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All'ombra della crisi istituzionale, si definisce la sfida congressuale Pd: Renzi vs Barca. Vendola e Sel nella partita, assemblea nazionale il 13
Pubblicato: 05/04/2013 19:44 CEST | Aggiornato: 05/04/2013 20:10 CEST
Tutto è appeso alle prossime scadenze istituzionali, gli arcinoti appuntamenti con l’elezione del capo dello Stato e l’eventuale formazione di un governo oppure il ritorno al voto. Ma la politica non sta a guardare. Il ritorno in campo di Matteo Renzi ha dato lo spin ad una discussione nel Pd che si allarga subito a macchia d’olio. Pure Nichi Vendola si sente tirato in ballo, per dire. Lui che ha fondato Sel col proposito di fonderla in una creatura di sinistra, vede maturare questo progetto nella fase attuale. Non si conosco modi e tempi, solo congetture. Ma la giornata ha ritagliato chiaramente le due figure che si contenderanno la leadership del Pd oppure di una nuova creatura di centrosinistra: Matteo Renzi e Fabrizio Barca.
Non è una novità, va detto. Nel senso che la possibilità di una sfida di questo genere era nell’aria da tempo. Ma è un fatto che nei giorni scorsi il sindaco di Firenze sia tornato a chiarire di essere in corsa per le prossime primarie, invitando la politica a “fare presto” per un governo anche col Pdl o per il ritorno al voto. Ed è un fatto che, poco dopo, il ministro uscente Barca, negli ultimi mesi indefesso studioso dei limiti della forma partito, manifesti con sempre maggiore determinazione il suo interesse a farsi portatore di “esperienza” nel Pd, partito di cui per il momento non ha nemmeno la tessera. "Il Pd è l'unico partito del cambiamento che c'è in Italia, il partito cui una persona di sinistra come me guarda", dice Barca.
Sul sito del governo è pubblico il suo documento sulla “politica per le città”. I suoi spiegano che lo studio sui partiti è giunto alla conclusione che vanno riorganizzati, manca “il collante con la società, manca il ‘partito’”. Lui assicura che non sarà “curatore fallimentare del Pd”, ma è chiaro che la sua candidatura alle prossime primarie contro Renzi, che molti tra i Dem e anche dentro Sel danno per scontata, nasce proprio dalla riflessione di quanto siano inadeguati gli attuali contenitori politici. E’ esattamente quello che dice Vendola, che in un’intervista ad Huffpost apre al “rimescolamento” di tutta la sinistra, Pd compreso. Ed è un po’ quello che dice anche Renzi, critico per eccellenza di un Pd che vorrebbe rottamare.
Se questo è il quadro, si possono azzardare anche ipotesi piuttosto fondate di alleanze, anche se tutto è agli inizi, soprattutto se il congresso del Pd si terrà in autunno come da scadenza naturale. A Renzi si stanno avvicinando pezzi di maggioranza che nel 2009 elessero Bersani: lettiani, Area Dem vicini a Dario Franceschini, veltroniani, pezzi di ex Popolari, Paolo Gentiloni e i suoi liberal. Con Barca, i Giovani Turchi, i fedelissimi dell’attuale segretario, Bersani stesso si potrebbe presumere, l'ex ministro Cesare Damiano, i volti entrati in politica con la candidatura di febbraio. E poi Sinistra e libertà. Ma se il progetto di Matteo di mangiare terreno a Bersani nel Pd sembrerebbe in fase più avanzata, su Barca le truppe devono ancora schierarsi, anche perché il ministro è fortemente interessato a chiudere per bene la sua fase di governo. Prima di questo, non si fa nulla, dicono i suoi.
Dentro il movimento di Vendola inoltre la discussione non è ancora entrata nel vivo, anche se, come ricorda il governatore pugliese, Sinistra e libertà è nata proprio con l’obiettivo di “aprire la partita per una nuova sinistra, non per fondare un partito”. Per dire che l’idea di autosufficienza non ha mai albergato dentro Sel, figurarsi ora con il 3 per cento ottenuto alle elezioni di febbraio. Ad ogni modo, per quanto piccola, anche Sel sarà attraversata da un dibattito che presumibilmente inizierà nell’assemblea nazionale del 13 aprile. Nemmeno qui sarà una passeggiata, esattamente come nel Pd. Ma è vero che tra i vendoliani il ministro Barca ha sempre riscosso un discreto successo, tanto che in campagna elettorale lo immaginavano possibile ministro dell'Economia in un eventuale governo Bersani.
“Abbiamo avuto troppi Orazi e Curiazi in questo paese – dice Barca alla tv del Fatto - Sarebbe ben arrogante che una persona che in questo momento non è iscritta a nessun partito pretendesse di ambire a una funzione. Quello che può fare uno come me è mettere sul tavolo un ragionamento: ho esercitato funzioni di amministrazione in diversi luoghi, in Banca d'Italia, in Europa... Non ci può essere buongoverno in questo paese senza la ricostruzione di un partito che incalzi lo Stato, che torni a rappresentare la società, in un mondo che è radicalmente modificato”. Nessuno è pronto a scommettere che il nome sarà ancora quello di ‘Pd’, anche se il cambio di etichetta è cosa complicatissima da gestire in politica. Ma se il quadro è quello delineato, contiene anticorpi a ipotesi di scissione pur circolate in casa Dem e prepara invece ‘rassemblement’, la cui riuscita però a sinistra è tutta da verificare, visto che finora in Italia hanno sempre prevalso le fratture sulle unioni.