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Centro non è equidistanza

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Centro non è equidistanza

Messaggioda matthelm il 23/08/2012, 14:47

Sono un’infinità le domande e i dilemmi che attraversano le nuove iniziative in corso al centro dello schieramento politico. Ci si vuole muovere nel solco della tradizione oppure si vuole tracciare una novità ? Si vuole fare una operazione liberal oppure si scommette sulle reti del solidarismo organizzato ? Si intende dar vita a un movimento pluralistico oppure si confida ancora nel coro muto degli ubbidienti? Tutte domande che restano come una nuvoletta sospesa sul capo di quanti si muovono a cavallo delle vecchie linee divisorie del bipolarismo che fu.
Ma c’è una questione che, inevitabilmente, prende il sopravvento quando si parla di centro. Ed è la questione delle alleanze, l’eterno “dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”. Argomento un po’ stucchevole, se vogliamo. E magari reso ancora più stucchevole dalla vaghezza delle risposte che incontra. Eppure argomento cruciale, che meriterebbe trattazioni meno strumentali di quelle che di solito riceve. Proverò a dire la mia.
Io credo che il centro oggi abbia due modi possibili di proporsi. Il primo modo è quello di stare nel mezzo, di offrirsi come stella fissa di una nuova costellazione politica. È – era – l’idea del Terzo polo. Si lancia il guanto di sfida, si escludono alleanze, si scommette tutto sullo sfondamento elettorale, oppure su una diversa configurazione delle forze in campo. Idea suggestiva, ma rischiosa. Essa può portare al trionfo o alla disfatta, più difficilmente al negoziato. Ma è, appunto, un’idea, e come tale merita attenzione e rispetto.
Il secondo modo, la seconda possibilità del centro è di dotarsi di un’alleanza strategica. A destra, nel nome del Ppe. O meglio, molto meglio, a sinistra, nel nome di Moro e Fanfani. Un’alleanza che venga dichiarata prima, spiegata, riempita di contenuti. Magari condizionata da qualche punto fermo. Uno scambio alla luce del sole, illuminato dalle buone ragioni convergenti degli uni e degli altri.
Questa seconda strada aprirebbe uno scenario nuovo e consentirebbe ad ognuno di coltivare meglio le proprie virtù e di arginare i vizi reciproci. Un patto tra moderati e riformisti, lo ripeto una volta di più, eviterebbe agli uni il destino della conservazione e agli altri la deriva del radicalismo. Sarebbe una buona cosa – per noi e soprattutto per il paese.
Quello che non vedo, in questo caso, è il sentiero per così dire di mezzo. Rinunciare all’equidistanza in nome di un’alleanza che si fa a mezza bocca, che si lascia intendere ma non si dice, che si accenna in modo fin troppo criptico, tutto questo, a mio giudizio, è un puro non senso. Il nostro tempo politico ha una sua deontologia.
Essa prevede che le alleanze siano dichiarate prima, in nome della trasparenza che è dovuta agli elettori. Ma ci sono anche ragioni più prosaiche che spingono in questa direzione. Una coalizione che si presenti come tale davanti al popolo sovrano dispone infatti di una forza (e di una coesione) che nessun negoziato successivo potrà mai conferire né alle parti né all’insieme. Certo, anche questa strada presenta le sue difficoltà. Non è così facile armonizzare le differenti culture politiche, si tratta di plasmare e levigare argomenti che fin troppe volte sono stati adoperati come corpi contundenti.
Si cita spesso al questo riguardo la difficile convivenza che si verrebbe a stabilire, per esempio, tra Buttiglione e Vendola. E tuttavia, avendo visto Buttiglione convivere senza troppi patemi con l’onorevole Catone, resto convinto che una ragionevole forma di convivenza con Vendola non nuocerebbe alla sua anima politica. Certo, si tratta di rischiare qualcosa. Ma s’è mai vista un’operazione politica dotata di un minimo di grandezza che sia avvenuta senza mettere in qualche misura a repentaglio le convenienze e i calcoli della vigilia? Non mi pare. Per questo insisto: o c’è l’alleanza o c’è la sfida. La mezza sfida oggi che produce la mezza alleanza domani non mi pare proprio la scommessa giusta.
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Re: Centro non è equidistanza

Messaggioda pianogrande il 23/08/2012, 15:03

Trasparenza sulle alleanze prima delle elezioni.
Perfettamente d'accordo.
L'elettore saprà prima di votare per chi sta votando.
Non dopo.
Tra un partito di centro ed uno di destrosinistra :? vedo delle grosse differenze.
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Re: Centro non è equidistanza

Messaggioda Manuela il 23/08/2012, 15:40

Nel post di Matthelm la parola "centro" significa "UDC". Sarebbe meglio essere precisi, poiché "centro" non dovrebbe indicare un partito, ma un luogo politico che è ncessario occupare se si vuol - se si sa, piuttosto - parlare a tutti gli elettori e attirarne la maggioranza sulle proprie posizioni.
Tutto il resto è geometria politica, che, peraltro, ha un numero di soluzioni finito: Casini+Pdl, Casini+PD, Casini+Vendola+PD, PD+Pdl+Casini... difficile inventare altre soluzioni, ne converrete. Tutte soluzioni che, forse, vincerebbero le elezioni, ma che non sarebbero mai in grado di governare e men che meno di governare facendo quelle scelte drastiche ma ncessarie per invertire il piano inclinato su cui scivola il paese. Lo ammette anche Matthelm, che, nel caso da lui preferito (e forse, probabilmente, il meno peggio), la convivenza sarebbe difficile: una specie di purgatorio, per Buttiglione e Vendola, con Bersani a far da collante... un inferno per tutti noi, daccapo a fare i conti con personaggi screditati e imbolsiti dal troppo potere. Se non bastasse, sembra che la nuova legge elettorale voglia escludere qualsiasi dichiarazione preventiva di alleanze, ritorno definitivo e tombale alla prima repubblica... tranne che le sottili strategie dei nostri non abbiano lo stesso risultato delle macchinazioni di Will Coyote, così che il premio di maggioranza vada ai grillini: scenario devastante sul piano pratico, ma un formidabile contrappasso dantesco su quello estetico!
Matthelm penserà che non sto affatto rispondendo al suo post, e in effetti ha ragione; vorrei immaginare altro. Per esempio un "centro" che non ha affatto a che fare con Casini, ma che sia, appunto, il luogo dove richiamare su un programma ben definito, la maggioranza degli elettori. Quelli che non hanno ideologie da seguire, deità da venerare o da vituperare, cordate da scalare... ma che comprendono i problemi e cercano soluzioni. Se ci fosse una cosa così, almeno saprei per chi votare...
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Re: Centro non è equidistanza

Messaggioda franz il 23/08/2012, 15:49

Una coalizione che si presenti come tale davanti al popolo sovrano dispone infatti di una forza (e di una coesione) che nessun negoziato successivo potrà mai conferire né alle parti né all’insieme.

Non mi pare che, vista la fine prematura dell'Unione del 2006 e poi del governo Berlusconi del 2008 pochi mesi fa, che il fatto di avere una coalizione chiaramente predefinita davanti all'elettorato sia un vero punto di forza.
Il punto di forza dovrebbe essere nel programma e spesso coalizioni vaste ed eterogenee hanno programmi che fanno acqua da tutte le parti (perché nella migliore delle ipotesi dicono tutto e non dicono nulla). Allora vincono ma non governano.
Hanno un punto di forza ma anche uno di debolezza.
Su questo piano il bipolarismo ha fallito. Non si spiegherebbe come mai il primo quinquennio del centro sinistra (1996-2001) abbia visto tre governi: Prodi, D'Alema e Amato. Tutta colpa delle legge elettorale? Nel 1996 il porcellum non c'era.

Penso che per i prossimi 10 anni (d'emergenza) invece il programma dovrà essere determinante e che coalizione determinate dopo le elezioni, sulla base della forze dei singoli partiti dopo il voto non debbano essere un tabu. In fondo anche il governo attuale è di questo tipo e sta lavorando 100 volte meglio dei precedenti.
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Re: Centro non è equidistanza

Messaggioda pianogrande il 23/08/2012, 16:16

In ultima analisi (mia) tutto può funzionare e tutto può fallire.
Qui si parlava di come presentarsi correttamente agli elettori per raccoglierne il consenso a governare.

Presentarsi come coalizione?
Nooo!
Basti l'esempio di Prodi.

La cosa più importante è il programma?
Da solo non basta.

Non resterebbe che votare per le persone?
Si rischia un nuovo berlusconismo.

Dobbiamo prendere atto che la politica è un gioco.
Come per tutti i giochi (dagli scacchi al poker) non esiste la formula definitiva per vincere.

Esistono solo, nel bene e nel male, le intenzioni ed i desideri e l'intelligenza e l'inventiva dell'essere umano.
Il tutto buttato dentro ad un calderone.

Cerchiamo, almeno, di credere nell'umana evoluzione.
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Re: Centro non è equidistanza

Messaggioda matthelm il 23/08/2012, 17:00

Manuela ha scritto:Matthelm penserà che non sto affatto rispondendo al suo post, e in effetti ha ragione; vorrei immaginare altro. Per esempio un "centro" che non ha affatto a che fare con Casini, ma che sia, appunto, il luogo dove richiamare su un programma ben definito, la maggioranza degli elettori. Quelli che non hanno ideologie da seguire, deità da venerare o da vituperare, cordate da scalare... ma che comprendono i problemi e cercano soluzioni. Se ci fosse una cosa così, almeno saprei per chi votare...


Ho proposto la riflessione di Follini, personaggio che ritengo serio e responsabile, perché nel marasma attuale mi sembra l'unica percorribile. Centro non deve volere dire solo Casini ma come dice Manuela "luogo politico che è necessario occupare" oserei dire "indispensabile" occupare. Infatti questo centro dovrebbe raccogliere da Monti ai montiani,da Tabacci ai centristi anche alla Casini, perchè no. Da "fermare il declino" ai Pisanu. Condizione indispensabile è un governare alla Monti (meglio se c'è pure lui) quindi bando a tutti i vecchi vizi.
E' un'utopia? forse. ma dovremo pur cambiare tutti registro e mentalità.
Ci vorrebbe qualcuno come Monti e nell'attuale contesto obbiettivamente Bersani stona non poco. I Renzi e i Civati, per esempio ci starebbero benone.
Infine, il coraggio di lasciar fuori Vendola, dopo Di Pietro, ci porterebbe al partito a tendenza maggioritari di veltroniana memoria che il (probabile) premio del 15% al partito vincente determinerebbe la vera "rivoluzione".
Credo che il tutto sarebbe possibile con un sistema a doppio turno e con il semipresidenzialismo.
Per ora sarebbe sufficiente chiarezza e coesione nelle alleanze. Poi il resto potrà avvenire tenendo conto dei sacrifici che dovremo continuare a fare per anni.
Che sia forse giunto il momento storico per un Italia finalmente seria e credibile?
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Re: Centro non è equidistanza

Messaggioda Manuela il 23/08/2012, 18:12

Sono abbastanza d'accordo con te Matthelm; non ti quoto perché sono d'accordo, più che con qualche frase, con la prospettiva complessiva. E' infatti là che dovremmo andare, verso una formazione politica che metta insieme competenze, volti, nomi che condividano un progetto di governo del paese e che "vogliano" governare (le virgolette non le ho messe a caso, dato che molti hanno più voglia di prendere il potere che di governare).
C'è però una premessa indispensabile per arrivare a questo, ed è la premessa da cui discendono tutti i punti di Fermare il declino: il fallimento totale e irrimediabile di tutta una classe politica. Se, ragiondando di centro, pensiamo a Casini o a Follini (ottima persona, del resto, ma coinvolta e compromessa con questo fallimento); se non decidiamo una buona volta di lasciarci alle spalle Bersani, Vendola o Di Pietro, e anche Grillo, che ha fatto le sue fortune sul vaff', ma non ha costruito una cultura politica nuova; se non smettiamo di parlare di Berlusconi, come dovesse essere immortale; se continuiamo a ragionare di astratte coalizioni e geometrie... restermo inchiodati al passato, anche se facessimo una bella flebo di volti giovani.

@Franz: dici bene, ma sai benissimo che la cosa centrale, per i partiti, non sarà affatto il programma, ma gli accordi sottobanco... sono troppo contenti di poter tornare alla prima repubblica!
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Re: Centro non è equidistanza

Messaggioda Robyn il 23/08/2012, 18:34

Gli italiani si spostano sempre più a centro.Il centro che eventualmente si potrà formare non potrà ricostruire la democrazia bloccata.Il centro in passato non è stato mai centro ma aveva al suo interno la destra che poi è scivolata a destra come partito.Questo fenomeno di spostarsi a centro credo che non riguardi il centro del cs ma il centro che stà a destra.Infatti per una piena attuazione della carta costituzionale e per un paese moderno serve il centro perchè solo con il centro si riesce a costruire un'idea di paese condivisa.Ma credo che il problema del centro sia un difetto di acriticità che caratterizzava l'immobilismo del vecchio centro e che a caratterizzato la destra attuale.Inoltre il paese deve recuperare molto in cultura e qui l'informazione plurale e che stimoli il senso critico è importante,piuttosto che vedere trasmissioni tipo quella che fà da mangiare quella và a vincere nei quiz.Aveva ragione locke diceva sempre mannagia gli ignoranti non si sà che combinano.Dare al centro un'etichetta di fede è sbagliato perchè i partiti in democrazia sono sempre laici e raccolgono una pluralità di appartenenze,ci potrà essere l'ala laica,l'ala cattolica,l'ala liberale,quella riformista esattamente per come è a sinistra,con i laici ,i liberali di sinistra, i riformisti,i cattolici ciao robyn
Locke la democrazia è fatta di molte persone
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