matthelm ha scritto:Pagheca, su questo argomento scrivo l’ultimo post perché con i pasdaran-ultras mi è oltremodo difficile ragionare.
Allora ti comunico una new strepitosa: di suore, purtroppo, non ce ne sono più! Sono pochissime e quelle rimaste sono diplomate all’insegnamento come le varie insegnanti laiche (non atee!) che le hanno sostituite. Tutte hanno l’attestato per insegnare.
Non lo sapevi? E tu che ti eri costruito tutte quelle analisi da libretto rosso cosa ti rimane.
C’è un grosso problema irrisolto dalle tue parti ed è che il pluralismo lo infarcite di tanti e tanti paletti da non lasciare spazio se non per una visione che non contempli altre verità che non la vostra.
Mi dispiace non so come aiutarti.
Vedi le mie perplessità su questo partito come sono motivate e rafforzate se penso che può essere anche il tuo.
Poi ci ripenso e relativizzo: non tutti sono come pagheca.
Caro Matt,
sono totalmente insensibile ai lazzi e ai frizzi, anche perche' non sto interlocuendo con qualcuno in particolare ma con tutto il forum. per cui torno ad argomentare, tranquillo come sempre. Pero' ti consiglio di lasciare perdere i luoghi comuni del libretto rosso e dell'intolleranza, perche' non sono io a negare il diritto di insegnare agli insegnanti cattolici, ma voi, per esempio, agli omosessuali di sposarsi. Quindi ti rinvio con gli interessi l'accusa di intolleranza.
Il punto infatti e' proprio questo. Io non sono contrario affatto all'avere un insegnante religioso, o di fede cattolica. Ma il valore fondamentale della scuola pubblica, non rispettato in quelle confessionali, e' proprio quello di dare al bambino l'opportunita' di essere esposto a tutte le correnti di pensiero, a tutti gli atteggiamenti verso il credo, a tutte le razze, a tutti gli orientamenti sessuali, a tutti gli orientamenti politici e ideologici. Cosa che, comunque la si metta, non e' possibile in una scuola confessionale dove comunque ci si deve adeguare a un certo profilo. E' proprio questa "dieta mediterranea" di persone e di pensieri che e' il valore democratico irrinunciabile della scuola pubblica.
Nelle scuole confessionali, questo lo sa chiunque, la gente viene selezionata in base a requisiti che esulano dalle competenze e dal progetto didattico. O quantomeno, non sono legate solo a quello, come dovrebbe invece essere. La differenza tra il diritto di un cattolico ad insegnare e quello di disporre di proprie scuole (o di madrasse), e' proprio che accanto al suo diritto esiste quello dell'insegnante omosessuale, quello dell'insegnante di colore, quello dell'insegnante meridionale e quello dell'insegnante marxista-leninista o forse, perche' no, neofascista. L'importante e' che nella media ogni bambino possa accedere a tutte queste persone, a tutti questi modi di pensare, e non a una fetta preselezionata di societa'. Per questo bisogna dire un no chiaro e assoluto a tutti coloro che chiedono - come i leghisti per esempio - che la scuola sia rappresentativa di un certo ceto, di una certa etnia, di un certo credo politico o, come nel caso in discussione, di una certa religione che corrisponde a quello dell'ambiente familiare in cui il bambino e' allevato.
Questo senza togliere nulla all'argomento secondo il quale il clero e' portatore di concezioni che sono pericolose, soprattutto nei confronti delle questioni sessuali, assai delicate per i bambini. Il fatto che vi siano insegnanti laiche diminuisce solo l'entita' del problema, perche' comunque ci sono delle regole da seguire per lavorare con loro, e chiunque pensa altrimenti sta raccontandosi volutamente balle. Chi non crede non viene accettato nelle scuole confessionali, e se anche lo fosse, deve stare attento a non lasciarselo scappare, il che espone al problema di cui parlavo nel paragrafo precedente.
Ma quello che mi sorprende veramente e' vedere come un discorso cosi' limpido, semplice e diretto possa scatenare un tale putiferio. E' un discorso ovvio, che in diversi ambienti e paesi e' dato per scontato. Non sto dicendo che sia la legge o che va accettato per forza, ma che e' un'opinione che si puo' condividere, discutere, accettare, o rifiutare, senza per questo offendere (o perlomeno tentare di offendere) con battutine da quattro soldi sui pasdaran (che, ti ricordo, sono anche loro animati da credo religioso). La mia concezione della democrazia e' tale che non me ne importa niente se un certo discorso puo' dare fastidio a qualcuno, l'importante e' che sia basato sui fatti, sul ragionamento, sulla ragione, e non sui luoghi comuni o sulla paura di dire qualcosa non politically correct. Vedo che la logica di molti e' stata obnubilata da decenni di vita in un paese dove esiste una specie di linea di confine tra quello che si puo' dire nei confronti della religione e quello che no. Linea di confine che non esiste piu' nemmeno in paesi ultracattolici come la Spagna dove i crocifissi vengono finalmente tolti dalle classi per tracciare quella linea di confine netta tra cio' che e' laico, di tutti, e quello che non lo e'. Per fortuna questa situazione e' squisitamente italiana, perche' vi assicuro che non ci sono problemi a parlare di queste cose in buona parte del mondo civilizzato.
saluti
pagheca