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Renzi dove vai?

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Fumo e arrosto nel programma di Renzi

Messaggioda franz il 21/09/2012, 23:14

Matteo Renzi spaventa i politici perché incarna una rottura: sia rispetto al passato remoto della sinistra italiana, sia rispetto al passato prossimo di un ventennio bloccato tra berlusconismo e antiberlusconismo. Ma Renzi è solo fumo o c’è anche dell’arrosto?

La domanda non è irrilevante e la risposta non è scontata. L’anno scorso, il sindaco di Firenze aveva presentato alla Leopolda un “wiki programma” che, da tanti punti di vista, appariva interessante e condivisibile. Oggi la questione del programma appare fondamentale (il che è curioso in un paese dove sono perlopiù ignote le posizioni dei principali leader politici su pressoché qualunque tema di una certa importanza).

Antonio Polito ha posto a Renzi domande precise, a cui il “rottamatore” ha replicato in modo non evasivo ma neanche esaustivo. Contemporaneamente, Franco Debenedetti ha sottolineato come a Renzi si chieda una chiarezza programmatica che da nessun altro viene pretesa, e lo stesso Luca Ricolfi, nell’esprimere un endorsement per il candidato del cambiamento, si sofferma più sulla forma del messaggio renziano, che sul messaggio stesso.

Eppure, Renzi un programma l’ha pubblicato. Vediamo cosa dice – con la consapevolezza che tale documento non è finalizzato (solo) a esprimere il profilo del Renzi-premier ma (soprattutto) a vincere le primarie del centrosinistra. Come con la Leopolda, mi soffermerò sulle proposte economiche. Intendiamoci: il programma di Renzi non contiene analisi profonde né soluzioni precise. E’ però indicativo dell’approccio culturale che il sindaco sembra voler adottare. In questo senso ha ragione Ricolfi: più ancora delle tecnicalità, contano il modo in cui egli affronta i problemi e il linguaggio che utilizza per farlo. Sicché, il programma di Renzi è un “prodotto” distante anni luce sia dagli slogan del Pdl, sia dalle mitiche 282 pagine di Romano Prodi (sui siti dei partiti non trovo né l’uno né l’altro, ma sicuramente è colpa di Google, non del fatto che se ne vergognano e li hanno sepolti e/o rimossi). Renzi non parla né la lingua del populismo né quella dell’equilibrismo: si esprime in una lingua pragmatica che, se contiene tracce sia di populismo sia di politichese, le unisce a una chiarezza di significato comunque lodevole. Una chiarezza – pur all’interno di contorni spesso labili delle sue proposte – che rende il programma di Renzi concretamente valutabile. Per chi abbia un minimo di consuetudine con le nostre prassi politiche, non è poco.

Il documento di Renzi si divide in dodici parti.

La prima “voce” s’intitola “ritrovare la democrazia” e riguarda temi di architettura istituzionale che, a me, paiono affrontati in modo razionale. Due suggerimenti, in particolare, sembrano interessanti: 1) “Il finanziamento pubblico va abolito o drasticamente ridotto” e va incanalato secondo sentieri diversi dagli attuali, cioè “favorire il finanziamento privato sia con il 5 per mille, sia attraverso donazioni private effettuate in maniera trasparente, tracciabile e pubblica” (idea che ricorda molto da vicino quella presentata da Nicola Rossi); 2) per quel che riguarda il rapporto tra i corpi della Repubblica, seppure in modo un po’ generico Renzi sembra puntare a una più efficace attuazione del federalismo, con una linearizzazione dei processi (la quale presuppone l’eliminazione degli enti “inutili”) e una migliore attribuzione di autonomia e responsabilità ai singoli soggetti istituzionali. Qui sarebbe davvero necessaria maggiore chiarezza: in principio ci siamo, ma poiché all’ombra del federalismo negli ultimi 20 anni si sono fatte le più immone porcherie (spesso con autentico spirito centralista o con l’effetto, se non l’obiettivo, di moltiplicare centri decisionali e costi in modo caotico) sarebbe davvero importante definire, con precisione, “chi fa cosa” (e soprattuto chi spende cosa e chi tassa chi).

Il secondo capitolo è dedicato all’Europa, ed è un po’ deludente. La frase “Per risolvere la crisi ci vuole più Europa non meno Europa”, oltre a essere vuota, è anche frusta (su Google trovo 222 risultati per la citazione letterale, 53 milioni per la ricerca libera). In concreto, Renzi sposa la tesi dell’integrazione bancaria europea, col conferimento alla Bce di maggiori poteri in tema di vigilanza, e una “maggiore integrazione” dei bilanci pubblici, in particolare attraverso l’emissione di titoli di debito comuni. Sul primo punto nulla da dire, ma quest’ultimo invece va guardato con grande sospetto: non solo la concorrenza fa bene anche al fisco, ma gli eurobond sono, puramente e semplicemente, la soluzione sbagliata (non ultimo in quanto sarebbero una macchina infernale per la produzione di moral hazard). L’altra grande voce di questo capitolo s’intitola “fare gli europei” e contiene proposte che tendenzialmente non mi piacciono, con l’eccezione della spinta all’internazionalizzazione delle università (Dio sa quanto ne avrebbe bisogno l’Italia). Infatti la logica di fondo è quella di spingere il Vecchio Continente verso una crescente integrazione politica, ignorando i costi e le difficoltà di un simile processo all’interno di una realtà così eterogenea, persino nella lingua, come è l’Europa. Può essere una questione di uovo e gallina, ma nutro grande diffidenza verso qualunque tentativo di costruzione statale in generale, e in particolare di edificazione di un welfare e di un fisco comune in presenza di un mercato del lavoro sostanzialmente privo di mobilità territoriale.

Il terzo paragrafo, “Le premesse del rilancio”, è uno dei più densi, dal mio punto di vista. Al primo posto mette la riduzione del debito pubblico attraverso privatizzazioni, sia di beni mobili che immobili. Poi chiede di vincolare il gettito della lotta all’evasione alla riduzione delle imposte per i contribuenti onesti (in realtà questo è facile, perché, almeno in teoria, è già previsto dalla legge). Quindi suggerisce di “istituzionalizzare” la spending review trasformandola non solo in uno strumento di “efficientamento” della spesa pubblica, ma anche in un’occasione di suo ripensamento radicale, inclusi un taglio radicale dei sussidi alle imprese (essenzialmente quanto chiede il Piano Giavazzi) e “la riduzione dell’area del pubblico impiego” (ok, vengono esclusi esplicitamente i licenziamenti, ma almeno si fa un accenno all’esigenza di contenere il moloch). Matteo, I’m with you: questo programma è il mio programma.

La quarta area d’intervento, “Investire sugli italiani”, esordisce con la promessa un po’ prima repubblica di garantire una massiccia espansione degli asili nido (ok, bene, ma qualifichiamo meglio…), ma per il resto è del tutto condivisibile, in quanto si basa sul presupposto che la performance degli educatori – nei rispettivi settori della scuola dell’obbligo, della formazione professionale e dell’università – vada valutata e che a tale valutazione debba essere collegato un meccanismo efficace di premi e sanzioni. Debolucce le proposte per favorire l’accesso al mercato del lavoro di giovani e anziani: bene l’intenzione, poco convincente lo svolgimento.

Il quinto capitolo ha un titolo ambizioso a dire poco: “un nuovo paradigma per la crescita: partire dal basso, smantellando le rendite”. In realtà contiene proposte per lo più di buonsenso: un sostegno al reddito per le fasce sociali medio-basse (ok se alternativo al sostegno in natura che deriva dall’erogazione gratis o quasi di servizi pubblici), liberalizzazioni a gogo. Trovo molto meno condivisibile il punto sulla garanzia finanziaria parapubblica per le aziende, che è l’ennesimo modo di girare attorno al primo grande problema, cioè i ritardi nei pagamenti della Pubblica Amministrazione. Molto buona l’idea di assegnare priorità agli investimenti pubblici nella manutenzione di piccole opere, piuttosto che realizzazione di grandi opere. A proposito di quest’ultime Renzi ha un’intuizione ma finisce fuori strada: istituire una commissione di esperti per valutare quali infrastrutture “servono davvero”. In realtà basterebbe prosciugare i sussidi e lasciar scegliere al mercato. Infine, molto correttamente i renziani individuano l’inefficienza della PA come maggiore ostacolo all’attrazione di investimenti stranieri. Quindi, per rendere il paese più attrattivo, non servono soldi ma riforme.

La sesta parte del programma è dedicata al welfare. L’approccio generale è assai sensato: il modo migliore per scongiurare forme di dipendenza cronica dallo Stato sociale e, contemporaneamente, garantire sufficiente flessibilità d’intervento, la sicurezza sociale deve trovare il suo alveo fondamentale al livello locale, e non deve avere dimensione puramente pubblicistica ma deve saper mobilitare associazioni, terzo settore, eccetera. Insomma: quella che, se la parola non fosse stata ampiamente sputtanata da chi ne ha fatto uso troppo disinvolto, si usava chiamare sussidiarietà. Per quel che riguarda la regolamentazione generale del mercato del lavoro, il modello è quello “alla Ichino” della flexsecurity. Sulla sanità, l’approccio è di una sostanziale razionalizzazione, legando il finanziamento del servizio alla definizione di “costi standard” e demandando la raccolta delle risorse necessarie principalmente alla fiscalità locale. Purtroppo non si parla – almeno non esplicitamente – di concorrenza tra strutture, anche se ciò non sembra essere in contraddizione con quanto viene esposto. Sulle pensioni, appoggio dichiarato e “non negoziabile” alla riforma Fornero.

Il settimo punto parla di tasse e l’esordio è una dichiarazione precisa: “La pressione fiscale ha raggiunto un livello insostenibile: uccide le imprese oneste e deprime i redditi dei lavoratori; soffoca l’economia e riduce la crescita. Al tempo stesso abbiamo un fisco che ‘fa la faccia feroce’ con gli onesti e con coloro che commettono uno sbaglio, sommerge gli italiani di norme complicate, ma ancora troppo spesso lascia i furbi indisturbati”. In che modo viene tradotta, in provvedimenti di policy, questa interpretazione (corretta)? La ricetta di Renzi inizia con la semplificazione sia per i singoli (“ciascun cittadino ha diritto di ricevere una dichiarazione dei redditi pre-compilata”) sia per le imprese, e prosegue ribadendo l’impegno di utilizzare i proventi della lotta all’evasione per l’abbattimento della pressione fiscale.

La semplificazione è anche al centro dell’ottavo capitolo del programma, che impone la trasparenza di tutti gli atti pubblici (presumibilmente inclusi i bilanci di enti e società partecipate) e l’informatizzazione della PA sia al suo interno, sia nel rapporto coi cittadini. La semplificazione viene immaginata come una prassi più che come un intervento spot, e si applica a tutti i livelli: dall’attività di produzione di norme e regolamenti all’organizzazione della giustizia.

La nona sezione è dedicata al “modello italiano: cultura, turismo, sostenibilità” e a mio avviso è la più debole. Sulla cultura la richiesta iniziale è “più risorse pubbliche”, anche se poi si riconosce l’importanza del ruolo dei privati (i cui investimenti si propone di defiscalizzare). Inoltre le varie proposte sulla promozione dell’Italia nel mondo attraverso un’agenzia unica per i musei mi sembrano naif a dire poco. Idem sul turismo: la risposta alla crisi del settore non può essere “una politica del turismo” (che vuol dire, poi?) ma affrontare i problemi che gli operatori turistici devono scontare, e che in buona parte sono coperti dagli otto punti precedenti. Anche sulla sostenibilità ambientale il programma è piuttosto generico e procede per slogan, quindi è difficile valutarlo.

Il decimo punto riguarda la sicurezza. L’undicesimo i “diritti” e al primo posto viene messo quello alla cittadinanza: “Chi nasce e cresce in Italia è italiano” (sottoscrivo). Il dodicesimo e ultimo capitolo è un invito alla partecipazione nella redazione del programma (in qualche modo questo articolo vuole essere una risposta a quell’invito).

Nel complesso, credo si possa ribadire quanto già avevo detto all’epoca della Leopolda: con tutte le sue contraddizioni, vaghezze e scelte retoriche, il programma di Renzi è, tra quelli dei candidati alle primarie del Pd e quelli degli altri partiti tradizionali, senza alcun dubbio quello più esaustivo. In questo senso è davvero bizzarro che il sindaco di Firenze venga continuamente tirato per la giacchetta per le sue reticenze programmatiche: piacciano oppure no, qui i contenuti ci sono. Possono piacere oppure no e meritano di essere valutati nel merito, non liquidati come se fossero assenti. Si poteva fare di più e meglio – che è sempre vero. Ma non v’è dubbio che, tra i papabili candidati dei partiti tradizionali, di destra e di sinistra, tutti gli altri abbiano fatto di meno e peggio.

http://www.chicago-blog.it/2012/09/21/f ... -di-renzi/
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Renzi il munifico

Messaggioda flaviomob il 22/09/2012, 2:14

Cene, viaggi, fiori, pasticcini
La Corte dei Conti indaga su Renzi


Sotto esame i rimborsi del periodo 2005-2009, quando il sindaco di Firenze guidava la Provincia. Gli esborsi riguardano anche 70mila euro per attività di rappresentanza negli Stati Uniti e spese al ristorante per 17mila euro

di Davide Vecchi | 21 settembre 2012

Aragoste, vini pregiati, soggiorni negli Stati Uniti, biglietti aerei, cene, pasticcini e fiori: il giovanissimo Matteo Renzi, quando era presidente della Provincia di Firenze, si è adeguato con estrema disinvoltura al modus operandi dei politici di professione. E così, tra gli spaghetti al caviale di Luigi Lusi e gli sprechi della giunta regionale di Renata Polverini per la comunicazione, l’attuale sindaco di Firenze e possibile candidato premier per il centrosinistra si insinua tra i due esponenti simbolo dello sperperodel denaro pubblico. Anche la Corte dei Conti vuole vederci chiaro sui conti della Provincia dell’era renziana: ci sono troppi rimborsi senza giustificativi adeguati e un uso allegro delle carte di credito da parte del rottamatore.

Dal 2005 al 2009, nel periodo in cui Renzi è stato presidente, la Provincia ha speso 20 milioni di euro. Il capo di Gabinetto Giovanni Palumbo, nominato da Renzi, ha firmato decine e decine di delibere per rimborsi di spese di rappresentanza per il presidente che aveva a disposizione una carta di credito con limite mensile di 10mila euro di spesa. Nell’ottobre 2007 però, durante un viaggio (ovviamente di rappresentanza) negli Stati Uniti, la carta viene bloccata “a garanzia di un pagamento da parte di un hotel a Boston”, si legge nella delibera del 12 novembre 2007. Renzi, trovandosi senza carta di credito della Provincia è costretto a usare la sua per pagare 4 mila dollari (pari a 2.823 euro) all’hotel Fairmont di San Josè, in California. Come torna in Italia si fa restituire la cifra con una delibera, ma senza fornire giustificativi. Tolta la dicitura “spese regolarmente eseguite in base alle disposizioni contenute nel disciplinare delle attività di rappresentanza istituzionale”. Nei soli Stati Uniti la Provincia, con Renzi, ha speso tra biglietti aerei, alberghi, ristoranti 70mila euro. Spese di rappresentanza. Ovviamente. In tutto arriva a sfiorare i 600 mila euro.

Tra i 20 milioni di euro al vaglio della Corte dei Conti ci sono anche centinaia di migliaia di euro ricostruiti con numerosi scontrini e ricevute. Non molti. In tutto 250 circa. In prevalenza di ristoranti. Gli elenchi depositati agli atti mostrano una intensa attività di rappresentanza da parte di Renzi. Per lo più svolta alla trattoria Garibaldi, al Nannini bar, alla taverna Bronzino e al ristorante da Lino. Locali prediletti dal candidato alle primarie del Pd che, in particolare nel 2007 e nel 2008, riesce a spendere qualcosa come 50mila euro per il cibo. Con conti singoli che spesso superano i mille euro. Il 31 ottobre 2007 la provincia paga 1300 euro alla pasticceria Ciapetti di Firenze. Il 5 luglio alla Taverna Bronzino viene saldato un conto di 1.855 euro. ll ristorante non è tra i più economici di Firenze, del resto. Ma a Renzi piace. Per tutto il suo mandato alla guida della Provincia frequenta assiduamente i tavoli della taverna. Con conti che oscillano tra i 200 ai 1.800 euro. Renzi ogni tanto cambia ristorante. Alla trattoria I due G in via Cennini il 29 aprile 2008 ordina una bottiglia di Brunello di Montalcino da 50 euro per annaffiare una fiorentina da un chilo e otto etti. Alla Buca dell’Orafo in via dei Girolami il 13 giugno 2008 si attovaglia con due commensali e opta per un vino da 60 euro a bottiglia. E ancora: al ristorante Lino, dove è di casa (anche qui), riesce a spendere per un pranzo 1.050 euro. 1.213 li lascia al ristorante Cibreo.

Nei soli mesi compresi da maggio a luglio 2007 spende in ristoranti circa 17mila euro.
Nel lungo elenco di ricevute e spese che gli inquirenti stanno verificando ci sono anche le fatture di fioristi, servizi catering, biglietti aerei e società vicine all’attuale sindaco. A cominciare dalla Florence Multimedia che riceve complessivamente 4,5 milioni di euro dall’ente. La Florence Multimedia srl è la Società in house della Provincia che svolge attività di comunicazione e informazione per la provincia. Nel 2009 Renzi è diventato sindaco. In bici. Ora sta girando l’Italia in camper, con lo sguardo rivolto a Roma. Ieri, Renzi era alla sfilata milanese di Armani. A Firenze, intanto, l’aspetta Alessandro Maiorano, ex dipendente del Comune che ha denunciato la gestione del sindaco e promette di dar battaglia alla “sprecopoli renziana”. Anche rottamare costa.

Da Il Fatto Quotidiano del 21 settembre 2012


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
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Renzi il munifico

Messaggioda flaviomob il 22/09/2012, 2:14

Cene, viaggi, fiori, pasticcini
La Corte dei Conti indaga su Renzi


Sotto esame i rimborsi del periodo 2005-2009, quando il sindaco di Firenze guidava la Provincia. Gli esborsi riguardano anche 70mila euro per attività di rappresentanza negli Stati Uniti e spese al ristorante per 17mila euro

di Davide Vecchi | 21 settembre 2012

Aragoste, vini pregiati, soggiorni negli Stati Uniti, biglietti aerei, cene, pasticcini e fiori: il giovanissimo Matteo Renzi, quando era presidente della Provincia di Firenze, si è adeguato con estrema disinvoltura al modus operandi dei politici di professione. E così, tra gli spaghetti al caviale di Luigi Lusi e gli sprechi della giunta regionale di Renata Polverini per la comunicazione, l’attuale sindaco di Firenze e possibile candidato premier per il centrosinistra si insinua tra i due esponenti simbolo dello sperperodel denaro pubblico. Anche la Corte dei Conti vuole vederci chiaro sui conti della Provincia dell’era renziana: ci sono troppi rimborsi senza giustificativi adeguati e un uso allegro delle carte di credito da parte del rottamatore.

Dal 2005 al 2009, nel periodo in cui Renzi è stato presidente, la Provincia ha speso 20 milioni di euro. Il capo di Gabinetto Giovanni Palumbo, nominato da Renzi, ha firmato decine e decine di delibere per rimborsi di spese di rappresentanza per il presidente che aveva a disposizione una carta di credito con limite mensile di 10mila euro di spesa. Nell’ottobre 2007 però, durante un viaggio (ovviamente di rappresentanza) negli Stati Uniti, la carta viene bloccata “a garanzia di un pagamento da parte di un hotel a Boston”, si legge nella delibera del 12 novembre 2007. Renzi, trovandosi senza carta di credito della Provincia è costretto a usare la sua per pagare 4 mila dollari (pari a 2.823 euro) all’hotel Fairmont di San Josè, in California. Come torna in Italia si fa restituire la cifra con una delibera, ma senza fornire giustificativi. Tolta la dicitura “spese regolarmente eseguite in base alle disposizioni contenute nel disciplinare delle attività di rappresentanza istituzionale”. Nei soli Stati Uniti la Provincia, con Renzi, ha speso tra biglietti aerei, alberghi, ristoranti 70mila euro. Spese di rappresentanza. Ovviamente. In tutto arriva a sfiorare i 600 mila euro.

Tra i 20 milioni di euro al vaglio della Corte dei Conti ci sono anche centinaia di migliaia di euro ricostruiti con numerosi scontrini e ricevute. Non molti. In tutto 250 circa. In prevalenza di ristoranti. Gli elenchi depositati agli atti mostrano una intensa attività di rappresentanza da parte di Renzi. Per lo più svolta alla trattoria Garibaldi, al Nannini bar, alla taverna Bronzino e al ristorante da Lino. Locali prediletti dal candidato alle primarie del Pd che, in particolare nel 2007 e nel 2008, riesce a spendere qualcosa come 50mila euro per il cibo. Con conti singoli che spesso superano i mille euro. Il 31 ottobre 2007 la provincia paga 1300 euro alla pasticceria Ciapetti di Firenze. Il 5 luglio alla Taverna Bronzino viene saldato un conto di 1.855 euro. ll ristorante non è tra i più economici di Firenze, del resto. Ma a Renzi piace. Per tutto il suo mandato alla guida della Provincia frequenta assiduamente i tavoli della taverna. Con conti che oscillano tra i 200 ai 1.800 euro. Renzi ogni tanto cambia ristorante. Alla trattoria I due G in via Cennini il 29 aprile 2008 ordina una bottiglia di Brunello di Montalcino da 50 euro per annaffiare una fiorentina da un chilo e otto etti. Alla Buca dell’Orafo in via dei Girolami il 13 giugno 2008 si attovaglia con due commensali e opta per un vino da 60 euro a bottiglia. E ancora: al ristorante Lino, dove è di casa (anche qui), riesce a spendere per un pranzo 1.050 euro. 1.213 li lascia al ristorante Cibreo.

Nei soli mesi compresi da maggio a luglio 2007 spende in ristoranti circa 17mila euro.
Nel lungo elenco di ricevute e spese che gli inquirenti stanno verificando ci sono anche le fatture di fioristi, servizi catering, biglietti aerei e società vicine all’attuale sindaco. A cominciare dalla Florence Multimedia che riceve complessivamente 4,5 milioni di euro dall’ente. La Florence Multimedia srl è la Società in house della Provincia che svolge attività di comunicazione e informazione per la provincia. Nel 2009 Renzi è diventato sindaco. In bici. Ora sta girando l’Italia in camper, con lo sguardo rivolto a Roma. Ieri, Renzi era alla sfilata milanese di Armani. A Firenze, intanto, l’aspetta Alessandro Maiorano, ex dipendente del Comune che ha denunciato la gestione del sindaco e promette di dar battaglia alla “sprecopoli renziana”. Anche rottamare costa.

Da Il Fatto Quotidiano del 21 settembre 2012


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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda ranvit il 22/09/2012, 8:48

Flaviomob.....bastava una volta :D

Non so se quanto riportato da "il Fatto" sia corretto ma lo ritengo credibile....andrebbe pero' esteso a tutti i Presidenti di Provincia d'Italia....sai le risate :evil:

Ciononostante, come dice Stagnaro (l'autore del post di Franz), Renzi al momento è il politico che darebbe maggiori garanzie di cambiamento strutturale alla gestione di questo benedetto Paese.

Certo non Bersani impelagato totalmente nelle liturgie politico-gestionali tipiche del centrosinistra italiano degli ultimi 20 anni. Non Vendola impelagato nel profluvio di chiacchiere vuote che riesce ad emettere quando lo intervistano.
Per non parlare di Berlusconi...
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda Iafran il 22/09/2012, 9:10

Mi sembra che stiamo manifestando/subendo una particolare "sindrome di Stoccolma" ... per questa "casta". :o
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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda matthelm il 22/09/2012, 11:14

Firenze: Comitato Renzi, falsita' su spese della Provincia

21 Settembre 2012 - 18:00
(ASCA) - Firenze, 21 set - ''Ogni volta che si avvicina una
campagna elettorale, tornano fuori falsita' e vere e proprie diffamazioni
sull'attivita' di Matteo Renzi quando era Presidente di Provincia. Un disco
rotto che suona sempre la stessa musica. Abbiamo spiegato, chiarito ed
illustrato decine di volte questa attivita'
. E continueremo a farlo''.Lo
afferma Sara Biagiotti del comitato elettorale di Matteo Renzi.''E' bene
ricordare - aggiunge Biagiotti - che tutte le spese di rappresentanza sostenute
dall'Amministrazione Provinciale guidata dal Presidente Matteo Renzi dal giugno
2004 al giugno 2009 sono state pienamente legittime, conformi alle leggi e
sempre controllate dai revisori contabili. Ma soprattutto a seguito di esposti
di consiglieri dell'opposizione, passate al setaccio dalla Corte dei Conti che
ha eseguito verifiche scrupolose su questi temi e non ha eccepito nulla
sull'attivita' svolta e sulle spese di rappresentanza
effettuate''.''Tutte le spese sono inoltre consultabili on line proprio
per decisione del Presidente Renzi - spiega la Biagiotti - Le cosiddette 'spese
di rappresentanza' comprendono l'organizzazione e l'acquisizione di forniture e
servizi necessari per la realizzazione di eventi e manifestazioni istituzionali:
convegni, seminari, mostre, cerimonie, che comportavano l'acquisto di servizi di
catering, buffet, spese per alloggi in albergo di ospiti istituzionali e molto
altro''.''Tutte spese queste - conclude - che non possono certo essere
attribuite direttamente a Renzi ne' alla sua giunta quanto, piuttosto,
all'attivita' generale di rappresentanza istituzionale, complessivamente intesa,
di un Ente importante come la Provincia di Firenze che ha competenze su un
territorio di 44 comuni. Premesso questo continuiamo a leggere un sacco di cose
senza senso: tra le tante cose sbagliate posso segnalare che Matteo Renzi non e'
mai stato per esempio a mangiare in alcuni dei ristoranti indicati oggi da un
quotidiano nazionale, le spese di rappresentanza dell'intero ente provinciale
non sono certo state di 20 milioni in 5 anni ma, mediamente, di circa 400 mila
euro l'anno; il plafound di 10 mila euro mensili delle carte di credito del
presidente e del vice presidente non e' mai stato raggiunto ne' tantomeno
superato. Tutto cio', lo ripetiamo, e' facilmente verificabile e riscontrabile
dagli atti pubblici della Provincia di Firenze''.
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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda flaviomob il 22/09/2012, 11:22

Se ci sono delle falsità, devono querelare il Fatto. Se invece non è così o non hanno le palle per farlo, o mostrano veramente di far parte della casta allo stesso modo di Formigoni, CL, er Batman, Penati e compagnia cantante. Se quei numeri sono veri Renzi deve dimettersi immediatamente da ogni carica.

Per quanto riguarda Bersani, mi piacerebbe sapere quanto ammonta la spesa del PD (cioè in gran parte con soldi dei contribuenti) quando, uno o due anni fa, fece quella bella campagna pubblicitaria in maniche di camicia a colpi di manifesti che sembravano pensati da un consorzio di agenzie di pompe funebri...
Ultima modifica di flaviomob il 22/09/2012, 11:47, modificato 1 volta in totale.


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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda matthelm il 22/09/2012, 11:39

Ascolta "soccorso rosso" l'obbiettività del Fatto è andata a farsi friggere da un po' di tempo ed è ormai uguale a quella de "il giornale".
Che poi tutto serva per la "causa" e che Renzi si affanni più del lecito a difendersi è il solito tranello di questo tipo di giornale.
Naturalmente certi "anti" a prescindere aspettano solo questo tipo di notizie e c'è chi gliele... fornisce.
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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda flaviomob il 22/09/2012, 11:47

Per quanto riguarda Bersani, mi piacerebbe sapere quanto ammonta la spesa del PD (cioè in gran parte con soldi dei contribuenti) quando, uno o due anni fa, fece quella bella campagna pubblicitaria in maniche di camicia a colpi di manifesti che sembravano pensati da un consorzio di agenzie di pompe funebri...


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Re: Renzi dove vai?

Messaggioda flaviomob il 22/09/2012, 11:50

Ascolta, "balena bianca", ho già scritto che per me è inopportuna la presentazione alle primarie di Vendola, in quanto indagato. Ci sono tanti altri papabili e candidabili, perché fossilizzarsi su questi nomi?


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