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Primo sparo da una pistola realizzata con stampante 3D

Dall'innovazione tecnologica alla ricerca, vogliamo trattare in particolar modo i temi legati all'ambiente ed alla energia, non solo pero' con uno sguardo puramente tecnico ma anche con quello politico, piu' ampio, di respiro strategico

Primo sparo da una pistola realizzata con stampante 3D

Messaggioda mauri il 06/05/2013, 18:43

il come funziona è inspiegabile per me, invece di utilizzare le tecnologie per aiutare l'umanità costruiscono armi per eliminare l'umanità, ora potremo costruirci le armi in casa con plastica riciclata invisibili a qualsiasi dispositivo, na meraviglia
ciao mauri

E' stata testata con successo la prima pistola realizzata con una stampante in 3D. L’arma, in plastica Abs salvo il percussore che è di metallo, è stata creata dopo un anno di lavoro da Defense Distributed, un controverso gruppo americano che ieri l’ha usata per la prima volta ad un poligono di tiro ad Austin, in Texas.
http://www.lastampa.it/2013/05/06/tecno ... agina.html
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Re: Primo sparo da una pistola realizzata con stampante 3D

Messaggioda franz il 07/05/2013, 8:05

mauri ha scritto:invece di utilizzare le tecnologie per aiutare l'umanità costruiscono armi per eliminare l'umanità

Piu' che "invece" direi "oltre" e sia chiaro che se non siamo riusciti ancora ad eliminare l'umanità con mitra, missili, bombe intelligenti, carri armati e bombe atomiche difficilmente ci riusciremo con pistole di plastica.
Non vedo il problema. Forse che costruire armi di metallo è meno imbarazzante di quelle di plastica?
Non sono le armi il problema ma è l'uomo. In Ruanda in cento giorni nel 1994 ci furono quasi un milione di morti "a colpi di armi da fuoco, machete pangas e bastoni chiodati". Anche sassi. Tutto puo' essere un'arma. Di ferro, legno, pietra o plastica. Ma l'arma vera è l'uomo.
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Re: Primo sparo da una pistola realizzata con stampante 3D

Messaggioda trilogy il 07/05/2013, 10:36

A parte questo particolare utilizzo, le stampanti 3D associate ai nuovi materiali possono produrre una vera rivoluzione nel sistema economico.
Ti si rompe un pezzo dell'auto, della lavastoviglie, della lavatrice? Vai nel negozio di fotocopie 3D e ti stampano il pezzo di ricambio...
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Re: Primo sparo da una pistola realizzata con stampante 3D

Messaggioda franz il 07/05/2013, 14:31

Non solo ....

La rivoluzione delle macchine che stampano il mondo in «3D»

C'è un mondo che già gongola in Rete: con le stampanti in 3D il capitalismo ha gli affari contati.
C'è pure lo slogan: la «terza rivoluzione industriale», ovvero produrre in casa oggetti di ogni tipo.

Tutto grazie a una generazione di macchine che assomigliano simili a comuni stampanti ma che, anziché di inchiostro, si «nutrono» di materie plastiche, fuse e ricomposte nelle forme desiderate. Una «testina» simile a quella delle stampanti passa e ripassa secondo movimenti comandatati dal computer e, depositando il materiale strato dopo strato, dà forma all'oggetto. L'oggetto è stato prima disegnato al computer ma ora il creativo, invece di stampare su carta il progetto e consegnarlo a un artigiano che costruirà il prototipo seguendo le specifiche, schiaccia il tasto di stampa e invia le istruzioni alla stampante 3D. Non è un miraggio futuribile o una leggenda da Silicon Valley.

Anche in Brianza artigiani all'avanguardia costruiscono mobili di legno e poi applicano posaceneri o altri dettagli stampati in 3D. Ma le prospettive sono ben più ampie. Già due anni fa l'Economist annunciò la rivoluzione in arrivo mettendo in copertina un violino dall'aria plasticosa e il titolo «stampami uno Stradivari». L'ultimo sviluppo è di ieri: il gruppo di attivisti americani pro armi «Defense Distributed» ha annunciato la prima «pistola» stampata in grado di sparare come una uscita dalla fabbrica. Un atto dimostrativo contro i limiti alla vendita di armi voluti da Obama: il file col progetto della pistola verrà distribuito gratis on linechiunque potrà stamparsela in casa con una 3D.

Ed è così che in un attimo la novità tecnologica assume sorprendenti risvolti politici. Così c'è da un lato l'Economist, solidamente capitalista, che prevede possibili mutazioni genetiche del sistema industriale, grazie alla proprietà di base di questo nuovo sistema: l'assoluta separazione tra ideazione e manodopera, il coronamento ultimo della globalizzazione, l'idea che ogni oggetto complesso della nostra vita potrà essere progettato in un luogo e tramutato in realtà in un altro, magari lontanissimo, in modo molto più semplice ed economico di ora.

Si rischia far evaporare milioni di posti di lavoro, ma le rivoluzioni hanno il loro fascino. E così perfino il presidente Obama ha celebrato la stampa 3D nell'ultimo discorso sullo stato dell'Unione: «In un laboratorio all'avanguardia in Ohio un gruppo di nuovi lavoratori sta padroneggiando la tecnica di stampa in 3D che potenzialmente può rivoluzionare il modo in cui facciamo praticamente tutto». Poche parole di Obama sono bastate a rilanciare l'interesse intorno a una tecnica che in realtà esiste da almeno dieci anni e per ora ha rivoluzionato al massimo le abitudini di dentisti e orafi, che realizzano in proprio prototipi di protesi e gioielli.

Tutta qui la rivoluzione? Forse no. Il prezzo delle macchine è sceso a 15.000 euro e ne esistono versioni da casa che costano meno di mille euro. Per il momento però la stampa di ciascun oggetto richiede ore e i costi, pur inferiori a quelli di un artigiano, non possono competere con quelli di lavorazione industriale. Ma per i nuovi anti capitalisti che popolano la Rete, per intenderci quelli più vicini a certe posizioni alla Grillo, secondo cui le innovazioni tecnologiche stanno per spazzare via i rapporti di potere per come li conosciamo, la rivoluzione 3 D è ineludibile.

La loro domanda di fondo è: perché dovremmo andare a comprare un oggetto quando possiamo stamparlo in casa? Un'utopia che dimentica ragioni fondamentali dell'economia e dell'agire umano in generale. Perché la stampa 3D richiede comunque tempo, voglia e creatività che non sono merci così comuni. Il capitalismo vince proprio perché sa valorizzare, o sfruttare, questi beni così preziosi. Nei processi industriali le nuove macchine potranno ritagliarsi spazi importanti. Ma nella vita quotidiana pare proprio di no, almeno per ora. Al quesito posto dall'utopia 3D, si può rispondere con un'altra domanda, decisamente più ragionevole: ma perché dovremmo costruirci un oggetto da soli quando possiamo comprarlo al negozio?

http://www.ilgiornale.it/news/interni/r ... 14756.html


Naturalmente oltre a produrre in proprio il pezzo (se introvabile, per rispondere all'articolo) poi bisogna anche saper smontare quello rotto e rimontare quello nuovo, cosa che richiede comunque una certa perizia ed una certa dose di rischio (penso all'esempio dell'autovettura che è stato fatto). In ogni caso se fax, fotocopiatricie stampanti laser o a getto d'inchiosto sono stati oggetti che hanno creato una rivoluzione nella comunicazione e nella stampa (anche delle foto) rispetto all'epoca del ciclostile, le stampanti 3D saranno sicuramente una rivoluzione nella manifattura. In che non vuol dire che le fabbriche chiuderanno ma solo che non faranno piu' quel genere di produzione di pochi esemplari o che per farlo usaranno proprio le stampanti 3D. In fondo i primi a godere delle rivoluzioni in campo tecnologico sono state le industrie ed i commerci e poi c'è stata la rivoluzione "domestica". Ed una rivoluzione domestica si è prodotta con quasi un miliardo di PC, con schermi, stampanti, server, hard disks, scanner, fotocamere digitali, webcam, cuffie, microfoni, router, ... tutte cose che per ora le stampanti 3D non sanno produrre.
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