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Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda ranvit il 25/11/2008, 20:35

Ho la sensazione che molti non si rendono conto della gravità della situazione in cui versa il Pd.
Immobilismo e ondeggiamenti di linea politica oltre che una ormai paurosa e assordante lontananza dalle istanze del potenziale bacino elettorale, ne fanno un partito in decisa decomposizione.

Bisogna liberare energie nuove. Facce nuove ben agganciate alle realtà locali attendono impazienti che Roma decida.
Ma "i romani" sono in altre faccende affaccendati.
Come direbbe Epifani "sta arrivando una valanga".

Vittorio
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pierodm il 26/11/2008, 10:37

Il vero problema sta nella mafia, camorra, 'ndrangheta, criminalità organizzata, che affligge soprattutto le regioni del mezzogiorno sul piano sociale, ma che si estende sull'intero territorio nazionale sul piano economico e politico, trovando complicità e consociazioni anche nel nord - e forse qualcosa di più che le sole consociazioni su specifici interessi, ma una vera e propria integrazione funzionale.

Spero che questa versione soddisfi di più il buon Vittorio - credevo che bastasse un accenno sintetico. E poi qualcuno mi rimprovera perché sarei troppo "prolisso"...
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda franz il 26/11/2008, 10:40

Manuela ha scritto:Devo ammettere che non ha mai capito cosa significhi, nel concreto, un "partito federale". Nemmeno un "partito del nord". Non ho mai capito cosa si intenda, come si dovrebbe strutturare, in quale rapporto questo PD del nord dovrebbe stare con quelli del centro e del sud (che, immagino, si formerebbero per simmetria), e fra questi e quello nazionale. Immagino però che sarebbe una straordinaria occasione per inventarsi altre cariche, poiché, ovviamente, ci vorrebbe un coordinamento del nord, e un coordinamento fra il nord e il sud, e un altro fra questi tre e quello nazionale....

Molto concretamente, visto che vivendo in un paese federale so cosa vuol dire per un partito avere una vera struttura federale, posso dirti come funziona la cosa .... dove funziona.

Un partito federale esiste a livello locale, con organi e statuti deliberati localmente (comune, distretto, stato).
Poi i diversi partiti locali si uniscono per formare il livello federale.
Ma come ogni buona federazione, cedono solo parte della loro autonomia, non tutta.
E come possono unirsi, possono anche dividersi.

Non di rado in Germania, Austria o Svizzera le diverse sezioni locali di un partito possono avere posizioni differenti (anche divergenti) su un certo tema nazionale. Per cui i socialisti ticinesi potrebbero votare SI ad un referendum nazionale e quelli Zurighesi potrebbero indicare ufficialmente il NO. La norma è ovviamente quella di trovarsi insieme su quasi tutto ma non è uno scandalo avere posizioni differenti. Ovviamente se le differenze aumentano e diventano la norma, è ovvio che prima o poi la sezione locale uscirà dalla federazione nazionale, rimanendo sola o legandosi ad un altro partito nazionale.

Le deliberazioni nazionali di un partito federale seguono quindi quanto la base decide, in apposite consultazioni locali o assemblee tematiche nazionali. Non esiste una dirigenza nazionale che delibera in solitudine. Ogni decisione strategica (la posizione su certi temi, oggetto di votazione nazionale) è presa consultando i singoli partito nazionali (per esempio in svizzera avremo 26 partiti socialisti, liberali, popolar-democratici, verdi ed ognuno daà la sua indicazione, a vlte divergente)

In Italia non è detto che un PD del Nord (o Lombardo o Milanese) abbia le stesse idee sul tema scuola o sanità di quello calabrese o siciliano. O che abbia le stesse alleanze locali. La dirigenza nazionale diventa quella che riesce a mantenere l'equilibrio tra queste realtà locali. Se ci riesce bene, il partito diventa fortissimo.

Questo è quanto si intende come "partito federale" in un paese federale.

Puoi giurarci che in Italia si riuscirà a fare tutto ed il contrario di tutto, chiamandolo lo stesso "partito federale".

Ciaao,
Franz
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pinopic1 il 26/11/2008, 11:27

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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda ippocampo il 26/11/2008, 14:22

Si ripropone l'accusa di scimmiottamento del leghismo, senza valutare perchè La lega nelle nostre regioni abbia avuto tanto successo e, sono convinto, ne avrà in sovrappiù nelle prossime tornate elettorali. Non fermiamoci al becerume leghista e guardiamo al fondo del messaggio del radicamento nella cultura e negli interessi e nei bisogni locali.

Come previsto l'appello di Chiamparino e Cacciari viene respinto con le solite argomentazioni, tranne che da chi al Nord ci abita e lo conosce bene, come Martina,segretario regionale lombardo.


vi posto un articolo da La Stampa di oggi.





Un esecutivo del territorio
Il piano B di Chiamparino

di BEPPE MINELLO


Vi entrerebbero i leader
romani, con i Cacciari,
Martina, De Luca

TORINO


Se è difficile creare un «Partito del Nord» con leader proprio e autonomo da Roma per quanto riguarda alleanze e programmi, Sergio Chiamparino, sindaco di Torino e ministro ombra del Pd, che quell’idea ha rilanciato, ha un «Piano b»: congelare l’attuale organizzazione del partito e creare un comitato esecutivo composto dai leader democratici, padri nobili o capi corrente fate voi, insieme con i leader territoriali, cioè gente come lui o il veneziano Cacciari, ma anche un giovane come il lombardo Martina o di altre latitudini come il sindaco di Salerno De Luca «che sarà o no più rappresentativo di un Bassolino?».
In altre parole, Chiamparino spinge per far entrare dalla finestra ciò che sembra difficile far entrare dalla porta principale: partire dai territori, dai problemi della gente e da chi quei problemi tenta ogni giorno, e spesso con successo, di risolverli per rilanciare un partito «che sta correndo un rischio mortale: apparire ininfluente agli occhi di milioni di persone che ci hanno votato e che ci abbandoneranno se ci perdiamo nel fare a gara nel prenderci il merito per aver fatto una porcata come quella di Alitalia. Con gli appuntamenti elettorali che ci attendono, la prossima primavera rischiamo di uccidere il partito nella culla».
Parole pesanti per descrivere quella che per Chiamparino sarebbe un’«alternativa morbida» al «Partito del Nord» e a tempo, cioè fino al congresso già fissato nell’autunno del prossimo anno. Parole pesanti pronunciate l’altra sera di fronte a un marmoreo Beppe Fioroni arrivato a Torino nella saletta della «Fondazione Carlo Donat-Cattin», quartier generale dei cattolici democratici torinesi, per presentare con il sindaco il libro dell’onorevole Giorgio Merlo «L’utopia possibile» e indovinate a cosa si riferisce l’indovinato ossimoro.
La lettura che hanno dato lo stesso Fioroni e gli ex popolari, a cena al ristorante «Solferino» dopo il dibattito, è che Chiamparino gioca la carta di una sua ascesa interna. Il sindaco avrebbe in mente un suo personale showdown la prossima direzione nazionale, quella giusto ieri spostata al 19 dicembre, a pochi giorni da Natale.
Fioroni ha provato a replicargli che «lui si aspetta che un coordinatore regionale quando viene a Roma porti al cuore del partito le istanze del suo territorio» come a dire: i leader territoriali li abbiamo già. Parole accolte con una smorfia dal coordinatore piemontese Gianfranco Morgando, in quarta fila tra il pubblico, che ben sa quanto contano gli incontri romani dei coordinatori con Veltroni: poco più di nulla. «Non cadiamo nella sindrome dell’ebreo errante che invece di risolvere i problemi che ha in casa ne cerca un’altra» ha insistito Fioroni. Ma senza successo. «Se fossi un dirigente nazionale - ha ribadito Chiamparino - creerei in fretta questo gruppo dirigente per gestire l’emergenza che ci sta paralizzando». Per il sindaco di Torino che può vantare il consenso di quasi 70 concittadini su 100, «la rappresentanza del territorio è un problema ed è questa la nostra sfida: creare un progetto nazionale attraverso la rappresentanza multiforme di esso». Come, è presto detto, e Chiamparino nel dibattito ha citato la crisi economica: «Se io per affrontare il problema della Motorola che vuole chiudere il suo centro di ricerca torinese minaccio di incatenarmi alla cancellata dello stabilimento mi aspetto che Roma dica qualcosa. Sarkozy, per dire, non ha avuto dubbi a metterci la faccia per difendere l’acciaieria che gli indiani volevano sbaraccare Oltralpe. E noi invece che facciamo? Discutiamo di Villari e della commissione di Vigilanza».

fonte: La Stampa
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda Paolo65 il 26/11/2008, 15:22

La notizia è che lo scontro è rimandato di un mese e dentro la direzione.

Va bene che i panni si lavino in famiglia,ma spero che usino un buon detersivo e non sia l'ennesima buffonata.

Si è detto che sarà un Lingotto 2. Perchè il Lingotto 1 faceva schifo? A me pareva e pare ancora molto attuale.

Inoltre, perchè il Lingotto 2 non dovrebbe fare la fine del Lingotto 1?

Veltroni dovrebbe capire che tutti hanno compreso che in fatto di oratoria egli sia un mago,quello che tutti hanno percepito però è che fa acqua sul resto.

Per cui, a cosa servirebbe un Lingotto 2, ad esercitare le sua arte oratoria?

Alla fine ho l'impressione che sarà un altro mese buttato al vento.

Mi convince più Bettini quando chiede il congresso con gli occhi di chi vuole sbaragliare il nemico interno.

Questo è l'atteggiamento che serve non l'ennesima tavola rotonda tra "vecchi amici".

Paolo
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda pierodm il 26/11/2008, 17:25

Franz, lo sappiamo bene, anche quando va al bar a prendere un gelato, lo chiede "federale" - cioccolata, nocciola e panna.

Ma, se l'obiettivo è quello di avere una ventina di partiti democratici, siamo già molto più avanti, visto che in parlamento e dintorni ne esistono qualche centinaio, uno per ogni deputato, delegato, giornalista e portaborse.
Però, come ho detto, il mio dissenso è puramente virtuale, o meglio è una specie di dovere d'ufficio: dato che l'ipotesi è strampalata, quasi certamente avrà un gran seguito, se non altro perchè intanto sposta in là nel tempo e nello spazio i problemi.

Ma poiché ho una specie di coazione a spiegare, vorrei dire a Franz che di tutto abbiamo bisogno in Italia, meno che di avere un partito di sinistra (absit iniuria verbis) che istituzionalizza una quindicina di posizioni differenti su temi politici di qualche rilievo - e immagino che all'interno di ciascuna di queste quindici "aree politiche" esisterebbero una decina di sotto-frazionamenti, tante quante sono le comunità montane, e all'interno di queste una ventina di sotto-sotto-frazionamenti, tanti quanti sono i comuni, e mi fermo ai comuni perché se cito i quartieri e i condomini diventerei inutilmente sarcastico.
Il fatto, poi, che in Svizzera questa o altre cose funzionano - ammesso che sia così, dato che bisogna vedere che cosa s'intende per "funzionare" - non è un argomento decisivo: in Svizzera funzionano anche gli orologi a cucù, che sono una delle forme più complicate e sovrabbondanti che hanno assunto gli attrezzi per misurare il trascorrere del tempo.

Io credo che l'articolazione federale, o comunque ampiamente basata sul decentramento, vada bene per l'amministrazione di un territorio, che è fondamentalmente legata alla dimensione locale dei problemi, della viabilità, dell'ambiente, etc, in cui ogni diversa opzione non contraddice alcuna visione nazionale o generale, ma anzi concorre a formarla.
Un uguale processo di osmosi e di formazione di una coscienza nazionale, sul piano politico, può benissimo avvenire in un partito che funziona, senza bisogno di spezzettare una già problematica unità del partito stesso: anzi, diciamo che proprio su questa capacità di trasmissione e di sensibilità si misura la funzionalità di un partito, che non si esercitano però solo sul piano territoriale, ma anche su quello di classe, quello tematico, quello settoriale.

Sul terreno pratico, ho la sensazione che i sindaci e i governatori, con questa ipotesi, cercano - legittimamente nella sostanza, inopportunamente nella forma - di "contare di più", e quindi di avere diversi piccoli PD nei quali far valere la propria versione del partito e, forse, anche la propria ambizione: meglio primi in un piccolo villaggio - diceva Cesare - che secondi in Roma.
In realtà, confesso che me ne stavo zitto zitto, ma mi aspettavo da tempo che facesse capolino una proposta del genere: perché farsi mancare anche questo, nel bailamme nel quale ci troviamo?
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda ranvit il 26/11/2008, 17:28

pierodm ha scritto:Il vero problema sta nella mafia, camorra, 'ndrangheta, criminalità organizzata, che affligge soprattutto le regioni del mezzogiorno sul piano sociale, ma che si estende sull'intero territorio nazionale sul piano economico e politico, trovando complicità e consociazioni anche nel nord - e forse qualcosa di più che le sole consociazioni su specifici interessi, ma una vera e propria integrazione funzionale.

Spero che questa versione soddisfi di più il buon Vittorio - credevo che bastasse un accenno sintetico. E poi qualcuno mi rimprovera perché sarei troppo "prolisso"...


Buon...pierodm,
ho cercato solo di richiamare la tua attenzione su una frase un po' troppo generica. Chi non ti conosce (non io, a me era chiaro il tuo reale pensiero), leggendo avrebbe potuto avere qualcosa da dire.

Debbo pero' anche ricordare che in quanto a mafia, ovviamente con colletti bianchi (quelli della mafia del sud sono un po' piu' sporchi), anche il nord si difende bene. Vedi a titolo di esempio i favori nei decenni a Fiat e Mediaset, per non parlare dei vari Tanzi. E senza voler andare indietro nel tempo dall'unità d'Italia ad oggi.

Vittorio
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda Manuela il 26/11/2008, 21:09

Caro Franz, dichiaro subto che sono d'accordo con la tua conclusione. Ma anche con la premessa che la cosa funziona "dove funziona". Voglio dire, cioè, che non dubito che in molti paesi un partito federale funzioni, soprattutto se è disegnato su uno stato federale, laddove il federalismo è un dato storico sedimentatosi nelle istituzioni e nella coscienza nazionale. Sarai d'accordo che da noi la parola "federalismo" è usato spesso a sproposito e non di rado nasconde propositi di secessione, più o meno soft.
Credo che il problema dei partiti in Italia non sia proprio la struttura centralizzata, sia piuttosto l loro progressiva incapaci tà di stare dentro la società, e la sedimentazione di un sistema di potere volto all'autoconservazione. Così al centro come in periferia. Temo che un partito federale possa essere la legittimazione dei potentati che già esistono, finendo per assomigliare più a un insieme di staterelli feudali che a un moderno stato federale.
Che poi la Lega abbia vinto è un dato, e questo è il segno, a mio parere, di una storica sconfitta prima di tutto culturale della sinistra.
Sono anche del parere che i problemi del nord siano i problemi dell'Italia intera (come del resto quelli del sud). Come fa notare Vittorio, anche la mafia e la camorra non sono più un problema solo meridionale, così come la cronica carenza infrastrutturale non è un problema solo settentrionale.
Concludendo, sono piuttosto d'accordo con pierodm. Come sostenevo nell'intervento precedente, un partito del nord non cambierebbe nulla nella struttura e nella cultura del PD, e forse nemmeno negli uomini (che sono le cose che dovrebbero essere messe in discussione da subito), semplicemente si distribuirebbe diversamente il potere dall'interno del PD. Cosa che, agli elettori come me, non cambierebbe la vita.
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Re: Partito del Nord, scontro interno e rischio congresso

Messaggioda ranvit il 26/11/2008, 21:45

Dice Manuela : "Concludendo, sono piuttosto d'accordo con pierodm. Come sostenevo nell'intervento precedente, un partito del nord non cambierebbe nulla nella struttura e nella cultura del PD, e forse nemmeno negli uomini (che sono le cose che dovrebbero essere messe in discussione da subito), semplicemente si distribuirebbe diversamente il potere dall'interno del PD. Cosa che, agli elettori come me, non cambierebbe la vita..

Non è detto manuela, non è detto.
E comunque l'immobilismo attuale con le lotte fratricide in corso interne al Palazzo, ma soprattutto con la distanza siderale dai problemi della quotidianità e dal sentire della gente "normale", è una condanna a morte del centrosinistra.

E' ora di cambiare aria e di aprire le finestre.
L'era del "partito" è finita, sarebbe ora di svegliarsi ricollegandosi all'oggi. Che è fatto di amministratori che risolvono i problemi della gente non di politicanti che non devono mai dare conto a nessuno!

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