Primarie, rush finale sulle regole nella carta d'intenti Monti non c'èNel manifesto cui sta lavorando l'alleanza nessun riferimento al governo tecnico del professore. Sulle norme per votare, probabile la registrazione in un luogo diverso dal gazebo. Primi malumori da parte di Sel e renzianiROMA - Rischia di nascere tra le polemiche l'alleanza dei progressisti che sabato avrà il suo battesimo ufficiale con la firma della "Carta di intenti per l'Italia bene comune" da parte di Pier Luigi Bersani, Nichi Vendola e Riccardo Nencini. Nel manifesto, che indica la cornice dei valori dei progressisti, mancherebbe ogni riferimento a Mario Monti al quale, invece, nell'originaria carta d'intenti del Pd era riconosciuta "l'autorevolezza" di aver riportato l'Italia in Europa dopo gli anni di Berlusconi. Un'esclusione fortemente voluta da Sel che però provoca malumori tra i montiani del partito.
Bersani lancia la coalizione. Bersani ha fortemente voluto che la firma del patto dei progressisti avvenisse il 13 ottobre, così da poter lanciare, nel corso dello stesso week end, sia l'alleanza sia la sua candidatura alla premiership domenica dalla stazione di servizio del padre a Bettola, luogo d'origine dal quale partire per arrivare, nelle sue ambizioni, alla guida del paese. E così gli sherpa di Pd, Sel e Psi hanno dovuto accelerare per chiudere sia il documento programmatico sia le regole per le consulatzioni che tanto fanno ancora discutere.
Il nome di Monti non c'è. Nella carta d'intendi spicca, se le indiscrezioni fossero confermate, l'assenza di qualsiasi riferimento a Mario Monti e all'eredità del suo governo. Per Sel, Monti è un'esperienza da dimenticare in fretta e nel Pd sembra aver prevalso l'idea di andare oltre il governo tecnico. Anche se tra i democratici c'è un'area - composta soprattutto di veltroniani (senza Veltroni), per lo più schierata con Matteo Renzi - che chiede una netta continuità con l'agenda Monti.
Il documento punta, poi, a blindare i confini dell'alleanza dentro l'Europa, sostenendo la necessità di un rilancio dell'integrazione, l'urgenza di uscire dalla crisi economica guardando più all'economia reale che allo spread e l'obiettivo di una legislatura costituente per ridare prestigio alle istituzioni. Ma fissa anche vincoli ben precisi per gli alleati per evitare gli errori fatali dell'Unione: dall'impegno "leale", al premier scelto con le primarie, al vincolo di decisioni a maggioranza dei gruppi parlamentari sulle questioni controverse fino all'impegno sugli eventi internazionali, che fu una croce del governo Prodi. "Da domani il senso di responsabilità dovrà prevalere sugli eccessi e sui protagonismi", si augura Riccardo Nencini.
Le regole. Sembrano destinate ad alimentare nuovi malumori le regole per le primarie, soprattutto da parte di renziani e Sel, che si è affrettata a chiarire: "I lavori sono ancora in corso e le regole saranno migliori di quelle annunciate". Si vedrà sabato, anche dopo l'incontro previsto tra Maurizio Migliavacca e il braccio destro di Renzi, Roberto Reggi, ma sembra che si potrà andare a votare alle primarie dopo aver sottoscritto l'appello per il centrosinistra entro il giorno del primo turno. Si potrà votare anche solo al secondo turno, ma soltanto in "rari e isolati" casi. La registrazione avverrà in un luogo diverso dai gazebo e i nomi di chi aderirà al manifesto del centrosinistra saranno pubblici mentre l'albo degli elettori sarà consultabile.
Renzi oggi preferisce tacere pur continuando dal Veneto la sua battaglia per la rottamazione. E uno dei suoi principali obiettivi, Massimo D'Alema, distingue tra "il ricambio" già in corso dentro il Pd e che "si rifletterà nella rappresentanza istituzionale" e "la rottamazione che porterebbe ad uno sradicamento del Pd rispetto alle sue radici".
(12 ottobre 2012)
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“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
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