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EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda lodes il 18/02/2013, 13:27

Vittorio ma ti rendi conto che senza quei sacrifici l'INPS non ci avrebbe pagato la pensione? :o

Torno a dire il problema è politico e ragionare di come uscire da questa situazione solo guardando al proprio particolare (di nazione) porta a fare scelte -chiamiamole di carattere economico- che inevitabilmente castigherebbero i ceti sociali del lavoro dipendente, dei pensionati, dei giovani.

Non si può lasciare sullo sfondo il processo di trasformazione economica, politica, sociale che ha investito il mondo, l'Europa l'Italia. Io dico che dentro a queste temperie è necessario un nuovo ruolo dell'Europa e dell'Italia. Per intenderci: più Europa e più forte per essere protagonista rispetto al riassetto degli equilibri economici e politici a livello mondiali. Nella storia sono stati diversi i momenti in cui imperi, nazioni sono caduti perchè non hanno saputo capire che il vento della storia andava in altra direzione. Bene, oggi l'Europa si trova in un passaggio analogo. E' un continente vecchio, non più al centro del mondo, serve quindi un rilancio forte dell'ispirazione europeista.

L'idea di uscire dall'euro va esattamente in senso contrario. E' un bene per i popoli che subirebbero questa decisione? Ho già detto che saremmo schiacciati, ma mi si risponde che comunque le cose vanno già male. E' vero, ma il male non è il frutto delle politiche "rigoriste": bisogna essere puntuali nelle analisi. Il paese ha creato il debito con le proprie mani e questo quando ha coinciso con la crisi diffusa di altri debiti sovrani ha prodotto il cortocircuito. In questa situazione non è pensabile uscire dall'euro, riprendere la politica di aumento del deficit e pensare che questa scelta non ci sia fatta pagare , sia in termini costi del debito, sia in termini sociali e, infine ma non ultimo, in termini politici. Nel senso che saremmo relegati a livello di uno staterello che non conta nulla e senza nessun potere contrattuale (con che forza potremmo influenzare il regime dei cambi con le altre monete?). Insomma invece di trovare una via di fuga in una illusoria strada verso la libertà dai vincoli comunitari, c'è da imboccare la strada di una politica che pensa al futuro, che guarda ai processi storici e che lo faccia da protagonista. Questo secondo me significa lavorare per le prossime generazioni e, consentitimi di usare un termine che deve essere rivalutato, progressisti.
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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda trilogy il 18/02/2013, 13:53

flaviomob ha scritto:I paesi che avrebbero maggiori incentivi ad uscire dall'Euro?
Irlanda, Italia e Grecia

http://www.latribune.fr/getFile.php?ID=5314959

...
(Studio di David Woo per Bank of America - Merryl Lynch)

Che ne pensi, Trilogy? (E grazie per la precedente risposta, è sempre un istruttivo piacere leggerti...)


E' un giochino simpatico, molto elegante sul piano della metodologia, ma come tutti i giochi va preso per quello che è: "una semplificazione della realtà". Per fare lo scenario utilizza due variabili: bilancio pubblico e partite correnti. Poi fa delle ipotesi. Quella sulla svalutazione del cambio è probabilmente molto sottostimata e non tiene in debita considerazione il problema di "accesso ai mercati". In altre parole nella fase di preparazione dell'uscita e per alcune settimane dall'uscita dall'euro, lo Stato e le imprese italiane non avrebbero più accesso al mercato del credito, con conseguenze molto serie su produzione e occupazione. Le frontiere e i server internet dovrebbero essere chiusi altrimenti ci sarebbe una fuga di capitali senza precedenti. In questa fase di transizione non riusciremmo a trovare neanche le banconote per fare la spesa al negozio sottocasa. L'aumento dei prezzi e la scarsità di merci sarebbe istantaneo, mentre l'adeguamento dei salari richiederà tempo. Tutto ciò con effetti sull'ordine pubblico rilevanti.
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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda ranvit il 18/02/2013, 15:33

Che si resti o meno nell'euro se non si tagliano gli sprechi (vedi FARE o Rischio Calcolato) e se non si fanno vere riforme sostanziali, andremo incontro comunque a un periodo nerissimo. Si puo' gestire la cosa o lasciarsi travolgere...

Preferirei gestirla!

A lodes che continua a parlare di una maggiore integrazione europea chiedo: vede forse qualche azione in questa direzione? Dall'ultimo vertice direi proprio di no. Sperare e credere che i Paesi europei che si stanno avvantaggiando dalla situazione si decidano a intensificare la velocità di integrazione è legittimo e fa bene allo spirito, ma temo che sia solo un'illusione.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda trilogy il 18/02/2013, 18:55

Euro: Christensen, l’euro è ormai spacciato
Oggi, 17:32di Luca Fiore

L’euro è destinato al fallimento. Parola di Lars Seier Christensen, co-Ceo di Saxo Bank, secondo cui il recente rally della moneta unica è illusorio poiché il Vecchio continente non si è ancora dotato di un’unione fiscale.

“L’intero impianto è destinato a fallire –ha detto Christensen nel corso di un’intervista a Bloomberg- attualmente ci troviamo in una situazione in cui le persone pensano che il problema sia circoscritto o addirittura risolto, e non è per niente vero”.

Negli ultimi sei mesi l’eurodollaro è cresciuto di oltre 8 punti percentuali salendo sopra quota 1,37. “Diventerò un gran venditore in prossimità di quota 1,4 dollari”, ha detto Christensen che ha rilevato come l’ascesa della divisa di Eurolandia “sia stata favorita dalle misure politiche, non da quelle economiche”.

“Un'altra possibile causa di fallimento è rappresentata dall’uscita di Paesi che si sono rovinati entrando nell’euro, come quelli dell’Europa meridionale”. Secondo Christensen “quando la crisi colpirà la Francia sarà la fine”.

Fonte: Finanza.com

PS: Saxo è una banca danese... ;)
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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda ranvit il 20/02/2013, 8:57

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... d=Abam5nVH

La svalutazione competitiva? La Francia la sta già facendo. Ispirandosi a un'economista indiana di Harvard
di Riccardo Sorrentino
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda trilogy il 20/02/2013, 13:02

Intanto anche gl'inglesi spingono per aumentare ulteriormente la liquidità. L' effetto congiunto e scoordinato di tutti questi allentamenti quantitativi (Cina, Giappone, USA) rischia di alterare profondamente i mercati valutari e finanziari con conseguenze a medio termine pericolose in termini di bolle speculative che quando scoppiano fanno male :roll:

Minute Boe: sale a tre il numero dei membri favorevoli ad aumento QE Oggi, 10:52di Titta Ferraro

Il Monetary Policy Committee della Bank of England dello scorso 7 febbraio ha visto salire a 3 il numero dei membri favorevoli ad aumentare il programma di allentamento quantitativo da 375 a 400 mld di sterline. Tra questi anche il governatore della Boe, Mervyn King. Sono stati invece sei i membri che hanno votato per mantenerlo inalterato a 375 mld di sterline.
Negli ultimi mesi era stato il solo David Miles a sostenere la necessità di un aumento degli acquisti di obbligazioni. L'ultima volta che ci fu una spaccatura simile fu nel giugno 2012 e il mese successivo la maggioranza del comitato di politica monetaria della Boe votò per un aumento degli acquisti di asset per 50 mld di sterline.
Fonte: Finanza.com
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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda flaviomob il 20/02/2013, 23:13

Ma aumentare l'IVA come vogliono fare i francesi non deprime i consumi?


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda franz il 20/02/2013, 23:35

:roll:
flaviomob ha scritto:Ma aumentare l'IVA come vogliono fare i francesi non deprime i consumi?

IVA o altre imposte, se hai meno soldi in tasca puoi consumare di meno, quindi le manovre che basano il rigore soprattutto sull'inasprimento fiscale per forza di cose deprimono in consumi.
Dipende pero' anche da quali imposte (non sono tutte uguali come effetto) e da cosa ne fai di quel getitto.
Per esempio se il maggiore gettito va in investimenti che altrimenti i privati non farebbero (con gli stessi soldi) allora i consumi soffono oggi ma domani potrebbero ripartire. Sempre che gli investimenti pubblici siano utili e produttivi, non soldi semplicemente buttati nel cesso per scavare buche e poi riempirle.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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L'euro è morto?

Messaggioda flaviomob il 28/02/2013, 2:08

L’euro è ormai un morto che cammina
Occorre tentare una exit strategy “da sinistra”
di Emiliano Brancaccio

Il signor euro aveva più volte rischiato l’infarto. Il dottor Draghi decise allora di metterlo in coma farmacologico. Sulla cura però indugiava, e a intervalli periodici il dilemma amletico gli si ripresentava: lasciarlo dormire o farlo morire? Draghi insisteva per la prima soluzione. Ma ad un tratto il popolo italiano ha improvvisamente optato per la seconda: ormai l’euro è solo uno zombie, un morto che cammina. Volenti o nolenti, prendiamone atto.

Vedrete che nel Direttorio della Bce l’avranno già capito. A Francoforte si accingeranno a modificare la “regola di solvibilità” della politica monetaria: il famigerato ombrello europeo contro la speculazione verrà pian piano chiuso, per poi finire in cantina [1]. La dottrina del falco Jurgen Stark, uscita dalla porta, si appresta dunque a rientrare dalla finestra. Si può star certi che il dottor Draghi dovrà accoglierla con tutti gli onori. Le più fosche previsioni di un appello di 300 economisti, pubblicato nel giugno 2010, si stanno dunque avverando [2]. La pretesa della Bce di proteggere dagli attacchi speculativi solo i paesi devoti alla disciplina dell’austerity, si è rivelata un clamoroso errore, logico e politico. L’Italia, che ha dato i lumi al Rinascimento ma anche al Fascismo, ieri ha sancito che per l’euro non resta che recitare il De Profundis. Nessuno osi affermare che ha fatto da sola: i tecnocrati europei, condizionati dagli interessi prevalenti in Germania, stavano già da tempo preparando il fosso in cui seppellire la moneta unica.

E ora? Gli eredi più o meno degni del movimento operaio novecentesco che faranno? Sapranno anticipare il corso degli eventi o preferiranno anche stavolta fungere da ultima ruota del carro della Storia? Anziché lasciarsi travolgere dall’idea ottusa della “grande coalizione”, o riesumare il giovane dinosauro liberista Renzi per suicidarsi entro un anno, sarebbe forse opportuno che il Partito democratico e la CGIL prendessero atto che non è più tempo di parlare di politiche di convergenza o magari di standard retributivo europeo [3]. I proprietari tedeschi non sono più interessati alla moneta unica, le speranze di riforma dell’Unione monetaria sono ormai vane. Il punto dirimente è dunque uno soltanto: in che modo uscire dalla zona euro.

Il più probabile, allo stato dei fatti, è il modo di “destra”, che consiste nel favorire le fughe di capitale, aprire alle acquisizioni estere del capitale bancario e degli ultimi spezzoni rilevanti di capitale industriale nazionale, e lasciare i salari completamente sguarniti di fronte a un possibile sussulto dei prezzi e soprattutto delle quote distributive. C’è motivo di prevedere che non soltanto il redivivo Berlusconi ma anche molti altri inizieranno ad ammiccare a questa soluzione. Sedicenti “borghesi illuminati”, orde di opinionisti del mainstream si affretteranno a rifarsi una verginità giudicando l’euro un ideale kantiano fin dalle origini destinato al fallimento, riesumando Milton Friedman e i cambi flessibili e dichiarandosi favorevoli alla svalutazione allo scopo di rendere il paese appetibile per i capitali esteri a caccia di acquisizioni a buon mercato. Che dunque la moneta unica se ne vada al diavolo, grideranno: l’importante è salvare il mercato unico e la libera circolazione dei capitali dalle pulsioni protezioniste dei cosiddetti populisti! Ebbene, se le cose andranno in questi termini, c’è motivo di temere che la deflagrazione della zona euro potrebbe rivelarsi una macelleria messicana.

Del resto, chi un po’ ha studiato la storia economica dell’ultimo secolo sa bene che la sovranità monetaria, presa isolatamente, non è la panacea, e che non sono stati per nulla infrequenti i casi di sganciamento da un regime di cambi fissi che abbiano prodotto veri e propri disastri in termini di liquidazione del capitale nazionale e distruzione degli ultimi scampoli di diritti sociali. Beninteso, non sempre è andata male, ma in alcuni casi e per alcuni soggetti è andata malissimo. Per citare solo qualche esempio: nel 1992, dopo l’uscita dallo SME, in Italia la quota salari crollò dal 62 al 54%. Nel 1994-1995, dopo i deprezzamenti, Turchia, Messico e Argentina registrarono in un anno cadute dei salari reali rispettivamente del 31%, 19% e del 5%, e dopo la svalutazione del 1998, in Indonesia, Corea del Sud e Tailandia si verificarono diminuzioni dei salari reali del 44%, 10% e 6% (dati ILO e World Bank). Per non parlare dei “fire sales” dei capitali nazionali favoriti dalla svalutazione. Il ripristino della sovranità monetaria è ormai imprescindibile, ma l’uscita “da destra” potrebbe trasformarlo in un incubo.

Questa prospettiva non costituisce però un destino inesorabile. Come abbiamo cercato di argomentare in questi mesi, c’è anche un modo alternativo di gestire l’implosione dell’eurozona, che consiste nel tentativo di costruire un blocco sociale intorno a una ipotesi di uscita dall’euro declinata a “sinistra”. Vale a dire, in primo luogo: un arresto delle fughe di capitale; accorte nazionalizzazioni al posto delle acquisizioni estere dei capitali bancari; un meccanismo di indicizzazione dei salari e di amministrazione di alcuni prezzi base per governare gli sbalzi nella distribuzione dei redditi; la proposta di un’area di libero scambio tra i paesi del Sud Europa. Insomma: la soluzione “di sinistra” dovrebbe vertere sull’idea che se salta la moneta unica bisognerà mettere in questione anche alcuni aspetti del mercato unico europeo.

Verificare se esistono le condizioni per formare una coalizione sociale intorno a una ipotesi di uscita “da sinistra” dall’euro significherebbe anche mettere alla prova il Movimento 5 Stelle. Che sebbene abbia il vento in poppa difficilmente arriverà a governare da solo, e che in ogni caso si troverà presto di fronte al bivio ineludibile di qualsiasi politica economica: dare priorità agli imprenditori e ai piccoli proprietari, oppure cercare una sintesi con gli interessi dei lavoratori subordinati.

Il 12 luglio 2012 un importante dirigente dei Democratici mi scriveva: «sono d’accordo con te e depresso per il conformismo culturale di tanti a noi vicini. Dobbiamo vederci per il piano B», dove “piano B” stava appunto per “uscita da sinistra dall’euro”. Pochi giorni dopo Draghi rimise la plurinfartuata moneta unica in coma farmacologico e il “piano B” finì nuovamente nel limbo dell’indicibile. Oggi se ne può riparlare? In tutta franchezza, anche adesso che l’euro è di nuovo in prossimità dello sfascio ho il sospetto che il PD e la CGIL non saranno in grado di compiere una tale virata. L’iceberg ormai lo vedono anche loro, e forse hanno persino capito che in gioco è la loro stessa sopravvivenza, come il destino del Pasok insegna. Ma hanno mangiato per decenni pane e “liberoscambismo”, e sono stati educati dai bignami di economia e di storia di Eugenio Scalfari, che fatica ormai persino a rammentare che alla vigilia della prima guerra mondiale imperversava non certo l’autarchia ma il gold standard e la piena libertà di circolazione internazionale dei capitali. Bisognerebbe oggi rileggere Keynes e studiare Dani Rodrik, di Harvard. Temo però che a sinistra non vi sarà nemmeno il tempo di un’autocritica, figurarsi di un cambio di paradigma [4].

Gli scomodi panni delle Cassandre iniziano a far male davvero: speriamo, almeno stavolta, di sbagliarci.

http://www.sinistrainrete.info/europa/2 ... mmina.html


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Re: EURO: Analisi dettagliata del perche’ dobbiamo Uscire!

Messaggioda ranvit il 28/02/2013, 10:10

Da tempo sto dicendo anch'io che l'euro sta per implodere, ma non credo proprio che possa essere la sinistra a venirne fuori.
Almeno quella alla Cgil!
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