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Decreto sviluppo....finalmente!

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Re: Decreto sviluppo....finalmente!

Messaggioda franz il 17/06/2012, 9:53

ranvit ha scritto:Servono soldi...veri! Che fine ha fatto la tassazione dei capitali depositati in Svizzera?
E la vendita dei beni statali? Perchè solo Fintecna, Same e Simest? Possibile che non ci siano immobili da vendere?

Sulle vendite di beni statali già ha risposto Trilogy. Per la tassazione dei capitali in Svizzera è in corso una trattativa (diplomatica) tra i due stati che sfocierà presto, o almeno così si spera, in un accordo che poi andrà ratificato dai rispettivi parlamenti. Il tema di quanti soldi "veri potrebbero affluire "stato affrontato qui: viewtopic.php?p=47987#p47987 ma comunque vada non è per oggi o per domani. Ad essere ottimisti è per la fine del 2012.
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Re: Decreto sviluppo....finalmente!

Messaggioda ranvit il 17/06/2012, 10:06

Leggendo Sarcinelli mi pare si possa dire....è finita!
Forse ho capito male ma la sua unica ricetta è quella di un'imposta straordinaria sui patrimoni (una pesante patrimoniale...) dedicata all'abbattimento del debito pubblico: arrivare ad un deficit/Pil massimo dell'85% al disotto del quale è potenzialmente possibile la crescita....purchè supportata ed affiancata da modifiche normative etc etc che il Governo Monti starebbe già facendo.

Io sarei anche d'accordo, ma temo che chi possiede i patrimoni lo siano.... per niente.
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Re: Decreto sviluppo....finalmente!

Messaggioda ranvit il 17/06/2012, 10:24

Due commenti del Sole24Ore

1) http://www.ilsole24ore.com/art/commenti ... 0219.shtml

Un buon segnale da rafforzare

di Fabrizio Forquet 16 giugno 2012


Era quasi un anno fa quando il Sole 24 Ore lanciò il suo manifesto per la crescita. Si era nei giorni successivi alla manovra di Giulio Tremonti (la prima di una lunga stagione estiva) e questo giornale sostenne da subito che quegli interventi non sarebbero bastati ad evitare un nuovo attacco dei mercati, perché le misure di risanamento non erano strutturali, ma soprattutto perché mancava completamente la parte della crescita. Da quel momento cominciò un lungo calvario. Che ha portato ad altre manovre, ad oscillazioni dello spread da brivido, un cambio di governo, una serie di riforme (qualcuna buona, le pensioni, altre decisamente meno riuscite, come quella del lavoro), ma sulla crescita poco o nulla.

I decreti di ieri sono il segnale di una svolta? Sarebbe ingenuo pensarlo. La bomba del rilancio non c'è, ed è d'altra parte difficile immaginare che in natura oggi ne esista una. C'è però un ampio e organico complesso di interventi messo a punto, in particolare dal ministro Passera, con caparbietà e serietà.

Bene, sopra ogni cosa, l'estensione degli sgravi per le ristrutturazioni degli appartamenti. Ci sono probabilmente capitoli del decreto che attireranno di più l'attenzione dei commentatori, ma sono misure come questa a interessare una platea ampia di persone e di piccole imprese, dando dal basso quella spinta di cui oggi l'economia ha bisogno. C'è stato un lungo braccio di ferro tra lo Sviluppo e il Mef sulla copertura di questa norma, alla fine è fortunatamente prevalso il senso delle priorità e lo sconto fiscale a chi fa i lavori in casa è passato nella sua versione più robusta. Sarebbe miope se un malinteso senso del rigore ad ogni costo dovesse portare a modifiche in extremis sui tetti e sull'entità dello sgravio.

È proprio il capitolo infrastrutture quello più corposo. Il piano per le città era atteso da tempo. E anche i project bond, idea di tremontiana memoria, sono finalmente messi nelle condizioni di poter operare.
Ha subito purtroppo un sostanziale rinvio, invece, l'altro grande capitolo del progetto di decreto originario, quello del credito alla ricerca.

Se ne anticipa una piccola parte, sotto forma di bonus per le assunzioni, ma per gli sgravi sugli investimenti si dovrà aspettare la spending review. È un rinvio che non ci voleva, ma Passera ha assicurato che lo riproporrà in tempi brevissimi. È un impegno che non va disatteso.

È importante, intanto, che si sia scelto di anticipare, con un secondo decreto, proprio una parte dell'operazione di riduzione della spesa, partendo dal ministero dell'Economia e dalla presidenza del Consiglio. Il piano di dismissioni, che ha completato a sorpresa il pacchetto, andrà molto ampliato e sviluppato. Il Governo ha dato comunque il segnale di voler fare sul serio: sia per quanto riguarda gli immobili, e qui c'è davvero da sperare in una collaborazione responsabile da parte dei Comuni, sia sulle società e le aziende locali, il cui patrimonio comincia a convergere in Cassa depositi e prestiti.

Sull'implementazione di queste misure, in particolare, il Sole eserciterà una sorveglianza continua. Perché le risorse per ora coinvolte sono modeste. Le consideriamo un anticipo di un programma ben più ambizioso.

Il Governo, poi, si è impegnato a destinare parte di quelle risorse al pagamento dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese. Bisognerà vigilare anche su questo. Perché le aziende non possono essere deluse ancora una volta.

Sul resto del provvedimento ci sarà modo di tornare. È negativo sicuramente che sia saltata l'estensione della possibilità di compensare l'Iva, così come ci si poteva aspettare di più sul fronte del sostegno all'export. Ma c'è in positivo la generalizzazione delle Srl semplificate, e anche la parte sulla giustizia civile è un passo nella giusta direzione.
Il Governo insomma ha battuto un colpo. Ha dimostrato, dopo un periodo di appannamento, di essere ancora vivo e in grado di adottare misure importanti. È il modo giusto di avvicinarsi ai vertici europei di fine mese, dai quali davvero dipenderanno le sorti dell'Italia. Tocca ora alle forze politiche dimostrare di saper fare la loro parte, migliorando e rafforzando queste misure in sede parlamentare.
-----------------------------------------------------------------------

2) http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/ ... 0636.shtml

Confindustria: misure utili, ok rapido

di Nicoletta Picchio 16 giugno 2012

ROMA - Il decreto approvato in consiglio dei ministri contiene «provvedimenti utili alla crescita». Dopo averlo aspettato e sollecitato, da Confindustria arriva un giudizio sostanzialmente positivo sulle decisioni del governo per reagire alla recessione. Ed auspica che l'iter di approvazione sia «rapido» e diventi occasione di confronto con le parti sociali «sulle priorità per la competitività del sistema economico». Bisogna comunque andare avanti, prendendo «a breve» altre misure «attese e fondamentali per la crescita», come il credito d'imposta per la ricerca e l'elevazione del tetto per le compensazioni fra crediti e debiti fiscali.

La Confederazione degli industriali ha messo nero su bianco ieri sera un comunicato, dopo aver analizzato il testo del provvedimento uscito dal consiglio dei ministri. A piacere agli imprenditori sono in particolare le misure in materia di infrastrutture, di project bonds, di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici. Strumenti che dovrebbero avere l'effetto di rilanciare l'edilizia, un fattore su cui il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, nei giorni scorsi si è spesso soffermato, sottolineando un calo del 30% del mercato. Sono «rilevanti», secondo la nota di Confindustria, anche le misure per un migliore sfruttamento delle risorse energetiche nazionali.

Novità che ieri sono state apprezzate anche dall'Ance, l'associazione dei costruttori edili: «Sono un percorso virtuoso, un segnale concreto di svolta per la crescita e il sostegno non solo del settore delle costruzioni ma di tutta l'economia», ha detto il presidente, Paolo Buzzetti, soffermandosi sul piano città. Nella nota di Confindustria si allarga il raggio anche all'apprezzamento delle misure in materia di finanza d'impresa, «soprattutto negli aspetti che riguardano la gestione delle crisi e le procedure di semplificazione, oltre che della srl semplificata». Va nella strada giusta anche l'istituzione dell'Agenzia per l'Italia Digitale, «un passaggio cruciale» per realizzare gli obiettivi Ue sullo sviluppo digitale e per la competitività di tutto il paese. «Importanti» anche gli interventi per ridurre i tempi della giustizia civile.

Ma Confindustria sollecita che «a breve» siano prese altre misure: il credito d'imposta per la ricerca, che «rappresenta uno strumento essenziale per lo sviluppo e la competitività delle imprese», l'elevazione del tetto per le compensazioni tra crediti e debiti fiscali. Non solo: secondo Confindustria è fondamentale che le misure per l'internazionalizzazione abbiano risorse certe, stabili nel tempo e accessibili da parte dei soggetti che operano sul territorio, a sostegno delle imprese. «A questo fine - continua la nota - va vista positivamente la decisione di valorizzare e dismettere il patrimonio pubblico». Anche da parte di Rete Imprese Italia (commercianti e artigiani) il decreto è «un primo passo nella direzione giusta», però servono «tempi e risorse certe» e anche «nuovi interventi per ridurre la pressione fiscale e sostenere gli investimenti, per dare un segnale di fiducia in questa fase di recessione e incertezze internazionali».

L'Italia si deve muovere, ma anche l'Europa deve fare la propria parte. Domenica, con le elezioni in Grecia, sarà una giornata determinante per il futuro dell'euro: «Mi auguro che arrivi il segnale che Atene voglia rimanere nella Ue e che dal summit del 28 giugno dai governanti europei arrivi un messaggio forte verso un'Europa più integrata, più coesa, contro la speculazione finanziaria», aveva detto in mattinata Squinzi, parlando all'Assobeton, l'associazione nazionale delle industrie e manufatti cementizi. «In questo momento - ha aggiunto il presidente di Confindustria - la speculazione finanziaria è incontenibile in mancanza di segnali politici forti. Dobbiamo fare un salto di qualità e diventare gli Stati Uniti d'Europa. L'unico modo per andare oltre». Tanto più che l'Italia rischia di essere l'obiettivo principale.

Sono anni «cruciali per la nostra sopravvivenza e il rilancio dell'economia», ha continuato Squinzi, convinto che avrà quattro anni, da presidente di Confindustria, più difficili di Emma Marcegaglia. Tra le questioni sul tavolo, il credito, ma no a conflitti con le banche: «C'è un ottimo rapporto quotidiano tra banche e imprese, hanno gli stessi obiettivi. Non sono d'accordo nel portare le banche in Confindustria, ma dobbiamo collaborare». Fine ultimo creare occupazione: «Difendere i livelli di occupazione non è semplice. È sotto gli occhi di tutti la drastica riduzione dei consumi interni».
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Re: Decreto sviluppo....finalmente!

Messaggioda franz il 17/06/2012, 10:29

ranvit ha scritto:Io sarei anche d'accordo, ma temo che chi possiede i patrimoni lo siano.... per niente.

Bisognerebbe anche vedere come è composto il capitale soggetto a questa imposta straordinaria.
Se per esempio, come penso, sia in gran parte "mattone" le famiglie sarebbe costrette ad ipotecare parte della casa per pagare l'imposta straordinaria. Per la parte invece investita in beni mobili (liquidi, azioni, obbligazioni, fondi, buoni del tesoro) va considerato che molti di questi investimenti non sono immediatamente liquidi e che la parte di BOT non è per definizione tassabile (sarebbe contraddittorio ed equivarrebbe di fatto ad un default parziale legato ai detentori italiani, che sono il 50% delo stock di debito). Bisognerebbe considerare che molti investimenti sono all'estero e che se uno deve vendere azioni oppure obbligazioni perché deve pagare una tassa straordinaria, ecco che quei 300 miliardi in 3 anni o 500 in cinque di vendite sul mercato per ottenere liquidità deprimerebbero la borsa italiana, già in stato pietoso.
Insomma la proposta di Sarcinelli (il punto 3 del suo documento, proposta definita "ricardiana") in pratica afferma che togliendo ai privati 300 o 500 miliardi (soldi ora investiti in azioni ed obbligazioni e che quindi concorrono alla crescita) si puo' aiutare ... la crescita.
L'alternativa è che siano i privati ad indebitarsi per pagare la tassa, travasando quindi debito pubblico verso debito privato ma senza intaccare lo stock di investimento. Ma la cosa andrebbe ovviamente agevolata per aiutare i privati a contrarre questo debito (verso le banche, naturalmente). Ma allora perché non agevolare direttamente in pari modo investimenti produttivi per la stessa cifra (300 0 500 miliardi in 3 o 5 anni)?
Io ritengo che sul piano statale la riduzione del peso dello stato di 10 punti in 10 anni sia possibile e sia la strada maestra.
Perché non è solo un debito (stock) del 120% che deprime l'economia ma anche quel 50% ogni anno di PIL che prende strade improduttive e clientelari.

Intanto sentiamo Passera


L'intervista Al ministro corrado Passera: «superare le resistenze»
«Nessuna scorciatoia, ci sono misure
e risorse per ridare fiato al Paese»

I prossimi dossier sul tavolo: agenda digitale, misure per le start-up e i lavori della Salerno-Reggio Calabria

ROMA - Spread in discesa, Borsa in rialzo. Sulla scrivania del ministro dello Sviluppo economico ci sono ancora le agenzie di stampa di ieri che attribuiscono anche all'approvazione del decreto sulla Crescita, l'insolito guizzo dei mercati, in un panorama che resta a tinte fosche. Corrado Passera sembra soddisfatto.

Ministro, l'ideona non c'è...
«Ce ne sono tante ma attenzione, nessuna scorciatoia: la crescita vera non si fa con gli annunci, schioccando le dita. Questo decreto contiene mesi di lavoro e riforme profonde. Su questo fronte l'impegno del Governo è continuo, non esistono fasi 1 e 2. Fin dal salva Italia abbiamo inserito 14 miliardi per la riforma fiscale della crescita e altri 20 per il credito alle Pmi con garanzia dello Stato. Da allora non ci siamo mai fermati».

Sì, ma il Paese attende un segnale. Per non parlare dei mercati.
«Ho visto crescere intorno a questo provvedimento, da quando le misure sono emerse, un'attesa e un supporto che mi hanno confortato, confermando che siamo nella direzione giusta. E forse anche i mercati hanno voluto mandarci un segnale».

Il decreto ha avuto un iter lungo e contrastato. Ha dovuto rinunciare a molte misure?
«No. Ho rinunciato al credito d'imposta per l'innovazione, che valeva 6-700 milioni. Ma è solo un rinvio, in attesa delle risorse che verranno da review e dismissioni».

Come si attiveranno gli 80 miliardi di cui ha parlato presentando il provvedimento e su cui il segretario Alfano si è mostrato scettico?
«La stima che mi hanno chiesto in conferenza stampa riguarda sia le norme che mettono a disposizione delle imprese nuovi strumenti di finanziamento, sia quelle che attivano o accelerano nuovi investimenti. Riteniamo che project bond, cambiali finanziarie, obbligazioni permetteranno alle imprese di raccogliere mezzi finanziari per almeno una quarantina di miliardi».

E gli altri quaranta?
«Anche questa è una stima degli effetti economici che possono derivare dalle agevolazioni per gli interventi di ristrutturazione ed efficientamento energetico, dal Piano Città, dai progetti finanziabili dal nuovo Fondo per la Crescita sostenibile, dalla defiscalizzazione in campo infrastrutturale, dallo sblocco di molti cantieri energetici. Ci aspettiamo poi effetti positivi - più difficile da stimare - da agevolazioni sulle assunzioni, riforma del diritto fallimentare, accelerazione della giustizia civile, nuovi contratti di programma, semplificazioni procedurali».

E le indiscrezioni sulla battaglia con il ministero dell'Economia per avere le risorse?
«Con Grilli abbiamo trovato in questi mesi la soluzione a tantissimi problemi e cosi è stato anche stavolta».

La formula «salvo intese» non sta a dire che la copertura è da trovare?
«Assolutamente no. Riguarda solo alcuni provvedimenti ed in particolare quelli di altri ministeri confluiti all'ultimo minuto nel decreto».

Insomma nessuna resistenza? Ne avrà trovate nella sua esperienza ministeriale.
«Di resistenze ce ne sono tante, e su tutto. L'importante è riuscire a superarle. Ad esempio, il beauty contest non è stato una passeggiata ma, lavorando con l'Europa e l'Autorità per le comunicazioni, alla fine siamo arrivati a una soluzione. Anche sulle rinnovabili tanti avrebbero preferito che si continuasse a regalare incentivi in eccesso. Poi però l'accordo c'è stato».

E il Parlamento? Il passaggio politico ha tolto forza ai provvedimenti del governo?
«Tutte le nostre proposte sono state approvate e a volte migliorate dal Parlamento. Al di là della polvere, vedo una sostanza positiva e riconosco alla politica che non è facile sostenere questa linea di rigore. Sul fronte dello sviluppo l'appoggio è stato forte».

Quindi ritiene di aver potuto sfruttare appieno l'occasione del decreto sulle Liberalizzazioni. O si poteva fare di più?

«Abbiamo messo mano a settori inimmaginabili come il gas, dove la separazione Eni-Snam è stata realizzata in qualche settimana, non in anni. Siamo intervenuti sul trasporto pubblico locale, dove ci sono più di mille aziende e forti resistenze, mettendo in moto un meccanismo che cambierà il settore. Abbiamo dato più poteri all'Autorità Antitrust e creato quella dei Trasporti. E abbiamo iniziato sei mesi fa...».

La macchina burocratica risponde a questa accelerazione?
«Sì. Lo dico anche sulla base dell'esperienza positiva dei miei cinque anni in Poste dove ho imparato che la maggior parte della gente della Pubblica amministrazione vuole poter esercitare il suo ruolo con dignità. Giovedì, quando ho incontrato tutti i dirigenti delle Poste, l'emozione è stata fortissima: penso a come la Posta era ridotta nel '98, da anni è diventata una delle migliori in Europa. La gente ha risorse clamorose, basta mobilitarle».

E i «fannulloni»?

«Ci sono. Soprattutto dove c'è cattiva gestione. Vale sia per il pubblico che per il privato».

Lei è stato il primo a snellire il suo ministero: 200 persone sono uscite.

«Abbiamo iniziato dagli uffici di mia stretta pertinenza, e siamo all'inizio. Ci sono migliaia di società dipendenti da ministeri ed enti locali che spesso non hanno ragion d'essere e su cui bisogna intervenire».

Intanto a chiudere sono molte aziende private. Quando si vedranno i primi effetti dei decreti sui pagamenti della Pa?
«Entro l'anno si potranno rendere liquidi i primi 20-30 miliardi. Anche le decisioni di ieri contribuiscono a creare risorse. Con l'adozione della direttiva europea, il problema sarà risolto definitivamente».

Ci sono grosse imprese che stanno lasciando l'Italia. Cosa ne pensa delle scelte della Fiat?

«Sono le sue scelte. Noi lavoriamo per facilitare lo sviluppo delle imprese in Italia e l'attrazione di investimenti dall'estero».

I dati sulla disoccupazione fanno impressione. La riforma del lavoro aiuterà le imprese?
«Qualche mese fa molti avrebbero considerato improbabile arrivare ai risultati raggiunti. Certo si è creato un eccesso di aspettativa su certi punti. Ma alla fine l'equilibrio trovato, anche sulla flessibilità in uscita, è positivo. Ora c'è un problema grave di produttività da risolvere: serve uno sforzo, mi faccia dire, di concertazione forte tra le parti sociali».

Non teme che qualcosa si sia rotto con i sindacati con la vicenda degli «esodati»?
«Bisognerà trovare una soluzione che tenga conto del disagio umano e sociale, senza venir meno agli impegni su cui è basata la credibilità finanziaria del Paese».

Parla come un politico consumato. Intende impegnarsi a fine mandato?
«Non lo so quello che farò. Ma so che questo governo ha un compito difficilissimo che sta riuscendo a realizzare proprio perché non ha vincoli elettorali. Monti ha fatto il miracolo di riportare l'Italia protagonista su tutti i tavoli importanti. Dobbiamo continuare così».

Sì, ma le piacerebbe entrare in politica?
«Occuparsi del bene comune è bellissimo sentire l'appoggio della gente è di conforto. Dopodiché sono già sui prossimi dossier: agenda digitale e misure per le start-up, entro l'estate, e i cantieri della Salerno-Reggio entro il 2013. Poi si vedrà».

Antonella Baccaro 17 giugno 2012 | 9:00 http://www.corriere.it
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A proposito di patrimoniale straordinaria

Messaggioda franz il 17/06/2012, 18:00

(uno dei vari modo per cercare soldi .... "veri")



ITALIA/REGNO UNITO
Case a Londra, gli italiani sorpassano i russi

LONDRA - 2012, fuga dall'Italia. O almeno chi se lo può permettere. Destinazione principe, Londra. Qui, infatti, gli italiani hanno investito massicciamente in immobili di pregio a partire dal gennaio scorso.

Chi per mettere in sicurezza i capitali, chi per trasferire definitivamente armi e bagagli e iniziare una nuova vita. Sia come sia, gli investitori del Belpaese hanno sorpassato ogni altra nazionalità nella classifica degli acquirenti più attivi. Russi compresi.

Stando ai dati dell'agenzia immobiliare Knight Frank pubblicati oggi dal Sunday Times, il 7,6% del totale dei rogiti effettuati nei quartieri alti della capitale britannica - Chelsea, Knightsbridge e Mayfair - è stato effettuato da italiani nei primi cinque mesi dell'anno. Nel 2011 il dato sfiorava il 4%. Un aumento di quasi il 100% che ha spodestato non solo i russi - che anzi nel corso degli ultimi 12 mesi sono scesi dal 6,7% degli acquirenti totali al 4,8% - ma anche francesi, spagnoli e greci. "In questi mesi abbiamo avuto lunghe code di italiani che si sono rivolti a noi per trasferirsi a Londra", ha detto al domenicale britannico Marco Pasi, proprietario della Global M&P Properties, agenzia specializzata in Kensignton&Chelsea. "È una scelta importante soprattutto per la vita dei loro figli: sia la qualità dell'istruzione che la possibilità di trovare in futuro un lavoro sono maggiori a Londra. Comprare casa nella capitale offre poi la possibilità di proteggere la ricchezza accumulata sino adesso".

Insomma, non è solo una questione di speculazione immobiliare. "L'Italia è il più bel posto del mondo", confida Carlo Rota, commercialista 41enne milanese che si sta trasferendo a Londra per aprire una sua attività. "Ma il Paese sta attraversando la peggiore crisi che abbia mai visto nella mia vita. Venire a Londra è un'opzione molto più sensata. La Gran Bretagna è l'unica nazione in Europa slegata dall'euro, ha una giustizia civile molto efficiente e leggi fiscali molto chiare. Stiamo investendo non solo nel mio lavoro ma nel futuro dei nostri figli". Rota partirà affittando una casa a South Kensington - rata da 70mila sterline l'anno - ma assicura che non appena possibile intende comprare.

Juanita De Paola, 37enne Toscana, racconta una storia simile. Ha da poco fatto un'offerta da 500mila sterline per una casa nel quartiere residenziale alto-borghese di Richmond, Londra sud. Juanita ha infatti una figlia di cinque anni. "In Inghilterra avrà più opportunità", confida. "Non voglio che cresca in Italia per arrivare ad avere una laurea che non ti dà un lavoro". I capitali a disposizione per il grande passo sono ad ogni modo spesso più che consistenti. Gary Hersham, direttore dell'agenzia Beauchamp Estates, ha di recente venduto un appartamento a Knightsbridge a una coppia di italiani per cinque milioni di sterline. L'esodo, secondo lui, è appena iniziato.

ans-ats/Mattia Bernardo Bagnoli
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Re: A proposito di patrimoniale straordinaria

Messaggioda trilogy il 17/06/2012, 22:40

franz ha scritto:... La Gran Bretagna è l'unica nazione in Europa slegata dall'euro, ha una giustizia civile molto efficiente e leggi fiscali molto chiare. Stiamo investendo non solo nel mio lavoro ma nel futuro dei nostri figli"....


In Italia alla fine resteranno solo pensionati, burocrati e avvocati :mrgreen:
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Re: A proposito di patrimoniale straordinaria

Messaggioda franz il 18/06/2012, 6:57

trilogy ha scritto:
franz ha scritto:... La Gran Bretagna è l'unica nazione in Europa slegata dall'euro, ha una giustizia civile molto efficiente e leggi fiscali molto chiare. Stiamo investendo non solo nel mio lavoro ma nel futuro dei nostri figli"....


In Italia alla fine resteranno solo pensionati, burocrati e avvocati :mrgreen:

Certo, ma chi tasseranno?
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Re: Decreto sviluppo....finalmente!

Messaggioda trilogy il 18/06/2012, 17:54

Nuovo tonfo dell'Italia nonostante i risultati delle elezioni greche e il decreto sviluppo.

Borsa: Ftse Mib chiude in calo del 2,85% a 13.009 punti

spread italia germania a 461 con il BTP che rende oltre il 6%

Peggio di noi la spagna con lo spread oltre il livello critico di 700 :cry:
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Re: Decreto sviluppo....finalmente!

Messaggioda ranvit il 18/06/2012, 18:17

L'attacco si è spostato su Italia e Spagna....non se ne viene fuori.

"Il bello" è che tutta questa storia è un'auto-darsi sulle palle della UE: basterebbe stampare moneta e la storia finirebbe in quattrro e quattro otto....come ha fatto la Federal Reserve e come fa da sempre il Giappone (lo diceva anche Cipolletta ieri sera in non so quale trasmissione). So bene che si tratterebbe solo di rinvio del problema....ma almeno ci sarebbe tempo per riflettere e soprattutto dare tempo ai Paesi sotto attacco di rimettere le cose a posto. Le ristrutturazioni si fanno quando le cose vanno bene non quando stai esalando gli ultimi respiri!

La Germania sta distruggendo l'Europa per la terza volta in un secolo!!! Testoni e teste di minchia....sempre loro!
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