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Pensioni: peggio dei derivati

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Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda trilogy il 30/01/2013, 12:53

Pensioni e Inps, tsunami in arrivo: milioni a rischio per contributi svaniti
Sarebbero 10 miliardi i contributi silenti nelle casse Inps non riconosciuti dopo la legge Fornero


Come se non bastasse l’odissea degli esodati, si abbatte sulla previdenza italiana lo tsunami dei contributi “silenti”. Si tratta dell’ennesimo impasse successivo alla riforma Fornero, che questa volta rischia di coinvolgere non migliaia, ma milioni di professionisti, subordinati e precari.

Ma di cosa si tratta nello specifico? Andiamo con ordine. Prima di cominciare, è bene ricordare come la riforma delle pensioni varata dal governo Monti, che porta la firma del ministro Elsa Fornero, ha innalzato il minimo contributivo di cinque anni un colpo solo.

Come limite minimo di contributi versati, la legge Fornero individua come arco temporale quello dei 20 anni di contributi con 60 anni di età (che passeranno progressivamente a 65). Molti lavoratori, però, ancora oggi occupati, avevano versato le loro quote in base al regime varato nel 1993, che concedeva a chi avesse aperto il proprio castelletto di conservare il requisito dei tre lustri.

Ora, però,con la riforma Fornero questo minimo è venuto meno, producendo come risultato quello di obbligare migliaia di lavoratori a prolungare i propri periodi di versamento e, parallelamente, a rischiare concretamente di vedere svaniti i propri contributi. Sotto l’occhio del ciclone, stavolta, sono coloro i quali, per diversi anni e comunque meno di cinque, avessero affidato le proprie situazioni previdenziali alla gestione separata Inps.

Così, similmente a quanto avvenuto con gli esodati, un numero enorme e imprecisato di lavoratori rischia di impantanarsi nel guado delle normative che cambiano in maniera troppo repentina rispetto a quanto già accantonato dai lavoratori.

Chi sono i potenziali indiziati? A fregiarsi del poco invidiabile titolo di contribuenti “silenti” sono principalmente i professionisti ritenuti senz’albo o dall’attività discontinua, le donne che abbiano interrotto l’attività lavorativa per ragioni famigliari o di maternità, i dottori di ricerca, i medici in formazione, co.co.pro., venditori porta a porta, amministratori (e costoro soltanto riguardo il fronte dei parasubordinati).

Insomma, un altro esercito di migliaia e migliaia di persone a cui il welfare sembra avere voltato le spalle. Ancora la situazione resta tutta da chiarire, ma certamente l’aria che tira per i coinvolti non è delle migliori.

Tutt’altro che tranquillizzanti, infatti, le dichiarazioni del direttore generale dell’Inps Mauro Nori, che non nega come la platea possa raccogliere diversi “milioni” – forse 7 o 8 i trattamenti non erogabili – di lavoratori: una moltitudine di quasi venti volte il numero totale degli esodati, tanto per rendere l’idea.

E la previdenza cosa ha intenzione di fare per andare incontro a queste nuove vittime della stretta pensionistica? Assolutamente nulla, a quanto emerge dai primi riscontri. Anche perché, se l’Inps dovesse elargire i 10 miliardi di euro stimati per tappare la falla, molto semplicemente “rischierebbe il default”.

fonti: http://www.leggioggi.it/2013/01/29/pens ... i-svaniti/
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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda flaviomob il 30/01/2013, 16:34

E quindi ha ragione Bersani... il governo Monti ci lascia dei grossi "Buchi"...


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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda franz il 30/01/2013, 19:14

flaviomob ha scritto:E quindi ha ragione Bersani... il governo Monti ci lascia dei grossi "Buchi"...

Non mi è chiaro. Chi andasse in pensione al minimo con solo 15 anni di contributi è lui a creare un buco nelle casse dell'INPS, che poi sono ripianate dallo stato con una novantina dimiliardi all'anno. Innalzare il minimo a 20 anni non mi sembra sbagliato. se poi mancano piu' di 5 anni ad andare in pensione, lavorandoli arriverà al minimo. Se mancano meno di 5 anni penso che una deroga parziale potrebbe essere fatta. Mancano tre anni ad andare in pensione al minimo? La parte mancante la copre lo stato. Altra soluzione? Si elimina il concetto di "contribiti minimi" e si versa una pensione che è sempre proporzionalizzata agli anni lavorati. hai lavorato 7 anni? Prendi sette quarantesimi di pensione. Hai lavorato 20 anni? prendi mezza pensione.
Altra strana cosa: scrivere che INPS rischia il default è una evidente cantonata. INPS non ha debiti che il creditore esige (al massimo è lo stato) e quindi non puo' fallire perché qualcuno chiede indietro i soldi prestati. Certi giornalisti si infatuano per certi termini e li usano a sproposito, per fare colpo. I default lo rischia solo lo stato italiano o altri soggetti che hanno fatto debiti per finanziarsi.
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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda trilogy il 01/02/2013, 15:07

Pensioni silenti, Inps e governo salvano i 15 anni di contributi al 1992
Salvi 65mila lavoratori,soprattutto donne, con 15 anni di contributi entro il 1992


Si apre un primo spiraglio per i contributi silenti. Quella che è stata annunciata come la nuova maxifalla nel welfare italiano, va incontro al fase uno del “piano di rientro” previsto dal governo in carica.

Proprio come accaduto con gli esodati, l‘esecutivo ha preso in carico un primo, piccolo ma simbolico scaglione della sterminata platea di interessati, che le prime stime raccolgono circa a quota 7 milioni di contribuenti.

Sostanzialmente, si tratta di tutti quei lavoratori che, anche dopo la riforma Amato, potevano conservare il diritto di accedere alla pensione con 15 anni di versamenti (e il minimo anagrafico), molti dei quali avendo partecipato, per un periodo limitato, alla gestione separata Inps.

L’avvento della riforma Fornero, però, ha alzato il minimo contributivo a 20 anni, impedendo la posteriorità dei contributi versati preventivamente all’avvento della legge firmata “dottor Sottile”.

Ora, arriva il primo ravvedimento del Ministero del Welfare, che ha dato luce verde alla circolare Inps per l’accesso al trattamento pensionistico ai cosiddetti “quindicenni”.

Il provvedimento, varato d’urgenza dopo l’esplosione del caso dei contributi silenti, va incontro in modo particolare e, anzi, quasi esclusivo, alle donne che, spesso per ragioni famigliari, si siano trovate a lavorare con scarsa regolarità. “La circolare riguarda persone – in particolare donne – la cui vita lavorativa è stata caratterizzata da discontinuità“, così il Ministero ha confermato la prossima emanazione del documento, che consentirà di mantenere il requisito dei 15 anni di contributi. Tutto ciò, una volta raggiunta l’età minima, naturalmente.

Si torna indietro di vent’anni, insomma, quando, cioè la riforma Amato del 1993 consentì a milioni di contribuenti di mantenere i criteri di accesso alla pensione con le regole precedenti. Nonostante la riforma Fornero abbia cercato, per sua natura, di segnare l’anno zero della previdenza italiana, ecco tornare al mittente il secondo boomerang sociale, dopo quello degli esodati.

La platea dei potenziali interessati alla circolare ammonta, secondo le stime ministeriali, a circa 65mila persone, un numero esiguo rispetto alla totalità, ma che cerca di tutelare in particolare quelle donne che abbiano svolto lavori domestici o agricoli, sottraendole dall’influenza della nuova normativa pensionistica.

Nello specifico, a partire dal primo gennaio 2013, i contribuenti coinvolti nel campo individuato dalla circolare, potranno accedere al trattamento con 15 anni di contributi entro il 1992, quando avranno compiuto 62 anni e 3 mesi (lavoratrici dipendenti), 63 anni e 9 mesi (autonome), 66 anni e 3 mesi (lavoratori dipendenti, autonomi e pubblici).

Ora che si incomincia a vedere la possibilità di recupero dei contributi silenti, emergono anche i retroscena dell’impasse ministeriale: in particolare, a precludere la prosecuzione del regime post legge Amato, pare siano occorse ragioni eminentemente economiche.

Lo stesso ente previdenziale aveva riconosciuto che l’eventuale versamento di tutti i contributi accantonati avrebbe posto la previdenza nazionale sull’orlo del default.

fonte: http://www.leggioggi.it/2013/01/31/pens ... i-al-1992/
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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda flaviomob il 16/02/2013, 13:50

La patrimoniale c'è già, è contro i pensionati:

http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/02 ... 33/502054/

..
Potere d’acquisto delle pensioni in caduta libera: in 15 anni è diminuito del 33%. Nello stesso arco temporale il valore di una pensione media è sceso del 5,1%. A rilevarlo è lo Spi-Cgil, che parla di un “crollo vertiginoso” del reddito da pensione rispetto all’andamento dell’economia reale. Mentre tasse e tariffe aumentano sempre più: nel 2013 saranno “alle stelle” e incideranno sui pensionati per 2.064 euro a testa, il 20% in più sul 2012. I dati si riferiscono al periodo 1996-2011 e la situazione, segnala il sindacato dei pensionati della Cgil, non è in fase di arresto.
..


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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda franz il 16/02/2013, 15:16

flaviomob ha scritto:La patrimoniale c'è già, è contro i pensionati:

la partrimoniale in Italia c'è sempre stata e si chiama Inflazione.
Colpisce tutti i percettori di redditi fissi, pensioni e lavoro.
E questo è niente: vedete cosa succederà se usciremo dall'Euro.
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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda ranvit il 16/02/2013, 16:28

E questo è niente: vedete cosa succederà se usciremo dall'Euro.

Franz, come dici sempre tu: si è sprecato ora, bisogna pagare....il punto è quanto, per quanto tempo e che speranza c'è di rimettersi :roll:
Io penso, data la situazione (eurozona prossima alla recessione...) che, se si resta, l'euro deflagrerà e noi saremo nella merda fino alla bocca; se si esce saremo per un po' con la merda fino al collo e poi ci riprenderemo.

Tu come pensi che, restando nell'euro, ci potremo salvare....dando per scontato che chiunaue andrà al Governo non applicherà le tesi di FARE nè di Rischio Calcolato (non quella dell'uscita ma quella delle riforme)?????
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda trilogy il 17/04/2013, 10:28

(ASCA) - Roma, 17 apr -Nel 2011 circa il 44% dei pensionati riceve un assegno inferiore ai 1.000 euro al mese. E' quanto emerge dai dati diffusi dall'Istat su 'Trattamenti pensionistici e beneficiari''. In particolare, spiega l'istituto di Statistica, il 13,3% dei pensionati riceve meno di 500 euro al mese; il 30,8% tra i 500 e i 1.000 euro, il 23,1% tra i 1.000 e i 1.500 euro e il restante 32,8% percepisce un importo superiore ai 1.500 euro. Complessivamente l'importo medio annuo delle pensioni e' pari a 11.229 euro, 352 euro in piu' rispetto al 2010 (+3,2%). I pensionati sono 16,7 milioni, circa 38 mila in meno rispetto al 2010. In media ognuno di essi percepisce (tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato puo' contare anche su piu' di una pensione) 15.957 euro all'anno, 486 euro in piu' del 2010. Il 67,4% dei pensionati e' titolare di una sola pensione, il 24,8% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,4% e' titolare di quattro o piu' pensioni. Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.228 euro (contro i 19.022 euro degli uomini); oltre la meta' delle donne (53,4%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (33,6%) degli uomini. Il 27,8% dei pensionati ha meno di 65 anni, il 49,2% ha un'eta' compresa tra 65 e 79 anni, il 23% ne ha piu' di 80.
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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda trilogy il 31/07/2013, 11:58

In pensione a 50 anni
In Friuli l’ultima privilegiata della Casta
L’ex presidente Guerra: “Io rovinata dalla politica”
jacopo iacoboni
udine

È l’ultima baby pensionata della casta, in pensione in Friuli a cinquant’anni con 3700 euro netti al mese; ma è anche molto altro, la storia di Alessandra Guerra, ex presidente della regione Friuli, ex leghista quando la Lega era alleatissima di Berlusconi, poi anti-leghista, poi passata nientemeno al Pd. Già solo per questo, la sua non è solo la storia di una pensione anticipata.

I fatti sono che la Guerra da domani percepirà un assegno mensile di 4388 euro lordi per quindici anni di impegno attivo nelle istituzioni: entrata nel ’93 in consiglio regionale, ne è uscita nel maggio del 2008 [..]

articolo completo: http://www.lastampa.it/2013/07/31/itali ... agina.html
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Re: Pensioni: peggio dei derivati

Messaggioda trilogy il 09/08/2013, 8:43

Gennaio '94, Gazzetta Ufficiale
Il blitz sulle pensioni d'oro
La «leggina» più veloce della Repubblica
Da Agnes a Gamberale, la corsa al fondo Inps. Tabacci: imporre la scelta tra assegni (pubblici) elevati e stipendi

«L' Italia è il Paese che amo...» erano le prime parole che Silvio Berlusconi pronunciava nel videomessaggio registrato che il pomeriggio del 26 gennaio 1994 annunciava la sua «discesa in campo». Nello stesso Paese, in quelle stesse ore, mentre in Parlamento suonava la campanella del «liberi tutti», sulla Gazzetta Ufficiale compariva una leggina di dieci righe, approvata dal Parlamento il giorno prima a tempo di record e a tempo di record pubblicata.

Si sparse subito la voce che era stata fatta apposta per Biagio Agnes, l'ex direttore generale della Rai che da qualche anno aveva traslocato alla Stet, la finanziaria telefonica pubblica. Non era una malignità infondata. Quella leggina favoriva il passaggio al fondo dei telefonici presso l'Inps di chi godeva già di una pensione di una gestione diversa, magari di un altro fondo dello stesso istituto di previdenza. Fu così che Biagio Agnes, pensionato dal 1983, riuscì a decuplicare il suo assegno: da 4 milioni di lire a 40 milioni 493.164 lire al mese. Decorrenza, marzo 1994. Un mese dopo l'approvazione della legge.

La cosa non passa inosservata. I Cobas del pubblico impiego diramano un comunicato al fulmicotone, rivelando che la ricongiunzione costerà alla Stet, cioè allo Stato (nel 1994 i telefoni sono ancora pubblici) e ai risparmiatori che hanno comprato il titolo in borsa, qualcosa come 5,8 miliardi di lire. Oggi sarebbero più di quattro milioni e mezzo di euro.
Qualche giorno dopo che quelle dieci righe hanno tagliato in Senato l'ultimo traguardo, Dino Vaiano spiega sul Corriere com'è andata. Cominciando dagli autori. Il primo a correre in soccorso dell'irpino Agnes è il lucano Romualdo Coviello, deputato di Avigliano, in provincia di Potenza. Democristiano di sinistra come Biagione, non tradirà mai la causa. Dalla Dc ai popolari, alla Margherita. Racconta Vaiano: «Sono giorni caldi, le commissioni lavorano come slot machine, strizzando l'occhio alle lobby e alle categorie che potrebbero garantire voti. Le leggi decollano, fedeli all'equazione degli anni ruggenti della partitocrazia: spesa pubblica uguale voti. Perfino gli attenti funzionari parlamentari ammettono di non averci capito quasi nulla. Ma la rapidità è da record. La leggina sulle pensioni d'oro corre come Speedy Gonzales...»

Il primato di velocità è tuttora imbattuto. Non così l'assegno. Abbiamo infatti scoperto che nel 2013 c'è chi, l'ex manager della Telecom inventore della «carta prepagata» Mauro Sentinelli, porta a casa 91.337 euro al mese. Il triplo di quanto varrebbe oggi la pensione di Agnes, che allora sembrava stratosferica. E il doppio di quella, addirittura extraterrestre, cui ha diritto dal 1999, quando aveva 55 anni, il suo ex capo Vito Gamberale: partiva da 75 milioni e 600 mila lire al mese.

La leggina di cui stiamo parlando, in realtà, non fece che aggiungere un altro privilegio a quello monumentale già riservato al fondo Inps dei telefonici. Al quale non si applicava il tetto massimo dei 200 milioni di lire l'anno. La ragione? Semplice: nessuno dei dipendenti arrivava a quella cifra. Soltanto che a quel fondo si erano iscritti anche i manager. Tutti, anche se in teoria avrebbero dovuto versare i contributi all'Inpdai. Ma dato che all'Istituto previdenziale dei dirigenti d'azienda alle pensioni d'oro era in vigore appunto quel limite, avevano evidentemente preferito confondersi con gli operai e gli impiegati nel fondo dei telefonici. E quando gli stipendi hanno cominciato a lievitare come la panna montata, l'ondata di piena è stata terrificante. Anche perché le regole del contributivo garantivano pensioni praticamente identiche all'ultimo stipendio. Il capo della Sip Paolo Benzoni andò via con 39,2 milioni di lire al mese. Ernesto Pascale con 42. Francesco Chirichigno con 36. Umberto Silvestri con 38,5. Francesco Silvano con 37,3. L'elenco delle superpensioni telefoniche è sterminato, ed è arrivato fino a noi. Senza offrire risposta alla domanda più banale: perché in tanti anni non sono mai state cambiate le regole? Difficile dire.

Certo, però, nel Bengodi pensionistico made in Italy i telefonici sono sempre stati in buona compagnia. Tetto o non tetto. Basterebbe ricordare i sontuosi trattamenti previdenziali dei dirigenti dell'Enel, che potevano aggirare il limite dei 200 milioni annui grazie a un faraonico fondo integrativo aziendale pagato dagli utenti con le bollette. Memorabili alcune pensioni, come quelle dei due direttori generali che si sono succeduti prima della trasformazione in spa, Alberto Negroni e Alfonso Limbruno, che si ritirarono entrambi con assegni da 37 milioni (di lire) al mese.

Somme certamente enormi. Che fanno però sorridere al confronto di certe pensioni garantite, secondo regole che nessuno ha mai voluto mettere davvero in discussione, dallo Stato. L'ex segretario generale del Senato Antonio Malaschini, ex sottosegretario alla presidenza con Mario Monti, ha dichiarato di percepire una pensione di 519 mila euro lordi l'anno. Somma alla quale si deve aggiungere ora lo stipendio da Consigliere di stato. Perché le pensioni d'oro, da noi, hanno una particolarità: spesso chi le incassa continua a lavorare, talvolta ricoprendo incarichi pubblici altrettanto dorati.

Per non parlare di altre micidiali stravaganze. La nomina a capo dell'Agenzia siciliana dei rifiuti, l'avvocato Felice Crosta, dirigente della Regione, fu accompagnata da un emendamento approvato anch'esso in un baleno dall'assemblea regionale grazie al quale gli venne riconosciuta di lì a poco una pensione di 460 mila euro. Dopo un'estenuante battaglia legale quell'assurdità è stata cancellata. Ma la storia la dice lunga su come funziona ancora l'Italia: tutto sommato, non è poi così diversa da quella della leggina che favorì Agnes e forse pochi altri.

Ed è per questo che nel Paese dove le persone normali la pensione se la sognano, mentre le pensioni d'oro si accompagnano di regola a una retribuzione sontuosa, sarebbe forse il caso di prenderla seriamente in considerazione, la proposta avanzata da Bruno Tabacci, Angelo Rughetti, Andrea Romano e Fabio Melilli in una lettera al Corriere: i pensionati d'oro che intascano stipendi (pubblici) d'oro scelgano fra la pensione e lo stipendio. È una richiesta così scandalosa?

http://www.corriere.it/cronache/13_agos ... 9990.shtml
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