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Spatuzza è credibile

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Spatuzza è credibile

Messaggioda flaviomob il 12/11/2012, 16:47

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/11 ... lo/410788/

Ha un nome e un volto l’uomo che fornì l’esplosivo per le stragi di mafia a Firenze, Roma e Milano negli anni 1993-1994. Si tratta di Cosimo D’Amato, 57 anni, di Santa Flavia, in provincia di Palermo, arrestato dagli uomini della Direzione investigativa antimafia di Firenze. Il pescatore – questo il suo mestiere ufficiale – è finito dietro le sbarre perché, come scrive il giudice Anna Favi nell’ordinanza di custodia cautelare, riciclava l’esplosivo dagli ordigni bellici inesplosi della Seconda guerra mondiale e lo rivendeva ai Graviano. Per i magistrati il nuovo colpo al braccio armato di Cosa Nostra rappresenta anche un’ulteriore conferma dell’attendibilità del pentito Gaspare Spatuzza.


...

Il che avvalora la credibilità di Spatuzza e val bene la pena di fare un "ripassino"...

http://it.wikipedia.org/wiki/Gaspare_Spatuzza

Dall'estate 2008 si è dichiarato pentito ed è divenuto collaboratore di giustizia rilasciando diverse dichiarazioni in ordine alla strage di via d'Amelio, alle bombe del 1993 a Milano, Firenze e Roma e ai legami fra la mafia e il mondo politico-imprenditoriale[4].
Il 4 dicembre 2009 ha deposto nell'ambito del processo d'appello al senatore Marcello Dell'Utri, precedentemente condannato a nove anni in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa. In tale circostanza ha adombrato la presenza di una regia politica dietro la strage di via dei Georgofili a Firenze (27 maggio 1993), gli attentati del 27 luglio 1993 a Milano e Roma e il fallito attentato allo Stadio Olimpico di Roma (6 febbraio 1994) e sostenuto la presenza di legami economici fra i fratelli Graviano e Silvio Berlusconi.[5] Assieme a Giuseppe Ciaramitaro, altro pentito, ha indicato in Berlusconi e in Dell'Utri i mandanti delle stragi di Capaci e via d'Amelio[5][6][7]. Un altro collaboratore di giustizia, Pietro Romeo, conferma alcune accuse di Spatuzza.[8] Secondo Berlusconi, la deposizione di Spatuzza è ridicola e farebbe parte di una macchinazione ai suoi danni[9]. Il Centro-destra ha espresso una diffusa solidarietà nei confronti di Berlusconi.[10]
L'11 dicembre Filippo Graviano smentisce in aula Spatuzza, sostenendo di non aver mai avuto rapporti di alcun tipo con Dell'Utri.[11] Giuseppe Graviano decide invece di non rispondere alle domande dell'accusa lamentando problemi di salute dovuti al 41 bis. Nessuno dei due fratelli, poi, ribatte alla dichiarazione di Spatuzza su un incontro nel gennaio del 1994, in cui si sarebbe detto che Cosa nostra aveva «il Paese in mano» grazie a Berlusconi e Dell'Utri. Gli inquirenti ritengono che gli atteggiamenti dei fratelli Graviano possano essere una sorta di avvertimento su possibili loro rivelazioni future in caso di mancati accordi.[11][12]
Nel marzo 2010 è stato riconosciuto attendibile dalla procura di Firenze, in merito alle affermazioni che hanno reso possibile identificare un altro mafioso responsabile delle stragi del '93, Francesco Tagliavia, già in carcere con due ergastoli da scontare.[13][14]
Ha dichiarato di riconoscere nell'attuale funzionario AISI Lorenzo Narracci "il soggetto estraneo a cosa nostra visto nel garage mentre veniva imbottita di tritolo la Fiat 126 usata nell'attentato al giudice Paolo Borsellino".[15]
« Spatuzza da oggi è un morto che cammina »
(Antonio Di Pietro in riferimento alla mancata assegnazione della protezione a Spatuzza[16])
Nel giugno 2010, con una decisione giudicata "senza precedenti" dai pm di Caltanissetta e di Palermo,[17][18] la Commissione Centrale del Viminale ha stabilito che Spatuzza non può essere ammesso al programma di protezione, essendo decorso il limite di 180 giorni entro cui un pentito è tenuto a riferire di fatti gravi di cui è a conoscenza. La proposta di protezione era stata avanzata contestualmente dalle procure di Firenze, Caltanissetta e Palermo che indagano sulla strage di via d'Amelio e sulle bombe del '92 e '93. Per Spatuzza, la Commissione ha invece confermato "le ordinarie misure di protezione ritenute adeguate al livello specifico di rischio segnalato", decisione che ha suscitato stupore e indignazione di politici e magistrati.[19][20] In una lettera inviata a L'Espresso a seguito della decisione del Viminale, Spatuzza si dice amareggiato ma fiducioso nelle istituzioni e disposto a continuare a collaborare, e commenta: "tutta la criminalità organizzata [...] certamente sta gioendo e magari brindando a questa vittoria".[21] Nel settembre 2011 Gaspare Spatuzza è stato ammesso nel programma di protezione riservato ai collaboratori di giustizia.[22] Nel dicembre 2011 Spatuzza, accompagnato dagli inquirenti, ripercorre i luoghi di Palermo in cui vent'anni prima fu protagonista nel rubare e preparare (col concorso di altri) l'auto 126 Fiat che sarebbe diventata l'ordigno deflagrato in via D'Amelio uccidendo il magistrato Borsellino con la sua scorta.[23]


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