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Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda franz il 20/09/2012, 14:03

Pubblicato: Gio, 20/09/2012 - 10:00 • da: Michele Boldrin
Da il Fatto Quotidiano, 20/09/2012

Per due anni e mezzo la posizione "rigida" della Bce è servita come scusa ideale per coloro che volevano negare la natura strutturale ed essenzialmente politica di questa crisi. Costoro hanno usato la reticenza della Bce a un intervento diretto sui mercati del debito pubblico - meglio, a una "monetizzazione" di una parte del debito emesso dai paesi del Sud Europa - per argomentare che la colpa di quanto accade l'avevano gli speculatori, che la Bce non colpiva in modo duro abbastanza. Che, insomma, la crisi è tutta finanziaria e un'appropriata iniezione di moneta avrebbe risolto tutto e fatta ripartire la crescita.

Come ho argomentato più volte, la posizione della Bce non aveva nulla di rigido, ma rifletteva la necessità che i paesi dell'Ue si assumessero le proprie responsabilità politiche e avviassero un processo di adattamento dei meccanismi comunitari alla situazione che s'era venuta a determinare dal 2008. In ogni caso, ora che le condizioni per un ruolo diverso della Bce nel mercato del debito cominciano a esserci (un altro passo in avanti è stato fatto con la sentenza della Corte Suprema tedesca che ha sbloccato l'Ems), la speculazione non può più essere utilizzata per continuare a negare la realtà.

La quale, in Italia, Portogallo, Spagna e persino Francia, è costituita da milioni di disoccupati di lunga durata, dalla mancanza di crescita nel reddito personale, da un sistema bancario incapace di fornire il credito alle aziende che ne hanno bisogno, da aziende che invece di aprire chiudono e, infine, dal fatto che quasi tutti i conti pubblici sono in una situazione strutturalmente critica. Nessuno di questi problemi troverà soluzione perché la Bce interviene sul debito sovrano: se le cause permangono la Bce non fa differenza. Dopo l'annuncio di Draghi, i governanti sono nudi e debbono ammettere che la palla è ora ufficialmente nel loro campo, come lo era sempre stata nei fatti.

La palla si chiama crescita, il che spiega l'agitarsi dei ministri "tecnici" del governo Monti durante le ultime settimane. Tutti quelli fra loro che hanno qualche ambizione politica si sono inventati qualche uscita populista per dar l'impressione che sanno quello che fanno. Da Passera, il più attivo fra tutti, a Fornero e financo Profumo con i suoi "tablet per il Sud" è un fiorir di soldi pubblici spesi per farsi propaganda personale a suon di promesse vuote. Ma ciò di cui vorrei occuparmi ora è un tema che - al contrario dei tablet e dei faraonici progetti su non ben identificate infrastrutture - è a costo zero per il bilancio pubblico e ha un potenziale impatto sulla crescita almeno dieci volte maggiore. Mi riferisco alla riforma del sistema finanziario, europeo e italiano in primis.

In buona parte dell'area euro, e in Italia da molto tempo, il sistema bancario non funziona. Questo ha svariate cause, ma vi è anzitutto un peccato originale: la politica monetaria passa attraverso il sistema finanziario e una politica monetaria europea non può funzionare in assenza di un sistema finanziario europeo. Quest'ultimo non esiste e non è solo una questione di regolazione, che lo è, ma soprattutto una questione di struttura del mercato. Consideriamo i due problemi più evidenti. Nel Sud Europa le banche razionano e sovraprezzano il credito. Questa è la causa principale delle recessioni in corso e si deve al fatto che le banche sono incapaci di acquisire liquidità a prezzi e quantità adeguate nel sistema interbancario internazionale a causa del deterioramento del loro portafoglio. In secondo luogo, come Draghi spesso sottolinea, il meccanismo di trasmissione della politica monetaria nella zona euro funziona male: le iniezioni di liquidità della Bce non sembrano alleviare le difficoltà finanziarie delle banche del Sud.

Questi due problemi hanno la stessa causa: abbiamo banche nazionali, non europee. Il sistema bancario di ognuno dei grandi paesi è dominato da banche che concentrano sia raccolta che impegni nel paese di "riferimento". Ci sono solo due soluzioni possibili. Abbandonare l'euro, reintroducendo banche centrali nazionali: un'ecatombe finanziaria per noi. L'altra è rendere europee le banche che oggi sono italiane o francesi, "europeizzando" i mercati bancari nazionali. Una banca è europea solo se opera in modo relativamente uniforme in un certo numero di paesi dell'area dell'euro. Questo deve essere obiettivo di lungo periodo: un governo che avesse a cuore la crescita dovrebbe utilizzare il proprio peso politico perché il tema entri nell'agenda europea.

Ma il nostro governo può fare di più e immediatamente. Può adottare una legislazione che imponga alle fondazioni bancarie italiane di vendere le loro quote di controllo delle grandi banche nazionali favorendo l'entrata di investitori e banche d'altri paesi. Internazionalizzando la proprietà delle nostre banche avvierebbe il processo di europeizzazione del sistema bancario e, ricapitalizzandole, fornirebbe loro quella capacità di fare credito e attrarre liquidità di cui oggi difettano e che la nostra economia reale patisce. Aumenterebbe la concorrenza in un settore oligopolistico e inefficiente a beneficio di imprese e famiglie. Finalmente, toglierebbe dalle mani della casta politica un improprio strumento di potere e sottogoverno che fa solo danno alla società italiana.
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda trilogy il 21/09/2012, 8:29

franz ha scritto:Pubblicato: Gio, 20/09/2012 - 10:00 • da: Michele Boldrin
Da il Fatto Quotidiano, 20/09/2012

[..]Ma il nostro governo può fare di più e immediatamente. Può adottare una legislazione che imponga alle fondazioni bancarie italiane di vendere le loro quote di controllo delle grandi banche nazionali favorendo l'entrata di investitori e banche d'altri paesi. Internazionalizzando la proprietà delle nostre banche avvierebbe il processo di europeizzazione del sistema bancario e, ricapitalizzandole, fornirebbe loro quella capacità di fare credito e attrarre liquidità di cui oggi difettano e che la nostra economia reale patisce. Aumenterebbe la concorrenza in un settore oligopolistico e inefficiente a beneficio di imprese e famiglie. Finalmente, toglierebbe dalle mani della casta politica un improprio strumento di potere e sottogoverno che fa solo danno alla società italiana.


E' una analisi che mi convince solo parzialmente, mi ricorda la Banca Centrale Inglese. Quando arrivò la crisi finanziaria in europa sparava sentenze sugl'altri paesi europei e il giorno successivo si ritrovò in una riunione di emergenza con il governo per nazionalizzare le sue banche assediate dai risparmiatori che cercavano di prelevare i risparmi. Quindi ci vorrebbe un po' più di prudenza prima di sparare sentenze.
L'altro aspetto è più contingente.
Tutto il sistema bancario internazionale sta ripensando i propri modelli di business e organizzativi. Sono tutti in fase di ristrutturazione mi sembra una fase in cui è difficile pensare a grandi fusioni bancarie;
Poi per realizzare grandi gruppi bancari, oggi occorrono soldi veri, e mi sembra ce ne siano pochi in giro per il pianeta.
Le autorità di regolamentazione sono molto più attente del passato in particolare verso gli istituti che per la loro dimensione possono creare rischi sistemici. Questi devono rispettare parametri di pastrimonio e solvibilità stringenti che comportano anche costi di gestione elevati;
Infine nei caveau delle grandi banche internazionali ci sono ancora montagne di titoli spazzatura "dimenticati" e nessuno ha voglia di affrontare una due diligenze accurata che una fusione internazionale comporterebbe.
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda franz il 21/09/2012, 8:44

Quindi rispetto alla parte che hai quotato non ritieni importante slegare le banche, fintamente privatizzate, dal controllo delle fondazioni, controllate dai politici?
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda trilogy il 21/09/2012, 9:49

franz ha scritto:Quindi rispetto alla parte che hai quotato non ritieni importante slegare le banche, fintamente privatizzate, dal controllo delle fondazioni, controllate dai politici?


Penso sia un tema importante, ma non riesco a dare una risposta univoca.
Se mi chiedi: "ritieni importante slegare monte Paschi, finalmente privatizzata, dal controllo della fondazione, controllata dai politici?" Ti rispondo: assolutamente SI, visti i risultati....
In altri casi non sono così convinto.

Le fondazioni private in tutti i paesi occidentali svolgono un ruolo importante sia economico che sociale, in Italia questo ruolo è marginale. Il problema generale è che in Italia non c'è una società civile dotata di un qualche potere, non ci sono forme di esercizio della democrazia diretta. Abbiamo il massimo della rappresentanza (fittizia) coniugata con il minimo della partecipazione. Tutto è mediato dai partiti o altre sovrastrutture che si muovono per finalità proprie. Quindi una soluzione potrebbe essere agire a monte: "slegare le fondazioni dal controllo della politica"

Ritornando alle fondazioni bancarie. Alcune mi sembrano gestite in modo interessante, nonostante la presenza della politica, e nonostante siano dei formidabili centri di potere. L'altro aspetto è che l'influenza politico/sindacale è massima nelle popolari, e questo non dipende dalla presenza delle fondazioni. Infine da tenere presente che la presenza della politica nelle banche non è una peculiarità italiana. In altri paesi è anche peggio (Spagna); il controllo politico è fortissimo anche sulle banche regionali in Germania, ecc.
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda franz il 21/09/2012, 12:05

trilogy ha scritto:In altri paesi è anche peggio (Spagna); il controllo politico è fortissimo anche sulle banche regionali in Germania, ecc.

Non mi sembrano spunti positivi, vosto come sono messe le casse spagnole e le banche regionali tedesche ;)
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda trilogy il 21/09/2012, 12:57

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:In altri paesi è anche peggio (Spagna); il controllo politico è fortissimo anche sulle banche regionali in Germania, ecc.

Non mi sembrano spunti positivi, vosto come sono messe le casse spagnole e le banche regionali tedesche ;)


Infatti non sono spunti positivi. Ma ponendo l'accento solo sulla vendita, puoi passare dal controllo sulle banche della politica italiana a quello della politica spagnola o tedesca. E' che quello che sta succedendo concretamente con le "privatizzazioni" portoghesi nelle infrastrutture e l' energia Stanno passando dal controllo pubblico di Lisbona, al controllo della pubblico di Pechino.....
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda franz il 21/09/2012, 13:08

Non si parla di vendere le banche italiane, ma di tagliare il legame con la politica attuato dalle fondazioni.
Quindi di vendere le quote di controllo che le fondazioni hanno sulle banche.
Non entra la politica di altre nazioni (pechino) ma altre società estere, con azioni, cda, bilanci.
Si chiama mercato, cari amici.
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda trilogy il 21/09/2012, 15:26

franz ha scritto:Non si parla di vendere le banche italiane, ma di tagliare il legame con la politica attuato dalle fondazioni.
Quindi di vendere le quote di controllo che le fondazioni hanno sulle banche.
Non entra la politica di altre nazioni (pechino) ma altre società estere, con azioni, cda, bilanci.
Si chiama mercato, cari amici.


Se a comprare è una banca controllata dal governo o da un'Amministrazione locale di un altro paese entra comunque la politica, non è vero mercato.
I ogni caso si sta mettendo il carro davanti ai buoi, in questo momento tutte le grandi banche stanno risistemando i loro conti e ridefinendo la futura strategia orgnizzativa e di business. Se si andrà verso una nuova ondata di fusioni, o verso una maggiore specializzazione territoriale e di prodotto non è per nulla chiaro.
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda franz il 21/09/2012, 15:55

trilogy ha scritto:Se a comprare è una banca controllata dal governo o da un'Amministrazione locale di un altro paese entra comunque la politica, non è vero mercato.

Vero, ma per quello basta stabilire, nella legge, norme adeguate per evitare di cadere dalla padella alla brace.
Il concetto espresso da MB pero' mi pare chiaro e condivisibile: per arrivare a banche europee ci sarà un processo di "internazionalizzazione" che è possibile solo se ci si stacca dalle controllo politico localistico.
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Re: Michele Boldrin: Ora la Bce non è più un alibi

Messaggioda trilogy il 21/09/2012, 18:07

franz ha scritto:[..]Il concetto espresso da MB pero' mi pare chiaro e condivisibile: per arrivare a banche europee ci sarà un processo di "internazionalizzazione" che è possibile solo se ci si stacca dalle controllo politico localistico.


Mettendo da parte l'aspetto politico della discussione.
Questa era la strategia prevalente, e considerata inevitabile, da economisti e consulenti strategici nel settore bancario e finanziario prima del 2007-2008. Oggi non è più così. L'intero settore è in una fase di ristrutturazione e ripensamento. La direzione che verrà presa non è per nulla scontata.
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