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Gli 8 punti del PD

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Gli 8 punti del PD

Messaggioda ranvit il 06/03/2013, 20:33

Tanto per cominciare manca l'annullamento dei rimborsi elettorali..... ;) :oops: 8-)


http://www.repubblica.it/politica/2013/ ... -53971115/


Lavoro, diritti, ambiente e costi della politica:
gli 8 punti della proposta avanzata da Bersani

Ecco nel dettaglio i provvedimenti illustrati dal segretario del Pd quale piattaforma programmatica per un "governo di cambiamento"


ROMA - Un 'governo di cambiamento' con un programma essenziale che si sviluppa a cominciare da 8 punti programmatici. E' la proposta che il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha presentato alla Direzione del Pd per lo sviluppo, la crescita e il cambiamento. Ecco le otto linee guida elencate dal leader democratico:

1) Fuori dalla gabbia dell'austerità.
Il Governo italiano si fa protagonista attivo di una correzione delle politiche europee di stabilità. Una correzione irrinunciabile dato che dopo 5 anni di austerità e di svalutazione del lavoro i debiti pubblici aumentano ovunque nell'eurozona. Si tratta di conciliare la disciplina di bilancio con investimenti pubblici produttivi e di ottenere maggiore elasticità negli obiettivi di medio termine della finanza pubblica. L'avvitamento fra austerità e recessione mette a rischio la democrazia rappresentativa e le leve della governabilità. L'aggiustamento di debito e deficit sono obiettivi di medio termine. L'immediata emergenza sta nell'economia reale e nell'occupazione.

2) Misure urgenti sul fronte sociale e del lavoro.
- Pagamenti della Pubblica Amministrazione alle imprese con emissione di titoli del tesoro dedicati e potenziamento a trecentosessanta gradi degli strumenti di Cassa Depositi e Prestiti per la finanza d'impresa.
- Allentamento del Patto di stabilità degli Enti locali per rafforzare gli sportelli sociali e per un piano di piccole opere a cominciare da scuole

e strutture sanitarie.
- Programma per la banda larga e lo sviluppi dell'ICT.
- Riduzione del costo del lavoro stabile per eliminare i vantaggi di costo del lavoro precario e superamento degli automatismi della legge Fornero.
- Salario o compenso minimo per chi non ha copertura contrattuale.
- Avvio della universalizzazione delle indennità di disoccupazione e introduzione di un reddito minimo d'inserimento.
- Salvaguardia esodati.
- Avvio della spending review con il sistema delle autonomie e definizione di piani di riorganizzazione di ogni Pubblica Amministrazione.
- Riduzione e redistribuzione dell'IMU secondo le proposte già avanzate dal PD.
- Misure per la tracciabilità e la fedeltà fiscale, blocco dei condoni e rivisitazione delle procedure di Equitalia.
Ciascun intervento sugli investimenti e il lavoro sarà rafforzato al Sud, anche in coordinamento con i fondi comunitari.

3) Riforma della politica e della vita pubblica.
- Norme costituzionali per il dimezzamento dei Parlamentari e per la cancellazione in Costituzione delle Province.
- Revisione degli emolumenti di Parlamentari e Consiglieri Regionali con riferimento al trattamento economico dei Sindaci.
- Norme per il disboscamento di società pubbliche e miste pubblico-private.
- Riduzione costi della burocrazia con revisione dei compensi per doppie funzioni e incarichi professionali.
- Legge sui Partiti con riferimento alla democrazia interna, ai codici etici, all'accesso alle candidature e al finanziamento.
- Legge elettorale con riproposizione della proposta PD sul doppio turno di collegio.

4) Voltare pagina sulla giustizia e sull'equità.
- Legge sulla corruzione, sulla revisione della prescrizione, sul reato di autoriciclaggio.
- Norme efficaci sul falso in bilancio, sul voto di scambio e sul voto di scambio mafioso.
- Nuove norme sulle frodi fiscali.

5) Legge sui conflitti di interesse, sull'incandidabilità, l'ineleggibilità e sui doppi incarichi.
Le norme sui conflitti di interesse si propongono sulla falsariga del progetto approvato dalla Commissione Affari Costituzionali della Camera nella XV Legislatura che fa largamente riferimento alla proposta Elia-Onida-Cheli-Bassanini.

6) Economia verde e sviluppo sostenibile.
- Estensione del 55% per le ristrutturazioni edilizie a fini di efficienza energetica.
- Programma pubblico-privato per la riqualificazione del costruito e norme a favore del recupero delle aree dismesse e degradate e contro il consumo del suolo.
- Piano bonifiche.
- Piano per lo sviluppo delle smart grid.
- Rivisitazione e ottimizzazione del ciclo rifiuti (da costo a risorsa economica). Conferenza nazionale in autunno.

7) Prime norme sui diritti.
- Norme sull'acquisto della cittadinanza per chi nasce in Italia da genitori stranieri e per minori nati in Italia.
- Norme sulle unioni civili di coppie omosessuali secondo i principi della legge tedesca che fa discendere effetti analoghi a quelli discendenti dal matrimonio e regola in modo specifico le responsabilità genitoriali.
- Legge contro il femminicidio.

8) Istruzione e ricerca.
- Contrasto all'abbandono scolastico e potenziamento del diritto allo studio con risorse nazionali e comunitarie.
- Adeguamento e messa in sicurezza delle strutture scolastiche nel programma per le piccole opere.
- Organico funzionale stabile, piano per esaurimento graduatorie dei precari della scuola e reclutamento dei ricercatori.

"Queste proposte, che non sono ovviamente esaustive di un programma di governo e di legislatura, ma che segnano un primo passo concreto di cambiamento - precisa il segretario del Pd - vengono sottoposte a una consultazione sia riferita alle priorità sia ai singoli contenuti. A questo fine verranno messi in rete l'elenco delle proposte e, via via per ogni singolo punto, i relativi progetti di legge o le specificazioni di dettaglio in modo da consentire una partecipazione attiva alla elaborazione e all'arricchimento dei contenuti".
(06 marzo 2013)
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda ranvit il 06/03/2013, 20:42

E, comunque, sono i soliti 888 punti altro che 8!
Un fritto misto in cui c'è di tutto ma cosi' come indicati, senza date e senza numeri, lasciano intendere il retropensiero di non farne niente ...o quasi! :oops: :twisted:

Questo è il modo migliore di fare arrivare il M5s al 45%....o 51% :roll:
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda ranvit il 07/03/2013, 9:14

http://www.lastampa.it/2013/03/07/itali ... agina.html


POLITICA

07/03/2013 - il ribelle non ci sta


Renzi lascia la sala in anticipo
“Così non cambieremo mai”


Nessun intervento. Matteo Renzi all’esterno della sede
romana del Pd dove si è tenuta la direzione


Il sindaco ai fedelissimi: da Pier Luigi nemmeno una parola sui temi anti-casta

federico geremicca

roma


La faccia di Matteo Renzi in tv in una carrellata che riprende D’Alema, Bersani, Epifani, Marini e chissà chi altro; oppure un primo piano zoomato che lo porta nelle case degli italiani, a ora di pranzo, mentre parla alla piccola tribuna del Partito democratico avendo affianco, magari, il presidente Rosy Bindi...



Chissà se sono precisamente questi i pensieri ed i volti che ieri si sono materializzati nella testa di Matteo Renzi quando - poco dopo mezzogiorno - ha voltato le spalle alla compagnia e se ne è tornato a Firenze. Fatto sta che è successo: ed è un nuovo piccolo-grande-caso.



C’è molto di studiato, naturalmente, nella mossa con la quale ieri Matteo Renzi ha deciso di riprendersi un po’ di titoli di giornali abbandonando, senza nemmeno intervenire, la Direzione del Pd: evitare il rischio, per esempio, di finire ritratto in quella sconsigliabile sorta di album Panini della nomenclatura democrats (e non solo democrats). Ma c’è anche molto di nient’affatto studiato, cioè di assolutamente incontrollabile: come un’allergia, un prurito tremendo, che resisti, resisti, ma alla fine ti devi grattare. Così, Renzi ha resistito, ha resistito, ma poi - appena finito l’intervento di Dario Franceschini - non ha retto più: ha girato le spalle alla presidenza e se ne è andato, percorrendo rapidamente i pochi metri che separavano il fondo della sala (dov’era in piedi) dal terrazzo che abbellisce l’ultimo piano della sede Pd.



Diremo poi se la mossa può esser considerata più giusta o più sbagliata: per ora raccontiamola. «Onestamente, quello che dovevo dire l’avevo detto - ha spiegato Renzi a qualche fedelissimo convinto che, stavolta, avrebbe addirittura preso la parola in Direzione -. Sostengo il tentativo di Bersani: posso pure impararlo a memoria e dirlo in cinese... Ma oltre questo, che devo fare? Tra me e lui le differenze ci sono: dovevo intervenire per esasperarle?». È la verità: fino ad oggi il sindaco di Firenze ha messo su un disco che dice “sto con Pier Luigi, sto con Pier Luigi” e non l’ha mai cambiato. Ma è anche solo una mezza verità: l’altra metà della spiegazione (dell’abbandono della sala della Direzione, intendiamo) è in una sorta di repressa delusione.



«Ma come - si è sfogato tornando a Firenze - sono giorni che insisto a dire che se avessimo cavalcato noi l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti avremmo spuntato qualche unghia a Grillo, e Bersani che fa? Nemmeno ne parla nella relazione introduttiva... Qua si rischia di andare avanti come prima. Ma come prima non va bene affatto». Dietro l’abbandono della Direzione, dunque, ci sono tante cose. Un po’ il timore di venir catalogato anche lui come “casta”, cosa che considera un pericolo mortale; un po’ un’insofferenza genuina verso certi interminabili vertici, considerati inutili liturgie di partito; ma un po’ anche la circostanza che con Bersani le cose continuano a non andare granché bene: Sono andate male durante le primarie, sono andate male in campagna elettorale e continuano ad andar male a fine campagna.



Uno spaccato di come sono andate le cose durante la battaglia elettorale lo offre, per esempio, Claudio Burlando - governatore ligure - quando va alla tribuna della Direzione: «Negli ultimi giorni della campagna ho invitato Renzi a Genova e mi sono reso conto che, ormai vicini al voto, non era impegnato altrove: un altro segnale che le cose non stavano andando nel verso giusto». Se era - se è - una risorsa (è l’implicita obiezione di Burlando) perché è stato lasciato così tanto in panchina?



Comunque sia, lo strappo è consumato. Niente di gravissimo, ma a tanti (da Fassina a Cuperlo) non è piaciuto. E non è piaciuto nemmeno a qualcuno nella folla di cittadini e militanti che ha seguito la Direzione via Internet e l’ha commentata via Twitter. Scrive Patrizia: «Sarebbe utile che Renzi parlasse al partito, oltre che a Ballarò. Coraggio, fallo». Il partito, già... Il sindaco di Firenze ne ha in mente uno del tutto diverso, rispetto a quel che è oggi il Pd: un partito “liquido”, leggero, senza praticamente apparati ma capace - attraverso i nuovi strumenti - di arrivare fin dentro le case degli italiani. Ma questo è il partito che sarà: se e quando sarà. Per ora il Pd è altro: e magari ignorarlo, mostrare fastidio e starne lontano potrebbe non essere un grande affare. Non è tempo di scelte a metà. O dentro o fuori, in genere è meglio. Mezzo dentro e mezzo fuori, si rischia molto: come proprio a Renzi hanno dimostrato le primarie perse giusto tre mesi fa...
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda ranvit il 07/03/2013, 10:35

http://www.ilmessaggero.it/primopiano/p ... 6478.shtml



Renzi: «La legislatura sarà breve. Io leale ma il partito cambi»

Intervista al sindaco di Firenze: «Se fallisse il tentativo di Pier Luigi? E' chiaro si aprirebbe uno scenario diverso»



di Barbara Jerkov



C’è chi lo vede già designato premier di un governo di responsabilità nazionale o candidato alle primarie per guidare il Pd a nuove elezioni. Di certo Matteo Renzi ragionava su scenari ben diversi, con il punto fermo della ricandidatura a sindaco di Firenze nel 2014 per poi, semmai, forte di quella vittoria annunciata, affrontare nuovamente la corsa per la leadership di un centrosinistra di governo. Lo tsunami elettorale lo sta costringendo a rivedere in fretta le prossime tappe. Intanto ieri ha partecipato alla direzione pd per la terza volta dacché è in campo, e quindi comunque un segnale lo voleva dare. Poi però se n’è andato senza parlare.

Un segnale pure questo, sindaco?
«Non sono abituato a partecipare alle liturgie del partito anche perché da sindaco sono impegnato con cose più concrete. Mi sembrava indelicato non partecipare proprio oggi ma quello che avevo da dire l’ho detto già. Penso però che la sconfitta ci costringa ad aprire una riflessione sulla forma partito, che dovremo fare una volta chiusa l’impasse istituzionale».

Addirittura? Sta dicendo che il Pd è superato?
«Il modello di partito solido, vecchia maniera, è stato profondamente messo in discussione e questa è una parte del ragionamento su cui alle nostre primarie abbiamo solo cominciato a discutere».

Quale modello ha in mente?
«Per esempio un partito che fa a meno del finanziamento pubblico. Sarebbe tra l’altro un segnale molto importante per dimostrare che ci si avvicina a ciò che ci chiede la gente».

Bersani ha detto che ripensare il finanziamento pubblico è giusto, eliminarlo però no.
«Già durante le primarie era un argomento che ci divideva ma è uno dei punti, sempre nel rispetto e nella lealtà per Bersani che le primarie le ha vinte, che la gente più ci chiede. E lo ritengo più importante oggi di prima».

Bersani ha lanciato otto proposte su cui invita Grillo a confrontarsi. Le condivide o lei punterebbe su altro?
«Qui non c’è bisogno di uno che faccia il controcanto tutti i giorni. E’ noto che io su alcuni temi sarei molto più tranchant rispetto a Pier Luigi: sul finanziamento pubblico ai partiti, appunto, ma anche sul ricambio del gruppo dirigente, sul tema dell’innovazione tecnologica e su tutto quello che si chiama Freedom information act. Ma oggi io non mi pongo come l’anti Bersani. Oggi io e tutti gli altri facciamo la nostra parte perché il suo tentativo vada bene».

Ecco, sindaco. Ma se bene non dovesse andare? Il segretario esclude piani B: e lei?
«Se le cose non andassero in porto è chiaro che si aprirebbe uno scenario diverso».

Leggi il resto dell'intervista sul giornale in edicola o su IlMessaggero Digital
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda lodes il 08/03/2013, 13:03

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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda lucameni il 08/03/2013, 19:18

Un brodino generico e letteralmente improponibile visto che dentro ci sono ancora residui di truffe tentate e in parte non riuscite.
Come fa il Pd a rilanciare il cerino a Grillo se continua a comportarsi in questo modo proponendo tisane invece di antibiotici e dogmi che neppure la Chiesa azzarderebbe a difendere?
Alla fin fine il problema non è se il Pd sia più o meno di sinistra, come leggo spesso qui dentro, ma se abbia uomini abbastanza dignitosi da fare un passo indietro e ammettere certi sbagli. Ad oggi non ne ha, pare.
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda ranvit il 08/03/2013, 22:11

La sinistra perde non soltanto perché è arrogante, presuntuosa e insincera. Perde anche perché non capisce la società italiana, non è in grado di guardare il mondo senza filtri ideologici, non sa stare fra la gente, ha perso del tutto la capacità di ascoltare e la voglia di intendere (Luca Ricolfi - da wikipedia)


Questa non è la mia sinistra....sono 50 anni che lo dico...
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda flaviomob il 09/03/2013, 11:02

Devono riconoscere che Grillo ha vinto le elezioni e appoggiare persino un monocolore grillino, se è l'unico modo per fare le riforme più urgenti e dare un governo al paese. Devono aprire a tutti le "sezioni" del partito, come per l'esperienza delle primarie aperte e ancora di più ed aprirsi al web, alla discussione anche aspra. Per me l'unico modo di cambiare il PD è che l'elezione di una parte dei dirigenti venga riservata anche a chi non è iscritto, alla società civile, come è stato per Pisapia a Milano e la sua giunta (ad esempio). Tra parentesi, a Milano città/provincia ha vinto il PD e non è un caso (alle regionali): si riparta da lì. Avanti Civati e Majorino. Un partito aperto, apertissimo, altrimenti si affogherà da solo nei propri riti vuoti.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda ranvit il 09/03/2013, 11:29

Ma come? Per Renzi niente primarie aperte e ora si??? :roll: :roll: :roll:
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Re: Gli 8 punti del PD

Messaggioda ranvit il 09/03/2013, 11:39

http://www.lastampa.it/2013/03/09/itali ... agina.html



Elezioni Politiche 2013

09/03/2013


Tasse, disoccupati ed Equitalia
Chi aveva capito l’umore del Paese





Dopo le amministrative,
il disagio ha allontanato
milioni di voti da Pd e Pdl



michele brambilla

milano


«Leghisti e berlusconiani hanno dimezzato i voti» e «ora Grillo sta venendo a prenderseli, quei voti»: era il 23 febbraio, cioè il giorno prima dell’apertura dei seggi elettorali, quando si leggevano su La Stampa queste parole. «Purtroppo devo dire che è così», commentava uno dei pochissimi deputati che non hanno perso l’abitudine di stare in mezzo alla gente, il varesino Daniele Marantelli del Pd.



Era scritto pure che «Grillo, in verità, sta portando via un po’ a tutti», anche alla sinistra; e che aveva un prezioso alleato: «la divisione nelle fila del nemico». È proprio vero, come si dice, che lo tsunami è arrivato improvviso? Che non c’erano segnali? Provate a riguardare le immagini dell’ultimo giorno di campagna elettorale. E a ripensare a due palchi di Roma: quello del teatro Ambra Jovinelli con Nanni Moretti e Pier Luigi Bersani e quello di piazza San Giovanni con Beppe Grillo. Allora, non è per dire: Moretti è di cinque anni più giovane di Grillo. Ma provate a rivedere con l’immaginazione quei due palchi - Moretti in maglione rosso e pantaloni beige di velluto a coste che parla di conflitto d’interesse e Grillo che urla «arrendetevi» e dà i dati sullo streaming - e dite qual è il nuovo e qual è il Sessantotto.



Per carità: più che un segnale, questa dei due palchi è una suggestione. Ma anche le suggestioni comunicano qualcosa. La distanza tra i politici e la gente. La distanza tra un milieu intellettuale e la gente. Il Pd era convinto di vincere da quando, nel novembre del 2011, Berlusconi si è dovuto dimettere. Il risultato era in tasca. Sì, c’era da aspettare un anno abbondante, ma anche quel periodo passato ad appoggiare il governo tecnico sarebbe servito a guadagnare consensi, perché la gente avrebbe detto «però, guarda il Pd com’è responsabile».



Ma in quest’ultimo anno e quattro mesi la gente ha più che altro dovuto preoccuparsi di come tirare a campare. Licenziamenti, cassa integrazione, aziende che chiudono. E tasse. Tutte preoccupazioni e difficoltà che alla lunga hanno spento l’entusiasmo per il cambiamento, hanno fatto venir meno la gratitudine verso un premier che ci aveva riportato in Europa, insomma hanno eroso il consenso nei confronti del governo tecnico. E, di conseguenza, quello per i due principali partiti che lo sostenevano.



In primavera 2012 ci sono state le elezioni amministrative in molti centri importanti. E il Pd si è convinto ancora di più che alle politiche non ci sarebbe stata storia. Aveva vinto in posti impensabili per la sinistra, come Monza e Como, roccaforti del berlusconismo, e Cantù, fortino leghista. Cose mai viste. Qualche numero. A Monza, dove cinque anni prima il centrodestra aveva vinto al primo turno, il candidato del Pd ha battuto quello del Pdl con un 63,40 per cento contro il 36,60. A Como 74,87 a 25,13. Como, la città dove il Pdl in cinque anni è passato dal 43,6 per cento al 13,66.



Come non pensare che il vento era cambiato? Eppure si registrava questo fatto: «Il centrosinistra ha certamente motivo per far festa. Ma i numeri dicono anche che, più che una vittoria di Pd e alleati, questa è una Waterloo del centrodestra. Per esempio. Mario Lucini, che ieri è diventato sindaco di Como con il 74,87 per cento, al primo turno ha preso meno voti (14.261) di quanti ne aveva presi cinque anni fa il candidato del suo stesso schieramento, Luca Gaffuri (15.224)», che aveva perso nettamente.



Insomma il Pd, in termini di voti, non stava crescendo. E quando le tasse e il crollo dei consumi hanno cominciato a strangolare il Nord, Berlusconi ha iniziato la rimonta in quel mondo che lo aveva abbandonato. «Su dieci imprenditori che si rivolgono a me, nove mi dicono che torneranno a votare Berlusconi», aveva detto il 17 gennaio scorso a La Stampa Wally Bonvicini, la piccola imprenditrice di Parma che è diventata la pasionaria anti-Equitalia. Dice che nelle cartelle delle tasse, aumentate di interessi stratosferici, è ravvisabile il reato di usura, e inonda le procure di denunce su denunce. Giusto o sbagliato? Semplicemente reale. È un fenomeno reale di cui si parla pochissimo, ma che ha influenzato il voto.



Grillo, che la pancia della gente la sa capire, se n’è accorto per tempo e contro Equitalia ha scatenato buona parte del suo tsunami. Quello che non ha recuperato Berlusconi, l’ha guadagnato lui. E così è arrivato lo stallo. Sorprendente, anzi choccante, per le segreterie dei partiti, ma non per la gente comune. Il 5 febbraio, in una giornata intera passata in piazza Duomo a Milano, tutti ci dicevano: di quello che dice Grillo si capisce tutto; di quello che dice Berlusconi, quasi tutto; di quello che dice Monti, abbastanza; di quello che dice Bersani, niente. «Grillo, a giudicare da quel che si sente in giro, di voti ne prenderà tanti», era stata la conclusione. Anche di Renzi molti avevano pensato che avrebbe potuto essere il nuovo: ma sappiamo com’è andata a finire.
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