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La riunione della Direzione PD del 19 Dic

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: La riunione della Direzione PD del 19 Dic

Messaggioda Paolo65 il 20/12/2008, 10:16

Veltroni è un fenomeno quando deve fare bei discorsi e mettere la cipria su un progetto.

Quando deve lavorare di piccone e calcinaccio e fare il leader vero,fallisce.

Non è nella su sua natura: è un ottimo ministro della cultura ma non può fare nè il segretario di un partito in una situazione come questa nè il premier in Italia.....forse nei paesi scandinavi andrebbe meglio.

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Re: La riunione della Direzione PD del 19 Dic

Messaggioda ranvit il 20/12/2008, 11:42

Come ho già detto in altro forum :
"Veltroni non è in grado di fare nulla! Perchè il partito è composto da persone che vivono solo di quello!
Sono mestieranti della politica. Hanno come primo obiettivo quello di garantirsi potere e soldi per sè e per i propri amici e parenti. Non scelgono e non fanno battaglie politiche, anche con scontri forti, perchè hanno paura di perdere la posizione di privilegio che comunque hanno. Il risultato è una tacita non-bellingeranza senza l'assunzione di posizioni chiare e forti per non farsi male vicendevolmente.
La riunione della Direzione Pd è stata l'ennesima pagliacciata nella quale non hanno deciso NIENTE!
Alle prossime elezioni ci sarà un ulteriore tracollo di voti."


E' davvero sconfortante questo nulla!
Ma la cosa drammatica e penosa....direi, è che "questi" non si sono ancora resi conto che saranno spazzati via dall'astensionismo. Perchè noi "poveri" elettori non sappiamo davvero piu' chi votare.

Vittorio
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Re: La riunione della Direzione PD del 19 Dic

Messaggioda ranvit il 20/12/2008, 13:16

Da Repubblica.it il commento tutto sommato buonista di Giannini :

Il colpo d'ala ancora non c'è
di MASSIMO GIANNINI


"O innovazione, o morte". Con questo drammatico ultimatum Walter Veltroni ha cercato di ricostruire le macerie del Pd, scosso dall'appannamento identitario e dall'accerchiamento giudiziario. Ci è riuscito, ma solo in parte. Più che una vittoria personale, la direzione sancisce una tregua collettiva.

Dopo troppi mesi di lotte interne al quartier generale, dopo la disfatta del voto in Abruzzo e dopo l'ondata di arresti e di avvisi di garanzia che ha investito le giunte di centrosinistra di mezza Italia, dal leader del "partito riformista di massa" ci si aspettavano risposte chiare e forti su almeno tre fronti. La cosiddetta "questione morale", il rilancio di una piattaforma politica di modernizzazione, la ridefinizione di una strategia delle alleanze. Nella relazione con la quale il segretario ha ricompattato le diverse anime del partito queste risposte sono esaustive nel primo caso, parziali nel secondo, ambigue nel terzo.

Sulla questione morale e sulle inchieste giudiziarie, Veltroni si muove secondo una sana etica della responsabilità. Evita il riflesso autoassolutorio della "giustizia a orologeria", o peggio ancora del "complotto". Ma rivendica con orgoglio legittimo che il Pd è un "partito di gente perbene". E soprattutto ottiene poteri commissariali rispetto ai "disonesti". Non è moltissimo, per un leader che in questi mesi avrebbe forse dovuto affrontare con qualche atto di forza situazioni e posizioni francamente insostenibili, come quelle di Napoli e della Campania. Ma non è neanche poco, per un partito che ora ha un bisogno urgente di rinnovare i gruppi dirigenti locali e di ristabilire così un radicamento più profondo con il territorio.

Sulla modernizzazione economica e sociale, Veltroni ha rilanciato alcune proposte concrete, che per coraggio e fantasia riecheggiano lo "spirito del Lingotto". A partire dalla riscrittura del patto su cui si regge il vecchio Welfare, attraverso il contratto unico, il sussidio unico di disoccupazione e il salario minimo. È un pacchetto non banale, che coniuga le mutate esigenze di assistenza sociale con le consolidate esperienze della flexsecurity, e che richiede un massiccio sforzo riformista a tutta la sinistra politica e, soprattutto, sindacale.

Anche sulla scuola, con l'affermazione dei criteri di valutazione e di merito, c'è un apprezzabile tentativo di non fermarsi alla pura difesa dell'esistente e alla semplice cavalcata dell'Onda studentesca. Ma nel complesso non c'è molto altro, per promuovere con formula piena l'idea di un "Lingotto 2" (a meno di non voler considerare "radicalmente nuova" l'ennesima "Rivoluzione verde" proposta dal segretario).
Sulle alleanze, e dunque sul profilo identitario dell'opposizione reale di oggi e della maggioranza potenziale di domani, Veltroni non è uscito dal limbo in cui staziona da troppi mesi. Al riconoscimento dei danni causati dal dipietrismo al Pd, non corrisponde una scelta di rottura netta, se non il vago riferimento dell'esistenza di "diverse visioni" e di "diverse forme di opposizione", puntualmente contraddetto dalla riconferma dell'alleanza con l'Idv a livello locale.

La stessa cosa vale per l'Udc: si tentano "prove di convergenza", esperite con analoga disinvoltura nei confronti della Sinistra radicale. Insomma, su questo terreno ancora siamo fermi al "ma anche".

Il documento finale suggella dunque la tregua. Ma non è affatto certo che possa durare. Il voto quasi bulgaro, da vecchio comitato centrale, non cancella le requisitorie severe piovute su Veltroni e sulla sua linea. Pesano i giudizi di D'Alema, che benedice l'innovazione ma invoca "autorevolezza" e parla di "amalgama mal riuscito". Pesano i distinguo di Bersani, che plaude all'innovazione ma precisa "dobbiamo intenderci su dove la troviamo". Pesano i dubbi di Chiamparino e del fronte del Nord, che bocciano l'esperienza del governo-ombra e insistono sulla creazione di un "gabinetto di crisi".

Pesano i maldipancia di Follini, che non si piega all'unanimismo e mette ai voti la sua mozione anti-dipietrista (sulla quale, oltre a D'Alema, si astiene l'area moderata di Letta).

Era difficile, per Veltroni, osare di più. Il partito era in piena bufera. Invece di tornare indietro, o implodere, ha fatto un piccolo passo avanti. Quanto basta per reggere l'urto delle procure, e per proiettarsi almeno fino alle elezioni europee. Ma il colpo d'ala no, quello onestamente non c'è stato. E la grande e vera innovazione, anche stavolta, sembra più teorizzata che non praticata. Come diceva Mino Maccari, "o Roma, o Orte".
m. giannini@repubblica. it


(20 dicembre 2008)
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Re: La riunione della Direzione PD del 19 Dic

Messaggioda borghinolivorno il 21/12/2008, 12:07

i democratici bastonati

Tra i dilemmi sul come affrontare la crisi e il declino del paese (con l’esplosione di nuove e vecchie disuguaglianze), e i dilemmi su come affrontare la propria crisi e confusione interna (roba da Circo Barnum di vecchia memoria!), i democratici della direzione nazionale scelgono di parteggiare innanzitutto per la sopravvivenza del partito e dei suoi gruppi dirigenti ritirando fuori un ennesimo patto attorno al segretario di cui viene confermata l’incoronazione

Cosi’ anche i capibastone firmano contro i capibastone, quelli che sono contrari alle primarie con quelli che le vogliono a tutti i costi, i candidati da confermare con quelli da scandidare i chiacchierati di cui sono pieni i giornali con quelli che intendono mandarli a casa. Sui nuovi contenuti programmatici annunciati dal segretario si fa finta di nulla, e dal nuovo stile di direzione sembra che nessuno possa preoccuparsi (a partire dagli inamovibili bassolino e iervolino). Delle questioni politiche (alleanze e programmi) si parlerà forse un’altra volta, e della questione morale ci si puo’ ben vergognare ma non si capisce bene……..

Ora il fatto è che se ci sono capibastone da mandare a casa, ci sono stati anche dei bastonati che attendono giustizia fra i tanti (iscritti e elettori) costretti ad assistere a teatrini a tutti i livelli che sembrano non avere fine.

I Segretari volenterosi si preoccupino anche e soprattutto di questi, e non solo del confronto con gli attori giovani e quelli più vecchi, e imparino la virtu’ di fare i conti e farsi contare da tutti quelli a cui spetta la sovranità delle decisioni , prima che per statuto e regolamenti per il buon senso di un modo diverso di fare politica

Paolo borghi – spillo di www.libertaeguale.eu 21/12/2008
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