un minuto di silenzio. Ad inizio seduta il presidente dell’Aula Raffaele Cattaneo (Pdl) ha letto un lungo ricordo dell’attività politica di Andreotti. «Con la sua scomparsa - ha detto in un passaggio - se ne va un pezzo di storia italiana che appartiene a tutti, amici e avversari politici». Tutti in piedi i consiglieri presenti, che hanno poi osservato un minuto il silenzio. Non si è presentato volutamente in Aula Umberto Ambrosoli, coordinatore dell’opposizione in Consiglio Regionale, figlio dell'«eroe borghese Giorgio», ucciso nel 1979. L'assenza di Ambrosoli è stata molto discreta.

LA FRASE - Nel 2010 il senatore a vita, intervistato da «La storia siamo noi», aveva espresso una valutazione sull'omicidio di Giorgio Ambrosoli, il liquidatore della banca Privata Italiana di Michele Sindona assassinato dai sicari di Michele Sindona nel 1979: «Certo era una persona che in termini romaneschi direi se l'andava cercando». Da quanto emerso da diversi procedimenti giudiziari, Andreotti avrebbe avuto rapporti stretti con Michele Sindona. Andreotti poi si scusò per quella frase, che scatenò parecchie polemiche: «Sono molto dispiaciuto che una mia espressione di gergo romanesco abbia causato un grave fraintendimento sulle mie valutazioni delle tragiche circostanze della morte del dottor Ambrosoli - scrisse in una nota -. Intendevo fare riferimento ai gravi rischi ai quali il dottor Ambrosoli si era consapevolmente esposto con il difficile incarico assunto».

LA SPIEGAZIONE - «Quella frase - ha spiegato poi Umberto Ambrosoli ai giornalisti - racchiude un'idea di responsabilità istituzionale che non condivido». «Non è il caso di fare polemica, è comprensibile che in occasione della morte di una persona che ha ricoperto ruoli di primo piano le istituzioni lo commemorino, ma le istituzioni sono fatte di persone ed è legittimo che ognuno faccia i conti con il significato che alla storia di ciascuna persona si vuole dare», ha detto Ambrosoli a margine dei lavori d'aula, a proposito del suo gesto. Di Andreotti ha detto: «Ci sono lati oscuri della sua vita, verso i quali ciascuno ha sensibilità diverse, questi elementi contano anche nel momento del ricordo che deve essere senza polemiche, né contrasti».

Redazione Milano online 7 maggio 2013 | 12:24 www.corriere.it
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Re: Il divo Giulio

Messaggioda pianogrande il 07/05/2013, 13:53

Andreotti voleva sapere se esistesse il cimitero dei cattivi.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/05 ... ti/585774/

Esiste.
Fotti il sistema. Studia.
pianogrande
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