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Prorogatio a Monti?'

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda pianogrande il 02/03/2013, 17:31

Forse data la mia piccola mente questa idea mi intriga sempre più.
Una pausa di riflessione in questo tragicomico guazzabuglio ma con un governo anche solo di normale amministrazione servirebbe a tantissime cose e sarebbe una via per quella stabilità tanto invocata da tutti.
Sarebbe il modo per vedere, comunque, tutti i nuovi in azione (il controllo del parlamento sull'operato del governo potrebbe essere esercitato senza la spada di Damocle della fiducia).
Si potrebbe comunque legiferare (ma no!!) e l'esecutivo sarebbe tenuto ad adeguarsi.
Non resta che farlo dopodiché potremo conoscere meglio i nostri polli mentre l'Italia continuerà a funzionare.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda ranvit il 02/03/2013, 18:50

Se nessun Governo ottiene la fiducia...resta in carica quello che c'è.
Cosa puo' fare a parte l'ordinaria amministrazione?
Con l'approvazione del Parlamento....tutto! 8-)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda ranvit il 03/03/2013, 16:36

Franz cosa ne pensi?
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda ranvit il 03/03/2013, 16:49

Intanto leggiamo cosa ne pensa De Bortoli...concordo molto; ma si dimentica di dire che senza questo successo del M5S non staremmo pensando per davvero a fare certe riforme, a partire dai costi della politica. Che è il problema "madre"!


http://www.corriere.it/editoriali/13_ma ... 37a8.shtml

LA PARALISI E LE POSSIBILI SOLUZIONI

Una nazione allo specchio


Grande è la confusione sotto il cielo invernale del Paese. E irresistibile la tendenza a trasformare un dramma in farsa. L'ampiezza del fenomeno Grillo non era stata prevista. Anche da noi, ammettiamolo. Ma questo soccorso ai vincitori, che non esclude grandi imprenditori e raffinati intellettuali, e il tentativo disperato del Pd di rivalutarli, all'improvviso, come costole della sinistra, ha qualcosa di patetico, di surreale. Il modello Sicilia ( sic ), che ha associato il Movimento 5 Stelle all'incerta presidenza Crocetta, ha avuto per ora un solo risultato: l'opposizione al radar americano di Niscemi, gettando alle ortiche accordi internazionali. Inutile parlarne.
Nel programma dei cinquestelle vi sono anche alcuni passaggi condivisibili, per carità, ma nel suo insieme, se letto bene, è una straordinaria scorciatoia alla povertà. Alla decrescita infelice. E il consenso delle urne non attenua la pericolosità di alcune proposte, come la settimana lavorativa di 20 ore (chi paga?). Vanno però compresi e non sottovalutati il malessere e il disagio di un voto di massa, effetto della disoccupazione, della precarietà, della caduta dei redditi, dell'aumentata disuguaglianza sociale, della protervia dei partiti che votano sacrifici immediati (le pensioni e le tasse) e ritardano il contenimento dei propri abnormi costi. Ma in un Paese serio non si può restare appesi per settimane dopo il voto alle labbra di un capo politico (non c'è più nulla di comico) che se ne sta a casa sua o ai proclami millenaristi del suo guru, peraltro non votato da nessuno.


Un sistema politico normale, con partiti responsabili e istituzioni forti, ragiona sui fatti e sui numeri, non insegue goffamente i voti perduti, non corteggia l'avversario denigrato fino a poche ore prima. Fa i conti con la realtà. Amara, amarissima. Aggravata da una campagna elettorale scellerata in cui sono stati promessi sgravi fiscali per 160 miliardi, si è detto che lo spread (salito in questi giorni di 100 punti) non conta, si è dipinto un Paese che non c'è, immaginario, schiacciato da un'Europa matrigna, senza dire nulla di concreto su come tagliare le spese e aggredire il debito pubblico. Il sistema politico di una nazione che ha fondato l'Unione Europea, dotata ancora di un minimo di orgoglio - ed è questo il punto vero -, mette gli interessi generali davanti a tutto, prima dei destini personali di un leader, di una segreteria, del futuro di un partito, dell'identità e della purezza di una tradizione politica. Primum vivere .
Giorgio Napolitano ieri ha rivolto un appello al senso di responsabilità delle forze politiche. Necessario. Toccherà ancora una volta a lui dipanare un'incredibile matassa. Farà come sempre la scelta migliore e probabilmente affiderà un incarico esplorativo al leader Pd, il partito che ha ottenuto più voti, ma che non ha la maggioranza. Il tentativo di Bersani, così com'è attualmente descritto, è però destinato al fallimento, anche per le opposizioni interne al suo partito. L'idea di una curiosa alleanza con i cinquestelle, non sembra incontrare il favore del Quirinale.

E allora, che fare? Tornare subito al voto è impossibile, oltre che suicida. Napolitano non può più sciogliere le Camere. Il governissimo (Pd, Pdl e Scelta civica) viene considerato un insulto, anche se combacia con la «strana maggioranza» che ha sostenuto Monti. La fantasia delle formule politiche è illimitata, ma la sostanza, alla fine, non sarà molto dissimile dall'intesa che ha sostenuto l'attuale governo. Anzi, non è escluso che questo esecutivo possa essere chiamato a svolgere un tempo supplementare con programma limitato alla riforma elettorale, riforma che Napolitano aveva chiesto a gran voce prima del voto e che i partiti, nella loro testarda miopia, non hanno voluto fare.
Antonio Polito sul Corriere del primo marzo ha proposto un esecutivo, tecnico o politico, magari guidato da un giovane o da una donna, sostenuto anche indirettamente dalle principali forze politiche. Con un mandato circoscritto ad alcune riforme. Non più rinviabili anche per l'incalzare della sfida politica dei grillini che va raccolta sul piano dei programmi e non sull'asse delle alleanze. Michele Salvati, sul Corriere di ieri, ha sottolineato il fatto che in un quadro politico drammatico si apre comunque un'opportunità positiva, quella di riformare la nostra legge elettorale sul modello francese: uninominale e doppio turno (la proposta del Pd) e il presidenzialismo (voluto dal Pdl). Uno scambio virtuoso. Il Partito socialista francese ha ottenuto alle ultime presidenziali una percentuale pressoché uguale a quella del Pd, ma Hollande governa sicuro per cinque anni. E ancora ieri sul Corriere , Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, paladini della lotta contro gli sprechi e i privilegi della casta, hanno scritto che ormai non vi è più alcuna scusa, che bisogna dare un taglio netto ai costi della politica. Reale e non simbolico. Come si vede, parte del programma di un ipotetico governo, di minoranza, di scopo, del presidente, di responsabilità nazionale, chiamatelo come vi pare, è già scritto nel diario dell'emergenza italiana.


C'è un precedente che Napolitano probabilmente richiamerà nel corso delle sue consultazioni. Dopo le elezioni del giugno del 1976 la Democrazia cristiana prese il 38 per cento dei voti e il Partito comunista fu sconfitto con il 34. Ma Aldo Moro disse che i vincitori erano due. E, in una situazione di difficoltà economica paragonabile a quella attuale, i maggiori partiti si sedettero a un tavolo e trovarono un accordo che peraltro consentì nei due anni successivi un discreto aggiustamento dei nostri conti e l'abbassamento dell'inflazione. Preistoria, dirà qualcuno, e oggi non ci sono vincitori, a parte Grillo. Sì, ma nelle immagini ingiallite di quel compromesso storico, peraltro assai criticato come responsabile del consociativismo, vi era un senso della responsabilità nazionale che oggi, se non perduto, è largamente annacquato. Sia la Dc sia il Pci ne pagarono elettoralmente le conseguenze. Ma il Paese venne prima. Qualcuno poi ricorderà che in quegli anni fummo costretti a chiedere il sostegno del Fondo monetario e forse qualcosa di analogo potrebbe accadere nei prossimi mesi se dovremo firmare un programma di aiuti per abbassare il costo del rifinanziamento del nostro debito. Questa ipotesi è rimasta sotto traccia nel corso della campagna elettorale. Ma riemergerà prepotentemente nelle prossime settimane. Un eventuale esecutivo di qualsiasi natura dovrebbe preoccuparsi di inquadrare scelte economiche urgenti a favore di famiglie e imprese per stimolare i consumi e la crescita in una sorta di protocollo europeo.


L'ultimo paradosso di questa sciagurata congiuntura italiana, incomprensibile agli occhi degli stranieri, è che le tasse, in virtù dei provvedimenti decisi dagli ultimi due governi, continueranno a crescere. In automatico. La pressione fiscale era nel 2012 al 44 per cento. Salirà ancora. Qualcuno, sui mercati, nel perdurante cinismo anti italiano, è convinto che non avere un governo, in un Paese apparentemente ingovernabile, sia la migliore delle ipotesi. L'aggiustamento di bilancio sarebbe assicurato. Morti, feriti, aziende che chiudono, posti che saltano non contano agli occhi di chi guarda soltanto ai tassi d'interesse. Ai nostri ovviamente sì. Un'altra ragione, tra le tante, per avere presto un esecutivo, di qualsiasi genere, con un programma preciso, in un periodo di tregua, che risponda alla legittima domanda del voto con poche riforme, vere e coraggiose.

Ferruccio de Bortoli
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Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda ranvit il 04/03/2013, 12:43

http://www.lastampa.it/2013/03/04/itali ... agina.html


Politica

04/03/2013 - retroscena


La mossa di Beppe
“Tenere Monti a Palazzo Chigi”



I neoeletti grillini riuniti all’Hotel St. John







Prima assemblea a Roma: si decide su portavoce e logistica



jacopo iacoboni

roma


Sotto, la riunione ha un po’ l’aria dell’assemblea universitaria, anche come facce e storie.

Sopra, nella hall, c’è l’aria da festa di laurea dove la gente innanzitutto vuole conoscersi, intrecciare storie che spesso finora erano solo voci, o chat.



Alle 16.56, finita una pausa caffè lunga abbastanza per farsi domande, scambiarsi numeri di telefono e mail, gli eletti del Movimento cinque stelle cominciano a richiamarsi l’un l’altro, «ragazzi, scendiamo sotto, riprendiamo? Dopo aver pagato, eh». Il caffè se lo sono pagati da soli. Quanto all’albergo, non dormono qui. Nonostante ci siano ottime e economiche offerte, «quasi tutti i non romani si sono organizzati con soluzioni low cost», racconta uno di loro. Compreso l’aereo. In fondo, chi non ha un amico a Roma? Per trovare casa ci sarà tempo.



E’ così, la riunione dei parlamentari del Movimento, segreta si fa per dire. Fuori il mondo invoca trasparenza, e coerenza con la sbandierata, totale apertura. Dentro, loro rispondono «ma perché, il Pd non ha mai fatto un incontro a porte chiuse?». E c’è come un senso situazionistico della beffa ai media che andrebbe colto. Alle 16,30 - quando hanno fatto time out e sono saliti su, dal piano interrato dove si tiene la sessione, alla hall dove c’è il bar con bancone in legno aperto - fuori dalla porta a vetri dell’hotel Saint John s’è creata una tale ressa di cameramen, fotografi e giornalisti che, da dentro, gli eletti li filmavano a loro volta con gli smart phone e i minitablet, per poi sorridere e darsi un po’ di gomito. L’assediato che assedia a sua volta l’assediante.



Ribaltati i ruoli vittima-carnefice, ecco alcune conversazioni, di cui teniamo anonimi gli autori: «Il governo? La fiducia per noi è impossibile, bisognerebbe capire che è fuori luogo anche chiedercela». Come se ne esce lo suggerisce una eletta quarantenne, assai disponibile: «Non c’è niente che impedisca di tenere ancora lì Monti per qualche mese, mentre il Parlamento fa delle leggi. Se sono buone leggi, noi le votiamo. Naturalmente presto si torna a votare». E’ lo stesso ragionamento ascoltato in mattinata da qualcuno assai vicino al team di Grillo e Casaleggio che ha organizzato in concreto lo Tsunami: «Perché non si può immaginare di lasciare Monti in carica, per quattro cinque mesi? Esiste un precedente, non è vero che non si possa fare: il governo Dini durò 127 giorni dopo la fine della maggioranza». «Rigor Montis» non piace per nulla, sia chiaro. Ma a questo punto tanto vale, per molti cinque stelle, tenerlo lì lo stretto necessario. La minaccia di Bersani (tornare a casa) li spaventa poco.



Naturalmente i nuovi parlamentari si occupano qui soprattutto di questioni organizzative. Devono scegliere un portavoce, sarà a rotazione. Decidere chi parla all’esterno (per ora, nei momenti caldi, i meno in ansia paiono Vito Crimi e Roberto Fico). Un gruppo seguirà la logistica. Un altro, i motori di ricerca e le chat. C’è l’idea di «trovare un palazzo dove andare a stare, per risparmiare e stare anche vicini fisicamente», considerando che non guadagneranno più di 2500 euro netti (cinquemila lordi), e viverci a Roma non è facile. «È un po’ stressante, questo assedio», ammette Laura Bottici. «È anni che lavoriamo sul territorio, e non c’era questo interesse». Altri ricordano disperate telefonate ai giornali, spesso ignorate.



Alcuni sono già un riferimento evidente. Roberto Fico, napoletano, camicia fuori dai pantaloni, e una faccia aperta da ragazzo del sud. Offre caffè al bar. Vito Crimi, che si assume l’incarico di annunciare «Grillo e Casaleggio non verranno, questa non è una riunione di linea» (ma è vero che non verranno?). I ricci neri e timidi di Andrea Cioffi. Molto defilata Marta Grande, la più giovane, maglioncino grigio, appoggiata alla colonna, armeggia col telefonino; che il Pd la lodi così tanto non ha entusiasmato lo staff. Due ragazze, filmaker esterne, girano un documentario per immortalare una riunione che comunque sarà ricordata. Ai muri, riproduzioni di Tamara de Lempicka fatte dallo Studioessedipinti.



L’età media è palesemente sotto i quarantacinque. Estetiche assurde e cappellai non ce ne sono. Non ci sono grisaglie, nessuno ha la cravatta, qualcuno ha così caldo da girare a maniche corte e felpa legata in vita. Ma non c’è neanche un abbigliamento prevalente. Le ragazze, ce ne sono di carine. Sembrano molto diversi all’aspetto dai parlamentari cui siamo abituati.



Votano per alzata di mano, non col televoto. Al momento di andare via, alcuni hanno organizzato un furgoncino-scolaresca. Sentono di avere una missione, ma te la spiegano come se si fosse a una festa, anche se non eri stato invitato.
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Re: Prorogatio a Monti? - Domande di una sprovveduta'

Messaggioda Manuela il 04/03/2013, 13:51

Io però non ho ancora capito, nonostante lo abbia chiesto a diverse persone, se, e fino a che punto, e per quanto tempo, sia costituzionale che il Parlamento legiferi in assenza di un governo.

Se l'ipotesi dei grillini (tenere Monti "per qualche mese ancora a Palazzo Chigi"), è applicabile in linea di principio "per qualche mese", perché non potrebbe valere per i 5 anni di una legislatura?
Si può fare a meno di un governo per un tempo indeterminato, mentre il Parlamento legifera a maggioranze variabili?
E, se il governo è in carica solo per l'ordinaria amministrazione, chi sarebbe chiamato a mettere in pratica le decisioni prese dal Parlamento (che ordinaria amministrazione non sono)?
Queste decisioni potrebbero essere messe in pratica semplicemente dalla burocrazia? Ma, in tal caso, a che serve il governo?

C'è fra di voi un costituzionalista che sappia rispondere ai miei dubbi?
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Re: Prorogatio a Monti? - Domande di una sprovveduta'

Messaggioda trilogy il 04/03/2013, 16:15

Manuela ha scritto:Io però non ho ancora capito, nonostante lo abbia chiesto a diverse persone, se, e fino a che punto, e per quanto tempo, sia costituzionale che il Parlamento legiferi in assenza di un governo....


:mrgreen: E' il parere di Paolo Becchi è professore di filosofia del diritto, non un costituzionalista in senso stretto.
link: http://www.ilsecoloxix.it/p/italia/2013 ... erno.shtml
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Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda ranvit il 04/03/2013, 16:46

;) ;) ;)
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Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda pianogrande il 04/03/2013, 18:31

Insomma.
Un laboratorio di ricerca applicata sta per avviarsi.
Dopo tanta noia e tanto grigiore, il brivido della novità.
Il paese non andrà in fallimento.
Mi resta però il dubbio (già espresso da qualcuno) di come possa operare un governo di normale amministrazione per rispondere (esecutivo) alle leggi che verranno emanate da un parlamento che l' "indirizzo politico" ha l'aria di volerlo stravolgere.
Forse, operare nell'ambito delle leggi esistenti e senza intervenire sull' "indirizzo politico" costituisce normale amministrazione.
In fondo, è una definizione di normale amministrazione quella che mi manca.
Molto, molto importante, che a Napolitano succeda qualcuno di pari intelligenza e dirittura morale.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Prorogatio a Monti?'

Messaggioda ranvit il 04/03/2013, 20:20

Volendo il Parlamento potrà fare, con il voto favorevole di Pd e M5S, un sacco di riforme che non si sono mai potute fare ;)
- eliminazione del finanziamento pubblico dei Partiti
- drastica riduzione dei costi della politica (numero e prebende di Parlamentari, consiglieri regionali, provinciali, comunali etc)
- drastica riduzione degli emolumenti a dirigenti e funzionari pubblici
- drastica riduzione di CdA di aziende pubbliche e locali e relativi emolumenti
- accorpamento dei Comuni sotto i 5000 abitanti
- eliminazione delle Province
- conflitto d'interesse
- legge anticorruzione
- coppie di fatto
- etc etc
- richiesta alla'eurozona di rinegozazione di alcuni impegni che impediscono il rialncio dell'economia
- etc

Mi auguro che il Pd non manchi questa ultima occasione per riappacificarsi con un elettorato fortemente deluso ;)


PS La normale amministrazione non consente praticamente solo "l'indirizzo politico" del lavoro del Parlamento....ovverossia puo' fare tutto in accordo con il Parlamento ;)
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