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G20, piano per crescita e lavoro

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda franz il 21/06/2012, 15:29

ranvit ha scritto:Il problema è sempre lo stesso: le riforme strutturali non si fanno mentre c'è recessione. L'unica possibilità è che si facciano nei periodi di crescita....se le classi dirigenti sono all'altezza...
Nell'altro caso, anche se le classi dirigenti sono all'altezza, non ci si riesce perchè o la cura da cavallo... ammazza il malato o la classe dirigente viene spazzata via (elettoralmente o cruentemente).

Ma non sono state fatte nemmeno quando c'era crescita (dal 2003 al 2008 abbiamo avuto crescita e due governi, uno cd ed uno sx ma nessuna riforma strutturale) perché quando c'è crescita si sente meno l'urgenza di riforme profonde (finché la barca va ...) dato che le rforme profonde possono far perdere voti.
Ora di fatto si ignora che il termine crisi ha due valenze (i cinesi che sono saggi lo sanno) e la prima significa "pericolo" e la seconda "opportunità". La politica italiana valuta le opportunità in termini di voti (perdita o guadagno) e non in termini di crescita economica globale. Quindi finiscono per non fare mai riforme. Ecco perché dobbiamo farle ora, con cure da cavallo.
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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda ranvit il 21/06/2012, 15:58

Ecco perché dobbiamo farle ora, con cure da cavallo.

Io sarei anche d'accordo....ma non riusciranno a farle! :evil:
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda ranvit il 21/06/2012, 17:10

D'accordo, ma....ci riusciremo (a restare nell'Euro?)


http://www.corriere.it/editoriali/12_gi ... 4821.shtml


UNA QUESTIONE NON SOLO ECONOMICA
Moneta unica e democratica

La crisi dell'euro ha rilanciato anche in Italia la tesi, che circola qua e là con sempre maggiore insistenza, secondo cui un'eventuale uscita dalla moneta unica, ancorché drammatica, sarebbe pur sempre meno dolorosa di una agonia prolungata e senza sbocchi. Meglio, pensano alcuni, fare da soli, tornare alla lira e alle svalutazioni competitive del passato, piuttosto che continuare a precipitare, senza reagire, nell'abisso in cui la crisi dell'euro sta trascinando l'Europa. Persone stimabilissime, da Paolo Savona ad Antonio Martino, lo pensano e lo dicono. Fermo restando che, di sicuro, l'infallibilità non ci appartiene, è però lecito ipotizzare che se l'euro crollasse, anche a voler prescindere dalle conseguenze economiche di un simile evento (per l'economia mondiale e quindi anche per noi), i contraccolpi politici sarebbero assai violenti per il nostro Paese. La ragione è che verrebbe meno quel famoso «vincolo esterno» in assenza del quale in Italia potrebbero correre forti rischi sia la democrazia politica che la stessa integrità dello Stato nazionale.

Possiamo discutere quanto vogliamo sul vizio d'origine della moneta unica, una moneta non sorretta da quella unificazione politica che tanti oggi invocano pur sapendo che essa non è comunque a portata di mano. Ma il fatto è che, quali che siano stati gli errori commessi, giunti a questo punto, la fine dell'euro avrebbe forti probabilità di risolversi, per contraccolpo, in una catastrofica dissoluzione di quasi tutto ciò che è stato costruito in sessanta anni di integrazione europea. E l'Italia si ritroverebbe nelle condizioni di una zattera alla deriva nel Mediterraneo.

Si può naturalmente pensare che ci sia molta esagerazione nella tesi secondo cui l'Italia necessitava prima e necessita oggi di stringenti vincoli esterni. Si può pensare che sia addirittura offensivo, o magari antipatriottico, dipingere un'Italia minorenne, incapace di gestirsi da sola, senza tutori e imposizioni esterne. Ma una più attenta osservazione della nostra storia postbellica nonché delle condizioni presenti del Paese, dovrebbe consigliare maggiore prudenza. Il patriottismo è un'ottima cosa ma a patto che non renda ciechi.

Per tutto il periodo della guerra fredda la democrazia italiana sopravvisse più a causa dei vincoli esterni (la Nato e, per essa, il rapporto con l'America, la Comunità europea in subordine) che a causa delle sue tradizioni e della sua cultura politica. Senza bisogno di spingersi a sostenere che, durante la guerra fredda, la democrazia sopravvisse in Italia nonostante quelle tradizioni e quella cultura politica, non può essere negato il potentissimo ruolo stabilizzatore che ebbero le costrizioni esterne.

Oggi, il rapporto con un'America sempre più lontana non funziona più come vincolo, non può più proteggerci da noi stessi. È rimasta solo l'Europa. Venisse meno anche quest'ultimo vincolo, che accadrebbe all'Italia? Si considerino due aspetti (che, sono, ovviamente, fra loro connessi): la condizione in cui versa la nostra democrazia politica e le vistose crepe che esibisce lo Stato nazionale.

Per quanto riguarda la democrazia, basta leggere le cronache quotidiane: classe politica delegittimata, disaffezione di porzioni ampie dell'opinione pubblica nei confronti del Parlamento e di altri fondamentali istituti democratici, rischi gravi di ingovernabilità una volta che si sia chiusa la parentesi del governo detto tecnico. Nonché la noia infinita di una discussione sulle «urgentissime» riforme costituzionali che si trascina sterilmente da trenta anni (dagli anni Ottanta dello scorso secolo) e minaccia di durare per altri trent'anni. Quanto questo eterno discutere senza sbocchi operativi, senza costrutto, abbia contribuito a usurare linguaggi e simboli della democrazia è difficile stabilire.

Altrettanto grave, e forse ancor più grave, è la condizione in cui versa lo Stato nazionale. Dopo centocinquanta anni di unità, il fallimento è evidente: la grande questione italiana, la questione meridionale, non ha mai trovato soluzione. La frattura Nord/Sud è più viva e forte che mai e, con essa, la distanza che separa certe regioni del Sud dal Nord d'Italia. Con la differenza che, un tempo, la speranza di venirne a capo mobilitava intelligenze, cervelli. Oggi non più. Non esiste più un pensiero meridionalista degno di questo nome. È subentrata la rassegnazione. Se verrà meno il vincolo europeo quanto tempo passerà prima che il conflitto territoriale esploda in forme incontrollabili?

Immediati costi economici a parte, la fine dell'euro, trascinando nella rovina anche l'Unione, ci lascerebbe soli alle prese con tutti i nostri fantasmi. Non ci conviene. Nel calcolo dei costi e dei vantaggi, la bilancia continua a pendere dalla parte dell'Unione. Non siamo certo gli unici, ma siamo comunque fra coloro che hanno un vitale interesse a che la crisi dell'euro venga superata.

Angelo Panebianco21 giugno 2012 | 8:03
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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda franz il 21/06/2012, 18:25

Condivido l'articolo di Pianebianco.
Sicuramente ci sono almeno due varianti: l'italia esce dall'euro perché l'euro implode e quindi ognuno va per la sua strada, o l'Italia esce perché vuole farlo (perché pensa che gli convenga).
Sul primo punto ritengo che un'Italia piu' forte come è adesso che governa Monti (ed è stato rimosso quella marionetta di indicibile incapacità e "non credibilità" agli occhi del mondo che era precedente presidente del conisglio) sia un formidabile aiuto per evitare l'implosione dell'euro. Sul secondo penso che non gli convenga e che gli italiani lo sappiano (mi pare un 70% sia per l'euro).
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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda ranvit il 21/06/2012, 18:53

D'accordo, ma....ci riusciremo (a restare nell'Euro?)


Se le cose restano cosi' non credo: interessi comunque alti, necessità di altre manovre strozzagente, la gente che si incazza etc etc

Faccio notare che al momento il Pil tedesco è di 2400 miliardi di euro, Francia 2000, Italia 1600....se l'Italia fa default (stando nell'euro) sono cazzi per tutti....ecco perchè alla Germania conviene ammorbidirsi
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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda flaviomob il 21/06/2012, 21:21

Se gl'Italiani, col loro risparmio privato (e gli immobili di proprietà) si accollassero (magari ad interessi molto contenuti) i titoli del debito pubblico, faremmo come il Giappone e "puf", i problemi di insolvenza si eclisserebbero immediatamente (comunque, saremmo indebitati con noi stessi). La piccola differenza è che noi stessi, Italiani, non ci fidiamo l'uno dell'altro. Si ruba troppo, evasione e corruzione sono dilaganti, poi appena si costituisce una piccola comunità che deve affidarsi a qualcuno, già al livello minimo di un condominio si scopre che gli amministratori ladri proliferano impuniti. Figuriamoci a livello di politica nazionale e macroeconomia. Finiamola di lamentarci dei politici: sono solo la punta di un iceberg composto da puro marciume!


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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda franz il 22/06/2012, 8:10

flaviomob ha scritto:Se gl'Italiani, col loro risparmio privato (e gli immobili di proprietà) si accollassero (magari ad interessi molto contenuti) i titoli del debito pubblico, faremmo come il Giappone e "puf", i problemi di insolvenza si eclisserebbero immediatamente (comunque, saremmo indebitati con noi stessi). La piccola differenza è che noi stessi, Italiani, non ci fidiamo l'uno dell'altro. Si ruba troppo, evasione e corruzione sono dilaganti, poi appena si costituisce una piccola comunità che deve affidarsi a qualcuno, già al livello minimo di un condominio si scopre che gli amministratori ladri proliferano impuniti. Figuriamoci a livello di politica nazionale e macroeconomia. Finiamola di lamentarci dei politici: sono solo la punta di un iceberg composto da puro marciume!

Quadro amaro e realistico che lascia poche speranze per il futuro.
A questo punto io non criticherei chi se ne va.
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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda flaviomob il 22/06/2012, 8:45

Pessimismo della ragione, ottimismo della volontà ;)


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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda ranvit il 22/06/2012, 9:18

Come dicevo:
Faccio notare che al momento il Pil tedesco è di 2400 miliardi di euro, Francia 2000, Italia 1600....se l'Italia fa default (stando nell'euro) sono cazzi per tutti....ecco perchè alla Germania conviene ammorbidirsi



http://www.repubblica.it/economia/2012/ ... ref=HREA-1

Europa, il vertice della verità
Pressing di Monti sulla Germania
Oggi a Roma Merkel, Hollande e Rajoy. Incontro deciviso in vista del vertice Ue del 28 e 29 giugno. Il presidente del Consiglio prova a convincere la cancelliera tedesca. E si rivolge a Berlino anche con un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung, parlando a un ipotetico Her Muller: "Non stai mantenendo un eccessivo tenore di vita degli italiani"


ROMA - Gioca in casa Mario Monti, nel vertice di oggi a villa Madama con Francia, Germania e Spagna. Ma non è detto che sia un vantaggio. Ci saranno anche il presidente francese Hollande e il premier spagnolo Rajoy, ma è soprattutto sulla cancelliera tedesca Merkel che si eserciterà l'azione di persuasione del presidente del Consiglio italiano. Un pressing che dovrà sortire i suoi effetti prima del vertice Ue del 28 e 29 giugno, a Bruxelles.

Monti si presenta all'appuntamento dopo un'offensiva mediatica sui giornali internazionali. Ha concesso diverse interviste a giornali europei, in particolare si è rivolto ai tedeschi con un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung. E ha provato a tranquillizzare il cittadino medio tedesco, un signor Mario Rossi della Germania: "Caro herr Muller - ha detto - anzitutto rilassati perchè non stai mantenendo un eccessivo tenore di vita degli italiani". Il premier ha sottolineato che ai Paesi virtuosi servirebbe uno "scivolo" verso un mercato più sostenibile in termini di tassi d'interesse. Altrimenti il rischio è che in Italia cresca l'euroscetticismo come dimostra il Parlamento italiano. In caso di risposta debole davanti alla crisi - spiega ancora Monti - si avrebbe non solo un "accanimento speculativo anche verso Paesi meno deboli, come l'Italia", ma ci sarebbe la possibilità di rigetto nei confronti dell'Europa stessa, rischio che si intravede "persino nel nostro Parlamento".

Nel suo pressing sulla "cancelliera di ferro", Monti conta sull'alleanza con Parigi e Madrid. Francia e Spagna, infatti, dotrebbero appoggiare la proposta italiana di utilizzare il fondo salva stati europeo per acquisti calmieranti di titoli di stato sotto pressione. Un meccanismo di controllo sulle impennate dei rendimenti e dei loro differenziali rispetto ai bund tedeschi, i famigerati "spread". Ma finora Berlino si è mostrata decisamente fredda. E a complicare il quadro, in vista del vertice europeo di fine mese, sembra trovare sponda nella commissione europea. Mentre, all'opposto, un esponente di spicco della banca centrale europea ha mostrato aperture verso questa ipotesi di 'scudo antispread'. Nel pressing sulla Merkel, il premier dovrebbe utilizzare anche un argomento di politica interna: "Se non otterrò qualcosa di forte - è il ragionamento di Monti - la mia stessa maggioranza potrebbe esplodere".[b]

Al vertice si arriva dopo la prova non buona dell'eurogruppo di ieri, sul caso Grecia. All'annuncio che il nuovo governo di Atene vuole rivedere le condizioni del prestito, cercando di ottenere due anni in più per raggiungere gli obiettivi di bilancio, i governi nazionali hanno risposto in ordine sparso. La Finlandia ha respinto la richiesta. L'Olanda è scettica. Italia, Francia e Austria sono favorevoli a fare una verifica sulle intenzioni della grecia. La Germania è inflessibile nel chiedere il rispetto da parte di atene degli impegni già assunti.




(22 giugno 2012)
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Re: G20, piano per crescita e lavoro

Messaggioda ranvit il 22/06/2012, 9:30

Scusate ma devo dire che non mi piace il "quadro" che Panebianco fa dell'Italia...e neanche quello che fa flaviomob...e, tutto sommato, neanche quello di franz quando (lui si) ci vorrebbe vedere proni a 90° davanti ai Paesi cosiddetti "forti".

E lo dice uno che parla spesso di "cialtroneria e plebeitarismo"....ma io mi riferisco alla metà della popolazione italiana (e al 90% della classe politica attuale). Generalizzare, allargando a tutta l'Italia tali caratteristiche, è esterofilia...questa si da italietta!

L'Italia per buona parte non è piu' l'italietta provinciale e miserevole della prima metà del secolo scorso. Nonostante tutto siamo cresciuti. Almeno per la metà della popolazione!

E come ricordo piu' sopra, nonostante tutto, abbiamo un Pil di peso e confrontabile con i Paesi piu' forti.
Va infine ricordato che quando serve sappiamo tirare fuori il meglio.
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