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Il problema dei rimborsi elettorali

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Il problema dei rimborsi elettorali

Messaggioda flaviomob il 12/03/2013, 11:58

Rinunciarvi significherebbe la fine del PD (per come lo conosciamo):

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/03 ... sa/527414/

Pd, senza rimborsi il partito collassa

Rimborsi elettorali sì, rimborsi elettorali no? È il dilemma amletico che attraversa l’animo di tanti elettori del Partito Democratico. Sferzato com’è, ormai quotidianamente, dalle bordate di Grillo e Renzi, che sfidano Bersani sulla rinuncia al finanziamento pubblico.

Una cosa deve essere chiara: senza i rimborsi il Pd collasserebbe. Lo sa bene Beppe Grillo. Ma ne è perfettamente consapevole anche Matteo Renzi. Il quale, nel chiedere insistentemente di fare a meno dei circa 45 milioni di rimborsi previsti per quest’anno, mira appunto a rottamare un modello organizzativo. E con esso l’apparato su cui è imperniato e che ha fino ad ora garantito lunga vita ad una oligarchia autoreferenziale. Capace – questa l’accusa dei renziani – di autoconservarsi e di inanellare, negli ultimi 20 anni, pochi successi e tante sconfitte. Come quella di 2 settimane fa.

Renzi dunque punta soprattutto a usare il tema del finanziamento pubblico per accelerare la chiusura, dentro il Pd, di una stagione politica. Ciò, prima ancora di tentare di sintonizzarsi sulla stessa lunghezza d’onda degli elettori, ormai quasi unanimemente persuasi, che la politica si debba autofinanziare.

Il Pd, privato da subito del finanziamento pubblico, sarebbe in effetti incapace di affrontare a tappe forzate una necessaria mutazione genetica, prima ancora che organizzativa. E il partito ancora troppo poco “liquido”, fatto di tanti funzionari e dirigenti, di uffici stampa, di centinaia di sedi ed appendici, si scioglierebbe come neve al sole.

Basta visionare il bilancio 2011 per capirlo.

Tolti i 57 milioni di euro di rimborsi elettorali, l’autofinanziamento rappresenta appena l’8,8 per cento. Che è l’equivalente di 5,5 milioni, provenienti in netta prevalenza dagli eletti. Una somma, questa, che sarebbe sufficiente per far fronte a poco più di un terzo dei circa 15 milioni di esborso per i 200 dipendenti ed i consulenti esterni, di cui si avvale il Pd.

Senza i rimborsi il partito fondato da Veltroni dovrebbe dire addio alla sua sede nazionale, per la quale nel 2011 ha speso ben 3,5 milioni di euro. La scure conseguente l’assenza di una cifra variabile tra 50 e 60 milioni di euro ogni anno, si abbatterebbe poi su una serie di costi. Come ad esempio quelli per le prestazioni rese da Youdem – la web tv guidata dalla bersaniana doc Chiara Geloni – che nel solo 2011 ha maturato crediti verso il Pd per 405 mila euro. O le spese per trasferte, alberghi, ristoranti, rimborsi spese, automezzi, che hanno pesato per 2,7 milioni di euro.

Il Pd, privo di finanziamento, forse non riuscirebbe nemmeno a far arrivare nelle case degli italiani i propri strumenti di informazione e propaganda, che, al costo di circa 2 milioni di euro, viaggiano soprattutto con posta ordinaria. Ma il partito guidato da Pierluigi Bersani dovrebbe pure dare una netta sforbiciata ai 15 milioni di euro che mediamente ogni anno sborsa per le campagne elettorali e più in generale per fare comunicazione politica.

C’è un aspetto, più di ogni altro, che impedisce a Bersani di inserire tra i suoi 8 punti programmatici l’abolizione dei rimborsi: la certezza che, una volta azzerati i contributi pubblici, dovrebbe essere chiusa gran parte delle sedi locali. Strumento di presidio territoriale per eccellenza, le sedi regionali e provinciali assorbono infatti 13,5 milioni di euro. Ossia una cifra 2,5 volte superiore alle succitate erogazioni degli eletti.

Tutto ciò insomma per dire che il Pd, dovendo rinunciare già da quest’anno ai rimborsi elettorali, non farebbe in tempo ad approdare ad un modello di partito “leggero”. Perché sarebbe certamente destinato a liquefarsi.


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Re: Il problema dei rimborsi elettorali

Messaggioda Robyn il 12/03/2013, 12:19

finanziamento partiti in Europa
http://www.linkiesta.it/finanziamento-partiti
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Re: Il problema dei rimborsi elettorali

Messaggioda franz il 12/03/2013, 13:55

Sono contrario ad ogni forma di abolizione totale del finanziamento ai partiti ma è anche chiaro che l'attuale andazzo non puo' continuare: favorisce oligarchie spendaccione (leggi "caste") che non riescono a fare una spending review interna, figuriamoci quella nazionale.
Una forma minima di finanziamento pubblico io la prevederei ma solo a livello locale (comuni) e sulla base del voti presi. 2 Euro a voto. Il costo quindi sarà locale e finanzierà solo le sezioni locali dei partiti. E naturalmente ogni partito ad ogni livello avrà il suo finanziamento privato aggiuntivo. Ie sezioni provinciali o regionali saranno l'unione di sezioni comunali, sulla base di delegati (in proporzione ai voti) e saranno le sezioni comunali a dare il contributo per partecipare al livello aggregativo superiore (sulla base del numero dei voti o dei delagati). I livello provincilai e regionali poi si finazieranno privatamente o tramite le quote ricevute dagli eletti. Idem per il livello nazionale, che sarà finanziato da contributi volontari, dalle confederazioni provinciali o regionali e dalla quote ricevute dai parlamentari.
Questo basta ed avanza per una sana politica fatta di milizia e volontariato. Il troppo uccide e rende obesi.
Se per il PD (o altri) il problema è la eccessiva rapidità della riforma, mi sembra giusto dare 2 o 3 anni di tempo, con riduzioni progressive del finanziamento.
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Re: Il problema dei rimborsi elettorali

Messaggioda Iafran il 12/03/2013, 16:11

L'apparato elefantiaco dovrebbe far pensare e garantire un numero esorbitante di elettori, eppure molte sezioni del PD sono aperte (quando capita, naturalmente) solo in corrispondenza delle elezioni comunali (quando gli interessi sono a portata di mano).
Qualcosa non quadra: non è che gli "esimi funzionari" delle federazioni intascano gli stipendi, provvedono alla prole ed alla parentela tramite il partito, e poi chi s'è visto s'è visto (lasciando magari debiti nelle tipografie)? Poi, quelli che li dovrebbero controllare sono altri come loro e "lupo non mangia lupo" (ciao Stefano e scusami io ricordavo la frase così).
Le sedi dell'Ulivo (in tutt'Italia, suppongo; sicuramente nel mio paese: era in un mio locale) hanno ricevuto solo qualche depliant, giornalino e gli stampati di adesione, mai una lira per le spese o l'affitto, eppure non è stata la mancanza degli elettori ad affossare l'idea di base e ad far decadere i Governi Prodi, ma i burocrati degli altri partiti, in modo particolare quelli del PDS, dei DS, della Margherita e del PD.
Se lo dice Renzi conveniamo che la "rottamazione" o la restituzione del rimborso elettorale sarebbe una scelta sacrosanta, se lo denuncia Grillo ... stiamo sulla difensiva?
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Re: Il problema dei rimborsi elettorali

Messaggioda Manuela il 12/03/2013, 17:19

flaviomob ha scritto: Il quale, nel chiedere insistentemente di fare a meno dei circa 45 milioni di rimborsi previsti per quest’anno, mira appunto a rottamare un modello organizzativo.


Esatto! E finalmente si ritorna a parlare della forma-partito, e il PD ha l'occasione per diventare un partito moderno.
E finalmente si potrebbe archiviare la restaurazione bersaniana di un modello di partito "pesante", che avrebbe dovuto riportarlo ai fasti antichi, dopo la sconfitta di Veltroni (giusto per girare il coltello nella piaga, una sconfitta al 34%...).
Io ho partecipato al congresso del 2009, prima di gettare definitivamente la spugna, e ricordo bene l'illusione che i bersaniani (tutti i funzionari, praticamente) spargevano fra i militanti: che si potesse tornare a "come si era una volta", con le sezioni in ogni angolo di strada, e i circoli aziendali... e le riunioni con il funzionario che fa le conclusioni, e le feste dell'Unità - appena appena con il nome cambiato. Come negli anni '70, ricordate Berlinguer? E i militanti ad asciugarsi occhi lucidi di nostalgia...
A questo dovevamo arrivare, al 25% (beh, come negli anni '70, più o meno), e all'ondata grillina, che ci ha messo di fronte ai ritardi epocali di cui il PD si è macchiato, per vedere che quel modello non poteva funzionare. I circoli sono per lo più chiusi (capirete quanto valgono i periodici appelli all’”apertura dei circoli alla società”! Come se la società non avesse altro cui pensare).

Lo so bene che adesso è difficile rinunciare ai soldi, alle sedi, ai funzionari, all'ufficio stampa, a Youdem (che sarebbe il sacrificio minore, data la qualità...), ecc. ecc.....
Lo so bene che un bel po’ di persone rimarrebbero disoccupate…. Condividendo, del resto, la sorte di una buona parte di italiani. Il PD è come un’azienda che ha bisogno, e velocemente, di una radicale ristrutturazione: lacrime e sangue, come per tutte le ristrutturazioni che si sono susseguite in quest’Italia in crisi. Ma forse poi si potrebbe contare su un nuovo inizio, e il PD potrebbe diventare quel partito davvero democratico, moderno e riformista cui pensavamo tanti anni fa.
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Re: Il problema dei rimborsi elettorali

Messaggioda mauri il 12/03/2013, 20:53

è inutile girarci intorno, la realtà è che ne abbiamo tutti le tasche piene dei partiti e dei politici che hanno goduto e sperperato i nostri soldi, ora la richiesta legittima è basta soldi ai partiti e ai politici, il PD dovrà ristrutturarsi rapido anche perchè non facendo più politica nei quartieri e nelle strade diventano inutili tutte le sedi di partito e altre rappresentanze, le primarie e parlamentarie dovranno essere online con versamento di contributo, l'informazione tramite internet, già lo sta facendo per mail, FB e TW, per evitare inutili spostamenti dovranno prendere decisioni con congressi in videoconferenza e via discorrendo, quindi cercare finanziamenti dai privati,
M5S ha dimostrato ampiamente che servono pochi soldi e una rete efficiente, i partiti si devono adeguare, bersani nicchia e fa finta di niente, lo capisco ma è così bellezza, il tempo delle vacche grasse è finito, ora è tempo di vacche magre (retroattivo)
ciao mauri
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Re: Il problema dei rimborsi elettorali

Messaggioda Robyn il 13/03/2013, 12:54

Il tema del finanziamento ai partiti ripropone il tema dei "partiti leggeri".I partiti leggeri possono formarsi solo contestualmente alla riforma del sistema elettorale e cioè con l'introduzione del collegio uninominale.Anzichè esserci locali e sedi in ogni città e in ogni quartiere c'è una sola sola sede nel collegio.Se i collegi sono 500 ci saranno 500 sedi a livello nazionale più la sede centrale,"il nazareno nel nostro caso",sempre perfettamente funzionanti.Poi ci saranno delle sedi che oltre a funzionare per il collegio potranno assumere contemporaneamente la funzione provinciale,regionale e per i comuni che compongono il collegio.I partiti a struttura leggera non sono volatili ma presuppongono sempre il contatto con il territorio e con la base che và ad integrarsi al web,sono partiti snelli e sburocratizzati ma che mantengono un minimo di logistica con il territorio e di contatto con la base.Si capisce forse perche Matteo Renzi dice di volere abolire il finanziamento pubblico perche a suo dire serve per mantenere un partito troppo strutturato infatti ci sono continui contestazioni all'apparato"segretario bè l'apparato etc etc".Invece bisogna stare calmi e procedere per gradi.Il finanziamento dei partiti rimane ma cambia la forma di finanziamento che da pubblica diventa privata con piccole erogazioni e il cui uso deve essere trasparente e specificato voce per voce.Poi l'apparato è un'altra cosa si può snellire,semplificare e renderlo perfettamente funzionante.Infatti ci sono molte sedi che sono sempre chiuse e che non rappresentano un riferimento.Queste si potrebbero usare in occasione di primarie di collegio o in campagna elettorale.Invece per quando riguarda le votazioni ,per esempio le primarie di collegio,si può utilizzare un sistema misto e in forma sperimentale.Per esempio recarsi al seggio e votare,oppure votare via web.I partiti per evitare di diventare evanescenti devono sempre avere il contatto con la base deve esserci sempre la partecipazione dal basso che può integrarsi al web.Il fatto che i partiti siano cosi pesanti e costosi è da imputare semplicemente al <sistema proporzionale>,che porta a spese molto alte per le campagne elettorali e a strutture molto pesanti sul territorio.Il sistema cambia con il collegio uninominale ciao robyn
http://www.politicaresponsabile.it/docu ... talia.html
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