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Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda matthelm il 26/11/2008, 21:59

Si, Franz sono d'accordo quando scrivi: "In Italia non è detto che un PD del Nord (o Lombardo o Milanese) abbia le stesse idee sul tema scuola o sanità di quello calabrese o siciliano. O che abbia le stesse alleanze locali. La dirigenza nazionale diventa quella che riesce a mantenere l'equilibrio tra queste realtà locali. Se ci riesce bene, il partito diventa fortissimo.

Questo è quanto si intende come "partito federale" in un paese federale.


Il paese è oramai maturo per questo passo. I leaders per rappresentare queste nuove sensibilità ci sono. Sarebbe un segnale molto forte e innovativo per avere consensi in linea con le apettative delle popolazioni.

Diamo libertà a queste energie compresse mortificate dal disgustoso teatrino dei parolai nazionali.
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda franz il 26/11/2008, 23:06

Manuela ha scritto:Caro Franz, dichiaro subto che sono d'accordo con la tua conclusione. Ma anche con la premessa che la cosa funziona "dove funziona". Voglio dire, cioè, che non dubito che in molti paesi un partito federale funzioni, soprattutto se è disegnato su uno stato federale, laddove il federalismo è un dato storico sedimentatosi nelle istituzioni e nella coscienza nazionale. Sarai d'accordo che da noi la parola "federalismo" è usato spesso a sproposito e non di rado nasconde propositi di secessione, più o meno soft.

Sono d'accordo e d'accordissimo. Pensa che c'è anche chi confonde, a spoposito, gli orologi a cucù (foresta nera, germania) con il cioccolato. In effetti da noi ci sono tanti sedimenti (per carità di patria risparmio l'elenco infausto dei sedimenti nostrani) ma nulla di federale.
Eppure chi invoca un partito federale qualche ragione deve averla.
Non fosse altro che è stufo delle prepotenze di altri, che decidono al posto suo. E non è poco.
Manuela ha scritto:Credo che il problema dei partiti in Italia non sia proprio la struttura centralizzata, sia piuttosto l loro progressiva incapaci tà di stare dentro la società, e la sedimentazione di un sistema di potere volto all'autoconservazione. Così al centro come in periferia. Temo che un partito federale possa essere la legittimazione dei potentati che già esistono, finendo per assomigliare più a un insieme di staterelli feudali che a un moderno stato federale.
Che poi la Lega abbia vinto è un dato, e questo è il segno, a mio parere, di una storica sconfitta prima di tutto culturale della sinistra.

Già, partiamo da questo. Come rompi un sistema di potere "volto all'autoconservazione"?
Perché se va bene cosi', lasciamolo, ma se fa danno a tutti, rompiamolo o come minimo riformiamolo.
Ma a questi livelli ogni cambiamento è rivoluzionario per cui non vedo differenza sostanziale tra riforma e rivoluzione.
Manuela ha scritto:Sono anche del parere che i problemi del nord siano i problemi dell'Italia intera (come del resto quelli del sud). Come fa notare Vittorio, anche la mafia e la camorra non sono più un problema solo meridionale, così come la cronica carenza infrastrutturale non è un problema solo settentrionale.
Concludendo, sono piuttosto d'accordo con pierodm. Come sostenevo nell'intervento precedente, un partito del nord non cambierebbe nulla nella struttura e nella cultura del PD, e forse nemmeno negli uomini (che sono le cose che dovrebbero essere messe in discussione da subito), semplicemente si distribuirebbe diversamente il potere dall'interno del PD. Cosa che, agli elettori come me, non cambierebbe la vita.

In alcuni casi e/o aspetti i problemi sono comuni, in altri no.
In alcuni casi servono deliberazioni comuni, universali.
In altrio casi servono deliberazioni locali, speciali.
Il federalismo è la tecnica che mette insieme tutto questo in modo ordinato ed armonico.

Sono d'accordo con te che questo non si è ancora (o per nulla) sedimentato ma a ben vedere questo non è vero in tutta Italia. Ci sono regioni e provincie (Aosta, Trento e Bolzano, alcune provincie del nord) in cui questo è ampiamente sedimantato e potrebbero partire anche domani. Altri tra due o tre anni. Altri tra 10. Ognuno ha i suoi tempi, i suoi ritmi.
Ma se non si parte dove si puo', la Lega continuerà a vincere. Sicuramente un partito del nord non viene recepito come utile da chi ha una mentalità centralizzata e statalista (senza offesa per nessuno) ma lo sarebbe da chi ha, nel nord, un concetto diverso. Non sappiamo i numeri ma diamo la possibilità di contarli. In fondo la democrazia è questo.

Ciao,
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pinopic1 il 26/11/2008, 23:18

Bella la parte in cui descrivi come funziona il federalismo. Meno quella in cui parli di un PD del nord e della Lega. Quanto c'è del federalismo virtuoso di cui tu parli nella Lega e quanto invece ha fatto la sua fortuna il gridare contro: contro Roma ladrona, contro i terroni, contro il sud e oggi contro gli stranieri?
E poi perché PD del nord? Se il federalismo è quello che hai detto dovremmo avere il PD del Veneto, della Lombardia del Piemonte ..... della Sicilia.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda franz il 27/11/2008, 0:47

pinopic1 ha scritto: Quanto c'è del federalismo virtuoso di cui tu parli nella Lega e quanto invece ha fatto la sua fortuna il gridare contro: contro Roma ladrona, contro i terroni, contro il sud e oggi contro gli stranieri?
E poi perché PD del nord? Se il federalismo è quello che hai detto dovremmo avere il PD del Veneto, della Lombardia del Piemonte ..... della Sicilia.

C'è pochissimo, rispondendo alla prima domanda. C'è moltissimo, per la seconda.
Ma è un classico meccanismo di trasfert.
Non facciamoci distrarre. Almeno noi.

Se il federalismo è quello che ho detto dovremmo avere un federalismo delle città, dei distretti, delle provincie e poi, eventualmente delle regioni. Nulla di sconvolgente se al nord, in senso lato, molte sezioni locali stringerebbero patti federativi tra loro (creando dal basso un PD del nord) e lo stesso capitasse al centro ed al sud (o perchè no, del tirreno e dell'adriatico, delle alpi e dell'appennino).

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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pierodm il 27/11/2008, 1:59

Anche il mandolino è originario dell'oriente mediterraneo, ma ha attecchito in modo speciale nel nostro mezzogiorno.
Comunque, il foedus non è stato inventato in Svizzera - e nemmeno le banche - ma gli svizzeri ne parlano come se l'avessero creati loro, e ne beneficiano: come per i cucù, diciamo allora che sono zelanti spacciatori di creazioni altrui, e come tali responsabili comunque. Forse di più.
Meglio parlare di gelati.

La visione che perfidamente ci fa balenare Franz è agghiacciante: città, province, distretti, regioni, ognuna col suo cucciolo mannaro di PD, centinaia di microscopici Fassino, Rutelli, Veltroni e Vinavillari.
Un incubo - che mi ha fatto azzannare la mente dall'episodio più angoscioso di Fantasia, quello in cui Topolino apprendista stregone non riesce a fermare le scope con i secchi d'acqua che nascono dai trucioli della scopa-madre: una parabola interessante sulla differenza che c'è tra una molteplicità che si unisce in un foedus, e un'unità che si divide in frammenti.

Comunque, ripeto: si continua - stavolta inventandosi il partito federale - a parlare di dislocazioni di potere, strutture organizzative e di geografia, dopo aver raggiunto la pace dei sensi sul nome della "cosa" in appena dodici anni di travaglio e di competiscion (quattordici?). Al momento non si è ancora sicuri se collocare la creatura nel PPE o nel PSE o in una cuna tutta nuova, ma per mettersi al sicuro da qualunque decisione si guarda con cupidigia alle portinerie condominali dismesse dove convocare i parlamentini locali del partito.

Mi viene il sospetto che pesi, nella formulazione di questa ipotesi, un tipo speciale di sindrome cristologica, per cui un messìa ha buone probabilità di nascere in una mangiatoia, in un sottoscala, nel retro di un bar, piuttosto che nel tempio dei mercanti: che c'è di più poetico di un giovane Cacciari con una barbetta appena nascente che arriva scalzo da atri muscosi, da boschi, da aspre fucine stridenti dell'operoso nord, a scacciare con un giunco siblante i pubblicani e i farisei dei palazzi di Roma Ladrona?
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pinopic1 il 27/11/2008, 13:03

franz ha scritto:
pinopic1 ha scritto: Quanto c'è del federalismo virtuoso di cui tu parli nella Lega e quanto invece ha fatto la sua fortuna il gridare contro: contro Roma ladrona, contro i terroni, contro il sud e oggi contro gli stranieri?
E poi perché PD del nord? Se il federalismo è quello che hai detto dovremmo avere il PD del Veneto, della Lombardia del Piemonte ..... della Sicilia.

C'è pochissimo, rispondendo alla prima domanda. C'è moltissimo, per la seconda.
Ma è un classico meccanismo di trasfert.
Non facciamoci distrarre. Almeno noi.

Se il federalismo è quello che ho detto dovremmo avere un federalismo delle città, dei distretti, delle provincie e poi, eventualmente delle regioni. Nulla di sconvolgente se al nord, in senso lato, molte sezioni locali stringerebbero patti federativi tra loro (creando dal basso un PD del nord) e lo stesso capitasse al centro ed al sud (o perchè no, del tirreno e dell'adriatico, delle alpi e dell'appennino).

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Si, ma non giriamoci intorno. Il PD del Nord è l'equivalente del bossifederalismo; è un modo per non essere contaminati dai problemi del sud e per "essere padroni in casa nostra" e soprattutto per non disperdere "i ghei" o i "sorc" "i danè". Poco a che vedere con il federalismo. Prendere le distanze da... più che mettersi insieme tra soggetti autonomi.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda franz il 27/11/2008, 14:14

pinopic1 ha scritto:Si, ma non giriamoci intorno. Il PD del Nord è l'equivalente del bossifederalismo; è un modo per non essere contaminati dai problemi del sud e per "essere padroni in casa nostra" e soprattutto per non disperdere "i ghei" o i "sorc" "i danè". Poco a che vedere con il federalismo. Prendere le distanze da... più che mettersi insieme tra soggetti autonomi.

Solo in parte. È l'affermazione che i problemi del nord si risolvono al nord, quelli del sud si risolvono al sud, quelli nazionali si risolvono a livello nazionale. Il fatto che problemi locali debbano essere risolti localmente è poco comprensibile da chi ha ancora una mentalità nazional-fascista o nazional-comunista (non sono la stessa cosa ma hanno vari aspetti in comune) ma è comprensibile da una parte crecente della popolazione italiana. Non solo al nord.

Ciao,
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pierodm il 27/11/2008, 19:07

Innanzi tutto, i problemi-che-si-risolvono sono una prerogativa del governo, non di un partito, ossia della sua articolazione e organizzazione.
In questo discorso mi sembra che si confondano i due termini, partito e governo.

La Protezione Civile, per esempio, deve avere necessariamente un'articolazione territoriale, e può benisimo essere soltanto "coordinata" dal Ministero degli Interni.
Il Ministero dell'Ambiente, invece, ha una funzione tipicamente politica, una visione non solo nazionale ma internazionale dei problemi.
Se governare significa affrontare una grande complessità organizzativa e operativa, si capisce tuttavia che sia opportuno creare differenti livelli d'intervento, come le Regioni o le Province.
Qual'è invece la "necessità operativa" di un partito?
Ne vedo una sola, paragonabile a quella di governo: organizzare le elezioni.
Per tutte le altre funzioni operative - come per esempio il famoso "rapporto con la base" o la conoscenza del territorio - è più che sufficiente l'articolazione decentrata che tutti i partiti hanno tradizionalmente da decenni, basata su migliaia di sezioni, circoli, club privee, comunque li vogliamo chiamare.
Non bisogna dimenticare, oltre tutto, che l'articolazione di questo tipo non serve solo a gestire un rapporto di base, ma a dare all'intero elettorato (cittadinanza) una visione generale dei problemi, al di là dello steccato particolaristico, del pesello, del circondario, dell'egoismo regionalistico.
Una caratteristica questa che ha distinto a lungo proprio la sinistra e il "popolo della sinistra", che si sono educati ad avere della "politica" proprio questa visione extra moenia e non egocentrica, facendone un tratto distintivo. Uno dei pochi che resistono.
Facciamo un esempio terra terra - anche se la definizione è piuttosto impropria...: l'affare Malpensa.
Con l'attuale articolazione semplicemente "decentrata", si crea almeno una dialettica tra un PD regionale lombardo e il PD nazionale.
Se ci fosse un PD lombardo a status sovrano, avremmo probabilmente niente più che una replica della Lega o del PDL di Formigoni-Moratti, che sono l'una una formazione localistica per eccellenza, l'altro un partito organizzato per feudi tematico-territoriali.

Sulla mentalità nazional-qualcosa stendiamo un velo: le regioni meglio amministrate e con un elevato tasso di partecipazione popolare sono state quelle "rosse", senza che a nessuno venisse in mente di creare venti PC, ognuno con una propria visione del mondo e dell'economia.
Per avere una molteplicità di punti di vista e di culture basta - ed è perfettamente funzionale - la molteplicità delle persone: irregimentare questa molteplicità, ingessarla e "organizzarla" su base territoriale mi sembra - questa sì - una tentazione assai strana e di rischiosa definizione.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda ippocampo il 27/11/2008, 20:00

Meglio un "cucciolo mannaro di PD" o tre quattro cuccioli mannari per macroregioni, ma vivi e vivaci e non ipnotizzzati dalla propria immagine.

Molti al pd di oggi non darebbero neppure un minuto del loro tempo.

Per un Pd del nord, che per la sua stessa esistenza romperebbe le filiere dell'autoconservazione e si misurerebbe in campo aperto con la Lega e Fi ( ho l'impressione che in questa discussione alcuni non abbiano l'esperienza dell'avere lega e forza italia sul territorio), forse ( ...forse) se si dimostrasse vitale e sorretto da una logica "riformista" della rappresentanza locale, qualche minuto quelle stesse persone sarebbero sarebbero disposte a spenderlo magari anche votandolo e facendolo votare.

Credete che stia prendendo lucciole per lanterne? in tal caso sono in buona compagnia.

e comunque, ...tanto per cambiare, voilà la risposta romana:

Direttiva da Roma: no al «Pd della Lombardia»
Fonte Elisabetta Soglio - Il Corriere della Sera

MILANO — Il Pd nelle regioni? Non può chiamarsi Pd. E (ri)scatta la ribellione dei Democratici del Nord.
La polemica nasce dalle osservazioni con cui la commissione nazionale dei garanti ha corretto lo Statuto del Pd lombardo. All'articolo 1, infatti, era stato scelto il nome «Partito Democratico della Lombardia»: questo però, osservano da Roma, «contrasta con la denominazione "Unione regionale" prevista nello Statuto nazionale. Allo scopo di garantire la conformità con lo statuto nazionale e l'uniformità — su questo punto — fra tutti gli statuti regionali, la Commissione ritiene pertanto necessario che le dizioni "Partito Democratico della Lombardia" e "PD Lombardia" vengano sostituite con "Partito Democratico — Unione regionale della Lombardia"».

È anche vero che, una riga sotto, si aggiunge che «a meri fini comunicativi esterni», si possono usare «denominazioni più sintetiche», come, appunto, «Partito Democratico della Lombardia». Ma la bomba è esplosa.
Riccardo Sarfatti, tra i fondatori dell'Ulivo prima e del Pd poi, presidente della commissione lombarda Statuto, taglia corto: «Sarà anche un formalismo, un banale problema di termini. Ma in realtà siamo di fronte ad un dato di fatto che risponde ad una visione centralista e non federalista del partito». Indignato, Sarfatti ha così preso carta e penna per informare della vicenda Sergio Chiamparino e Massimo Cacciari, prendendo spunto dalle loro riflessioni, ribadite anche nei giorni scorsi, a proposito della necessità di progettare un Partito del Nord.

«Ma su questo — premette Sarfatti — non un solo passo in avanti è stato fatto» e l'esempio è appunto quello della vicenda statuto: «Tutti gli elementi di novità che dopo molti mesi di discussione sono infine stati approvati da un'assemblea regionale di qualche centinaio di delegati, secondo i garanti nazionali dovrebbero venire cassati... In pratica, sembrerebbe che per i vertici nazionali sia meglio un gran casino piuttosto di una regione che si doti di uno statuto sensato».
Cacciari sbotta: «È il solito discorso. Chiediamo la riorganizzazione del partito in senso federalista e ogni volta abbiamo risposte coerenti ad una volontà del tutto contraria a questa richiesta». E poi: «Occorre prendere una decisione politica nazionale su una scelta federalista, così non si va da nessuna parte, come ci dimostra anche questo episodio».

Anche perché la commissione nazionale ha chiesto di inserire in ogni statuto regionale una clausola finale che stabilisce la supremazia dello Statuto nazionale su quelli territoriali. «Anche secondo i giuristi che ci hanno seguito — conclude Sarfatti — questa clausola oltre ad essere vessatoria, azzera il confronto politico fra il centro e le sue articolazioni. Altro che Partito del Nord...».

da http://www.partitodemocratico.it/gw/pro ... _doc=65565
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda franz il 28/11/2008, 8:20

pierodm ha scritto:Innanzi tutto, i problemi-che-si-risolvono sono una prerogativa del governo, non di un partito, ossia della sua articolazione e organizzazione.
In questo discorso mi sembra che si confondano i due termini, partito e governo.

Certo, le due cose non vanno confuse ma cosi' come esiste un governo della città, un governo del territorio, dalla provincie alle regioni, è implicito che debba esistere un livello politico autonomo nei partiti.
I partiti fanno proposte, organizzano i cittadini che vogliono fare politica; che lo facciano soprattutto a livello locale è evidente. La richiesta di un PD del nord ovviamente è funzionale ad una richiesta che dal nord nasce.
Ed è anche legata ad una insoddisfazione per come vanno ora le cose.

Se malpensa è un problema solo del nord lo si risolve senza l'intervento nazionale, se è un problema nazionale lo si affronta insieme. Ora non lo affronta nessuno.

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