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Morire a 13 anni

Discussioni su quanto avviene su questo piccolo-grande pianeta. Temi della guerra e della pace, dell'ambiente e dell'economia globale.

Morire a 13 anni

Messaggioda flaviomob il 09/11/2012, 1:29

Un bambino palestinese, Hamid Younis Abu Dagka, 13 anni, è stato ucciso oggi durante un raid israeliano nei pressi di Farahin, ad Est di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Gli spari dei militari hanno provocato anche alcuni feriti.
Con l’intento di abbattere alberi, otto mezzi corazzati israeliani, tra tanks e bulldozer, erano già penetrati questa mattina all’interno di Gaza, all’altezza di Khouzaa, sempre nel sud di Gaza, scontrandosi con combattenti palestinesi. Le schegge di una cannonate israeliana avevano ferito un palestinese 24enne nei pressi di al Maghazi.

http://www.reset-italia.net/2012/11/08/ ... o-israele/


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Re: Morire a 13 anni

Messaggioda flaviomob il 10/11/2012, 16:39

http://www.globalist.it/Secure/Detail_N ... 78&typeb=0

Impressioni su Gaza

di Noam Chomsky

Gaza -Anche una sola notte in cella è abbastanza per assaggiare cosa vuol dire essere sotto il totale controllo di una forza esterna. E ci vuole poco più più di un giorno a Gaza per iniziare a rendersi conto di come dev'essere cercare di sopravvivere nella più grande prigione a cielo aperto del mondo, in cui un milione e mezzo di persone, nell'area più densamente popolata del mondo, sono costantemente assoggettate al terrore casuale e spesso selvaggio e ad una punizione arbitraria, senza nessun'altro scopo che quello di umiliare e degradare, e con l'ulteriore obiettivo di assicurarsi che le speranze dei palestinesi per un futuro decente verranno schiacciate e che il crescente appoggio mondiale per una soluzione diplomatica che garantisca i loro diritti venga annullato.

L'intensità di questo impegno da parte della leadership politica israeliana è stato drammaticamente illustrato negli ultimi giorni, quando ci hanno avvisato che "impazziranno" se ai diritti dei palestinesi verrà dato anche solo un parziale riconoscimento alle Nazioni Unite. Non è un nuovo inizio. La minaccia di "diventare pazzi" ("nishtagea") è profondamente radicata, fin dai governi laburisti degli anni '50, insieme al relativo "Complesso di Sansone": raderemo al suolo il muro del Tempio se attraversato. Era una minaccia risibile, allora; non oggi.

Nemmeno l'umilizione intenzionale è una novità, anche se prende sempre nuove forme. Trent'anni fa i leader politici, compresi alcuni tra i più noti "falchi", hanno sottoposto al Primo Ministro Begin un racconto sconvolgente e dettagliato di come i coloni maltrattano regolarmente i palestinesi nel modo più depravato e nella totale impunità. L'importante studioso politico-militare Yoram Peri ha scritto con disgusto che il compito dell'esercito non è difendere lo stato, ma "demolire i diritti di un popolo innocente solo perchè sono Araboushim (termine dispregiativo per indicare gli Arabi, n.d.t.; come dire "negri", "giudei") che vivono in territori che Dio ha promesso a noi".

I Gazawi sono stati selezionati per una punizione particolarmente crudele. E' quasi un miracolo che la popolazione possa sopportare un tale tipo di esistenza. Come ci riescano è stato descritto trent'anni fa in un'eloquente memoria di Raja Shehadeh (The Third Way - La Terza Via), basata sul suo lavoro di avvocato ingaggiato nelle battaglie senza speranza di cercare di proteggere i diritti fondamentali restando all'interno del sistema giuridico studiato per assicurare il fallimento, e la sua personale esperienza come Samid, "perseverante", che vede casa sua diventare una prigione a causa dei brutali occupanti e non può fare niente ma in qualche modo "resiste".

Da quando Shehadeh ha scritto, la situazione è peggiorata. Gli Accordi di Oslo, celebrati in pompa magna nel 1993, hanno determinato che Gaza e la Cisgiordania siano singole entità territoriali. Da allora, gli Stati Uniti e Israele hanno dato il via al loro programma di separarli completamente uno dall'altro, così come di bloccare gli accordi diplomatici e punire gli arabi in entrambi i territori.

La punizione dei Gazawi si è fatta ancor più severa nel gennaio del 2006, quando hanno commesso il crimine maggiore; hanno votato "nel modo sbagliato" alle prime elezioni del mondo arabo, eleggendo Hamas. Dando dimostrazione della loro appassionata "bramosia per la democrazia", gli Stati Uniti e Israele, seguiti dalla timida Unione Europea, imposero immediatamente un assedio brutale, insieme a pesanti attacchi militari. Gli Stati Uniti, inoltre, ripristinarono immediatamente la procedura operativa di quando qualche popolo disobbediente elegge il governo sbagliato: preparare un golpe militare per restaurare l'ordine.

I Gazawi commisero un crimine ancora maggiore un anno dopo, fermando il colpo di stato, il che portò ad una rapida intensificazione dell'assedio e degli attacchi militari. Questi hanno raggiunto il culmine nell'inverno 2008 - 2009, con l'operazione Piombo Fuso, uno dei più codardi e feroci esempi di forza militare nella storia recente, dal momento che una popolazione indifesa, rinchiusa e senza via di fuga, fu vittima di un attacco implacabile operato da uno dei più avanzati sistemi militari del mondo, basato su armi statunitensi e protetto dalla diplomazia USA. Un'indimenticabile testimonianza diretta del massacro - "infanticidio", per usare le loro parole - viene dai due coraggiosi medici norvegesi che lavorarono nel principale ospedale di Gaza durante l'attacco spietato, Mads Gilbert e Erik Fosse, nel loro notevole libro "Eyes in Gaza - Occhi a Gaza".

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Re: Morire a 13 anni

Messaggioda flaviomob il 12/11/2012, 0:33

Gaza sotto attacco
di Chantal Meloni | 11 novembre 2012

Domenica di sangue a Gaza. Almeno 7 Palestinesi sarebbero stati uccisi e 52 feriti, secondo un primo bilancio, nei bombardamenti israeliani delle ultime ore sulla Striscia. Tra le vittime, a parte un membro della Jihad islamica, si contano purtroppo ancora civili e civili, giovani ragazzi e diverse donne. Le ultime bombe sono state sganciate su una tenda funebre, dove si stava commemorando proprio la morte di una vittima dei bombardamenti di ieri.

Dall’altra parte, il sud di Israele è in stato di allerta. Decine di razzi sono stati sparati negli ultimi due giorni da gruppi armati della resistenza palestinese, circa 40 solo stamane; fonti israeliane registrano 4 feriti lievi e danni a qualche edificio. Danni peggiori sono stati evitati grazie al sistema di protezione anti-missile ‘Iron Dome’ che ha intercettato due razzi diretti verso Be’er Sheva e Ashdod. Per precauzione le scuole della zona oggi sono rimaste chiuse e la popolazione invitata a tenersi a portata dei rifugi antimissile.

La posizione israeliana è che questa ultima escalation di violenza – che peraltro rischia di degenerare nelle prossime ore, stando alle dichiarazioni di entrambe le parti - è stata originata dall’attacco condotto sabato da membri della resistenza palestinese (Jihad islamica, che ha rivendicato l´attacco) contro un veicolo militare israeliano, dove quattro soldati sono rimasti feriti.

I palestinesi sottolineano come il missile anticarro lanciato sabato fosse a sua volta la risposta all’uccisione di un ragazzo di tredici anni, mitragliato nei pressi di Khan Younis, nella regione centrale della Striscia di Gaza, dai militari israeliani.

Si potrebbe andare indietro all’infinito in realtà, perché ogni singolo razzo sparato da Gaza ha alle spalle almeno un palestinese ucciso dalle forze di occupazione israeliane e viceversa, in una spirale di violenza senza fine.

È molto difficile da un punto di vista giuridico, separare le ragioni dai torti; ci si muove in una zona grigia, complicatissima, dove crimini e gravi violazioni del diritto internazionale sono commessi da entrambe le parti. Viene voglia di concludere sbrigativamente che sono entrambi responsabili allo stesso modo; che questa è la guerra; che il sacrificio di vite umane fa parte del conflitto. Viene voglia di sorvolare sula notizia (peraltro quasi non riportata dai media per ora), di passar ad altro, perché siamo stufi di morti e violenze di cui in fondo non si comprende il senso, e soprattutto siamo stufi di un conflitto, quello Israelo-palestinese, di cui non si immagina più una soluzione.

Eppure, ad una attenta analisi emergono elementi che spingono verso una diversa conclusione. Le due parti in conflitto non sono pari, e come tali non possono essere trattate, neanche dal punto di vista del diritto. Da una parte vi è una potenza di occupazione che dispone di una forza e capacità militare tra le più sofisticate e potenti al mondo e che è obbligata, ai sensi della IV Convenzione di Ginevra del 1949, a proteggere la vita ed il benessere della popolazione civile sotto occupazione (da oltre 45 anni). Dall’altra ci sono dei gruppi militari che fanno ricorso alla resistenza armata (di per sé non illegittima) per combattere le forze di occupazione con mezzi violenti sebbene spesso poco più che artigianali (mi riferisco ai razzi fatti in casa di Gaza, il che non esclude che in realtà Hamas disponga di armi ben più sofisticate che tuttavia, almeno fino a questo momento, non ha usato).

In ogni caso entrambe le forze, pur nella sproporzione abissale di questo conflitto, hanno il dovere di attenersi al principio di distinzione, che è il fondamentale principio di diritto internazionale umanitario (che regola l’uso della forza nei conflitti armati), per cui le parti combattenti devono distinguere tra combattenti e civili. I razzi che partono da Gaza, per l’appunto fatti in casa, non essendo in grado di essere direzionati verso un obiettivo specifico sono per loro natura un’arma indiscriminata e quindi integrano possibili crimini di guerra e contro l’umanità. A maggior ragione i bombardamenti israeliani su Gaza, di cui quelli di questa domenica sono solo un piccolo assaggio se confrontati ad esempio con l’operazione Piombo Fuso del 2008/9 (dove dei 1400 morti e feriti si stima che l’80% fossero civili), sono illegittimi e costituiscono crimini di guerra ogni volta in cui non distinguono tra obiettivi militari e civili.

È vero che il diritto umanitario internazionale prevede la possibilità che vi siano danni collaterali civili – di per sé non illegittimi – nell’ambito di una operazione militare. E tuttavia il principio di proporzione impone che l’eventuale danno causato alla popolazione civile o alla proprietà civile debba essere proporzionato e non eccessivo rispetto al vantaggio militare e diretto che si attende dalla operazione militare.

A Gaza questi principi sono quotidianamente ignorati e calpestati dalle forze di occupazione israeliane.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... co/410608/


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Re: Morire a 13 anni

Messaggioda franz il 12/11/2012, 8:50

Articolo molto equilibrato ma a cui aggiungerei altre considerazioni, credo altrettanto oggettive.
La prima è che è pari diritto di entrambi difendere la propria popolazione e che pur essendo oggettivamente vero che esiste una sproporzione nelle forze in campo, è anche vero che la parte piu' debole usa spesso i bambini negli scontri. E non serve nememno obbligarli perché per il tipo di condizionamento a cui sono sottoposti nell'infanzia ed anche a scuola, per loro è perfettamente naturale e spontaneo esporsi in prima persona quando ci sono tafferugli e combattimenti. Anche questa è un'assimetria da indicare con chiarezza, anche perché aumenta considerevolmente la possibilità che ci siano vittime civili.
Tra l'altro, dal profilo giuridico, oggi Gaza non è un territorio soggetto ad occupazione (gli israeliani si sono rititati da molti anni) e quindi l'affermazione finale dell'articolo è errata (forse l'unica). A parte l'operazione piombo fuso, Gaza non è un territorio occupato, è interamente governato dai paelestinesi ed è quel governo che ha la responsabilità dei razzi lanciati su iraele cosi' come il governo israeliano è pienamente reposponsabile degli attacchi lanciati verso il territorio di Gaza. Vero che Gaza invece è un territorio sotto embargo, per evitare i rifornimenti di armi e dei componenti per le varie fabbriche di armi.
È molto difficile da un punto di vista giuridico, separare le ragioni dai torti; ci si muove in una zona grigia, complicatissima, dove crimini e gravi violazioni del diritto internazionale sono commessi da entrambe le parti.

Ecco, è verissimo. Anche pero' dal punto di vista politico, non solo da quello giuridico, secondo me.
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Re: Morire a 13 anni

Messaggioda flaviomob il 18/11/2012, 13:45

L'attacco ai grattacieli utilizzati dai mass media stranieri a Gaza è stato duramente condannato dall'Associazione della stampa estera in Israele (Fpa). Gli edifici colpiti, fa notare la Fpa, erano da tempo ben noti. Fra gli uffici che vi hanno sede vi sono: la Sky News, la Mbc Tv, al Arabya, la Arf Tv e la Orf. Otto giornalisti sono rimasti feriti, secondo fonti locali: ad uno di essi, un cameraman palestinese, è stata amputata una gamba.
...

http://www.unita.it/mondo/diplomazia-al ... 200?page=1


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Cose note

Messaggioda franz il 18/11/2012, 14:34

Certo che erano noti, cosi' come era noto che sul tetto ci sono anche le antenne utilizzate da Hamas per le sue attività operative. Una volta distrutte, come dice lo stesso articolo che hai linkato, è stato possibile per l'esercito israeliano diffondere su quella frequenza messaggi in arabo per avvisare popolazione (e giornalisti) di stare alla larga dai miliziani di Hamas.
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Re: Morire a 13 anni

Messaggioda mauri il 18/11/2012, 19:06

mappa_palestina.jpg
mappa_palestina.jpg (63.73 KiB) Osservato 4035 volte
una petizione, per quanto possa servire almeno serve per informare

http://en.avaaz.org/1100/gaza-israel-ha ... =palestine

israele non si ferma, continua ad avere l'appoggio usa e non solamente, la siria si sta polverizzando e quindi non ci sono ostacoli per eliminare i palestinesi, si tutti i popoli si devono difendere ma questo è un genocidio troppa sproporzione di forze
da questa cartina si vede quanto è rimasto della palestina, questi hanno ragione a difendersi ma non possono attaccare

"When Israelis in the occupied territories now claim that they have to defend themselves, they are defending themselves in the sense that any military occupier has to defend itself against the population they are crushing... You can't defend yourself when you're militarily occupying someone else's land. That's not defense. Call it what you like, it's not defense."
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Re: Morire a 13 anni

Messaggioda flaviomob il 18/11/2012, 20:45

COMUNICATO STAMPA DEI COOPERANTI PRESENTI A GAZA
Gaza City, 18 Novembre 2012

“Quella israeliana non è una “dura reazione” ma piuttosto un’offensiva indiscriminata”

Siamo al quinto giorno di attacchi israeliani sulla Striscia di Gaza.
Scriviamo questo comunicato nel mezzo del suono incessante dei bombardamenti, che proseguono ininterrottamente giorno e notte, tenendoci svegli e nel terrore assieme a tutta la popolazione di Gaza. Sentiamo sulle nostre teste il rumore continuo dei droni e dei caccia F16 che sorvolano il cielo della Striscia. Ogni attacco di questa offensiva militare indiscriminata e sproporzionata riaccende i terribili ricordi di Piombo Fuso. Al momento le strade di Gaza, solitamente caotiche e affollatissime, sono surrealmente deserte, la gente non può far altro che cercare rifugio nelle proprie case.
L’esercito israeliano con l’operazione militare “Pilastro della Difesa” sta colpendo tutta la Striscia di Gaza, spesso in aree densamente popolate mettendo a rischio la vita dell’intera popolazione civile.
Da mercoledì 14 novembre le forze aeree israeliane hanno condotto più di 1000 bombardamenti, decine di attacchi dalle navi militari, portando a 50 il numero dei morti, di cui 13 bambini e 4 donne. Circa 500 persone sono state ferite dagli attacchi, l’80% dei quali sono civili e molte sono in condizioni critiche. Nella notte del 18 novembre sono stati bombardati gli uffici dei principali organi di informazione palestinesi, un gravissimo attacco deliberato alla stampa e all’informazione che ha causato il ferimento grave di sei giornalisti.
Il Ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, ha dichiarato che l’escalation è iniziata con un’"enorme offensiva partita da Gaza" a cui Israele avrebbe legittimamente risposto con una reazione “molto dura, anche se ampiamente anticipata". Ha inoltre affermato che "è necessaria e urgente un'azione che riduca le tensioni, dia sicurezza a Israele e restituisca un minimo di tranquillità alla Striscia di Gaza".
Non possiamo condividere queste posizioni.
Le ostilità sono cominciate giovedì 8 novembre con l’incursione via terra dell’esercito israeliano a est di Khan Younis che ha causato la morte di Hamid Abu Daqqa, un adolescente di 13 anni che giocava a pallone davanti casa.
Quella israeliana non è una “dura reazione” ma piuttosto un’offensiva indiscriminata che colpisce principalmente la popolazione civile di Gaza, soggetta da sempre alle incursioni via terra, mare e aria sul suo territorio.
I bombardamenti di cui siamo testimoni in questi giorni colpiscono una popolazione imprigionata dal blocco israeliano, illegale secondo il diritto internazionale umanitario, che da cinque anni impedisce il movimento delle persone e isola quasi completamente la Striscia di Gaza dal resto del mondo.
Il lancio di circa 400 razzi dalla Striscia di Gaza ha causato 3 vittime tra i civili israeliani. Condanniamo ogni attacco nei confronti dei civili. Non possiamo accettare che il Governo Italiano parli di piena sicurezza da un lato e di un “minimo di tranquillità” dall’altro. Crediamo però che anche la popolazione di Gaza così come quella israeliana abbia diritto ad una piena sicurezza e alla massima tranquillità. Ciò può essere possibile solo con la fine dell’assedio e dell’occupazione, con il pieno rispetto dei diritti umani e della dignità del popolo palestinese.
Ci appelliamo al governo italiano e alla comunità internazionale affinché si adoperino per mettere fine a questa aggressione illecita contro i civili palestinesi.

I cooperanti italiani presenti a Gaza

http://www.osservatorioiraq.it/voci-da- ... o-italiano


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Re: Morire a 13 anni

Messaggioda flaviomob il 17/01/2013, 14:00

http://www.guardian.co.uk/world/2013/ja ... lestinians

A teenage boy was killed by Israeli soldiers on the separation barrier close to the West Bank village of Budrus yesterday, shot from behind as he was running away, according to Palestinian accounts.

Samir Awad, 17, was among a group of boys who had just completed an exam on the last day of school before a midterm break when they approached the barrier, reports said. The Israeli Defence Forces said the youths were "attempting to infiltrate into Israel", and its soldiers "responded immediately". It confirmed live fire was used.

According to villagers, Samir was grabbed by soldiers who were concealed in a trench. He broke free and was running away when a soldier or soldiers opened fire. He was hit by three or four bullets, in his head, torso and leg.

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