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Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda franz il 09/10/2012, 17:11

Di Michele Boldrin

Pubblicato: Mar, 09/10/2012 - 08:15 • da: Redazione di Fermare il Declino

Da Tiscali Interviste del 08/10/2012 di Michael Pontrelli

Michele Boldrin, economista della Washington University in St. Louis, negli Stati Uniti, è uno dei promotori del manifesto Fermare il declino, assieme al giornalista Oscar Giannino e ad un altro noto economista Luigi Zingales. Per gli autori dell’iniziativa “la classe politica emersa dalla crisi del 1992-94 ha fallito” e “deve essere sostituita”. Per far ripartire il Paese viene auspicata “la creazione di una nuova forza politica che induca un rinnovamento nei contenuti, nelle persone e nel modo di fare politica”. Le linee guida principali del rinnovamento sono chiare: generazione di mobilità sociale e competizione, smantellamento della rete di monopoli e privilegi che paralizzano il Paese, taglio della spesa pubblica inefficiente, riduzione delle tasse sulla produzione, abbattimento del debito attraverso la vendita di proprietà pubbliche, liberalizzazioni e concorrenza anche nei servizi e nel sistema formativo. Un manifesto di chiara ispirazione liberale che promette quindi quella rivoluzione annunciata da Berlusconi nella sua discesa in campo nel 1994 ma mai attuata. Con Boldrin abbiamo fatto il punto sullo stato dell’arte dell’iniziativa e approfondito il contenuto di alcune delle proposte più rilevanti.

Professore, della vostra iniziativa si parla tanto ma ancora non è chiaro se vi proporrete come una nuova formazione politica o se vi limiterete ad appoggiare qualcuna delle forze esistenti. Quali sono le vostre intenzioni?
“Abbiamo già annunciato che lavoreremo per creare una nuova prospettiva politica. Da un mese e mezzo stiamo già collaborando con Italia Futura (l’associazione di Luca Cordero di Montezemolo ndr) e con almeno un centinaio di altre associazioni più piccole”.

A chi vi rivolgete in particolare?
“Ai produttori italiani ovvero ai 18, 20 milioni di italiani che producono e pagano le tasse”

Il vostro manifesto ha una chiara ispirazione liberista. L’Italia, sia quella di centrosinistra che quella di centrodestra, in passato ha dimostrato più volte di essere refrattaria ad una vera riforma liberale. Pensa che la vostra proposta sia realistica nel nostro Paese?
“In realtà non è propriamente corretto utilizzare l’etichetta liberista per definire le nostre proposte. E’ liberista una seria legislazione sul conflitto di interessi in politica come quella da noi proposta? E’ liberista l’introduzione di una assicurazione contro la disoccupazione valida per tutti e non solo per alcune categorie protette? E ancora, è liberismo il voler far funzionare la scuola e renderla uno strumento di mobilità sociale anche per i meno fortunati? L’unica etichetta applicabile alle nostre proposte è quella di pragmatista. L’Italia è un paziente gravemente ammalato e per salvarlo occorrono solamente senso comune e realismo”.

Uno dei pilastri della vostra proposta è il taglio e l’efficienza della spesa pubblica. Concretamente significa l'eliminazione dello Stato sociale?
“In Italia attualmente non esiste lo Stato sociale ma lo Stato assistenziale che è una cosa profondamente diversa. Il Welfare state italiano non svolge la funzione di assicurare le persone contro i rischi della vita e quindi aiutare chi davvero non è in grado di generare reddito. Il sistema italiano svolge una funzione assistenziale parassitaria concepita essenzialmente come strumento per generare consenso e comprare voti. Perciò tornando alla sua domanda la mia risposta è che lo Stato sociale in Italia va fatto”.

Il vostro modello di riferimento è più quello tedesco o quello americano?
“Visto che abbiamo un sistema da rifare all’85%, la cosa migliore è seguire le pratiche migliori degli altri paesi. Per quanto riguarda il sistema universitario dovremmo imparare molto dagli americani ed in particolare dal sistema californiano che ha prodotto istituti universitari pubblici di eccellenza mondiale come Berkeley e l’Ucla. Per quanto riguarda l’istruzione non universitaria bisognerebbe guardare ai francesi. Sulla sanità il modello è invece quello tedesco. Il sistema amministrativo italiano genera paradossi come quello di avere una evasione fiscale tra le più alte del mondo e un sistema di riscossione altamente aggressivo e vessatorio. Al di là del modello da seguire il punto di partenza fondamentale è avere il coraggio di riconoscere che bisogna cambiare”.

Il governo Monti sta provando a cambiare il Paese. Come giudica nel complesso il suo operato?
“Ha fatto alcune cose ma avrebbe potuto fare enormemente di più. Dopo una fase iniziale positiva il governo si è rapidamente stancato e quello che fa adesso è puramente in funzione elettorale”.

A livello europeo pensate che l’attuale politica di austerity sia corretta o ritenete invece necessario stimolare la crescita attraverso la leva degli investimenti pubblici?
“L’idea di far ripartire la crescita attraverso la spesa pubblica è una ‘panzana’. I greci hanno raddoppiato la spesa pubblica in 15 anni e a beneficiarne non sono stati certamente gli investimenti e la crescita ma tutti quelli che sono andati in pensione a 50 anni”.

Queste però sono distorsioni. Il premio Nobel dell’economia Krugman non pensa certo a queste cose quando critica l’austerity europea e invoca una nuova politica di investimenti.
“Krugman è male informato e sostiene certe tesi solo per scrivere editoriali. In Europa gli investimenti non sono stati tagliati perché non ce ne sono, quei pochi tagli che ci sono stati hanno riguardato solamente spese inutili”.

Quindi la politica del “pareggio di bilancio a tutti i costi” è quella corretta da seguire?
“Assolutamente”.

La crescita da dove dovrebbe arrivare?
“Di sicuro la crescita non viene dalla domanda, questa è una fantasia dei politici, a cui nessun economista serio crede. Lo stesso Krugman va contestualizzato. Egli, erroneamente, sostiene che a fronte di situazioni eccezionali è corretto stimolare la domanda ma anche Krugman sa bene che la crescita, quella che in Italia manca ormai da 12 anni, viene dalla produttività, dagli investimenti privati, dalla creazione di nuove imprese e dall’innovazione tecnologica. Queste sono cose che si possono fare tranquillamente in contemporanea all’eliminazione delle spese pubbliche inutili e parassitarie perciò non esiste una fase 1 di risanamento e una fase 2 di crescita come qualcuno racconta oggi”.

Concretamente come si traducono nella realtà questi principi?
“Dieci giorni fa Squinzi ha fatto la prima proposta seria messa sul tavolo da Confindustria negli ultimi anni per far crescere la produttività. Squinzi ha dato la disponibilità delle imprese a rinunciare ai sussidi, ovvero non "bruscolini" ma circa trenta miliardi di euro l’anno in cambio di una riduzione delle imposte sulle imprese e sul lavoro. Questa politica, se applicata, sarebbe positiva perché i sussidi per definizione uccidono la crescita. Essi consentono di tenere in vita realtà improduttive e danneggiano quelle produttive che subiscono una pressione fiscale altissima proprio per finanziare l’esistenza stessa dei sussidi”.

Mercato del lavoro. Come giudica la riforma della Fornero?
“Inutile. L’articolo 18 io non lo amo ma è diventato un totem ideologico. Il problema vero è la follia del mercato del lavoro duale, questa miriade di contratti invece di avere delle semplici norme contrattuali che premiano la libertà di assumere e licenziare quando un lavoratore non funziona. Occorrono a livello nazionale dei contratti quadro semplici e lasciare che sia la contrattazione a livello aziendale a gestire gli aspetti salariali, gli orari di lavoro e così via. Questa è la riforma da fare”.

E’ favorevole all’introduzione di una tassa patrimoniale sui grandi capitali? Non pensa che sia una misura necessaria per rendere il Paese meno iniquo?
“Senza nessun dubbio l’Italia è un paese iniquo che non premia il merito ma il parassitismo, l’appartenenza politica e familiare. E’ un paese che non ha mobilità sociale e che costringe molte persone di valore ad andare all’estero. Tutto questo va cambiato ma lo strumento per farlo non è certo la patrimoniale. Io sono favorevole alla sua introduzione ma all’interno di una riforma fiscale complessiva. Senza una riduzione dell’imposizione sul lavoro e l’eliminazione di assurdità come l’Irap l’introduzione di una patrimoniale come imposta aggiuntiva sarebbe un suicidio in quanto farebbe fuggire anche quei pochi capitali che si fanno vedere”.
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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda Manuela il 10/10/2012, 9:24

Ci sarà di sicuro chi pensa che sono diventata di destra, ma uno così lo vorrei al governo...
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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda ranvit il 10/10/2012, 12:21

Manuela condivido.
Il fatto è che in Italia c'è stata per circa 70 anni una falsa interpretazione sia della sinistra che della destra.
La sinistra troppo ideologizzata e sempre all'opposizione ha ottusamente preferito gli scasafatiche ed i rubagalline oltre che politiche economiche suicide e masochistiche all'anima liberal accusando di "revisionismo" e servilismo chiunque professasse anche solo timidamente tali tesi (nel mio piccolo anche io).
La destra troppo populista e fascista sempre al governo (anche quando governava la Dc) ha preferito lasciare campo libero ai propri "faccendieri" strafottendosene altamente delle politiche economiche della destra classica in cui il liberalesimo (economico ed etico) è ampiamente presente.
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda flaviomob il 10/10/2012, 12:55

Molti punti sono condivisibili, ma nel sistema universitario americano mi pare che la California costituisca un'eccezione e credo che nel modello francese e in quello tedesco ottime università pubbliche o comunque accessibili a tutti non manchino.
Certo, sul fatto di togliere soldi alla parte parassitaria della PA siamo tutti d'accordo, ne avevamo discusso anche in passato sul forum. Il punto è: se ci troviamo con milioni di esuberi nella PA, in assenza di un sistema di ammortizzatori sociali serio, che cosa ne facciamo? Non possiamo lasciare milioni di famiglie senza reddito.


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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda franz il 10/10/2012, 13:30

flaviomob ha scritto:Molti punti sono condivisibili, ma nel sistema universitario americano mi pare che la California costituisca un'eccezione e credo che nel modello francese e in quello tedesco ottime università pubbliche o comunque accessibili a tutti non manchino.

Mi pare che Harward non sia in california e nemmeno il MIT. Non si esclude che ci siano (non manchino) buone università anche in europa (ma non italiane, almeno nelle prime 50) ma qui si parla di "best practice e la best" per definizione è una sola.

Mi segnalano questa immagine, che dicono valga più di mille parole
http://sphotos-e.ak.fbcdn.net/hphotos-a ... 3020_n.jpg
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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda flaviomob il 10/10/2012, 14:00

Direi che il modello più attrattivo è quello svizzero: su cosa si basa? pubblico o privato? o mix?


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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda franz il 10/10/2012, 18:34

flaviomob ha scritto:Direi che il modello più attrattivo è quello svizzero: su cosa si basa? pubblico o privato? o mix?

Università? Tutte pubbliche e cantonali, tranne i due politecnici (zurigo e losanna) che sono federali.

Naturalmente bisogna anche valutare che se l'europa fosse un'unica nazione, non vedremmo gli spostamenti interni, cosi' come in quel disegno non vediamo gli spostamenti tra i 50 states americani. Per un europeo è difficile varcare l'oceano ed andare in USA o Giappone. Trova ottime possibilità in Europa. Anche l'Olanda, pur piccolina, è attrattiva, forse per via del piu' grande polo tecnologico d'europa.
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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda flaviomob il 10/10/2012, 21:13

Un ottimo modello, quindi. Certo, se dall'Italia fuggono tanti cervelli che trovano accoglienza nella ricerca e nell'insegnamento in atenei prestigiosi all'estero significa che a livello di formazione universitaria non siamo poi tanto male, solo che creiamo un'eccellenza che poi non sappiamo sfruttare. Sprechiamo un patrimonio strategico per il nostro futuro, analogamente a quanto facciamo per l'ambiente meraviglioso che ci ritroviamo e per un patrimonio artistico culturale senza eguali nel mondo. Infatti continuiamo a perdere posizioni nell'attrattiva turistica globale nonostante il valore inestimabile di ciò che abbiamo espresso nei secoli passati e delle nostre bellezze naturali.

Ma una domanda: in Svizzera tutte università pubbliche perché i privati non possono, o non vogliono?


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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda Robyn il 11/10/2012, 10:13

ranvit-l'anima liberal all'interno della sinistra in passato ha avuto sempre poca voce perchè non c'è stata mai una legge che regolasse la vita interna ai partiti,legge non voluta in passato dal Pci.Questa mancanza consegnava l'anima liberal all'egemonia di quella massimalista.Se ci fosse stata fin dall'inizio una legge che regolamentasse la vita interna ai partiti con una maggioranza e una minoranza il Pci sarebbe scomparso all'inizio degli anni 60 con prevalenza dell'area liberal e riformista.Se proprio la dc avrebbe voluto combattere il comunismo avrebbe dovuto legiferare in tema di democrazia interna ai partiti ma non lo ha fatto per ragioni di convenienza.Ma rimane sempre la differenza,poichè liberal all'interno della sinistra è diverso da liberal in altri partiti ed è diverso da ciò che è scritto nell'articolo sopra ciao robyn
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Re: Basta con sussidi e assistenzialismo, serve produttività

Messaggioda franz il 11/10/2012, 11:07

flaviomob ha scritto:Un ottimo modello, quindi. Certo, se dall'Italia fuggono tanti cervelli che trovano accoglienza nella ricerca e nell'insegnamento in atenei prestigiosi all'estero significa che a livello di formazione universitaria non siamo poi tanto male, solo che creiamo un'eccellenza che poi non sappiamo sfruttare. Sprechiamo un patrimonio strategico per il nostro futuro, analogamente a quanto facciamo per l'ambiente meraviglioso che ci ritroviamo e per un patrimonio artistico culturale senza eguali nel mondo. Infatti continuiamo a perdere posizioni nell'attrattiva turistica globale nonostante il valore inestimabile di ciò che abbiamo espresso nei secoli passati e delle nostre bellezze naturali.

Ma una domanda: in Svizzera tutte università pubbliche perché i privati non possono, o non vogliono?

Credo che ci siano due aspetti. Il primo è la fuga. Il secondo è saper attirare. Il terzo, se vuoi, è il bilancio tra i due. Da quel grafico appare evidente che per il secondo aspetto siamo praticamente inesistenti. per quanto riguarda il primo, se il 20% migliore (faccio un esempio) decide di fare ricerca all'estro non c'è nulla di male. Succede in tutti i paesi, ed è positivo perché è un arricchimento. Poi bisogna vedere (e qui son dolenti note) chi torna e chi no. Cosa che non si vede in quel grafico. Lo spreco è quando non tornano, non quando fanno ricerca all'estero (un dottorato, per esempio).
Per quanto riguarda i privati, possono. Ma ce ne sono pochi perché quella pubblica funziona, è di prestigio e di qualità.
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