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EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda ranvit il 25/07/2012, 16:59

Ci vuole tempo...e lungimiranza


http://www.corriere.it/editoriali/12_lu ... 7a67.shtml

EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA
Un’antica diversità

Almeno un merito alla crisi economica che oggi squassa l’Unione Europea va riconosciuto: quello di obbligare a ripensare dalle fondamenta il modo in cui essa è nata e cresciuta. Solo così sarà possibile trovare una via d’uscita. Ma è un compito che tocca alle opinioni pubbliche, agli studiosi e agli osservatori indipendenti, dal momento che le leadership politiche europee lo evitano accuratamente, impegnate come sono ad impiegare il proprio tempo unicamente nel rimbalzare da un vertice all’altro, indicato ogni volta come risolutivo e ogni volta, però, destinato a non risolvere nulla.

Ripensare la costruzione europea, dunque. Oggi è chiaro, ad esempio, che alla sua origine vi fu un atto di temeraria cecità geopolitica. La conclusione della II Guerra mondiale e il sequestro da parte dell’Unione Sovietica dell’intera parte orientale del continente furono l’elemento decisivo che portò a considerare Italia, Francia, Germania e Benelux come realtà omogeneamente «europee ». In verità esse lo erano solo per un motivo: perché tutte erano allora gravitanti nella sfera d’influenza degli Stati Uniti, non per altro. Solo la riconosciuta egemonia americana da parte delle loro classi dirigenti dell’epoca conferiva insomma a quell’organismo un carattere «occidentale ».

La concezione dell’Europa alla base dei Trattati di Roma cancellava di fatto almeno due aspetti decisivi: l’esistenza da un lato di un’«Europa mediterranea » (allora soltanto l’Italia, ma che con Spagna, Grecia, Portogallo, Malta e Cipro sarebbe poi divenuta una realtà di rilievo), e dall’altro di un’«Europa tedesca » incentrata sulla Germania ma in realtà estesa dalla Scandinavia all’Olanda, all’Austria, alla Slovenia. Quella concezione cancellava l’esistenza di due Europe con storie, società, tradizioni assai diverse. Due Europe da secoli unite sì da valori comuni, ma quasi quanto divise da conflitti: con la differenza, però, che i primi erano patrimonio quasi esclusivo di ristrette élite, mentre i secondi, invece, avevano radici vastissime e profonde. Due Europe, la cui esistenza effettiva la Comunità prima (la Cee) e la Unione dopo (la Ue) sono riuscite ad occultare, per anni e anni, servendosi sia di un fragile mantello ideologico — l’«Occidente» — sia di una apparentemente più solida prospettiva generale, l’economia: tutta l’area comunitaria s’identificava infatti con il capitalismo, era interessata al suo sviluppo, si riconosceva nelle sue regole.

Ma sia il mantello ideologico che la prospettiva generale appaiono oggi in frantumi: finito lo scontro Usa-Urss, l’«Occidente» è divenuto una categoria sempre più evanescente; mentre l’economia, sottoposta alle tensioni della globalizzazione, si sta rivelando un fattore assai più di scollamento che di unificazione. E così oggi riprendono il sopravvento la geografia, la politica e con esse la storia. Sulla finta capitale Bruxelles riprendono il sopravvento le capitali vere del continente: Berlino, Parigi, Madrid, Roma. E torna a prevalere una diversità antica. Oggi, infatti, riappare in tutta la sua drammatica evidenza la diversità tra l’«Europa tedesca » e l’«Europa mediterranea » (con la Francia a metà tra le due); a complicare ulteriormente le cose ci si aggiunge pure, grazie al dissennato allargamento a Est, la radicale diversità dell’«Europa balcanica».

Qui da noi, nell’«Europa mediterranea », la modernità democratica è nata assai di recente dovendo fare i conti non solo con passati fascistico-autoritari — dalla Grecia alla Spagna, all’Italia appunto—ma con società dai caratteri per più versi ostili ovvero estranei ai suoi valori, nelle quali dominavano antiche e diffuse povertà, una debole cultura civica, legami personali soverchianti e insieme l’individualismo più restio, particolarismi tenaci, una tradizione di governo lontana dallo Stato di diritto. Tutti questi elementi hanno consentito, sì, che i meccanismi consensualistico- democratici si affermassero, ma al prezzo di un ruolo crescente e pervadente dell’intermediazione politica. A Sud delle Alpi e dei Pirenei, per ottenere successo, la democrazia è stata spinta a diventare fin dall’inizio, e sempre di più, una democrazia dei benefici, delle elargizioni, delle sovvenzioni, degli stipendi: a diventare una democrazia della spesa (e quindi, alla lunga, del debito) alimentando uno spirito pubblico conseguente.

Così come le sue classi politiche sono state progressivamente spinte a occupare spazi collettivi di ogni tipo (spesso addirittura a crearli) facendosi forti per l’appunto delle risorse di cui avevano la disponibilità. La bancarotta della Grecia, la drammatica crisi finanziaria esplosa contemporaneamente in molte, importanti autonomie locali di Italia e Spagna, unitamente all’immane debito pubblico e privato di entrambi i Paesi, sono di certo un fatto di malcostume e di leggerezza dei loro governanti. Ma non solo. Rappresentano anche la realtà di una condizione storica: della condizione storica in cui si è affermata la democrazia in questa parte del continente.

È ovvio che i «mercati» non se ne curino più di tanto. È invece sbagliato che noi, cittadini dell’Europa mediterranea, a cominciare da noi italiani, non facciamo nulla per spiegare queste cose ai nostri amici europei, ai nostri amici tedeschi: che per esempio non impegniamo in questo senso la nostra diplomazia con un’appropriata azione culturale. Sia chiaro: non per invocare impossibili indulgenze (con la mafia e la corruzione, per esempio, dobbiamo solo impegnarci più che mai a farla finita), ma per ricordare che in Europa la democrazia non è una pianta autoctona. Per radicarla c’è stato bisogno qualche volta di un deficit di duemila miliardi, altrove il prezzo è stato Auschwitz, quasi dappertutto è stato necessario il vento d’oltreoceano. I conti dell’Europa con la democrazia non cominciano con la Cee o con la Ue. Vanno fatti su archi cronologici un po’ più ampi, perché vanno fatti con la storia. E allora forse si vedrebbe che ad averli davvero in ordine quei conti siamo in pochissimi.

Ernesto Galli della Loggia25 luglio 2012 | 7:17
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda pianogrande il 25/07/2012, 18:30

Che la democrazia non sia un fatto naturale (Della Loggia non lo dice ma lo aggiungo io) ma che ci si arrivi attraverso una evoluzione etico-culturale credo trovi d'accordo i più.
Che la storia della democrazia sia diversa per i diversi paesi, viene di conseguenza.
Questo non c'entra molto con gli attuali problemi dell'Europa che sono, sopratutto, di tipo economico.
Certo, certo, si disimpegna sbrigativamente Galli della Loggia, dobbiamo combattere la corruzione e le mafie.
Per il resto , noi siamo l'Europa mediterranea che è comunque diversa da quella tedesca.
Forse gli sfugge anche il fatto che una unione presuppone la diversità.

Se combattessimo la corruzione e le mafie e se amministrassimo con rigore ed equità quale sarebbero le ulteriori differenze che potrebbero impedire di fare della unione europea una realtà, l'abbronzatura?
Fotti il sistema. Studia.
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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda Iafran il 25/07/2012, 20:50

pianogrande ha scritto:Certo, certo, si disimpegna sbrigativamente Galli della Loggia, dobbiamo combattere la corruzione e le mafie.
Per il resto , noi siamo l'Europa mediterranea che è comunque diversa da quella tedesca.
Forse gli sfugge anche il fatto che una unione presuppone la diversità.

Quando si parla tanto per parlare ci si ferma "al dito" ... la Luna può anche non esistere.
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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda flaviomob il 26/07/2012, 0:17

Sarebbe carino calcolare quanto ha preso, in finanziamenti pubblici, il giornale su cui scrive il nostro in tutti questi anni...


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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda franz il 26/07/2012, 7:36

flaviomob ha scritto:Sarebbe carino calcolare quanto ha preso, in finanziamenti pubblici, il giornale su cui scrive il nostro in tutti questi anni...

Se le mie informazioni sono esatte il calcolo è presto fatto: zero.
Infatti ad essere sovvenzionati sono giornali di partito, quelli editi da cooperative, fondazioni, enti morali, nonché quelli editi all'estero in lingua italiana.
I quotidiani non di partito (indipendenti) non sono finanziati (quindi Repubblica, Corriere della Sera, La Stampa, ...)
Questa la fonte che ho trovato, che elenca i principali giornali e l'importo.
http://www.fanpage.it/finanziamento-pub ... uotidiani/

Ora mi risulta che "il nostro" come chiamato (vedi http://it.wikipedia.org/wiki/Ernesto_Galli_della_Loggia) scriva principalmente per il Corriere della Sera. Se ha scritto anche per altri non so.

Spero che ora si possa tornare a discutere nel merito delle cose scritte da EGDL. O almeno sarebbe carino ;)
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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda franz il 26/07/2012, 7:49

pianogrande ha scritto:Se combattessimo la corruzione e le mafie e se amministrassimo con rigore ed equità quale sarebbero le ulteriori differenze che potrebbero impedire di fare della unione europea una realtà, l'abbronzatura?

Se combattessimo mafie e corruzione potremmo essere almeno a livello di Spagna, che non ha assolutamente le tre mafie che abbiamo noi (magari sono anche piu' di tre ma è per capirci) ed ha molta meno corruzione di noi. Non che non ne abbia, ma non c'è paragone. Il problema quindi è quel "rigore ed equità" che per me devono andare insieme.

Il cardine è nella frase " A Sud delle Alpi e dei Pirenei, per ottenere successo, la democrazia è stata spinta a diventare fin dall’inizio, e sempre di più, una democrazia dei benefici, delle elargizioni, delle sovvenzioni, degli stipendi: a diventare una democrazia della spesa (e quindi, alla lunga, del debito) alimentando uno spirito pubblico conseguente." Negli ultimi venti anni ci sono stati un solo brevi periodi in cui questo è stato contrastato: il governo Ciampi, il primo governo Prodi, l'attuale Monti. Sono episodi (positivi) in un mare di sprechi pubblici. Al contrario a Nord ci sono stati solo sporadici episodi (come nel 1998) in cui per evitare il fallimento della banche (olendesi e tedesche) si è fatto ricorso ad una spesa superiore alle entrate. Ma anche qui, in senso opposto, sono episodi in un mare di rigore ed equità tipicamente "protestante" anche quando governano i socialdemocratici.

Ora che le cicale dicano che le formiche sono egoiste è anche divertente ma è da vedere se veramente è sostenibile un'unione che contenga simili diversità. La scommessa era ed è giusta, secondo me. Ma ci credono sempre in meno, direi.
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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda flaviomob il 26/07/2012, 8:40

Zero? Fino al 2010 un "sussidio per l'estero" di quasi un milione di euro (immagino annuale), poi depennato. Agevolazioni sulle tariffe e credito d'imposta valgono quasi un altro paio di milioncini all'anno (e io pago!)...
insomma, bravi questi "corrierini liberali" che concorrono così efficacemente... al buco dello Stato! :lol:

http://www.ilpost.it/2012/04/13/quanti- ... -corriere/


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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda ranvit il 26/07/2012, 8:44

Forse va anche evidenziata la considerazione:

...per ricordare che in Europa la democrazia non è una pianta autoctona. Per radicarla c’è stato bisogno qualche volta di un deficit di duemila miliardi, altrove il prezzo è stato Auschwitz, quasi dappertutto è stato necessario il vento d’oltreoceano. I conti dell’Europa con la democrazia non cominciano con la Cee o con la Ue. Vanno fatti su archi cronologici un po’ più ampi, perché vanno fatti con la storia. E allora forse si vedrebbe che ad averli davvero in ordine quei conti siamo in pochissimi.

Non vorrei che si ritornass ai tempi di Auschwitz....questa volta senza camere a gas ma con l'arroganza e la miopia tipica dei tedeschi. 8-)
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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda franz il 26/07/2012, 11:54

flaviomob ha scritto:Zero? Fino al 2010 un "sussidio per l'estero" di quasi un milione di euro (immagino annuale), poi depennato. Agevolazioni sulle tariffe e credito d'imposta valgono quasi un altro paio di milioncini all'anno (e io pago!)...
insomma, bravi questi "corrierini liberali" che concorrono così efficacemente... al buco dello Stato! :lol:

http://www.ilpost.it/2012/04/13/quanti- ... -corriere/

Ci si riferisce ad un ariticolo di Rizzo, che vale la pena di linkare (e leggere): http://www.corriere.it/politica/12_magg ... f869.shtml

Quanto alle agevolazioni e sussidiamenti vari (ed io pago) allora che dire delle cooperative?
Lo so che è off-topic ma visto che ci siamo, esageriamo :lol:
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Re: EUROPA TEDESCA E MEDITERRANEA Un’antica diversità

Messaggioda Manuela il 26/07/2012, 14:21

Non mi sembra granché questo articolo; è molto meglio ripassare, ogni tanto, Il Gattopardo, se si vogliono capire meglio i difetti di origine del nostro paese. Ignora Galli della Loggia, per esempio, uno dei tratti essenziali della diversità fra Eurora del Nord e del Sud: la presenza (e, per contro l'assenza), di una borghesia protestante, che evolve, assieme ad una forte etica del lavoro, l'etica della responsablità individuale. La Chiesa cattolica non ha certo culturalmente contribuito all'evoluzione di queste caratteristiche, e la classe politica gattopardesca si è evoluta (in questo ha ragione Galli della Loggia) grazie al consenso ottenuto attraverso elargizioni di vario tipo (la corruzione di fatto non è che l'estensione illegale dei "favori" legali elargiti dal politico al suo territorio di riferimento elettorale): la politica del debito, appunto.
Detto questo, di tempo ce n'è stato, e tanto; anzi, il tempo è quasi finito. La "mediterraneità", così come il Vaticano, il clima o chessoio, non può essere chiamata a giustificazione dello stato delle cose; la responsabilità delle classi dirigenti resta tutta lì, inamovibile. E di questo dovrebbero interessarsi gli opinionisti, per far crescere una coscienza civile che, prima di tutto, chieda "responsabilità", politica e individuale.
Non capisco perché, ranvit, ce l'hai tanto con la Germania (sembri mio padre, ma almeno, a lui, i tedeschi hanno sparato! :) ); non è certo colpa dei tedeschi il nostro bilancio fallimentare, la corruzione, lo scarso civismo, l'obesità delle nostre corporazioni, l'inefficienza della pubblica amministrazione, ecc.ecc. Hanno forse la colpa di aver paura di dover pagare con il proprio benessere, il proprio welfare, la propria sicurezza, per sé e per i figli, lo scialacquare altrui? Dagli torto... non hanno diritto alla sicurezza del futuro, gli operai tedeschi? E quando leggono sui giornali del ritorno di Berlusconi e di sindaci che manifestano contro il governo, non hanno forse ragione a spaventarsi? Del resto nemmeno io vorrei pagare i debiti fatti dalla regione Sicilia... sai, ognuno ha la classe dirigente che ha votato e che si merita. E, dopotutto, io sono dalla parte della Merkel: se il debito lo deve pagare l'Europa, allora i bilanci degli Stati devono essere approvati dall'Europa. Chi chiede "più Europa" chiede nel contempo, lo ammetta o meno, cessione di sovranità degli Stati nazionali: io, che sulla capacità dell'Italia di riprendersi in tempi brevi, sono più scettica dei tedeschi, non vedo l'ora che accada!
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