franz ha scritto:"Ai contribuenti non si può chiedere di sostenere finanziariamente i costruttori
senza che abbiano forti possibilità di essere ripagati" dicono a Washington
Altro che incentivi all'auto
Negli Usa li rivorranno indietro
Il concetto di aiuto all'auto ha un significato diverso in Europa e in America: da noi l'incentivo è un regalo che i governi fanno alle case automobilistiche. Negli Usa invece è solo un prestito, che va assolutamente restituito.
Il governo Usa ha infatti appena fatto sapere che concederà i prestiti alle case automobilistiche in crisi solo nel caso ci siano buone speranze che vengano restituiti. E' il monito della portavoce della Casa Bianca, Dana Perino, nelle ore in cui Washington e Capitol Hill trattano per trovare un accordo sul salvataggio dei tre big di Detroit, General Motors, Ford e Chrysler, sull'orlo del fallimento.
Ancora una volta dall'euforia nei mercati per un accordo trovato alla camera, al crollo per il piano bocciato dal senato.
Il piano di salvataggio da 15 mld di dollari era stato approvato dalla Camera
Pesante reazione sui mercati. Il leader democratico Reid: Paura per Wall Street
Auto, Senato Usa boccia gli aiuti. Male le borse in Asia, Tokyo -5,56%
WASHINGTON - Il Senato americano non è riuscito a trovare un compromesso per votare il piano di salvataggio (fino a 15 miliardi di dollari) delle industrie automobilistiche. Lo ha annunciato in nottata il leader della maggioranza democratica Harry Reid. Il mancato accordo ha fatto precipitare le borse asiatiche, e fa temere una nuova giornata nera per l'Europa.
"Non siamo riusciti a tagliare il traguardo", ha dichiarato Reid dopo lunghe ore passate a negoziare e compiere pressioni su un nocciolo duro di senatori repubblicani che rifiutano di salvare con fondi pubblici i tre colossi dell'auto, General Motors, Chrysler e Ford. "Potremmo passare tutta la notte, venerdì, sabato e domenica e non ci riusciremmo", ha ammesso Reid, aggiungendo: "Ora ho paura a guardare Wall Street" oggi. Il piano era stato adottato mercoledì sera a larga maggioranza dalla Camera, ma al Senato sono emersi troppi punti di disaccordo, ed è stato bocciato con 52 voti contrari e 35 a favore.
I negoziati tra democratici, favorevoli, e repubblicani, contrari, si sono arenati infatti sulla pretesa dei secondi di parificare i salari dei dipendenti del comparto Usa a quelli pagati dai concorrenti stranieri; le trattative, cui hanno partecipato anche rappresentanti dei sindacati di categoria, sono fallite in extremis, quando sembrava che potessero andare a buon fine, e conseguentemente ha avuto esito negativo la successiva votazione in sede procedurale: giunta anch'essa, stando alle indiscrezioni circolanti negli ambienti parlamentari di Washington, a pochi voti dai sessanta necessari per il via libera al provvedimento.
La palla è immediatamente rimbalzata alla Casa Bianca, che, con un comunicato, ha dichiarato: "E' deludente che il congresso ha mancato di agire questa notte. Pensiamo che il provvedimento che abbiamo negoziato costituiva un'opportunità di usare fondi appropriati per i costruttori automobilistici e era la migliore possibilità di evitare una bancarotta mentre assicurava i fondi dei contribuenti solo a aziende i cui azionisti erano pronti a prendere difficili decisioni per ridare redditività".
Si avvicina, quindi, lo spettro del fallimento per i big dell'auto. Chrysler, ha detto in un'intervista il vice-presidente Tim La Sorda, ha in cassa denaro sufficiente a far fronte ai pagamenti fino al 1 gennaio, poi avrà problemi a pagare le fatture. Anche General Motors ha avvertito che per la società il collasso è prossimo se non arrivano gli aiuti pubblici e dopo gennaio potrebbe avviare le procedure per il fallimento. Va leggermente meglio per Ford, ma la situazione è critica.
La Borsa di Tokyo è sprofondata dopo la bocciatura del Senato americano al piano di salvataggio delle 'Big Three' dell'auto, terminando la seduta con un passivo del 5,56%. L'indice Nikkei è sceso a 8.235,87 punti, 484,68 in meno della chiusura di ieri, trascinato al ribasso dalle forti perdite dei principali costruttori di auto nipponici. A scontare il no al piano Usa sono in particolare Toyota (-9,77%), Honda (-12,84%) e Nissan (-11,2%). Continua anche il ribasso nella Borsa di Hong Kong, che ha perso oltre il 6,9%.
(12 dicembre 2008)
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