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Una lettura keynesiana della crisi

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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 05/08/2012, 0:45

doppio
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 05/08/2012, 9:01

1.il paese in deficit commerciale svaluta e quello in attivo rivaluta. Questo nell'eurozona non si può fare perchè abbiamo una valuta unica.
2. il paese in deficit riesce a far crescere la produttività più dei paesi concorrenti e modifica il suo sistema produttivo. Operazione lunga e complessa, che può durare decenni;
3. Scendono i redditi e i prezzi del paese in difficoltà. Operazione dolorosa e anche questa lenta, con ricadute sociali a macchia di leopardo.
In Europa attualmente è in corso un riaggiustamento che si fonda su un mix di 2 e 3



:D :twisted:

Ho letto poco fa un'editoriale dell'amico di franz, Romano Prodi, su Il Mattino (non messo online) in cui ancora una volta se la prende con la strategia della Germania che, con Merkel poliziotto buono e Weidman poliziotto cattivo (....ricordando che Weidman è diventato Governatore proprio perchè il piu' fedele ed ascoltato consigliere economico della Premier...) starebbero aspettando che a decidere sull'Euro siano i mercati.... :oops:
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 05/08/2012, 9:15

Aggiungo l'editoriale di Scalfari....


http://www.repubblica.it/politica/2012/ ... ref=HREA-1

L'EDITORIALE
Nessuno può fermare
l'intervento di Draghi
di EUGENIO SCALFARI

LA crisi dell'euro rispecchia il fallimento d'una politica senza prospettive. Al governo tedesco manca il coraggio di andare oltre uno status quo divenuto insostenibile. Questa è la causa del continuo peggioramento della situazione, nell'Eurozona negli ultimi due anni, malgrado ambiziosi programmi di salvataggio e innumerevoli vertici di emergenza.

Questo drastico giudizio l'ha scritto ieri sul nostro giornale Jurgen Habermas, un filosofo, uno storico, un profondo studioso dei pregi e dei difetti della democrazia. Concordo da tempo con la sua opinione e con quella di tutti coloro che hanno voglia di capire quali siano le vere cause che attanagliano l'Unione europea e in particolare i 17 Paesi dell'Eurozona.

Personalmente e nonostante questo giudizio di fondo sono stato ottimista sull'esito finale poiché non pensavo che l'Europa arrivasse al punto di volersi suicidare. E riponevo grande fiducia nella competenza tecnica e nella visione politica di Mario Draghi e nella forza e nell'indipendenza della Banca centrale europea da lui guidata. La conferenza da lui tenuta a Londra alcuni giorni fa aveva confermato queste speranze ed era stata anche positivamente accolta dai mercati. Poi nella mattinata di giovedì scorso si è svolta la riunione del consiglio direttivo della Bce e la conferenza stampa del suo presidente il quale, stando a chi gli ha parlato subito dopo, era felice del risultato.

Sedici membri di quel consiglio, formato dai governatori delle Banche centrali nazionali, avevano manifestato opinioni pienamente in
linea con quelle del presidente ed uno soltanto si era dissociato. Ora sono in corso gli studi necessari ad approntare gli strumenti operativi e su di essi ci sarà il voto definitivo del consiglio.
I mercati giovedì hanno accolto molto negativamente i risultati di quel vertice, ritenendoli ancora una volta insufficienti e interlocutori. Ma il giorno dopo - venerdì - c'è stata una netta inversione di tendenza sia nelle Borse sia negli spread dell'Italia e della Spagna. Eppure non era accaduto nulla di nuovo in quelle 24 ore che giustificasse le aspettative. Un errore di valutazione giovedì e un ripensamento venerdì?

I mercati - si sa - sono molto volatili ma la loro "volagerie" è sempre motivata da una causa, un dato nuovo, una più chiara e autentica spiegazione. Ma nulla di simile è accaduto. Allora perché un capovolgimento così improvviso e così vistoso? E che cosa c'è da aspettarsi per domani quando i mercati riapriranno?

* * *

Desidero ricapitolare le conclusioni raggiunte dal consiglio della Bce e riassunte da Draghi.
1 - Il tasso ufficiale di sconto e il tasso riservato ai depositi delle banche presso la Bce sono rimasti invariati: 0,75 il primo e zero il secondo.
2 - La Bce entro la fine di agosto interverrà sul mercato secondario per acquistare titoli pubblici a scadenza breve per cifre illimitate. Scadenza breve s'intendono Bot a un anno.
3 - Si tratta dunque di operazioni tipicamente monetarie che possono tuttavia essere molto utili anche al Tesoro se limiterà le emissioni di Bpt e accorcerà la durata media del debito pubblico. Questa politica di accorciamento della durata media può essere adottata per un paio d'anni senza particolari difficoltà.
4 - L'intervento della Bce avverrà però soltanto sui titoli pubblici di quei Paesi che lo avranno chiesto al fondo "salva Stati" sottoscrivendo con le autorità dell'Eurozona nuove condizioni ritenute necessarie. Una volta ottenuto l'ok dalle predette autorità la Bce darà inizio agli acquisti limitatamente ai Bot con scadenza breve fino al massimo di 12 mesi.
5 - La Bce non esclude - ma senza impegno - altre iniziative come per esempio nuova liquidità alle banche che ne facessero richiesta, allentamento dei collaterali offerti in garanzia e perfino finanziamento diretto di imprese con l'acquisto di obbligazioni da esse opportunamente garantite.
Fin qui il resoconto di Draghi. Come sopra ricordato i mercati giudicarono negativamente sia la limitazione dell'intervento a titoli a scadenza breve sia il rinvio delle operazioni alla fine d'agosto sia, soprattutto, la necessità dell'ok del fondo "salva Stati". Ma il giorno dopo cambiarono idea. Forse sarà opportuno a questo punto qualche spiegazione e qualche osservazione.

La Bce non è una Banca centrale come tutte le altre. In comune ha soltanto l'indipendenza dai governi con un aspetto che ne rafforza l'azione operativa: le altre Banche centrali hanno il governo del loro Paese come interlocutore. La politica fiscale ed economica è esclusivo appannaggio del governo, la Banca centrale ha come compito la politica monetaria, la stabilità dei prezzi, la fissazione del tasso di sconto e la vigilanza sul sistema bancario.

La Bce invece non ha alcun governo come interlocutore e non lo avrà fino a quando non sia nato il nucleo d'un governo europeo con sovranità sul fisco e sulla politica economica degli Stati confederati.
Naturalmente anche la Bce ha dei vincoli operativi che risultano dai Trattati europei e dal suo Statuto. Le sono vietate operazioni di acquisto di titoli pubblici sul mercato primario. Le finalità da perseguire sono: assicurare la liquidità al sistema, evitare che il tasso di inflazione superi i limiti ritenuti appropriati, evitare situazione di deflazione, mantenere la stabilità dei prezzi, fissare il tasso ufficiale di sconto.

Questo è il quadro. Aggiungo - l'ho già scritto molte volte e lo ripeto - che la Bce è il solo istituto europeo dotato d'una formidabile potenza di fuoco e d'una capacità operativa rapida, naturalmente entro i limiti stabiliti dai Trattati e dallo Statuto.

* * *

Né i Trattati né lo Statuto prevedono che la Bce abbia bisogno d'un ok dal fondo "salva Stati" per adottare interventi che Trattati e Statuto prevedono nelle sue finalità. Per la semplice ragione che Trattati e Statuto enumerano i poteri e i vincoli della Bce da quando fu fondata quattordici anni fa mentre il fondo "salva Stati" non ha più d'un anno di vita.
E allora: non c'è dubbio alcuno che non esistano pericoli d'inflazione, Draghi l'ha detto decine di volte in pubbliche dichiarazioni e i tassi d'inflazione sono certificati dal bollettino della Banca.
Non c'è tuttavia dubbio alcuno che la stabilità dei prezzi e la stessa politica monetaria sono fortemente turbate dalle differenze dei tassi d'interesse derivanti dai diversi rendimenti dei titoli sovrani a scadenze quinquennali e decennali.
Non c'è infine dubbio alcuno che in alcuni Paesi dell'Eurozona è in atto una profonda recessione e una altrettanto marcata deflazione.

Poiché questo stato di cose è certificato dalla stessa Bce e rientra nelle finalità che essa ha l'obbligo di perseguire, non si vede ragione alcuna che essa debba o voglia ottenere l'ok del fondo "salva Stati" per realizzare obiettivi che non menzionano affatto quell'ok.
Ho grandissima stima ed anche affettuosa amicizia per Mario Draghi ma questo non mi impedisce di porgli la domanda: perché l'acquisto di titoli a breve in Spagna e in Italia dev'essere autorizzato? L'Italia in particolare ha varato con l'approvazione del Parlamento la riforma delle pensioni, la riforma del lavoro, la revisione della spesa e tutte le misure previste nella lettera firmata nell'agosto scorso da Trichet e dallo stesso Draghi, ivi compreso il pareggio del bilancio entro il 2013. È sottoposta, l'Italia, come tutti gli Stati dell'Unione alla vigilanza e al monitoraggio della Commissione europea.

È carente - questo sì - per quanto riguarda la crescita e la produttività, ma questi obiettivi non sono raggiungibili da un singolo Paese dell'Unione se non sono inquadrati e sostenuti da una politica dell'intera comunità europea. Crescere e aumentare la produttività in un sistema rigorista che non prevede crescita, ma soltanto recessione e deflazione, è impensabile. Non c'è bisogno di citare e demonizzare Keynes, basta ricordare Beveridge e Roosevelt ed anche quel brav'uomo di Hoover che precipitò gli Usa e l'Europa nel baratro del '29.

Domenica scorsa avevo chiesto a Draghi: se non ora, quando? Gli ripropongo la domanda leggermente modificata: perché non ora? Aspetta che Monti si sottoponga a ulteriori condizioni ma con quale certezza per il futuro? Certezze, non promesse da marinaio. Se Monti piegherà la testa stimolerà i mercati ad aggredire i titoli pubblici italiani. Che farà in quel caso Draghi? Difenderà il muro quando già sarà crollato?

Può darsi che questo vogliano i falchi della Bundesbank, i liberali tedeschi, la Csu della Baviera, gli hedge funds e le grandi banche americane ed anche Romney e Wall Street e la City. Ma questa è l'anti-Europa cui si aggiunge la rabbia sociale in tutti i Paesi.
Quanto alla Bundesbank, essa fa parte organica della Bce alla quale ha delegato come tutte le altre Banche nazionali la politica monetaria, la stabilità dei prezzi, la lotta contro la deflazione. Può votar contro nel consiglio direttivo ma poi deve comportarsi come la maggioranza avrà deciso. Questa è la regola e spetta a Draghi farla valere.
Lo ripeto, con amicizia e stima: perché non ora?

(05 agosto 2012)
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 05/08/2012, 9:48

SCALFARI ha scritto:Ho grandissima stima ed anche affettuosa amicizia per Mario Draghi ma questo non mi impedisce di porgli la domanda: [b]perché l'acquisto di titoli a breve in Spagna e in Italia dev'essere autorizzato?
...
Quanto alla Bundesbank, essa fa parte organica della Bce alla quale ha delegato come tutte le altre Banche nazionali la politica monetaria, la stabilità dei prezzi, la lotta contro la deflazione. Può votar contro nel consiglio direttivo ma poi deve comportarsi come la maggioranza avrà deciso. Questa è la regola e spetta a Draghi farla valere.

Premesso che questa discussione è già in corso in altri thread ed è poco affine ad una discussione sulle letture keynesiane della crisi, visto che ci siamo proviamo a rispondere alle domande di Scalfari.
Per il primo punto, la BCE nei mesi scorsi è già intervenuta sul mercato secondario ma solo in seguito ad un OK da parte dei governi e come misura temporanea. Evidentemente il governatore vuole avere le spalle coperte e non attua misure che non sono direttamente legate alla stabilità dei prezzi se non ha l'OK dei governi. Ci sono paesi in recessione ed altri no, ci sono spinte inflazionistiche ed altre, lo dice scalfari, deflazionistiche. Una banca centrale, pur indipendente, non agisce di testa sua ma concorda le azioni con il potere esecutivo, non fosse altro che per ovvi motivi un'azione scoordinata sarebbe deleteria.
Per quanto riguarda la "buba" è chiaro che in qualche modo esercita un forte diritto di veto e secondo me esso nasce anche non in modo esplicito da tutti i vari segnali che la Germania ha lanciato sul fatto di essere pronta a lasciare l'euro se la classica corda viene tirata troppo. Tra i vari segnali, nemmeno molto nascosti, il fatto che è stata fatta liberamente circolare la voce/bufala che si stanno stampando marchi tedeschi (da molti mesi). Cypro non ha un simile potere di interdizione mentre la Germania basta che lasci intedendere che potrebbe farlo ed ogni suo NO diventa un diritto di veto. Naturalmente non sappiamo cosa si dicono gli esecutivi europei quando si incontrano me se la buba ha cosi' tanto potere è molto probabile che tutti considerino importante ogni sua decisione.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 05/08/2012, 22:20

ranvit ha scritto:Aggiungo l'editoriale di Scalfari....


Quanto alla Bundesbank, essa fa parte organica della Bce alla quale ha delegato come tutte le altre Banche nazionali la politica monetaria, la stabilità dei prezzi, la lotta contro la deflazione. Può votar contro nel consiglio direttivo ma poi deve comportarsi come la maggioranza avrà deciso. Questa è la regola e spetta a Draghi farla valere.
Lo ripeto, con amicizia e stima: perché non ora?[/b]
(05 agosto 2012)


La risposta è semplice, non c'è bisogno di chiederlo a Draghi. Le Banche centrali decidono i tempi e le modalità d'intervento in modo autonomo, non si fanno dettare le scadenze dai mercati. Poi nelle prossime settimane non ci sono collocamenti rilevanti di nuovi titoli pubblici. Di conseguenza l'andamento dello spread, in questo periodo, ha effetti pressochè irrilevanti sul costo del debito.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda trilogy il 09/08/2012, 19:01

Oggi tutti i media riportano la notizia che Goldman Sachs ha liquidato il 92% del suo portafoglio in bond italiani.
Anche Zero Hedge riporta la notizia facendo però notare che a giugno la stessa GS raccomandava agli investitori di comprarli.


[..]And of course this from June, which just happened to be was a tag-end in June:
We recommend being long an equally-weighted basket of benchmark 5-year Spanish, Irish and Italian government bonds, currently yielding 5.9% on average, for a target of 4.5% and tight stop loss on a close at 6.5%.[..]

[..]And there it is again: Goldman was telling its client muppets to engage in precisely the opposite action of what its own prop traders were actually doing. Because as Goldman itself was selling Italian bonds with both hands[..]

articolo completo: http://www.zerohedge.com/news/goldman-s ... pets-again
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 10/08/2012, 10:18

L'euro imploderà....a breve! Troppi medicri statisti e presuntuosi quanto cazzoni tecnocrati alla guida dell'Europa!
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda franz il 10/08/2012, 13:14

ranvit ha scritto:L'euro imploderà....a breve! Troppi medicri statisti e presuntuosi quanto cazzoni tecnocrati alla guida dell'Europa!

Tralasciando chi "che ce l'ha con Cristo e con il mondo tutto" tecnocrati compresi (... da che pulpito ...) la notizia postata da Trilogy riguarda la fuga di GS dai bond italiani (chissà quali altri bond avranno comprato in cambio?) e non l'implosione dell'euro. Per me non si sgretolerà ma se succedesse i paesi deboli hanno molto piu' da perdeci dei forti.
Quindi è meglio non gioire come ricci che hanno trovato una spazzola e pensano chissà cosa ;)
Eventualmente potrebbero nascere due euro, uno forte, di serie A ed uno debole, di serie B.
Il fatto che ogni persona di buon senso sa che si dovrebbe fare a gara (e letteralmente carte false, come i greci) per essere nella zona A, dovrebbe porre fine ad ogni dubbio e discussione in merito.
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 10/08/2012, 16:02

E chi ha detto che la vendita dei Btp italiani da parte di Gs è la causa (diretta) dell'implosione dell'euro....ma perchè mi fai dire cose che non dico? Non è corretto!
L'euro imploderà perchè la costruzione dell'Euro è una stupidaggine pazzesca....questo è il mio, e certo non solo il mio, parere.
Diro' di piu'. Io mi auguro che non avvenga....ma a condizione che ci mettano tutti la buona volontà di rivedere i meccanismi di gestione della moneta unica e dell'unione politica dell'Europa. Se le condizioni restano le attuali, con tutte le riforme del mondo noi non potremo farcela. Saremo costretti a venirne fuori. Mi auguro nel frattempo che si possano completare le riforme necessarie, sulle quali in larga parte concordiamo. Ma, se non ci si accorda per far abbassare gli spread nel giro di un paio di mesi, restare nell'euro significherebbe solo fare harakiri: tutti i risparmi verrebbero mangiati dagli interessi; ad oggi ancora sopportabili perchè il monte debiti è solo molto parzialmente con alti tassi, ma ancora un po' diverranno una corda al collo per decenni.
Tu non condividi? Legittimo. Ma lasciami dire la mia senza ricorrere a battute e sciocche ironie. Io vivo qui in Italia ed ho a cuore il mio Paese....
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Re: Una lettura keynesiana della crisi

Messaggioda ranvit il 10/08/2012, 16:36

Ancora.
Chi lo dice che ci sarebbero due euro? Sarebbe da imbecilli uscire da una moneta unica e rimettersi la corda al collo con un'altra "armata brancaleone" regolata dagli stessi meccanismi....o peggio.
Se si esce si va da soli.


La tesi spesso ricordata che ogni persona di buon senso vorrebbe andare con i piu' forti è una cosa che puo' essere vera o falsa (da persona con molto poco buon senso ed anzi da vero fesso): la prima è quando è accertato che i compagni di viaggio "forti" siano pronti a darti una mano quando dovesse essere necessario, la seconda quando approfittando della loro forza ti voglio succhiare il sangue!
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