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Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda ranvit il 25/04/2013, 9:31

Civati farebbe bene a scendere in campo....facile fare solo il criticone....perchè il Pd è un nido di vipere che andrebbe bonificato! Scenda in campo, si accordi con Renzi (invece di sostenere Bersani come ha fatto alle primarie) e semmai con Barca e Serracchiani, insieme potrebbero mandare a casa...le vipere! Poi giocarsi la leadership del Partito rinnovato!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda flaviomob il 25/04/2013, 10:19

Civati è già candidato alla guida del PD, lo ha dichiarato a dicembre.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda Iafran il 25/04/2013, 11:17

Civati della leadership del "partito" così com'è ... non saprebbe proprio che farsene (la leadership di quel che resterà se la "giocheranno" i soliti volponi-vampiri).
Civati mi sembra pronto alla leadership di un partito politico che faccia un programma basato sulla "centralità del cittadino".
Le differenze dell'Italia con le democrazie europee sono congenite alla cosiddetta l'Unità d'Italia: si è guardato solo a fare gli interessi della classe che deteneva il potere.
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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda ranvit il 25/04/2013, 11:20

flaviomob ha scritto:Civati è già candidato alla guida del PD, lo ha dichiarato a dicembre.


Il problema è ORA!
A Dicembre ci sarà già il nuovo Governo Berlusconi....
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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda ranvit il 25/04/2013, 11:49

http://www.lastampa.it/2013/04/25/itali ... agina.html

Intanto il presidente incaricato ha avuto un colloquio telefonico con Matteo Renzi che gli ha confermato l’impegno a non creare difficoltà al tentativo in corso e di voler attendere lealmente il congresso straordinario del Pd che si terrà entro l’estate.



Flavio, ti hanno superato in velocità persino i pachidermi del Pd :lol:
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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda Manuela il 26/04/2013, 8:28

Ma Civati non è nella direzione del PD? Come fa a dire che nessuno l'ha consultato, quando, nella prima direzione dopo la sconfitta elettorale, se non ricordo male, hanno votato la linea di Bersani all'unanimità? La linea dei "due forni", o come cavolo l'hanno chiamata: tentativo di governo con il M5S e riforme istituzionali con la destra... cosi che i sono segati di sotto due rami invece di uno.
Civati ha dichiarato da tempo di candidarsi alla segreteria del PD: bene, lasci perdere il latte versato (sapesse noi, che non abbiamo nemmeno avuto i vantaggi i sedere in un comodo consiglio regionale, quanto ne abbiamo piene le tasche dei loro errori!), smetta di lamentarsi, e si dedichi a tempo pieno a rifondare il PD, che ne ha un bel po' bisogno (sempre che prima non decida di trasferirsi in SEL...)
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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda Iafran il 26/04/2013, 11:09

pianogrande ha scritto:Hai dimenticato la casta del blog Iafran.

(L'ho visto solo adesso)

Anche il blog potrebbe seguire la scia delle altre "caste" se facesse coercizione; se non la fa risulta un mezzo offerto ai cittadini per esprimere pareri con la "presunzione di aiutare" la classe politica a svolgere sempre meglio il proprio ruolo nei confronti della popolazione.
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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda flaviomob il 27/04/2013, 0:35

Il Pd salvato dai ragazzini

Care e cari amici democratici di #OccupyPd,

mi rivolgo a voi perché per me siete l’unica «riserva della Repubblica» a cui guardare in queste ore. Da Bologna, da Torino, da molti circoli, si è levata una voce libera, preoccupata e a tratti indignata per quanto stava accadendo.

Capisco e condivido la vostra amarezza e il vostro spaesamento, che sono anche i miei. Non ho la presunzione di darvi la soluzione, ma ho la certezza che solo ascoltandovi potremo andare da qualche parte.

Sembra che nessuno voglia davvero ascoltare la ‘base’, nemmeno quando i dirigenti falliscono così miseramente. Dopo avere fatto primarie per qualsiasi cosa, a ripetizione, il momento più alto della vicenda politica del Pd è precipitato in una decisione oscura, di 101 parlamentari che hanno eliminato il padre fondatore del Pddalla corsa al Quirinale, per correre verso l’alleanza che in cuor loro cercavano da tempo. Senza assumersene alcuna responsabilità: prima l’ovazione, poi il voto segreto, poi l’appello perché fosse Napolitano a dirci che cosa avremmo dovuto fare. Come se non fosse una nostra decisione.

Il segretario Bersani, che certo ne ha sbagliate, è stato già dimenticato, perché altri, che ora si presentano come abili in politica e nella vita (perché c’è molto di esistenziale, in tutto questo), avevano da fare.

Ecco, mi piacerebbe che partissimo da qui, per raccontare una storia diversa, che vi veda protagonisti. Che non contempli più le divisioni per corrente di vent’anni fa, ma la nuova Italia che possiamo e vogliamo costruire.

Tocca a voi, care ragazze, cari ragazzi. Che siete più esperti, perché siete più liberi. Da parte mia, c’è l’impegno a condividere con voi ogni passo, ogni parola, ogni momento e a portarlo all’attenzione delle cronache, per quanto mi sarà possibile.

Siamo viaggiatori leggeri, non dimentichiamolo,

pippo

http://www.ciwati.it/


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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda flaviomob il 27/04/2013, 0:38

Benché i colpi di scena, veri o apparenti, incalzino, vorrei ricapitolare che cosa (mi pare) è successo.

Vinte nettamente le primarie, Bersani ha fatto una campagna attendista. Era convinto che il successo fosse già nel sacco. Ci teneva come all’occasione culminante della sua vicenda militante, e si proponeva di usare la vittoria per rinnovare fortemente la composizione del Pd e per cimentarsi con un governo che rompesse col feticcio dell’austerità.

Dopo la delusione elettorale, ha investito sulla propria debolezza per stanare la demagogia grillista: ottenerne una collaborazione, o svelarne il nullismo.

Bersani aveva un punto fermo: nessun accordo di governo con il Pdl. Attorno a lui si moltiplicavano i dissensi, malcelati e via via più trasparenti. Avrebbe potuto rinunciare alla candidatura al governo: ci si può chiedere se ci fossero altri accreditati e risoluti altrettanto a non trattare del governo con Berlusconi.

La resistenza di Bersani (tenace oltre ogni previsione, e non spiegabile con una disperata ambizione personale) aveva una sola prospettiva: che Napolitano lo mandasse alle Camere. Lì, se non un calcolo politico, il dolore sentitissimo di tanta parte, e trasversale, dei nuovi eletti per l’eventualità di tornarsene a casa, avrebbe potuto dargli una striminzita e caduca fiducia, di cui però avrebbe potuto approfittare per prendere tre o quattro iniziative radicali, a cominciare dalla legge elettorale. Se fosse stato sfiduciato, avrebbe potuto guidare un governo provvisorio per l’elezione al Quirinale e la successiva campagna elettorale anticipata. Napolitano non ne ha voluto sapere: aveva le sue ragioni, ma sia lui che i numerosi esponenti del Pd che mordevano il freno e davano segni di impazienza crescente nei confronti di Bersani e della “perdita di tempo”, rivendicavano di fatto (guardandosi dal dirlo, nella maggior parte dei casi) un accordo di governo con il Pdl.

Bersani ha tenuto duro a oltranza, posponendo la questione del governo alla rielezione al Quirinale, così da ammorbidire l’esclusione del Pdl grazie alla distinzione fra governo e Presidenza della Repubblica, quest’ultima costituzionalmente orientata alla più vasta condivisione.

Ha qui fatto due o tre errori fatali: ha creduto che quella distinzione fosse chiara; ha ritenuto che fosse convincente per la base e l’elettorato di sinistra; si è illuso che il notabilato del Pd lo seguisse. Soprattutto, non ha formulato pubblicamente il nome o i nomi dei candidati che il Pd avrebbe proposto a tutte le altre forze politiche.

Così, mentre un nome degno come quello di Marini passava per scelto da Berlusconi, Grillo candidava Rodotà, persona esemplare per uno schieramento di sinistra dei diritti civili e dei movimenti. I 5Stelle erano fino a quel punto piuttosto nell’angolo, essendo evidente come il loro compiaciuto infantilismo settario (oltre che l’insipienza dei loro portavoce) facesse dissipare un’inverosimile opportunità di riforme e regalasse al centrodestra una forza di ricatto insperata. Del disastro della notte e del giorno di Marini (che non lo meritava) inutile ripetere: Bersani ne è uscito, dopo 50 giorni di resistenza catoniana, come un inciucista finalmente smascherato. (Ve li ricordate, dal primo giorno, i titoli “da sinistra” sull’inciucio avvenuto?).

Avrebbe potuto il Pd aderire alla candidatura di Rodotà, come tanti hanno auspicato? Forse: sarebbe stata una capitolazione nei confronti dei 5Stelle, che in Rodotà avevano visto soprattutto una ghiotta occasione per imbarazzare il Pd, ma cedere a una pretesa strumentale e arrogante può non essere un errore. Lo considererei più nettamente tale se Rodotà avesse risposto all’offerta della candidatura dichiarando che l’avrebbe accettata solo nel caso che fosse di tutta la sinistra: Scalfari ha fatto un’osservazione simile. I 5Stelle hanno sventolato il nome di Rodotà come una loro stretta bandiera, e al tempo stesso l’hanno proclamato come il candidato di tutti gli italiani contro quelli del Palazzo. Gli italiani avevano moltissimi altri candidati degni, per fortuna, e le stesse consultazioni varie lo mostravano (com’è noto, Emma Bonino era la preferita: è diventato un tic, gli italiani ce l’hanno, i politici non ci fanno più caso). La postuma pubblicazione di voti e preferenze delle cosiddette (pessimamente) quirinarie, hanno aggiunto un tocco di ridicolo al tono grillista. Bene: quando si sbaglia, specialmente se in buonissima fede, è buona norma di lasciar perdere, pena la valanga.

La candidatura brusca di Prodi – meritevolissima – è stata la toppa peggiore del buco. E ha mostrato come il Pd non abbia, come si dice, “due anime”, ma forse nemmeno una, e invece una quantità di cordate e bande, tenute assieme da altro che le divergenze politiche. Le convinzioni politiche sono la cosa più importante in un partito che aspira, come si dice, a cambiare il mondo, tranne un’altra: l’amicizia fra i suoi membri e i suoi militanti.
Per questo la scissione è forse un pericolo, ma non una cosa seria: la frantumazione sì. Sarebbe bene che ne tenesse conto chiunque si proponga davvero di “rifondare” (verbo inquietante) il Pd, e sia tentato da escursioni minoritarie. Eravamo al punto in cui il Pd, in stato del tutto confusionario, era a rimorchio della demagogia a 5Stelle da una parte – e di sue piazze scandalizzate e scandalose – della furbizia di Berlusconi dall’altra.

L’elezione di Napolitano (una pazzia, in un mondo normale: un uomo molto vecchio che si era finalmente preparato uno scampolo di esistenza privata) è stata un escamotage provvidenziale: il suo effetto, quel governo delle “larghe intese” che si voleva escludere a priori, è il boccone più indigesto. È, amara ironia, il rovescio della distinzione cui Bersani aveva confidato la sua ostinazione, fra governo mai col Pdl e Quirinale condiviso: Quirinale confermato, e governo condiviso, a capo chino.

I 5Stelle? Le mosse furbe hanno gambe corte. I portavoce hanno spiegato che i voti in Friuli-Venezia Giulia sono quelli normali nelle regioni. Però il capo aveva annunciato che sarebbe stata la prima regione in loro mani. Credo che le persone che li avevano votati e hanno sentito sprecato il loro voto siano molte. Il bilancio provvisorio, con 5Stelle e Pd in caduta, e il Pdl in ascesa, è un capolavoro.

Vorrei aggiungere una cosa. Ci sono molti aspetti della situazione attuale che ricordano, ben più del precedente di Mani Pulite, quello remoto del primo dopoguerra, quasi cent’anni fa. Non c’era, nello scontro frontale fra sovversivi diciannovisti ed eversori fascisti una distinzione così netta di sinistra e destra. Le file del fascismo movimento erano piene di ex-socialisti, interventisti rivoluzionari, sindacalisti soreliani, massimalisti di ogni genere. Non era così chiaro, e a distanza di tanti anni fu penoso per tanti chiedersi da che parte erano stati, e perché, e come fosse stato possibile. A suo modo, e con una gran dose di autoindulgenza, Grillo evoca questa ambiguità quando ripete che il suo movimento è l’argine italiano all’Alba dorata greca o al lepenismo e alle altre insorgenze neonaziste in Europa. Il programma dei 5Stelle contiene molti obiettivi buoni per una sinistra della conversione ecologica, e anzi da quest’ultima pensati e proposti da lungo tempo.

La differenza sta altrove, nel Vaffanculo, nei Morti che camminano, nel Tutti a casa. La differenza fra il federalismo verde e aperto di Alex Langer e il razzista federalismo leghista passava dalle imprecazioni di Bossi e dei suoi. I buoni programmi smettono di essere minoritari e vincono quando vengono distorti e incattiviti dalla demagogia. “La gente” non ha infinite ragioni alla sua ribellione contro i privilegi e l’impudenza dei potenti? Certo. Ma che i parlamentari escano da Montecitorio da una porta secondaria – se è andata così – è un episodio di violenza e di viltà vergognose. A proposito del 25 aprile.

(Adriano Sofri)


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Re: Pd, si è dimessa l'intera segreteria

Messaggioda ranvit il 27/04/2013, 8:33

Ottima analisi!

Ps Flaviomob....ma l'hai letta? :D
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