lodes ha scritto:Voglio ritornare un attimo al tema dei programmi. Sono d'accordo con Franz quando afferma: "Secondo me questo genere di piattaforme concrete contano di piu' sono molto diverse dalle rivendicazioni estratte e di principio che sono classiche del politichese antico, delle affabulazioni retoriche che dicono tutto e niente.". Seguendo questo ragionamento mi domando quale credibilità possa avere Bersani (da tanti piddini apprezzato per il suo pragmatismo e concretezza) se il suo programma non include un numero, un impegno preciso ex ante e verificabile ex post? Viceversa penso alla etichetta appiccicata a Renzi di essere un ambizioso arrampicatore senza idee e, perciò, vuoto che viceversa mette nel suo programma dei numeri ex ante. Allora Renzi quando parla di rottamazione non si riferisce solo ad una classe dirigente che ha fallito, ma anche, e soprattutto, ad una cultura politica che lascia fuori da sè la responsabilità delle proprie scelte, perchè nulla è verificabile: in altre parole la mediazione e il proporzionalismo sono scudi dietro cui nascondersi affinchè a nessuno venga in mente di mettere in discussione il ceto politico. Alla faccia dell'antipolitica! Veramente domenica l'Italia sarà di fronte ad un bivio. La nostra responsabilità è grande.
cioè un programma in cui si prometto per es. un milione di posti di lavoro o portare il rapporto/debito PIL sotto il 100% oppure si indica quanto tagliare in diverse aree rappresenta veramente una piattaforma concreta?
siamo sicuri che citare numeri e prendere impegni come se si avesse il pieno controllo delle principali variabili del sistema (cosa assolutamente non vera) non sia una nuova forma di politichese?
un modo facile di mostrare "concretezza", ma anche un modo di creare inutili illusioni?
perchè scrivere in un programma politico che si recuperano 12 milardi di qua e 15 miliardi di là, costa zero.
realizzarlo molto di più.
soprattutto si corre il rischio che l'attenzione sia concentrata a realizzare il programma e non a governare il Paese.