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Disastro Marchionne

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Disastro Marchionne

Messaggioda lucameni il 16/09/2012, 23:25

Quindi quello che si sentiva "con Marchionne senza se e senza ma" forse non profumava di bucato?
"D' Alema rischia di passare alla storia come il piu' accreditato rivale di Guglielmo il Taciturno" (I. Montanelli, 1994)
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Re: Disastro Marchionne

Messaggioda flaviomob il 17/09/2012, 0:25

Cesare Romiti non ha più una condanna penale a suo carico, grazie alla depenalizzazione del falso in bilancio votata anche dai centristi tanto amati dai nostri forumisti... ;)
Mentre Matteo Renzi, altrettanto osannato, è stato condannato in primo grado dalla Corte dei Conti...
Ciò premesso, anche se il nemico del popolo Romiti fosse pluripregiudicato per omicidi seriali, ciò non toglie che abbia una minima "competenza" nel suo settore. Nel merito, che cosa ha affermato di sbagliato esattamente? O vogliamo aspettare che la Fiat crolli del tutto, in Europa, per darci una svegliata? E sì che siamo il paese degli inventori del motore a scoppio e che nella produzione di veicoli non siamo esattamente gli ultimi arrivati. Ci svegliamo o no?

http://it.wikipedia.org/wiki/Motore_a_c ... ne_interna
http://it.wikipedia.org/wiki/Motore_a_quattro_tempi


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Re: Disastro Marchionne

Messaggioda flaviomob il 17/09/2012, 0:55

Un anno e mezzo fa, analizzando il piano industriale e i bilanci Fiat, era già chiaro che Marchionne non aveva nessuna intenzione di investire in Italia

http://www.corriere.it/inchieste/report ... 52c7.shtml


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Fiat, una nuova conferma del declino italiano

Messaggioda franz il 17/09/2012, 7:51

Da Chicago-Blog 16 settembre 2012 di Oscar Giannino

La polemica su Fiat riesplode ma è, purtroppo, un copione già visto. Testimonia solo la divisione e debolezza delle forze imprenditoriali italiane. E la cecità di una politica singolarmente capace ogni volta di riproporre il suo fallimento di visione. Ho, e abbiamo, su questo blog seguito passo passo in questi anni la vicenda Fiat. Qui due anni fa comentavamo le parole di Fini su Marchionne, analoghe a quelle attuali di Della Valle. Qui qui qui e qui e qui ancora l’evoluzione nel tempo del nostro giudizio positivo sul nuovo modello di intese aziendali perseguito da Torino e negativo sulla battaglia contraria sostenuta dalla Fiom. Qui e qui e ancor più recentemente numeri sul mercato mondiale dell’auto, che non è affatto un prodotto maturo ma che premia i gruppi più capaci di investire e dimensionarsi commercialmente e produttivamente sul “mondo nuovo” che continuerà a vedere più auto vendute del mercato Usa.

La Fiat paga da una quindina d’anni e più l’errore di aver operato tra fine anni Ottanta e anni Novanta diversificazioni che hanno sottratto all’auto investimenti necessari a non perdere il passo, rispetto all’innalzamento della soglia di capitale necessario al completamento e al rinnovamento di gamma sia nei settori più bassi e a minor margine del mercato, sia soprattutto in quelli ad alto mrgine del settore premium. Qui ancora, una conclusione sul mercato italiano dell’auto e sulla necessità di abbandonare la ripetizione del pluridecennle copione che consiste nel credere a un unico prouttore di auto nel nostro Paese: invece di continuare a rinfacciare alla Fiat un secolo di incentivi e sussidi pubblici, una volta che per fortuna sono venuti meno occorreva da tempo pensare a come attrarre produttori concorrenti, a cominciare da Volkswagen che è, oggi e da tempo, il miglior ottimizatore dei suoi dieci brand su ogni settore del mercato e sull’intero scacchiere mondiale.

Forti della costanza con cui abbiamo espresso il nostro giudizio, in sintesi e per punti ciò che pensiamo dell polemica riapertasi all’indomani della nota, due giorni fa, con cui Fiat mette in naftalina definitivamente Fabbrica Italia, l’intero progetto e i 20 miliardi di investimenti promessi sui quali si è messa in moto la vicenda dell’innovativo accordo aziendale votato da Cisl e Uil e confermato dai lavoratori nelle urne, rispetto al fiero no della Fiom e alle impugnative giudiziarie.

Primo – Per chi osserva il mercato e le strategie Fiat, la rimessa in discussione totale di Fabbrica Italia non può costituire una novità. Purtroppo, come abbiamo documentato da un anno e mezzo, Fiat nella sua strategia Chrysler non può che inseguire il posizionamento produttivo fuori dagli Usa più conveniente, tenersi strette Polonia e Brasile aggiungendovi la Serbia, prodiga di aiuti pubblici. Su questo punto, continuo a difendere la libertà dell’impresa, nel definire la propria più conveniente strategia e localizzazione. Le vendite di auto in Italia ad agosto sono tornate al livello di metà anni Sessanta. Come richiamato più volte in passato, il mercato Europeo è gravato oggi da una sovraccapacità pari a più del 35% nei circa 107 impianti aperti, e le case più esposte son o quelle più dipendenti dal mercato europeo, Opel e Psa-Citroen in testa con a seguire Fiat. Una strategia continentale di ridimensionamento della sovraccapcità fa a pugni con la resistenza dei gruppi tedeschi, che si sono messi per temi nei primi anni Duemila e oggi raccolgono nel mondo i frutti dei loro sforzi.

Secondo – La politica italiana su questo può fare tutte le telefonate a Marchionne che vuole, ma che l’andamento del mercato e i margini Fiat andassero in questa direzione non avebbe dovuto apprenderlo dalla Nota di due giorni fa. Sono nei fatti e nelle cose da oltre un anno. Se non di più.

Terzo - Già l’uscita di Fiat da Confindustria – come documentammo, tecnicamente era una forzatura, la via delle intese aziendali al posto dei contratti nazionali e dei contratti nazionali derogati è perfettamente compatibile con il nuovo schema di relazioni industriali sottoscritto da Confindustrai Cisl Uil, senza Cgil all’inizio e poi anche con la firma Cgil – mostrava che il fronte imprenditoriale italiano era spaccato. La durezza della nota di Della Valle contro i “furbetti cosmopoliti” Fiat e il sostegno di Cesare Romiti alla Fiom come unico sindacato che si sia opposto a Torino provano ora che Marchionne è sempre più isolato. E pesano anche le spaccature del capitalismo italico asfittico, stretto intorno a quel che resta di Mediobanca, Rcs, Generali. Così facendo, però, gli imprenditori indeboliscono l’argomento principe che per me continua a valere eccome: l’Italia, per le sue tasse e cuneo fiscale, pubblica amministrazione ondivaga, giustzia inefficiente, costo dell’ennergia e via proseguendo, è in realtà congegnata apposta per desertificare l’impresa a cominciare dalla manifattura.

Quarto – Anche la Fiat ha i suoi bei torti. Non solo quelli di aver sbagliato radicalmente la politica degli investimnti per una quindicina d’anni prima dell’incolpevole Marchionne, credendo così sia di poter perseguire sia la strada dell’uscita soft dall’auto sia una contestuale diversificazione. Proprio la durezza della battaglia sostenuta negli ultimi due anni, con il sindacato che per due terzi ha seguito Fiat nella battaglia di rinnovamento pagando un amaro prezzo e mille polemiche in nome di una maniera nuova di concepire l’impegno comune per la produttività, avrebbe dovuto indurre l’azienda a comunicare per tempo e con chiarezza i suoi mutati programmi. Non avendolo fatto, avrà buon gioco la Fiom che parla di “presa in giro”. Si rilancerà chi pensa che sia lo Stato a dover mettere sul tavolo soldi pubblici, incentivi e interventi diretti nel capitale. Per Cisl e Uil la battaglia per derogare i contratti sarà impervia più che mai, la battaglia pr intese aziendali di produttività ancor più difficile.

Quinto – La politica per un secolo ha sussidiato solo Fiat. E da tre anni continua a non tirare le conseguenze della necessità di mutare schema. Crede che si debba frenare Torino rinfacciandogli il precedente secolo di sostegno. Invece di abbracciare un nuova visione, capace di attrarre nuovi produttori con meno tasse, meno cuneo, meno defatiganti incertezze di anni sugli stabilimenti, trasporti e infrastrutture logistiche, regole ambientali, costo dell’energia.

Purtroppo, allo stato attuale l’addio a Fabbrica Italia è una nuova terribile tessera del declino in atto del nostro Paese.

Solo classi dirigenti capaci di parlare il linguaggio della verità e competitività nell’auto come in tutti i settori della produzione, classi dirigenti politiche, imprenditoriali e sindacali, potranno avere forza, princìpi e visione adeguata a fermare il declino italiano

http://fermareildeclino.it/articolo/fia ... o-italiano
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Re: Disastro Marchionne

Messaggioda ranvit il 17/09/2012, 10:22

Amen!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: Disastro Marchionne

Messaggioda chango il 17/09/2012, 12:51

ranvit ha scritto:Scusa Chango ....posso condividere le tue belle aspirazioni e le condivido, poi pero' bisogna mettere i puntini sulle "i".
Tu dici: il problema non è neppure ciò che farei io nella stessa situazione.
ovviamente terrei un comportamento opportunista e probabilmente farei ciò che ha fatto la FIAT.
altrettanto ovviamente lo Stato dovrebbe punirmi.
altrettanto ovviamente un opinione pubblica dotata di senso civico e democratico biasimerebbe il mio comportamento.
poi uno si rende conto di essere in Italia e che si vive nell'elogio dei "furbi". perchè il comportamento della FIAT sia stato da "furbi" non credo che sia minimamente da mettere in discussione.


1) se anche tu faresti quello che fa la Fiat....di che stiamo discutendo?
2) lo Stato non puo' punire un'azienda che decide di chiudere e/o andare via....non è previsto in nessuna parte al mondo e sarebbe la fine dell'imprenditoria....poi i posti di lavoro li creerà lo Stato? Cioè stiamo parlando di "comunismo"?
3) quale sarebbe la furbizia della Fiat? Aver provato a reinvestire (a Pomigliano) per poi rendersi conto, stante le cose come stanno in Italia, che forse non ne valeva la pena? Qui non è questione di furbi che semmai sono solo ed esclusivamente le varie "caste": politici, sindacalisti, operai protetti (a scapito di quelli che non hanno alcuna Cig etc etc), dipendenti statali non licenziabili, burocrati con la testa ancora all'800 etc
4) l'opinione pubblica dovrebbe cominciare con il biasimare se stessa per tenere ai loro posti politici mediocri, arroganti, autoreferenziali, incompetenti etc


1) di opportunismo, furbizia e non rispetto delle regole.
2) lo Stato non deve punire un'azienda. deve farle pagare i costi delle sue scelte, soprattutto se poi i costi li devono sostenere altri soggetti (Stato in primis).
3) la furbizia della FIAT è utlizzare un informazione, l'iscrizione al sindacato, che possedeva in quanto suoi dipendenti, per selezionare il personale in base alle loro convinzioni.
4) l'opinione pubblica dovrebbe biasimare se stessa per giustificare comportamenti da "furbi", indipendentemte che essi siano tenuti da politici, burocrati, imprenditori, dipendenti ecc.
ma se tu accetti tranquillamente una discriminzione come avvenuta a Pomigliano, che credibilità hai per lamentari del favore che il politico o il burocrate elargisce a chi gli fa più comodo o delle "caste" protette in generale?
e abbi pazienza, ma le mie "belle aspirazioni", come dici tu, non le condividi proprio.
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Re: Disastro Marchionne

Messaggioda ranvit il 17/09/2012, 16:08

Ti lascio alle tue belle aspirazioni...passo e chiudo!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Manterrò Fiat in Italia con i guadagni fatti all'estero

Messaggioda franz il 18/09/2012, 7:13

L'INTERVISTA
Marchionne: "Manterrò Fiat in Italia
con i guadagni fatti all'estero"

Parla l'ad: risponderò al governo, ma ognuno faccia la sua parte. E replica alle critiche: in giro vedo troppi maestri d'automobile improvvisati
di EZIO MAURO

Sergio Marchionne, in poche righe di comunicato lei ha seminato il panico sul futuro della Fiat in Italia, poi se n'è andato in America senza spiegare niente. Qui ci si interroga sul destino di stabilimenti, famiglie, comunità di lavoro, città. Cosa sta succedendo, e che cosa ha in mente?

"Sta succedendo esattamente quello che avevamo detto alla Consob un anno fa. Ho dovuto ripeterlo perché attorno a Fabbrica Italia si stava montando una panna del tutto impropria, utilizzando il nome della Fiat per ragioni solo politiche: a destra e a sinistra, perché noi siamo comunque l'unica realtà industriale che può dare un senso allo sviluppo per questo Paese. Capisco tutto, ma quando vedo che veniamo usati come parafulmine, non ci sto, e preferisco dire la verità".
.....
La sua verità, allora?
"Semplice. La Fiat sta accumulando perdite per 700 milioni in Europa, e sta reggendo a questa perdita con i successi al'estero, Stati Uniti e Paesi emergenti. Queste sono le uniche due cose che contano. Se vogliamo confrontarci dobbiamo partire da qui: non si scappa".
....
Qui sta la sua responsabilità nei confronti del Paese?
"In questa situazione drammatica, io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via. Le assicuro che ci vuole una responsabilità molto elevata per fare queste scelte oggi".

L'INTERVISTA INTEGRALE SU REPUBBLICA IN EDICOLA E REPUBBLICA+ 1
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Re: Disastro Marchionne

Messaggioda flaviomob il 18/09/2012, 13:08

"In questa situazione drammatica, io non ho parlato di esuberi, non ho proposto chiusure di stabilimenti, non ho mai detto che voglio andar via.


Che coraggio! Che coraggio!

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... -38471932/


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Re: Pagando, s'intende

Messaggioda pianogrande il 21/09/2012, 19:25

A dimostrazione dello stile FIAT Marchionne bussa a denari

http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1

Ovvero la delocalizzazione come giro della questua.

Fra Marchionne e Padre Agnelli.

Fate la carità al convento torinese (sempre meno torinese).
Fotti il sistema. Studia.
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