Mineo, 35 chilometri da Catania: uccisi da esalazioni tossiche
Berlusconi invia il ministro Sacconi. Veltroni: "Orribile, serva da monito"
Lavoro, tragedia in Sicilia
Sei operai morti in una vasca
Erano attesi per pranzo dalle famiglie, che hanno dato l'allarme
Fini: "Emergenza sociale assoluta" Bonanni: "Tutto il Paese si deve ribellare"
CATANIA - Ancora una volta. Come ogni giorno. Corpi senza vita nei cantieri. Sopra le impalcature. Nelle cisterne. Nelle vasche di depurazione. Di lavoro si muore. E stavolta sono morti in sei. Tutti assieme, disperatamente, forse per una intossicazione da esalazioni venefiche mentre pulivano una vasca di depurazione. I sei operai lavoravano nella struttura consortile di Mineo, a 35 km da Catania. Quattro erano dipendenti comunali (uno era un precario dei Lsu) e gli altri due di un azienda privata. Solo tre mesi fa la tragedia di Molfetta, quando cinque operai morirono intossicati dentro una cisterna.
Davanti ai soccorritori dei vigili del fuoco una scena agghiacciante. "Sicuramente sono morti per esalazioni tossiche o scarsa concentrazione di ossigeno", racconta Salvatore Spano', che coordina le operazioni di recupero dei cadaveri. "Alcuni li abbiamo trovati bocconi, altri a pancia in aria. Irriconoscibili, con il volto coperto di melma e fango. Addosso non avevano tute e maschere di protezione".
I sei hanno tentato di salvarsi. "Poi sono rimasti intrappolati dentro quella 'camera della morte'. E' probabile che uno di loro si sia sentito male è che gli altri abbiano cercato di aiutarlo, prima di rimanere a loro volta intossicati dalle esalazioni".
Sarebbe accaduto tutto stamattina, perché i lavoratori erano attesi a pranzo dalle famiglie ma non sono mai arrivati. Così è scattato l'allarme, fino a quando, dopo ore, è stata scoperta la tragedia.
Berlusconi, subito informato, ha detto di aver cercato il ministro del Lavoro "per chiedergli di recarsi immediatamente sul posto e verificare la dinamica dell'incidente". "Alle famiglie - continua il premier - va la vicinanza e anche l'aiuto concreto mio personale e del governo".
Lo stesso Sacconi, poco più tardi, ha annunciato di aver convocato sindacati e imprese. Per il ministro è urgente la predisposizione di "un Piano nazionale di intensa collaborazione tra le parti sociali e le istituzioni per diffondere condizioni di sicurezza in tutti i luoghi di lavoro, attraverso i prioritari investimenti in prevenzione, formazione e informazione".
Sul fronte sindacale, parla il leader della Cisl Raffaele Bonanni: "Chi ha sbagliato deve pagare. Non si può continuare a morire sul lavoro come se nulla fosse. Stiamo diventando come un paese del terzo mondo. E tutti dobbiamo ribellarci a questo andazzo. La verità è che non si fanno controlli rigorosi a dovere. Non c'è ancora un piano vero di prevenzione e di informazione sui rischi che corrono i lavoratori, al di là delle leggi vigenti. E poi ci vuole una effettiva selezione delle imprese che prendono, soprattutto nel Sud , appalti con il massimo ribasso e risparmiano sui costi della sicurezza".
Gianfranco Fini parla di una "emergenza sociale assoluta" e di "una tragedia che colpisce tutti i siciliani e tutti gli italiani". Per Walter Veltroni è "una tragedia orribile, che colpisce e ferisce la coscienza di tutti noi. Sei uomini morti così, uno dietro l'altro, devono essere un monito: lavorare non deve voler dire morire e quando succede significa che tante cose non hanno funzionato".
(11 giugno 2008)
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