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Berinotti e il partito liquido

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Berinotti e il partito liquido

Messaggioda ranvit il 19/12/2008, 20:39

Da Repubblica.it :

Torna a farsi sentire Fausto Bertinotti: "La questione morale investe il Pd
perché è in mano ai sindaci. Adesso serve un big bang"
"Caro Walter, ammettiamolo
il partito leggero ha perso"
"E' una crisi di sistema. Mi chiedo perché sia diventato così ingombrante il peso di costruttori e imprenditori"

di UMBERTO ROSSO


Fausto Bertinotti
ROMA - "Il partito leggero di Veltroni è fallito. È diventato il partito degli assessori, ecco perché è permeabile ai potentati economici". Fausto Bertinotti spiega così la questione morale nel Pd.

Presidente Bertinotti, siamo di fronte ad una nuova Tangentopoli, che si abbatte sul Pd, oppure si tratta di singoli episodi di corruzione e malaffare?
"Siamo di fronte ad una crisi di sistema. Investe il Partito democratico semplicemente per la ragione che il Pd, contrariamente a quel che pensano quasi tutti, è la frontiera più avanzata dell'innovazione. Ed è proprio una certa innovazione del nostro sistema la causa prima di quel che sta succedendo".

Ma è come nel '92?
"La Tangentopoli di allora e i fatti di oggi sono fenomeni diversi, due risposte sbagliate alla crisi della Prima Repubblica. La Tangentopoli del '92 è fotografata dall'analisi di Berlinguer. I partiti per salvare se stessi occupano tutto, fagocitano lo Stato. Craxi, nella sua chiamata di correo alla Camera, dice: l'ho fatto per salvare i partiti. Che naturalmente non lottano più in nome degli ideali ma provano a sopravvivere attraverso una crescita del loro potere".

La Tangentopoli di oggi?
"E' quasi il contrario. I partiti diventano partiti del leader e si dissolvono. Nel Pdl, Berlusconi "a machiavella", come direbbero dalle mie parti per intendere machiavellico, tiene insieme il partito del capo e le singole forze politiche, come la Lega e An. Il Pd invece, in questo senso più innovatore, è il partito del leader allo stato fluido, come direbbe Bauman. Ma la dissoluzione del partito cosa fa nascere? I potentati locali. Senza una reale struttura oligarchica al centro, fragile, si appoggia al partito dei sindaci. Sotto il partito del leader ecco così i potenti locali. Il baricentro del potere si è spostato qui. Comandano gli amministratori".

Ma perché la dislocazione "in basso" dovrebbe essere veicolo di corruzione?
"Non di per sé, ma è la miscela con altri fattori che provoca l'esplosione. Intanto, un rovesciamento dell'etica costituente: oggi l'economia comanda sulla politica, che è sempre sotto schiaffo, tende a farsi gradita alle grandi banche, ai costruttori, agli immobiliaristi, ai potentati".

Un fenomeno non nuovo...
"Aggiungiamo l'ultimo elemento: una vera e propria controriforma del quadro istituzionale. Il Parlamento è svuotato rispetto al governo ma è ancora nulla rispetto a quel che è successo a livello locale. I consigli comunali letteralmente non contano più niente. Le giunte sono un insieme di assessori dotati di potere sovrano. Ogni singolo assessore è fuori controllo: ha una delega dal sindaco, il quale è in grado di intervenire solo sulle cose su cui sta, e non risponde di fatto al consiglio comunale. I centri di potere locali sono così diventati irresponsabili democraticamente. Chiamati ad occuparsi di servizi pubblici ormai privatizzati...".

Erano servizi spesso costosi e inefficienti.
"Non lo nego. Ma quando la mensa degli ospedali era un servizio interno, non da affidare in appalto, il rapporto fra affari e politica era precluso a monte. Lo stesso può valere, che so, per le lavanderie degli ospedali. Oppure per i cimiteri, che ormai non sono più luoghi di culto ma di affari. Il tutto, mentre vengono meno le funzioni pubbliche".

In che senso?
"Perché è diventato così ingombrante il peso di costruttori e di immobiliaristi? Ma perché i piani urbanistici, e quindi il ruolo pubblico, subiscono una revisione attraverso quel che viene definito urbanistica contrattata. Il potere pubblico entra sistematicamente in una contrattazione con i privati, ti cedo una parte del territorio e tu mi fai un'opera. Un ragionamento analogo si può fare per gli inceneritori. Così si è spalancata alla strada alla discrezionalità. Non a caso nessuno degli episodi emersi riguarda il finanziamento illecito ai partiti ma lo scambio diretto fra un dirigente politico dotato di potere amministrativo e un soggetto economico".

Il partito degli assessori allora agisce solo per sé.
"Ma è un'organizzazione del consenso elettorale, ovvero il punto nevralgico del nuovo partito leggero. Privo della forza dell'oligarchia, e senza la forza della pressione di massa, il partito leggero ha come stella fissa la vittoria delle elezioni. Voti non olet. Quello che olet lo fa il potentato locale, che "scherma" il partito. Per questa ragione la sollecitazione a "bonificare", per quanto sacrosanta, temo sia inefficace. Per bonificare, bisogna mettere mano a quel sistema. Togli una mela marcia e ne marciscono altre dieci. Il contagio è ambientale. La politica non può delegare alla magistratura".

Si fronteggiano due modi di affrontare la bufera, vedi Napoli. Il sindaco Iervolino giura sulla sua onestà, rimpasta la giunta e va avanti. L'Italia dei Valori esce a tappeto da tutte le giunte della Campania.
"Dipende dal livello delle indagini ma ci sono casi in cui non ce la fai comunque. Sulla moralità della Iervolino sono pronto a mettere la mano sul fuoco, ma superato un limite di soglia c'è il problema di come un atto politico viene percepito in una città, in un territorio. Non cedo nulla al populismo ma devi poter ritrovare la parola, e a volte per farlo non resta che una discontinuità assoluta, e il voto. Magari per ripresentarsi. Detto questo, io penso però che bisognerebbe cominciare dal grande per arrivare al piccolo".

Dal vertice del Pd.
"Occorre riaprire la discussione sulle forme di democrazia nel territorio. Per esempio certe grandi opere meriterebbero il vaglio di una consultazione referendaria. L'altra questione è tutta politica".

Qual è?
"E' il momento di reinventare i partiti democratici, di massa e pesanti. La questione morale dovrebbe essere colta come un'occasione di riforma, che intanto riguarda la sinistra. Se il Pd viene coinvolto, invece di scandalizzarsi bisogna guardare alle cause profonde e pensare ad un vero e proprio big bang. Perché oggi in Italia nella lotta politica la sinistra non c'è, e il partito leggero moderno si è rivelato esposto a rischi cui il vecchio Pci, con tutti i suoi limiti, era immune. Ammettiamo che un ciclo è fallito, senza colpevolizzare nessuno. Serve un nuovo inizio, in cui tutti si mettano a disposizione".

(19 dicembre 2008)
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Questo è un altro che dovrebbe ritirarsi a fare il nonno (o quello che gli pare).

In realtà il partito liquido va benissimo....il problema è che l'acqua senza ricambio, dopo un po' diventa fetida!

Vittorio
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda pinopic1 il 19/12/2008, 22:42

Guarda che proprio questo dice Bertinotti. Come si fa a cambiare l'acqua in un partito liquido? Ne hai avuto oggi una riprova. Per partito liquido s'intende un partito non strutturato. E allora chi dovrebbe cambiare l'acqua? E da dove deve venire l'acqua nuova? L'unica struttura è quella direzione che si è riunita oggi. E dovrebbe cambiare se stessa?
Una possibile risposta era nella mozione Sofri-Adinolfi. E' stata bocciata, credo a larghissima maggioranza.
"Un governo così grande da darti tutto quello che vuoi è anche abbastanza grande da toglierti tutto quello che hai" (Chiunque l'abbia detto per primo)
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda Paolo65 il 20/12/2008, 10:11

Il problema non è il partito liquido o leggero,anche se un certa radicalizzazione nel territorio deve esserci:la Lega insegna.

Il problema del PD è la non linea politica e la crisi di leadership del segretario,che di fatto non viene riconosciuto dai suoi compagni di partito.

Berlusconi è un leader anche se non condividiamo la sua linea politica, e di fatto riesce a condizionare le scelte della DX per il 65%.

Veltroni non è in grado nemmeno di aprire bocca sul caso Englaro,cioè sui valori etici, perchè verrebbe attaccato senza pietà e rischierebbe la spaccatura del PD.

Cosa centra il partito liquido?

Paolo
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda ranvit il 20/12/2008, 10:17

pinopic1 ha scritto:Guarda che proprio questo dice Bertinotti. Come si fa a cambiare l'acqua in un partito liquido? Ne hai avuto oggi una riprova. Per partito liquido s'intende un partito non strutturato. E allora chi dovrebbe cambiare l'acqua? E da dove deve venire l'acqua nuova? L'unica struttura è quella direzione che si è riunita oggi. E dovrebbe cambiare se stessa?
Una possibile risposta era nella mozione Sofri-Adinolfi. E' stata bocciata, credo a larghissima maggioranza.


Ma, appunto, quello attuale è un partito liquido senza i meccanismi che garantiscono il ricambio.
Non spetta a me indicare quali sono tali meccanismi...ho altro da fare nella mia vita. Lo facciano lorsignori che fanno politica a tempo pieno.
Ma, per esempio, fissare il massimo di due legislature per i parlamentari, per i consiglieri comunali, provinciali e regionali, otto anni nella direzione di un partito, primarie diffuse, etc. Un politico deve essere una persona della società civile "prestato" alla politica. Poi se ne deve tornare al proprio lavoro....se ne è capace!

Vittorio
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda ranvit il 20/12/2008, 10:22

Paolo65 ha scritto:Il problema non è il partito liquido o leggero,anche se un certa radicalizzazione nel territorio deve esserci:la Lega insegna.

Il problema del PD è la non linea politica e la crisi di leadership del segretario,che di fatto non viene riconosciuto dai suoi compagni di partito.

Berlusconi è un leader anche se non condividiamo la sua linea politica, e di fatto riesce a condizionare le scelte della DX per il 65%.

Veltroni non è in grado nemmeno di aprire bocca sul caso Englaro,cioè sui valori etici, perchè verrebbe attaccato senza pietà e rischierebbe la spaccatura del PD.

Cosa centra il partito liquido?

Paolo



Appunto caro Paolo, Veltroni non è in grado di fare nulla! Perchè il partito è composto da persone che vivono solo di quello!
Sono mestieranti della politica. Hanno come primo obiettivo quello di garantirsi potere e soldi per sè e per i propri amici e parenti. Non scelgono e non fanno battaglie politiche, anche con scontri forti, perchè hanno paura di perdere la posizione di privilegio che comunque hanno. Il risultato è una tacita non-bellingeranza senza l'assunzione di posizioni chiare e forti per non farsi male vicendevolmente.
La riunione della Direzione Pd è stata l'ennesima pagliacciata nella quale non hanno deciso NIENTE!
Alle prossime elezioni ci sarà un ulteriore tracollo di voti.

Vittorio
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda Paolo65 il 20/12/2008, 10:36

Caro Vittorio, credo che molti nel PD abbiano iniziato la politica come una passione,poi con il tempo l'hanno persa ed oggi molti di loro sanno benissimo che se escono fuori,quel palcoscenico si chiuderebbe per sempre.

Non ritengo peraltro che la longevità in politica sia dannosa per principio. Resto del parere che servono almeno 5 anni per maturare in quell'ambiente e si può essere utili anche dopo 30.

Vedo la vita di un politico divisa in 3 fasi:

1.di studio
2.attiva
3.di aiuto nell'organizzazione e preparazione del ricambio

Vari politici hanno studiato molto,ma altri molto meno.
Restano attivi oltremisura
Aiutano l'organizzazione ma spesso per mantenere il proprio spicchio di potere e non danno nulla in fase di preparazione delle nuove leve.

Se dovessi tradurre il giudizio in voti direi: 7 nella prima fase,5 nella seconda(ma 8 per i loro interessi)e 3 nella terza.

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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda ranvit il 20/12/2008, 11:23

Paolo, ma guarda che chi vuole puo' fare politica tutta la vita. L'importante è che dopo 8 anni in una posizione di potere (partito o istituzioni) si faccia da parte per almeno altrettanti 8 anni!

Vittorio
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda gabriele il 20/12/2008, 11:33

Complimenti Rosso per l'articolo.

Bertinotti punta il dito sul sistema e dice che non va bene.

Io credo che invece sia carente.

Quando si compra una macchina nuova dopo un tot di kilometri la si fa controllare dal meccanico. La stessa cosa deve essere fatta al PD.

Se posso muovere una critica, credo che in un partito "liquido" occorra comunque una maggiore propensione al controllo dell'operato dei suoi eletti da parte egli elettori. La Rete, tecnicamente, potrebbe soddisfare a pieno questo ruolo.

Il Partito dovrebbe proporre un forte avvicinamento fra l'elettorato e gli eletti, tramite attività assembleari deliberative. Riunioni, assemblee, dibattiti in ambienti reali e virtuali, diffusione dei progetti del governo ombra e dei governi locali...

Avvicinando l'elettorato agli eletti e potenziando i mezzi di controllo che questi ultimi hanno sui primi, il PD avrebbe una chance reale di emersione da questa situazione.

Occorre dar luogo ad una nuova fase del PD che prevede l'esecuzione vera della democrazia partecipativa, tanto osannata durante le primarie.

Gabrive



ranvit ha scritto:Da Repubblica.it :

Torna a farsi sentire Fausto Bertinotti: "La questione morale investe il Pd
perché è in mano ai sindaci. Adesso serve un big bang"
"Caro Walter, ammettiamolo
il partito leggero ha perso"
"E' una crisi di sistema. Mi chiedo perché sia diventato così ingombrante il peso di costruttori e imprenditori"

di UMBERTO ROSSO


Fausto Bertinotti
ROMA - "Il partito leggero di Veltroni è fallito. È diventato il partito degli assessori, ecco perché è permeabile ai potentati economici". Fausto Bertinotti spiega così la questione morale nel Pd.

Presidente Bertinotti, siamo di fronte ad una nuova Tangentopoli, che si abbatte sul Pd, oppure si tratta di singoli episodi di corruzione e malaffare?
"Siamo di fronte ad una crisi di sistema. Investe il Partito democratico semplicemente per la ragione che il Pd, contrariamente a quel che pensano quasi tutti, è la frontiera più avanzata dell'innovazione. Ed è proprio una certa innovazione del nostro sistema la causa prima di quel che sta succedendo".

Ma è come nel '92?
"La Tangentopoli di allora e i fatti di oggi sono fenomeni diversi, due risposte sbagliate alla crisi della Prima Repubblica. La Tangentopoli del '92 è fotografata dall'analisi di Berlinguer. I partiti per salvare se stessi occupano tutto, fagocitano lo Stato. Craxi, nella sua chiamata di correo alla Camera, dice: l'ho fatto per salvare i partiti. Che naturalmente non lottano più in nome degli ideali ma provano a sopravvivere attraverso una crescita del loro potere".

La Tangentopoli di oggi?
"E' quasi il contrario. I partiti diventano partiti del leader e si dissolvono. Nel Pdl, Berlusconi "a machiavella", come direbbero dalle mie parti per intendere machiavellico, tiene insieme il partito del capo e le singole forze politiche, come la Lega e An. Il Pd invece, in questo senso più innovatore, è il partito del leader allo stato fluido, come direbbe Bauman. Ma la dissoluzione del partito cosa fa nascere? I potentati locali. Senza una reale struttura oligarchica al centro, fragile, si appoggia al partito dei sindaci. Sotto il partito del leader ecco così i potenti locali. Il baricentro del potere si è spostato qui. Comandano gli amministratori".

Ma perché la dislocazione "in basso" dovrebbe essere veicolo di corruzione?
"Non di per sé, ma è la miscela con altri fattori che provoca l'esplosione. Intanto, un rovesciamento dell'etica costituente: oggi l'economia comanda sulla politica, che è sempre sotto schiaffo, tende a farsi gradita alle grandi banche, ai costruttori, agli immobiliaristi, ai potentati".

Un fenomeno non nuovo...
"Aggiungiamo l'ultimo elemento: una vera e propria controriforma del quadro istituzionale. Il Parlamento è svuotato rispetto al governo ma è ancora nulla rispetto a quel che è successo a livello locale. I consigli comunali letteralmente non contano più niente. Le giunte sono un insieme di assessori dotati di potere sovrano. Ogni singolo assessore è fuori controllo: ha una delega dal sindaco, il quale è in grado di intervenire solo sulle cose su cui sta, e non risponde di fatto al consiglio comunale. I centri di potere locali sono così diventati irresponsabili democraticamente. Chiamati ad occuparsi di servizi pubblici ormai privatizzati...".

Erano servizi spesso costosi e inefficienti.
"Non lo nego. Ma quando la mensa degli ospedali era un servizio interno, non da affidare in appalto, il rapporto fra affari e politica era precluso a monte. Lo stesso può valere, che so, per le lavanderie degli ospedali. Oppure per i cimiteri, che ormai non sono più luoghi di culto ma di affari. Il tutto, mentre vengono meno le funzioni pubbliche".

In che senso?
"Perché è diventato così ingombrante il peso di costruttori e di immobiliaristi? Ma perché i piani urbanistici, e quindi il ruolo pubblico, subiscono una revisione attraverso quel che viene definito urbanistica contrattata. Il potere pubblico entra sistematicamente in una contrattazione con i privati, ti cedo una parte del territorio e tu mi fai un'opera. Un ragionamento analogo si può fare per gli inceneritori. Così si è spalancata alla strada alla discrezionalità. Non a caso nessuno degli episodi emersi riguarda il finanziamento illecito ai partiti ma lo scambio diretto fra un dirigente politico dotato di potere amministrativo e un soggetto economico".

Il partito degli assessori allora agisce solo per sé.
"Ma è un'organizzazione del consenso elettorale, ovvero il punto nevralgico del nuovo partito leggero. Privo della forza dell'oligarchia, e senza la forza della pressione di massa, il partito leggero ha come stella fissa la vittoria delle elezioni. Voti non olet. Quello che olet lo fa il potentato locale, che "scherma" il partito. Per questa ragione la sollecitazione a "bonificare", per quanto sacrosanta, temo sia inefficace. Per bonificare, bisogna mettere mano a quel sistema. Togli una mela marcia e ne marciscono altre dieci. Il contagio è ambientale. La politica non può delegare alla magistratura".

Si fronteggiano due modi di affrontare la bufera, vedi Napoli. Il sindaco Iervolino giura sulla sua onestà, rimpasta la giunta e va avanti. L'Italia dei Valori esce a tappeto da tutte le giunte della Campania.
"Dipende dal livello delle indagini ma ci sono casi in cui non ce la fai comunque. Sulla moralità della Iervolino sono pronto a mettere la mano sul fuoco, ma superato un limite di soglia c'è il problema di come un atto politico viene percepito in una città, in un territorio. Non cedo nulla al populismo ma devi poter ritrovare la parola, e a volte per farlo non resta che una discontinuità assoluta, e il voto. Magari per ripresentarsi. Detto questo, io penso però che bisognerebbe cominciare dal grande per arrivare al piccolo".

Dal vertice del Pd.
"Occorre riaprire la discussione sulle forme di democrazia nel territorio. Per esempio certe grandi opere meriterebbero il vaglio di una consultazione referendaria. L'altra questione è tutta politica".

Qual è?
"E' il momento di reinventare i partiti democratici, di massa e pesanti. La questione morale dovrebbe essere colta come un'occasione di riforma, che intanto riguarda la sinistra. Se il Pd viene coinvolto, invece di scandalizzarsi bisogna guardare alle cause profonde e pensare ad un vero e proprio big bang. Perché oggi in Italia nella lotta politica la sinistra non c'è, e il partito leggero moderno si è rivelato esposto a rischi cui il vecchio Pci, con tutti i suoi limiti, era immune. Ammettiamo che un ciclo è fallito, senza colpevolizzare nessuno. Serve un nuovo inizio, in cui tutti si mettano a disposizione".

(19 dicembre 2008)
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Questo è un altro che dovrebbe ritirarsi a fare il nonno (o quello che gli pare).

In realtà il partito liquido va benissimo....il problema è che l'acqua senza ricambio, dopo un po' diventa fetida!

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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda pinopic1 il 20/12/2008, 14:54

L'unica garanzia di innovazione, ricambio, di avere la possibilità di prendere posizioni chiare e comprensibili sarebbe la democrazia interna. E non solo interna, anche con aperture all'esterno cioè a chi vuole partecipare in determinati momenti senza militare a tempo pieno in un partito. Come del resto era stato promesso.
Invece Veltroni è prigioniero del fatto che il PD è una società in nome collettivo dove i soci (DSini e Margheritini) devono avere pari dignità e potere di veto. E bisogna rispettare gli equilibri esistenti (i numeri) all'atto della costituzione della società. Il rinnovamento si potrebbe avere con una libera competizione alla quale possano partecipare senza limite alcuno anche i giovani e soprattutto quelli che non sono stati coinvolti nei partiti precedenti.
Questo però rischierebbe di modificare gli equilibri oltre a mandare a casa più di uno degli attuali personaggi. Però sarebbe il partito liquido sul serio.

Sul giornale ho letto che Rutelli si lamenta del fatto che è stato perso un terzo degli elettori della Margherita. Ma se siamo ancora in grado di distinguere e contare gli elettori della Margherita e dei DS, vuol dire proprio che siamo di fronte a due partiti non al PD.

ne approfitto per ricordare che Rutelli non deve essersi accorto della fuga verso UDC e FI di tanti esponenti locali specialmente in Sicilia. E si tratta di esponenti locali con i loro elettori che li seguono ovunque essi vadano. Questo accadeva ancora prima delle elezioni politiche.

Così come mi pare si trascuri il fatto che in Abruzzo anche Del Turco aveva ed ha i suoi aficionados che certamente non hanno votato il nostro candidato.

Che vuol farci Rutelli, sono gli inconvenienti del voto clientelare. Se siamo contenti quando viene, non dovremmo lamentarci quando va.
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Re: Berinotti e il partito liquido

Messaggioda pierodm il 20/12/2008, 17:59

Non sono un aficionado di Bertinotti, ma la sua intervista è uno dei discorsi più interessanti che abbia sentito negli ultimi tempi.

Vedo che molti sono rimasti impressionati dal suo accenno al "partito liquido", ma non hanno dato peso al discorso sui sindaci e gli amministratori, che dovrebbe invece colpire massimamente coloro che reclamano sempre la "concretezza".
Con il sistema al quale si riferisce Bertinotti, si è di fatto reso più facile il "patto scellerato" tra pubblici amministratori e concessionari privati, senza che sia aumentato il controllo amministrativo - mentre si è accentuata la retorica del "controllo democratico" derivante ex-post dal voto degli elettori.
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