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Un'analisi sul debito pubblico italiano

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda flaviomob il 12/01/2013, 11:29

Le origini del debito pubblico italiano

http://www.umanista.info/spip.php?article1

...a partire dal 1981 si creò in Italia quella scandalosa ingiustizia sociale che furono i titoli di Stato, una rendita finanziaria enorme, a lungo totalmente esente da imposizione.
Si coniò una nuova espressione (BOT people) al fine di intrattenere l’illusione «democratica» secondo la quale i titoli di Stato sarebbero stati nelle mani di una miriade di piccoli risparmiatori (si legga Chi possiede il debito pubblico italiano?). La realtà era ben diversa: nel 1985 oltre il 40% dei titoli in circolazione erano posseduti da banche e istituti di credito [27] mentre secondo il comunista Napoleone Colajanni il 57% degli utili FIAT e il 62% degli utili Olivetti per il 1984 provenivano da interessi su titoli


^^^^^^^^^^^^^^^^

Chi possiede il debito pubblico italiano

http://www.umanista.info/spip.php?article37
...
Non sono le generazioni future che pagheranno il debito pubblico ma siamo tutti noi contemporanei. Al di fuori di ogni retorica, si tratta di un vero e proprio trasferimento dai contribuenti agli istituti finanziari


...
Il debito pubblico passò dal 98 al 121.5% nei tre anni che vanno dal 1992 al 1994 [35] a causa di un disavanzo interamente dovuto alle spese per interessi.


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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda flaviomob il 12/01/2013, 11:46

... se gli italiani avessero evaso tanto quanto gli americani dal 1970 al 1992, il debito pubblico non avrebbe appena superato l’80% del PIL, mentre se nello stesso periodo gli italiani si fossero comportati come gli inglesi, l’Italia avrebbe addirittura rispettato il parametro del 60% nel rapporto fra debito e PIL stabilito dal trattato di Maastricht!

http://www.umanista.info/spip.php?article5


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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda Iafran il 12/01/2013, 11:55

Queste sono le analisi ufficiali basate su azioni legali facilmente verificabili, il sommerso e l'illecito, non quantificabili, rimangono fuori da ogni considerazione.

La risposta al deficit nella sanità è stata quella di "chiudere i rubinetti" dell'assistenza, non è stata certamente quella di perseguire gli artefici degli ammanchi, della corruttela e degli sprechi, i quali, per ironia della sorte, continuano a stare alle loro mansioni e a lucrarci illecitamente come prima.
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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda franz il 12/01/2013, 12:21

flaviomob ha scritto:... se gli italiani avessero evaso tanto quanto gli americani dal 1970 al 1992, il debito pubblico non avrebbe appena superato l’80% del PIL, mentre se nello stesso periodo gli italiani si fossero comportati come gli inglesi, l’Italia avrebbe addirittura rispettato il parametro del 60% nel rapporto fra debito e PIL stabilito dal trattato di Maastricht!

http://www.umanista.info/spip.php?article5

ma che strano, sono le stesse palle (la stessa frittata rigirata) che racconta berlusconi.
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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda franz il 12/01/2013, 12:23

flaviomob ha scritto:Il debito pubblico passò dal 98 al 121.5% nei tre anni che vanno dal 1992 al 1994 [35] a causa di un disavanzo interamente dovuto alle spese per interessi.[/i]

Altra palla colossale. Quando una famiglia ha debiti perché spende troppo (piu' di quanto incassa) e compra una ferrari per lui e 10 pellicce per la moglie, il fatto che casualmente l'onere degli interessi sia pari al deficit rende vera l'affermazione che l'unico motivo del deficit siano gli interessi? Ovviamente no ma c'è chi vuole crederci.
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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda flaviomob il 12/01/2013, 13:21

Berlusconi è condannato per frode fiscale, in primo grado. Quindi è parte del problema (salvo sentenza definitiva).


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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda franz il 12/01/2013, 13:23

flaviomob ha scritto:Berlusconi è condannato per frode fiscale, in primo grado. Quindi è parte del problema (salvo sentenza definitiva).

Questo nulla toglie al fatto che l'affermazione "senza l'evasione avremmo un rapporto debito/pil piu' basso" è falsa, come anche scritto dai giornali in merito a quando berlusconi ha detto.
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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda flaviomob il 12/01/2013, 15:35

http://keynesblog.com/2012/08/31/le-ver ... -italiano/

Immagine

Dal 1981 la Banca d’Italia, per decisione di Beniamino Andreatta e Carlo Azeglio Ciampi, ha smesso di monetizzare il debito pubblico che è schizzato alle stelle. Una storia che si è ripetuta, amplificata, con l’Euro e la BCE.

di Domenico Moro da Pubblico

In questi giorni la stampa tedesca ha attaccato con forza Draghi. Sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung, Holger Steltzner, lo ha accusato di voler trasferire alla Bce i metodi della Banca d’Italia. Questa sarebbe al servizio dello Stato, di cui alimenterebbe le casse. Se ora la Bce finanziasse i debiti statali acquistandone i titoli, scatenerebbe l’inflazione e aggraverebbe la crisi dell’eurozona.

Come ha fatto notare anche il Sole 24ore, le critiche di Steltzner alla Banca d’Italia sono infondate. A partire dal 1981 la Banca d’Italia ha “divorziato” dal Tesoro e non è più intervenuta nell’acquisto di titoli di Stato. Ciò che non viene detto, però, è che quella lontana decisione contribuì a produrre non solo l’enorme debito pubblico ma anche il primo attacco ai salari. L’attuale debito pubblico italiano si formò tra gli anni ’80 e ’90, passando dal 57,7% sul Pil nel 1980 al 124,3% nel 1994. Tale crescita, molto più consistente di quella degli altri Paesi europei, non fu dovuta ad una impennata della spesa dello Stato, che rimase sempre al di sotto della media della Ue e dell’eurozona e, tra 1991 e 2005, sempre al di sotto di quella tedesca.

Nel 1984 l’Italia spendeva – al netto degli interessi sul debito – il 42,1% del Pil, che nel 1994 era aumentato appena al 42,9%. Nello stesso periodo la media Ue (esclusa l’Italia) passò dal 45,5% al 46,6% e quella dell’eurozona passò dal 46,7% al 47,7%. Da dove derivava allora la maggiore crescita del debito italiano? Dalla spesa per interessi sul debito pubblico, che fu sempre molto più alta di quella degli altri Paesi. La spesa per interessi crebbe in Italia dall’8% del Pil nel 1984 all’11,4%, livello di gran lunga maggiore del resto d’Europa. Sempre nello stesso periodo la media Ue passò dal 4,1% al 4,4% e quella dell’eurozona dal 3,5% al 4,4%.

Nel 1993 il divario tra i tassi d’interesse fu addirittura triplo, il 13% in Italia contro il 4,4% della zona euro e il 4,3% della Ue. La crescita dei debiti pubblici dipende da molte cause, soprattutto dalla necessità di sostenere le crisi e la caduta dei profitti privati che, dal ’74-75, caratterizzano ciclicamente i Paesi più avanzati. Tuttavia, è evidente che politiche sbagliate di finanza pubblica possono rendere ingestibile la situazione del debito, come è avvenuto in Italia. Visto che l’entità dei tassi d’interesse sui titoli di stato, ovvero quanto lo Stato paga per avere un prestito, dipende dalla domanda dei titoli stessi, l’eliminazione di una componente importante della domanda, quale è la Banca centrale, ha avuto l’effetto di far schizzare verso l’alto gli interessi e, quindi, di far esplodere il debito totale.

Inoltre, la mancanza del cordone protettivo della Banca d’Italia espose il nostro debito alle manovre speculative degli investitori internazionali. Fu quanto accadde nel 1992, quando gli attacchi speculativi alla lira costrinsero l’Italia ad uscire dal Sistema monetario europeo e a svalutare. Insomma, non solo Steltzner ha torto riguardo alla Banca d’Italia, ma è il principio stesso dell’“autonomia” della Banca centrale, da lui tanto tenacemente difeso, ad aver dato per trent’anni in Italia gli stessi risultati negativi che ora sta producendo nell’eurozona.

Ci si potrebbe chiedere a questo punto quale fu la ragione del divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro. Ce lo spiega il suo autore, l’allora ministro del Tesoro Beniamino Andreatta. Uno degli obiettivi era quello di abbattere i salari, imponendo una deflazione che desse la possibilità di annullare “il demenziale rafforzamento della scala mobile, prodotto dall’accordo tra Confindustria e sindacati”. Infatti, nel 1984 con gli accordi di San Valentino la scala mobile fu indebolita e nel 1992 definitivamente eliminata. Anche oggi, come allora, le presunte “necessità” di bilancio pubblico sono la leva attraverso cui ridurre il salario, in Italia e in Europa. Con la differenza che oggi l’attacco si estende al salario indiretto, cioè al welfare.


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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda franz il 12/01/2013, 15:57

flaviomob ha scritto:Immagine


Mi pare un grafico giusto per la linea colorata ma opinabile per le aree colorate, soprattutto nella parte finale.
Come si fa a definire "austerity" il periodo dal 2008 al 2010? Li' la spesa era fuori controllo e sono state abolite imposte (ICI) che hanno causato importanti buchi nei bilanci pubblici. Possiamo definire Austerity le politiche dal 1993 al 2000 e basta. Poi c'è stato un periodo di rilassamento e stasi dal 2001 in poi (che non definirei di austerity) ed una forte perdita di controllo die conti a partire dal 2008. Come in altri paesi - questo va detto - ma loro dal 70-80 sono passati all'80-90 mentre noi dal 100 siamo tornati al 126, il che è molto piu' drammatico.
Venendo alla zona rossa, è quella in cui la spesa è stata lasciata crescere senza adeguare la pressione fiscale (volutamente, per paura di perdere voti). A mio avviso sia l'evasione sia la banca d'Italia c'entrano come i cavoli a merenda.
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Re: Un'analisi sul debito pubblico italiano

Messaggioda flaviomob il 12/01/2013, 16:06

E' semplice: austerity come tagli alla spesa sociale, ticket crescenti per il servizio sanitario, "scaloni" per le pensioni quando l'INPS è in attivo e in ogni caso l'aspettativa di vita non è certo uguale per un operaio che ha iniziato a lavorare a 14 anni o per un docente della Bocconi...


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