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Una lettura keynesiana della crisi

Forum per le discussioni sulle tematiche economiche e produttive italiane, sul mondo del lavoro sulle problematiche tributarie, fiscali, previdenziali, sulle leggi finanziarie dello Stato.

Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 18/08/2012, 16:46

Il punto sulla crisi
di PierGiorgio Gawronski | 18 agosto 2012Commenti

Il debito pubblico è più alto di quanto non scrivano i giornali: in Giugno sfiorava il 126% del Pil. Nel 2011, Berlusconi ha limitato l’indebitamento prosciugando la cassa. Ma nel Gennaio 2012 il debito ha ripreso a correre. Il Ministro dell’Economia Grilli ha un “Piano” per riportarlo sotto il 100% del PIL in cinque anni, ma Citigroup prevede che raggiungerà il 139% del Pil nel 2014. E i deficit/Pil del 2012 e 2013 saranno ben superiori agli obiettivi.


Fonti: Per il Debito, Banca d’Italia, Supplemento al Bollettino Statistico. ISTAT, serie trimestrali PIL e interpolazioni.

Gli spread giocano un ruolo fondamentale nella deriva finanziaria dello Stato: 57 mld l’anno. Ecco i conteggi:

Le statistiche sono soggette ad un certo grado di manipolazione/interpretazione. Supponiamo infatti che il fabbisogno finanziario dello Stato nel periodo X sia 100. Se salgono gli spread, il Tesoro può offrire in asta:

(1) obbligazioni ‘alla pari’, alzando le cedole;

(2) obbligazioni con le stesse cedole, ‘sotto la pari’ per riportare i rendimenti effettivi al livello richiesto dai mercati.

Nel primo caso il Tesoro “nasconde” parte dell’indebitamento, emette obbligazioni per 100, e carica sui bilanci futuri un’elevata spesa per interessi. Nel secondo caso il Tesoro emette più debito, ma sui bilanci successivi gravano meno interessi.

L’Italia ha fin qui seguito una linea più vicina alla prima ipotesi, portando ad es. le cedole dei BTP decennali dal 4,75% del marzo 2011 al 5,5%. Gli spread di oggi peseranno sui bilanci futuri.

Se prescindiamo da questi giochi contrabili ed attualizziamo tutto, poiché
- lo Stato emette obbligazioni per circa 300 miliardi di Euro l’anno
- gli spread sulla maturità “media” del debito (6-7 anni) sono stati negli ultimi 12 mesi pari a circa 400 bp;
- ogni aumento degli spread di 100 bp costa al Tesoro il 5% del prezzo di emissione in asta, a parità di cedole,

si ottiene il costo vero degli spread nei dodici mesi, pari a circa
300*(0,05*400)/100 = 66 miliardi

In realtà, il costo è un poco inferiore: io calcolo 57 mld.

Anche la recessione - a fine anno potremmo registrare -3% – pesa sui conti pubblici. Se per ogni -1% di Pil il deficit aumenta di 0,5% del Pil, la recessione del 3%, causa un aumento del rapporto debito/pil del 4,6%. Inoltre, danneggia la capacità produttiva.


Ricordate? Le riforme strutturali dovevano garantire una crescita dell’11%. Ora chi può se ne va.

Le politiche di Monti sono fallite, le promesse mancate. L’Italia paga con l’impoverimento. Monti lo sa. Nulla è più rivelatore delle sue stesse dichiarazioni: “Con Berlusconi, gli spread sarebbero arrivati a 1200”. Sì, e allora? Da quando Berlusconi è il termine di confronto per un buon premier? Nel 2013 l’austerità già nella pipeline continuerà a deprimere l’economia e la psiche: una cosa è fare sacrifici per un futuro migliore, altra cosa è entrare in un tunnel senza fine. Chi ha predicato meritocrazia dovrebbe trarne le conseguenze.

La stampa sussidiata continua a distorcere la realtà. Repubblica ad es. scrive che “la recessione era prevista da tempo dalle fonti autentiche e ufficiali”, tutto sotto controllo. Davvero? Ecco un grafico del Dicembre 2011 con le previsioni della Commissione Europea.


La Repubblica inoltre – confondendo – scrive che “la recessione dell’intero 2012, ormai statisticamente definitiva, è dell’1,9-2 per cento rispetto all’anno precedente”. Nossignori: questa è solo la recessione “già acquisita” a metà anno. Quanto alla disoccupazione,la Repubblicaspiega che “numerosi giovani rifiutano lavori dequalificanti” (sic!). In conclusione, “Tutto ciò ci tranquillizza”.



Eppure, la notte è più buia prima dell’alba. C’è speranza.

Continua la ‘ritirata ordinata’ dei liberisti (economisti inglesi: “abbiamo sbagliato: cambiamo strada, però non ditelo”; Scacciavillani: ‘noi liberisti uguali ai keynesiani’). Sono segnali importanti: la realtà comincia a fare breccia nell’ideologia.

Merkel ‘appoggia’ la Bce, che si prepara ad adottare una qualche variante del Piano anti spread che avevo proposto, per vie riservate, a chi di dovere, un anno fa: Bce prestatore di ultima istanza, in cambio di una stretta condizionalità, stabilita da un organo terzo: l’ESM, embrione di un’Authority Europea. E qui ci sarebbe del lavoro per il Pd: le regole dell’ESM sono, infatti, ancora da scrivere. È essenziale
– evitare un altro Patto di Stabilità “stupido”, pro-ciclico;
- verificare che la contropartita ai sacrifici sia adeguata: il diavolo sta nei dettagli. La Bce deve tagliare gli spread in maniera massiccia, e garantire un livello adeguato del reddito (PIL) nominale europeo.

Poiché la Bce ha mostrato di avvicinarsi alla soluzione, i mercati finanziari – come avevo previsto – hanno messo su un rialzo corposo e prolungato, invece del solito fuoco di paglia, smentendo quelli che ancora non hanno capito come si risolve la crisi. Rialzo fragile, perché gli sviluppi sono lenti, parziali, incerti, tardivi. Inoltre, l’annuncio di Draghi ha fatto crollare i tassi a due anni, ma assai meno quelli a 10 anni.








Segno che se sulla crisi finanziaria la Bce sta, forse, per imboccare la strada giusta, sui problemi economici sottostanti ancora non ci siamo.

(ved. grafici sul sito)

http://www.ilfattoquotidiano.it/2012/08 ... si/328102/


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 18/08/2012, 17:05

Lo sto dicendo da tempo: gli alti tassi si mangiano tutti i sacrifici che facciamo.
Le riforme "lacrime e sangue" vanno fatte quando le cose vanno bene; in periodi di recessione portano alla depressione e quindi al fallimento.
E' anche vero che i politici italiani sono incapaci di fare le riforme quando le cose vanno bene e messi sotto pressione...."migliorano". Ma c'è un limite oltre il quale si arriva al paradosso che i politici migliorano ma l'Italia fallisce. :twisted:
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 18/08/2012, 17:49

flaviomob ha scritto:Se prescindiamo da questi giochi contrabili ed attualizziamo tutto, poiché
- lo Stato emette obbligazioni per circa 300 miliardi di Euro l’anno
- gli spread sulla maturità “media” del debito (6-7 anni) sono stati negli ultimi 12 mesi pari a circa 400 bp;
- ogni aumento degli spread di 100 bp costa al Tesoro il 5% del prezzo di emissione in asta, a parità di cedole,

Tutto sbagliato. Questi calcoli lasciateli fare agli analisti finanziari (e chi ha scritto quell'articolo non lo è ed è stato consigliato male).
Bisogna usare i tassi attuali, quelli delle aste recenti, che sono la metà di quanto indicato.
Oggi si evitano aste per tiotli decennali (cari) e si fanno quelli ad un anno, molto piu' economici (2.7% e rotti% a memoria).
Una % piu' bassa rispetto al periodo berlusconiano. 2.45 per i sei mesi, 2,767% per un anno.
Fanno 8 miliardi e 300 milioni di interessi (su un capitale di 300 miliardi) e non 57.
7 miliardi e 350 se lo rinnovassimo di sei mesi in sei mesi.
Diciamo che si potrebbe rinnovarne una metà a sei mesi e l'altra ad un anno. media otto miliardi.
Inoltre in caso di alienazioni di patrimonio pubblico si potrebbero anche saltare delle aste.
Piuttosto invece l'aumento degli spread (decennali) incide su chi ha mutui e debiti. Privati intendo.
Questo è molto piu' grave per le tasche degli italiani.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 18/08/2012, 19:11

Già....ma per quanto tempo ancora si potranno emettere solo titoli a breve?
E, comunque, cosi' facendo si dovrà ricorrere sempre piu' velocemente a nuove emissioni...e nel frattempo se non si riuscirà ad abbassare gli spread....ci stiamo dando la zappa sui piedi. Prima o poi...
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 18/08/2012, 21:35

ranvit ha scritto:Già....ma per quanto tempo ancora si potranno emettere solo titoli a breve?

Si dovranno emettere titoli quando scadono e quando servono nuovi soldi.
Iniziamo a fermare i secondi, avendo spese inferiori alle entrate (non viceversa come oggi) come risultato di una politica di rifgore stabile e garantita per i prossimi 5 anni.
In quel caso gli spread scenderanno. Come sono scesi per i paesi che hanno seguito quella strada.
Il problema è che i nostri tassi sono scesi (quindi la cura ha funzionato, checché ne dicano i professionisti della critica) ma quelli tedeschi ancora di piu' ed in certi casi sono negativi. Si paga per prestare soldi alla germania ed altri paesi stabili e sicuri.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 19/08/2012, 21:04

ranvit ha scritto:Già....ma per quanto tempo ancora si potranno emettere solo titoli a breve?
E, comunque, cosi' facendo si dovrà ricorrere sempre piu' velocemente a nuove emissioni...e nel frattempo se non si riuscirà ad abbassare gli spread....ci stiamo dando la zappa sui piedi. Prima o poi...


Si è una strategia che può essere solo temporanea. La banca d'Italia e il Tesoro avevano fatto un grosso sforzo per allungare la vita media del debito pubblico. Gestire un debito di quasi 2000 miliardi con l'emissione di titoli a breve termine non è pensabile.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 19/08/2012, 22:34

trilogy ha scritto:Si è una strategia che può essere solo temporanea. La banca d'Italia e il Tesoro avevano fatto un grosso sforzo per allungare la vita media del debito pubblico. Gestire un debito di quasi 2000 miliardi con l'emissione di titoli a breve termine non è pensabile.

Se avremo piu' credibilità, perché gli investoriri vedranno che la politica di rigore non è una breve stagione montiana ma dura almeno la prossima legislatura, allora il rendimento decennale scenderà.
Secondo me gli investitori hanno visto che ora stiamo andando bene e questi lo si vede con i tassi a sei mesi ed un anno. Ma non si fidano di cosa accadrà dopo la primavera 2013.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda flaviomob il 14/09/2012, 13:25

L’austerità permanente del professor Monti

Il presidente del Consiglio ieri ha ammesso che il Governo ha contribuito ad aggravare la situazione economica. Con queste parole: «Si dice che con le nostre decisioni abbiamo contribuito ad aggravare la congiuntura. Certo, solo uno stolto può pensare che sia possibile incidere in elementi strutturali che pesano da decenni senza provocare nel breve periodo un rallentamento dovuto al calo della domanda. Solo in questo modo si può avere la speranza di avere più in là un risanamento» per una crescita duratura.


Non è una gaffe: è la vulgata neoliberista dell’austerità espansiva. Soffriamo oggi un po’ più del dovuto per conquistarci domani un radioso percorso di crescita.A pensarci bene, è un po’ uno schema cristiano: penitenza oggi, salvezza domani. Suona bene. Anche da un punto di vista morale: perbacco, le cose bisogna guadagnarsele col sudore della fronte! Peccato che in questo caso sia completamente sbagliato. E chi ce lo dice sono proprio i mitici “mercati”.

George Magnus, senior economic adviser del colosso finanziario svizzero UBS: in Europa «la focalizzazione esclusiva su misure di austerità a discapito della crescita sostenibile… sta mettendo a repentaglio la sua stessa possibilità di sopravvivenza». E «se non prestiamo attenzione alla crescita nel breve termine», allora sì che saremo tutti travolti dalla “trappola del debito”. Per il semplice motivo che nel rapporto debito/pil ogni intervento sul numeratore (il debito) sarà vanificato dal calo del denominatore (il pil).

E Mohamed El-Erian, CEO di Pimco, il 30 agosto scorso ha affermato che occorre «una attenta combinazione di riforme fiscali di medio termine con stimoli immediati» all’economia.

Patrick Artus, ufficio studi di Natixis, è ancora più duro: «la richiesta di una riduzione rapida dei deficit di bilancio preoccupa gli investitori a causa dei suoi effetti sulla crescita e perché non garantisce la solvibilità degli Stati». Non solo: «in realtà, gli investitori non stanno chiedendo una drastica riduzione dei deficit pubblici, ma un piano credibile di medio-termine per ridurre il debito, che non distrugga la crescita nel breve termine e che sia combinato con politiche rivolte a stimolare la crescita nel lungo termine».

Ma cosa succede invece se si spinge l’acceleratore sull’austerity? Quello che sta succedendo in Italia e in altri paesi europei:

calo dei redditi, della domanda e dell’attività produttiva;
accentuazione della dinamica divergente tra le economie dell’eurozona;
peggioramento del rapporto debito/pil;
inefficacia delle stesse politiche di austerity sul piano fiscale: perché il calo delle entrate neutralizza (o peggio) i risparmi fiscali ottenuti a suon di tagli.
Niente di nuovo: Richard Koo di Nomura ha dimostrato che le due strette fiscali tentate in Giappone nel 1997 e nel 2001 hanno indebolito l’economia, ridotto le entrate fiscali e aumentato il deficit di qualcosa come 103 trilioni di yen.

Ma veniamo all’Italia “virtuosa” di Monti. I dati Eurostat parlano chiaro:

• il Pil italiano nell’agosto 2011 era di 0,3 punti sotto la media europea, un anno dopo (dopo 5 manovre correttive di bilancio) era invece distante ben 2,1 punti rispetto agli altri paesi.

• Il debito pubblico era al 120 per cento del Pil, un anno dopo al 123% (e a fine 2013 sarà 125,8% del Pil)

• L’inflazione era al 2,1 ed è salita al 3,6%.

• La produzione industriale ha continuato a scendere, e ora è ai livelli del 1987 (!)

• La disoccupazione ha toccato il record del 10,8 % (un anno fa era l’8,1%)

Oggi Monti ha affermato che lo Statuto dei lavoratori ha «determinato un’insufficiente creazione di posti di lavoro», diminuendo di fatto la disponibilità di posti di lavoro. Possiamo tranquillizzare il prof. Monti: da questo punto di vista il suo governo è decisamente imbattibile.

http://keynesblog.com/2012/09/14/lauste ... sor-monti/


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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 14/09/2012, 14:26

flaviomob ha scritto:Non è una gaffe: è la vulgata neoliberista dell’austerità espansiva. Soffriamo oggi un po’ più del dovuto per conquistarci domani un radioso percorso di crescita.A pensarci bene, è un po’ uno schema cristiano: penitenza oggi, salvezza domani.

Anche quella comunista, come ben sanno quelli che là vivevano. Dittatura e scarifici oggi, per un futuro radioso. E poi vi offendete quando si evidenziano quelle analogie che vanno sotto il nome di"catto-comunismo"? :lol:
In termini pratici lo sa un padre di famiglia che ha erroneamente sperperato soldi facendo debiti, che ora se vuole costruire un futuro tranquillo e solido per famiglia e figli, deve fare sacrificici per ripianare i debiti, lavorando sodo. Non lo capiscono i kenesiani di quel blog, ma non perché siano keyniesiani (quelli veri capirebbero) ma perché secondo me sono tutti ex-post-comunisti e pseudorifondaroli mascherati da keinesiani per mettersi un vestito migliore e piu' presentabile ;)
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 14/09/2012, 16:30

Non lo capiscono i kenesiani di quel blog, ma non perché siano keyniesiani (quelli veri capirebbero) ma perché secondo me sono tutti ex-post-comunisti e pseudorifondaroli mascherati da keinesiani per mettersi un vestito migliore e piu' presentabile ;)


:D :D :D


Invece i keynesiani veri:

http://www.corriere.it/economia/12_sett ... a375.shtml

la nota della banca centrale americana che annuncia nuove misure per l'economia
Fed espansiva: «Tassi bassi fino al 2015»
L'annuncio: «Acquisti di cartolarizzazioni di mutui al ritmo di 40 miliardi di dollari al mese». Tagliate le stime sul Pil

Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve (Afp)Ben Bernanke, presidente della Federal Reserve (Afp)
La Federal Reserve ha tagliato le stime del Pil nel 2012 a 1,7-2%, ma ha rivisto al rialzo quelle per il 2013 e il 2014. La Banca centrale americana ha lasciato invece invariate le previsioni sulla disoccupazione per il 2012 e ha abbassato quelle per il 2013, mentre le stime sull'inflazione sono state riviste leggermente al rialzo.

LA DISOCCUPAZIONE - La Fed prevede che quest'anno il tasso di disoccupazione sarà compreso tra l'8 e l'8,2 per cento, in linea con la stima precedente. Per quanto riguarda l'inflazione, invece, la Banca centrale si aspetta che sarà tra l'1,7 e l'1,8 per cento, contro l'1,2-1,7 per cento stimato inizialmente. Per il 2013 la Fed prevede invece un aumento del Pil a 2,5-3 per cento, un tasso di disoccupazione tra il 7,6 e il 7,9 per cento e un'inflazione «core» tra l'1,7 e il 2 per cento. Per il 2014, infine, il Pil è atteso tra il 3 e il 3,8 per cento, la disoccupazione tra il 6,7 e il 7,3 per cento e l'inflazione «core» tra l'1,8 e il 2 per cento. Le stime diffuse dalla Banca Centrale americana sono arrivate al termine della riunione del Fomc, il braccio di politica monetaria della Banca Centrale.

I TASSI - La Federal Reserve lascia come previsto i tassi a zero e annuncia nuove misure di stimolo all'economia. Al termine del consiglio direttivo, la banca centrale americana ha annunciato che continuerà l'operazione twist e lascerà i tassi di interesse su livelli eccezionalmente bassi fino ad almeno la metà del 2015, termine spostato più avanti dalla precedente guidance che era di fine 2014. «Per sostenere una ripresa economica più vigorosa - recita il comunicato della Fed - e aiutare ad assicurare che l'inflazione, nel corso del tempo, si stabilizzi a un livello più coerente con il suo duplice mandato, il Comitato ha deciso di aumentare la sua politica accomodante mediante ulteriori acquisti di cartolarizzazioni di mutui al ritmo di 40 miliardi di dollari al mese».

L'OPERAZIONE - La Fed proseguirà fine a fine anno l'operazione Twist, cioè l'allungamento della vita media del debito, e continuerà a reinvestire il principale che matura sui debiti in scadenza. «Queste azioni - prosegue il comunicato - che insieme aumentano gli holding di securities a lungo termine di circa 85 miliardi al mese fino a fine anno, dovrebbero esercitare pressione al ribasso sui tassi di interesse a lungo, fornire sostegno al mercato dei mutui e rendere più accomodanti le condizioni dei mercati finanziari più in generale».

Redazione Online13 settembre 2012 (modifica il 14 settembre 2012)
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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