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Rodotà

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Rodotà

Messaggioda ranvit il 22/04/2013, 11:43

La lettera di Rodotà a Repubblica è quasi totalmente condivisibile nei suoi contenuti; tranne, a mio parere, quando nega a Grillo la volontà di mettere in difficoltà il Pd (proponendolo alla Presidenza). Grillo l'ha fatto apposta perchè si è reso conto che il suo Movimento stava perdedo consensi e che doveva quindi mostrare apertura verso il Pd, cosi' come veniva ampiamente richiesto da tanti elettori del M5S. Ma nessuno mi toglie dalla testa che una volta eletto Rodotà, si sarebbe attribuito totalmente il merito (mentre la cosa sarebbe stata dovuta al numero dei parlamentari del Pd) e NON si sarebbe reso disponibile a fare un Governo con il Pd! ;)
Ciononostante sono dell'idea che Bersani avrebbe dovuto indicare ai suoi "grandi elettori" di votare Rodotà..... sono pero' certo che molti Pd non l'avrebbero fatto...purtroppo il problema dell'Italia è l'inconsistenza del gruppo dirigente del PD! 8-)


http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... ef=HREC1-1

di STEFANO RODOTA'
CARO direttore, non è mia abitudine replicare a chi critica le mie scelte o quel che scrivo. Ma l'articolo di ieri di Eugenio Scalfari esige alcune precisazioni, per ristabilire la verità dei fatti. E, soprattutto, per cogliere il senso di quel che è accaduto negli ultimi giorni. Si irride alla mia sottolineatura del fatto che nessuno del Pd mi abbia cercato in occasione della candidatura alla presidenza della Repubblica (non ho parlato di amici che, insieme a tanti altri, mi stanno sommergendo con migliaia di messaggi). E allora: perché avrebbe dovuto chiamarmi Bersani? Per la stessa ragione per cui, con grande sensibilità, mi ha chiamato dal Mali Romano Prodi, al quale voglio qui confermare tutta la mia stima. Quando si determinano conflitti personali o politici all'interno del suo mondo, un vero dirigente politico non scappa, non dice "non c'è problema ", non gira la testa dall'altra parte. Affronta il problema, altrimenti è lui a venir travolto dalla sua inconsapevolezza o pavidità. E sappiamo com'è andata concretamente a finire.

La mia candidatura era inaccettabile perché proposta da Grillo? E allora bisogna parlare seriamente di molte cose, che qui posso solo accennare. È infantile, in primo luogo, adottare questo criterio, che denota in un partito l'esistenza di un soggetto fragile, insicuro, timoroso di perdere una identità peraltro mai conquistata. Nella drammatica giornata seguita all'assassinio di Giovanni Falcone,

l'esigenza di una risposta istituzionale rapida chiedeva l'immediata elezione del presidente della Repubblica, che si trascinava da una quindicina di votazioni. Di fronte alla candidatura di Oscar Luigi Scalfaro, più d'uno nel Pds osservava che non si poteva votare il candidato "imposto da Pannella". Mi adoperai con successo, insieme ad altri, per mostrare l'infantilismo politico di quella reazione, sì che poi il Pds votò compatto e senza esitazioni, contribuendo a legittimare sé e il Parlamento di fronte al Paese.

Incostituzionale il Movimento 5Stelle? Ma, se vogliamo fare l'esame del sangue di costituzionalità, dobbiamo partire dai partiti che saranno nell'imminente governo o maggioranza. Che dire della Lega, con le minacce di secessione, di valligiani armati, di usi impropri della bandiera, con il rifiuto della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea, con le sue concrete politiche razziste e omofobe? È folklore o agire in sé incostituzionale? E tutto quello che ha documentato Repubblica
nel corso di tanti anni sull'intrinseca e istituzionale incostituzionalità dell'agire dei diversi partiti berlusconiani? Di chi è la responsabilità del nostro andare a votare con una legge elettorale viziata di incostituziona-lità, come ci ha appena ricordato lo stesso presidente della Corte costituzionale? Le dichiarazioni di appartenenti al Movimento 5Stelle non si sono mai tradotte in atti che possano essere ritenuti incostituzionali, e il loro essere nel luogo costituzionale per eccellenza, il Parlamento, e il confronto e la dialettica che ciò comporta, dovrebbero essere da tutti considerati con serietà nella ardua fase di transizione politica e istituzionale che stiamo vivendo.

Peraltro, una analisi seria del modo in cui si è arrivati alla mia candidatura, che poteva essere anche quella di Gustavo Zagrebelsky o di Gian Carlo Caselli o di Emma Bonino o di Romano Prodi, smentisce la tesi di una candidatura studiata a tavolino e usata strumentalmente da Grillo, se appena si ha nozione dell'iter che l'ha preceduta e del fatto che da mesi, e non soltanto in rete, vi erano appelli per una mia candidatura. Piuttosto ci si dovrebbe chiedere come mai persone storicamente appartenenti all'area della sinistra italiana siano state snobbate dall'ultima sua incarnazione e abbiano, invece, sollecitato l'attenzione del Movimento 5Stelle. L'analisi politica dovrebbe essere sempre questa, lontana da malumori o anatemi.

Aggiungo che proprio questa vicenda ha smentito l'immagine di un Movimento tutto autoreferenziale, arroccato. Ha pubblicamente e ripetutamente dichiarato che non ero il candidato del Movimento, ma una personalità (bontà loro) nella quale si riconoscevano per la sua vita e la sua storia, mostrando così di voler aprire un dialogo con una società più larga. La prova è nel fatto che, con sempre maggiore chiarezza, i responsabili parlamentari e lo stesso Grillo hanno esplicitamente detto che la mia elezione li avrebbe resi pienamente disponibili per un via libera a un governo. Questo fatto politico, nuovo rispetto alle posizioni di qualche settimana fa, è stato ignorato, perché disturbava la strategia rovinosa, per sé e per la democrazia italiana, scelta dal Pd. E ora, libero della mia ingombrante presenza, forse il Pd dovrebbe seriamente interrogarsi su che cosa sia successo in questi giorni nella società italiana, senza giustificare la sua distrazione con l'alibi del Movimento 5Stelle e con il fantasma della Rete.

Non contesto il diritto di Scalfari di dire che mai avrebbe pensato a me di fronte a Napolitano. Forse poteva dirlo in modo meno sprezzante. E può darsi che, scrivendo di non trovare alcun altro nome al posto di Napolitano, non abbia considerato che, così facendo, poneva una pietra tombale sull'intero Pd, ritenuto incapace di esprimere qualsiasi nome per la presidenza della Repubblica.
Per conto mio, rimango quello che sono stato, sono e cercherò di rimanere: un uomo della sinistra italiana, che ha sempre voluto lavorare per essa, convinto che la cultura politica della sinistra debba essere proiettata verso il futuro. E alla politica continuerò a guardare come allo strumento che deve tramutare le traversie in opportunità.
(22 aprile 2013)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Rodotà

Messaggioda ranvit il 22/04/2013, 11:47

E condivido anche la risposta di Scalfari....perchè Rodotà non si è dichiarato indisponibile nel momento in cui si votava per Prodi?
Ma anche qui, sono certo che parte del Pd non avrebbe comunque votato Prodi.... :oops:

Insomma la conferma che il PD va sciolto....immediatamente!
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Re: Rodotà

Messaggioda flaviomob il 22/04/2013, 15:19

Tutta colpa vostra

Care e-lettrici e cari e-lettori,

il Pd ha deciso: è tutta colpa vostra. Dei vostri tweet e dei vostri commenti. Siete il «popolo della rete», quello che fa sbagliare (!) i parlamentari con le sue indicazioni. Non ci interessa sapere se abbiate una vita o un lavoro (o non l’abbiate). Ci interessa solo poter dire che i vostri tweet (e anche gli sms) sono eversivi.

Non è un problema di età: il gruppo dirigente del Pd la pensa così. Lo pensa Speranza, lo pensa Bersani, lo pensa il segretario regionale della Lombardia, lo pensano gli altri leader. Lo pensa anche Renzi, a suo modo (dice elegantemente: «a ogni cinguettio, c’è qualcuno che se la fa addosso»).

Peccato, però, che qualcuno le stesse cose le avesse dette prima che si alzasse l’onda anomala di messaggi sul web (cfr., ad esempio, qui).

Peccato che su Facebook, sulle nostre pagine, fossero i nostri stessi amici e sostenitori a dichiarare apertamente il proprio disagio.

Peccato che lo stesso scrivessero i segretari di circolo del Pd, ad esempio il mio.

Peccato che i giovani di #occupyPd (hashtag che lanciai in un’altra occasione, tra l’altro) fossero i Giovani Democratici, non i Giovani Stellini (con l’occasione, li ringrazio, per essersi mobilitati, per avere voluto portare al Pd le loro preoccupazioni e speranze).

Peccato che il mio numero di cellulare, come quello di tanti altri parlamentari, non sia conosciuto dagli urlatori della piazza tumultuante, ma solo dalle persone che mi conoscono e che fanno politica con me.

Peccato che i sondaggi – come quello di oggi – avessero indicato che soltanto una percentuale al di sotto del 10% degli elettori del Pd fosse d’accordo per uno schema delle larghe intese e con il Presidente scelto da Berlusconi in una rosa di nomi da noi proposta (da cui è uscito Marini).

No, è tutta colpa dei social network, dell’inadeguatezza (Bindi dixit) dei nuovi parlamentari, che non hanno idee, no, loro guardano solo i palmari e si fanno dare la linea da generici elettori scatenati.

Ora, se c’è qualcosa di palmare, è la falsità di queste posizioni e l’incredibile scarica barile (punto it) che il Pd sta facendo verso i suoi stessi elettori. Lo stesso faranno tra qualche ora per il governo Pd-Pdl: diranno che quelli che non sono d’accordo stanno sulla rete e non vogliono il bene del Paese.

Per quanto mi riguarda, è esattamente il contrario. E continuerò a dirlo e a leggere gli sms, i tweet e i commenti. Che sono commenti a cose che scrivo io, per altro, non a parole che mi suggerisce qualcuno. Quello che penso. Che è semplicemente diverso da quello che pensano altri. Molto diverso.

P.S.: i parlamentari che conosco, eletti nel mio collegio, hanno tutti votato Romano Prodi. Due sono stati amministratori in Comune, non proprio degli esordienti totali. Si chiamano Lucrezia Ricchiuti e Roberto Rampi. Vorrei piuttosto sapere chi sono i 101 che non hanno votato Prodi e non hanno nemmeno preso in considerazione Rodotà. Perché sono convinto che hanno poco a che fare con i neo-eletti e con i giovani. E non magari non hanno nemmeno Twitter.

http://www.ciwati.it/2013/04/22/tutta-colpa-vostra/


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