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L'Europa dei mercanti

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L'Europa dei mercanti

Messaggioda flaviomob il 29/12/2012, 9:37

http://www.unita.it/italia/europeista-s ... i-1.476453

Europeista sì ma mercantilista

di Stefano Fassina


Ogni fase storica è definita da una linea di frattura primaria sul terreno politico. Nel secolo scorso la faglia è stata tra fascismi e antifascismi; poi, tra comunismi e anticomunismi; dopo la caduta del muro di Berlino, tra globalisti deregolatori del capitalismo finanziario e regolazionisti. Oggi, nell’Unione europea, è tra europeismi e populismi regressivi.

Noi, l’alleanza dei progressisti, come tutti i progressisti europei, interpretiamo una versione dell’europeismo. Data la frattura primaria, siamo insieme a chi, diverso da noi per cultura politica e economica e per interessi rappresentati, interpreta un’altra versione dell’europeismo, come il presidente Monti e i partiti e le personalità in fila dietro la sua porta. I diversi europeismi devono stare insieme, in Italia e in Europa, perché l’avversario da sconfiggere sono i populismi, ossia le tentazioni anti-europee e anti-euro, alimentate dalle difficoltà e dalla disperazione economica e sociale, cavalcate qui da noi da grillismo, berlusconismo e leghismo.

La linea di frattura secondaria consente, invece, di riconoscere i diversi europeismi. Sono due. L’europeismo mercantilista e l’europeismo progressista. L’europeismo mercantilista domina in Europa da un lungo periodo. Tra la fine degli anni 80 e la metà degli anni 90 ha impostato l’impalcatura istituzionale e la rotta macroeconomica sottostante alla nascita della moneta unica. È l’europeismo portato avanti dal Partito popolare europeo, sostanzialmente condiviso e riproposto dal presidente Monti. È caratterizzato dalla svalutazione del lavoro, data l’impossibilità di svalutare la moneta, per recuperare competitività.

In Italia, vuol dire tornare all'attacco dell'art. 18 per indebolire ulteriormente la capacità negoziale dei sindacati e ridurre la remunerazione del lavoro. Vuol dire celebrare Marchionne a Melfi senza una parola sulla democrazia mutilata nelle aziende del gruppo Fiat. Vuol dire Stato sociale minimale, quindi un welfare povero, come inevitabilmente è, scriveva Dahrendorf, il welfare svuotato delle classi medie e confinato ai poveri. Vuol dire richiamare il true progressivism del magazine liberista The Economist per riabilitare il Mercato come unico strumento di correzione delle insostenibili disuguaglianze di reddito, ricchezza, potere politico e opportunità.

L’europeismo mercantilista aggrava la recessione, la disoccupazione e le iniquità e, quindi, aumenta i debiti pubblici ovunque. I risultati raggiunti e le previsioni per l’euro-zona sono inequivocabili. La compressione della domanda interna europea e l’affidamento generalizzato alle esportazioni per trainare la crescita implica, nel migliori dei casi, una ripresa dell’economia insufficiente a riassorbire la disoccupazione e l’impossibilità a raggiungere il sentiero del Fiscal compact per la riduzione del debito pubblico.

Per ricostruire le condizioni economiche e sociali delle democrazie delle classi medie e prosciugare il brodo di coltura dei populismi regressivi noi proponiamo, in sintonia con la famiglia dei socialisti e democratici, al di qua e al di là dell’Atlantico, l’europeismo progressista: il rispetto degli impegni sottoscritti come condizione politica per arrivare alla Fiscal union da consolidare intorno a un super-commissario europeo al fine di attuare politiche di bilancio anti-cicliche, introdurre euro- project bonds per investimenti innovativi per la green economy e green society (Keynes e Schumpeter insieme) e correzioni simmetriche delle politiche economiche nazionali.

Il presidente Monti esprime una cultura politica integralista quando definisce la sua agenda «evoluta» e delegittima come «arcaica» la cultura europeista progressista. Attenzione: puntare a una rappresentanza sociale e politica del lavoro culturalmente subalterna inibisce l’alleanza tra produttori, condizione necessaria per la vittoria degli europeismi contro i populismi. Il primo «compito a casa» da fare in Italia è europeizzare il sistema politico. Non aiuta collocare la politica in una dimensione metafisica alla quale salire per promuovere un presunto interesse generale privo di radici di parte. L’interesse generale è sempre la risultante, esplicita o nascosta, della prevalenza di alcuni interessi su altri. Proporre come unico possibile europeismo la versione declinata dagli interessi più forti, oltre ad aggravare gli squilibri economici, impoverisce la democrazia e dà fiato all’antipolitica e a chi vuole tornare indietro.


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Re: L'Europa dei mercanti

Messaggioda ranvit il 29/12/2012, 11:49

Sorprendero' qualche amico qui....ma io condivido molto di quanto scrive Fassina :)

Ma condivido in linea generale e nei fini da raggiungere...del resto è quanto sostiene il Pse...l'asino pero' casca quando dalle dichiarazioni d'intenti si passa alla operatività promessa dal Fassina con l'appoggio di Vendola e della Cgil: al momento non ci sono le condizioni per instaurare una Patrimoniale senza abbassare contestualmente le tasse e anzi con la pretesa di poter aumentare la spesa pubblica. Certe cose si fanno quando l'economia va bene non quando sei nella merda! Situazione cui ha contribuito fortemente sia il Pd non facendo le riforme dovute quando si potevano fare, sia la Cgil dicendo sempre no a tutto con l'appoggio dei vari Fassina dentro al Pd.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: L'Europa dei mercanti

Messaggioda franz il 29/12/2012, 12:45

Mi sembra proprio che alla ricerca di qualche "ismo" da combattere, Fassina parli di mercantilismo senza nemmeno sapere cosa vuol dire. http://it.wikipedia.org/wiki/Mercantilismo
l Mercantilismo fu una politica economica che prevalse in Europa dal XVI al XVIII secolo, basata sul concetto che la potenza di una nazione sia accresciuta dalla prevalenza delle esportazioni sulle importazioni. Nelle società europee di quei secoli, dietro gli aspetti di uniformità del mercantilismo, furono attuate differenti politiche a seconda della specializzazione economica naturale (agricola, manifatturiera, commerciale) e all'idea di ricchezza (oro, popolazione, bilancia commerciale).

Il mercantilismo si attua con penalizzazioni alle importazioni (dazi) e/o agevolazioni delle esportazioni.
La situazione corrente per l'Europa è:
Import $2 trillion (2010 est.)
Export $1.791 trillion (2010 est.)
Le importazioni prevalgono nettamente (anche se non come nel caso USA).
Se questo fosse il risultato di politiche mercantiliste .... c'è solo da sganasciarsi dalle risate. :lol:
Quindi o definiamo bene cosa sia il mercantilismo (oppure un neo-mercantilismo da inventarci al volo per salvare capra, cavoli e fassina) oppure è bene lasciare lo scritto nel cassetto della fassinate, insieme a quello che le disparità hanno causato la crisi.
Ultima modifica di franz il 29/12/2012, 15:15, modificato 1 volta in totale.
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Re: L'Europa dei mercanti

Messaggioda flaviomob il 29/12/2012, 14:34

Se citi Wikipedia, devi essere completo.

Alcuni sostengono che anche oggi, mentre le bambe ufficiali si ispirano al liberismo, i comportamenti concreti dei paesi economicamente più sviluppati siano piuttosto mercantilisti[1]. Più precisamente, la conformazione attuale del capitalismo si avvicina nella pratica molto di più al mercantilismo corporativistico che al liberalismo economico classico. Ciò è vero in particolar modo per la politica ufficiale statunitense[2][3]. Specularmente, alcune critiche no-global (o più precisamente new-global) sono di fatto più anti-mercantiliste che anti-liberiste.


(stessa fonte)


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Re: L'Europa dei mercanti

Messaggioda franz il 29/12/2012, 15:19

flaviomob ha scritto:Se citi Wikipedia, devi essere completo.

Alcuni sostengono che anche oggi, mentre le bambe ufficiali si ispirano al liberismo, i comportamenti concreti dei paesi economicamente più sviluppati siano piuttosto mercantilisti[1]. Più precisamente, la conformazione attuale del capitalismo si avvicina nella pratica molto di più al mercantilismo corporativistico che al liberalismo economico classico. Ciò è vero in particolar modo per la politica ufficiale statunitense[2][3]. Specularmente, alcune critiche no-global (o più precisamente new-global) sono di fatto più anti-mercantiliste che anti-liberiste.


(stessa fonte)

Puo' andare bene per gli USA, non per l'europa. E comunque le politiche mercantiliste e protezioniste in USA e UE oggi sono residuali solo in campo agricolo (max il 5% del PIL) dove troviamo proprio i no-global alla Bovè a tirare la cordata del protezionismo agricolo.

PS: Ma le bambe sono le mogli dei bambi?

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