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eurobond

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eurobond

Messaggioda Robyn il 03/06/2012, 14:23

Dopo gli eurobond che poco piacciono alla Merkel tocca alla
Tobyn Tax che non piace al leader inglese Cameroun
http://www.ultimenotizie.we-news.com/po ... funzionano
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Re: eurobond

Messaggioda franz il 03/06/2012, 20:13

Robyn ha scritto:Dopo gli eurobond che poco piacciono alla Merkel tocca alla
Tobyn Tax che non piace al leader inglese Cameroun
http://www.ultimenotizie.we-news.com/po ... funzionano

A quanto pare gli eurobond non piacciono ai tedeschi (anche ai socieldemocratici) e non è solo un problema di "Merkel".
Credo che personalizzare sia un errore.
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PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

Messaggioda franz il 05/06/2012, 16:46

Europa / Conti Pubblici
PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE
di Giancarlo Perasso 01.06.2012

Lungi dal risolvere la crisi, l'emissione di eurobond con gli attuali assetti politico-istituzionali europei comporterebbe più danni che benefici, sia dal punto di vista del rafforzamento delle democrazie europee, sia da quello strettamente economico. Darebbero il pessimo segnale di premiare governi che non seguono politiche fiscali rigorose, ponendo le basi per una spirale debitoria fuori controllo in tutta l'area. Per essere efficaci richiederebbero un cambiamento nell'architettura istituzionale europea. E dunque i tempi lunghi dell'approvazione di un Trattato.

Molti accademici, politici e organismi internazionali da tempo sostengono che l’Eurozona ha bisogno di emettere eurobond per superare l’attuale crisi e rilanciare la crescita. (1)
Questa posizione ha preso rinnovato vigore dopo la nomina di Mario Monti a primo ministro in Italia e l’elezione di François Hollande alla presidenza in Francia. Il più importante oppositore è il governo tedesco, che ha più volte ripetuto di non essere disponibile a trattare l’emissione di eurobonds. Ma è contrario agli eurobond anche il presidente della Bce Mario Draghi. (2)
Malgrado le obiezioni, il tema continua a essere predominante nelle discussioni sulla crisi della zona euro nella convinzione che rappresentino una importante componente della sua soluzione. A mio parere, invece, gli eurobond, nelle attuali condizioni politico-istituzionali europee, non solo non aiuterebbero a risolvere la crisi, ma la loro emissione comporterebbe più danni che benefici, sia dal punto di vista del rafforzamento delle democrazie europee, sia dal punto di vista strettamente economico.

I PROBLEMI DEGLI EUROBOND
Per semplicità, supponiamo che l’Eurozona sia composta da due paesi, A e B, con governi nazionali eletti dai rispettivi cittadini: il paese “A” è un paese “cicala”, il paese “B” è un paese “formica”. Supponiamo ora che si pensi di emettere un eurobond per aiutare il paese A. Per il cittadino di A, i benefici sono chiari: nessun (o contenuto) aumento delle tasse, mantenimento o aumento del livello di spesa pubblica e quindi sforzo di aggiustamento più morbido. Per il cittadino del paese B, al contrario, si prospetta un aumento delle tasse e un possible contenimento della spesa pubblica causa l’aumento del deficit e del debito per sussidiare il paese A.
Il problema di deficit di democrazia è che le spese del paese A sono decise dal governo del paese A, eletto dai cittadini del paese A mentre i cittadini del paese B non hanno voce in capitolo nell’elezione del governo del paese A, ma sono chiamati a contribuire al finanziamento di queste spese. Possiamo immaginare che i cittadini del paese B non siano molto contenti e probabilmente non ri-voterebbero per il loro governo in carica. I più estremi potrebbero pensare che l'unione monetaria tra A e B non è poi una grande idea e valuterebbero l’opportunità di uscire loro, i più forti, dall’Unione. In pratica, è sempre la stessa storia: no taxation without representation. Devo pagare per rimborsare gli eurobond? Allora voglio anche scegliere chi spende quei soldi.
Dal punto di vista della politica economica, il segnale che darebbe l’emissione di eurobond sarebbe quello di premiare governi che non vogliono seguire politiche di aggiustamento fiscale e quindi si porrebbero le basi per una spirale debitoria fuori controllo non solo per quei paesi ma anche per altri, il ben noto problema del “moral hazard”. Se si emettono eurobond per un paese, infatti, perché non per un altro? Quindi, gli incentivi per seguire politiche fiscali prudenti verrebbero abbandonati in quanto “tanto poi ci sono gli eurobond e pagherà qualcun'altro”.

DEBITO SENIOR E DEBITO JUNIOR
Naturalmente, il problema del “moral hazard” non è stato dimenticato dai sostenitori degli eurobond. Ci sono stati suggerimenti di diverso tipo: gli eurobond sarebbero senior rispetto agli altri titoli, nel senso che verrebbero rimborsati prima degli altri e quindi comporterebbero un rischio minore; potrebbero essere emessi in ammontari ben definiti e in presenza di collaterale. (3)
Se gli eurobond fossero senior, allora gli altri junior bond porterebbero un premio al rischio più elevato proprio perché junior. Quando c'è parità di trattamento tra chi detiene titoli di uno stato sovrano, in caso di haircut ciascuno corre lo stesso rischio; ma se ci fossero due categorie di bond i detentori di titoli junior richiederebbero un premio extra, per l’essere appunto potenzialmente penalizzati in misura maggiore in caso di ristrutturazione. In definitiva, il costo medio del servizio del debito sarebbe una media ponderata delle due categorie: non credo sarebbe molto diverso rispetto al caso di assenza di eurobond. Inoltre, la presenza di titoli junior e senior segmenterebbe il mercato, così limitandone la profondità e, in definitiva, la trasparenza dei segnali che il mercato darebbe ai policy-makers.
Supponiamo che in effetti gli eurobond abbassino il servizio del debito grazie alla credibilità aggiuntiva dovuta all’aver depositato un collaterale e ad averne limitato l’emissione. Ma la credibilità aggiuntiva potrebbe non essere sufficiente perché il paese in questione ne goda i benefici. Si pensi al Brasile del 2002: negli anni precedenti, aveva emesso dei Brady bonds, titoli il cui principale era garantito da titoli del Tesoro statunitense, ma ciò non ha impedito che i rendimenti degli altri titoli raggiungessero il 20-30 per cento, cioè un livello non sostenibile, quando fu eletto presidente Lula. (4) Solo politiche fiscali molto aggressive sotto l’egida del Fondo monetario permisero ai rendimenti di scendere e di innescare una spirale debitoria virtuosa. In un altro caso, l’esistenza di Brady bond non ha impedito all’Argentina di fare default anche su di essi, lasciando al Tesoro statunitense il rimborso del principale quando andranno in scadenza. (5)
L’obiezione allo scenario argentino è che il “fiscal compact” garantisce che la politica fiscale nazionale sarà prudente dal momento che il deficit strutturale non potrà essere superiore allo 0,5 per cento del Pil. Le prime indicazioni non sono però rassicuranti, basti pensare che in marzo il nuovo primo ministro spagnolo, Mariano Rajoy, subito dopo aver firmato l’assenso del suo governo al fiscal compact, ha annunciato che il suo paese non era in grado di rispettare gli impegni fiscali presi pochi mesi prima dal precedente governo e che quindi un nuovo, meno restrittivo, obiettivo andava definito con la Commissione. Cosa che è puntualmente avvenuta.
La credibilità del fiscal compact è oggi simile a quella del vecchio Patto di stabilità, cioè molto bassa. E una forte condizionalità deve essere pre-condizione all’emissione di eurobond, dal momento che buona parte di queste risorse andranno a paesi con posizioni fiscali precarie. Ma se gli eurobond sono associati a qualche forma di condizionalità, esistono già il Fondo monetario internazionale, l’Efsf e, tra breve, l’Esm: perché c’è bisogno degli eurobond? Meglio rafforzare l’Esm, allora, che concederà assistenza “under strict economic policy conditionality” piuttosto che emettere eurobond che non fanno parte di un programma di assistenza a condizioni ben precise. (6)
In conclusione, credo che vedremo gli eurobond, prima o poi. Ma la loro emissione richiede un cambiamento nell’architettura istituzionale europea prima della loro introduzione e questo cambiamento non è fattibile nel breve periodo. In particolare, senza un governo, o almeno un ministero delle Finanze europeo, ogni proposta di emissione di eurobond è destinata a morire sul nascere per il deficit di legittimazione democratica e scarsa credibilità descritti in precedenza. (7) E sappiamo tutti che la creazione di un ministero delle Finanze europeo richiede l’approvazione di un Trattato e quindi non è cosa da tempi brevi.


(1) La letteratura sugli eurobond è oramai vastissima. Su lavoce.info si veda Angelo Baglioni Eurobond: le proposte sul tappeto, lavoce.info, 26 agosto 2011 e Paolo Manasse My name is Bond, Euro Bond, lavoce.info, 17 dicembre 2010. Tra i primi articoli sulla stampa si veda J.C. Juncker e G. Tremonti “E-bonds would end the crisis”, Financial Times, 5 dicembre 2010. Recentemente, anche l’Oecd si è espresso a favore dell’emissione di eurobond, si veda: “OECD backs call for eurobonds”, The Daily Telegraph, 22 maggio 2012.
(2) In una intervista a Bild Zeitung, riportata in ECB Draghi: Too Early For Eurobonds, Transfer Union Now, MarketNews International, 22 marzo 2012 Mario Draghi dichiara: "The general rule is: If we want to protect tax-payers' money, the Eurozone must not turn into a transfer union in which one or two countries pay and the rest spends and all of this is financed by common Eurobonds. This must not be”.
(3) Si veda Angelo Baglioni e Umberto Cherubini, Eurobond senza costi per la Germania?, lavoce.info, 11 ottobre 2011.
(4) Il candidato Lula era un sostenitore del ripudio del debito estero.
(5) Si tratta dei “par bonds” denominati in dollari e con scadenza 2023.
(6) Si veda, Factsheet - Treaty establishing the European Stability Mechanism, 2 February 2012.
(7) Lo stesso Mario Draghi ha recentemente dichiarato che "Euro bonds make sense when you have a fiscal union, otherwise they don't make sense", secondo quanto riportato dall’agenzia Agi il 24 maggio 2012.


http://www.lavoce.info/articoli/pagina1003102.html
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Re: PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

Messaggioda trilogy il 05/06/2012, 17:45

franz ha scritto:Europa / Conti Pubblici
PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

[..]Se gli eurobond fossero senior, allora gli altri junior bond porterebbero un premio al rischio più elevato proprio perché junior.Quando c'è parità di trattamento tra chi detiene titoli di uno stato sovrano, in caso di haircut ciascuno corre lo stesso rischio; ma se ci fossero due categorie di bond i detentori di titoli junior richiederebbero un premio extra, per l’essere appunto potenzialmente penalizzati in misura maggiore in caso di ristrutturazione...l


[..]Il salvataggio della Spagna ha come impatto immediato quello di rendere disponibili fondi a basso prezzo per Madrid. Ma ha anche molte conseguenze, fra le quali il fatto che il governo iberico deve ripagare i prestiti ricevuti dall'Europa.
L'altra conseguenza - afferma il Wall Street Journal - è il rischio legato ai parametri degli aiuti che potrebbero rendere più difficile per la Spagna raccogliere risorse sul mercato: l'Esm ha infatti uno status di creditore «senior», il che significa che deve essere rimborsato prima dei "normali" creditori, che verranno così disincentivati ad acquistare titoli spagnoli, visto che finirebbero in second'ordine rispetto al fondo salva-stati
articolo: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza- ... d=AbooaiqF
Ultima modifica di trilogy il 11/06/2012, 21:49, modificato 5 volte in totale.
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Re: PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

Messaggioda franz il 05/06/2012, 20:28

trilogy ha scritto:Così mentre l'Europa piange sulla crisi Greca alle isole cayman ancora festeggiano.

E chi ci dice che non siano stati anche greci ad aver fatto il giochino?
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Re: PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

Messaggioda trilogy il 06/06/2012, 9:02

franz ha scritto:
trilogy ha scritto:Così mentre l'Europa piange sulla crisi Greca alle isole cayman ancora festeggiano.

E chi ci dice che non siano stati anche greci ad aver fatto il giochino?


E' probabile che si siano inseriti anche furboni greci. Ma è un operazione nata tra gli hedge americani. Avevo visto qualche mese fa che se ne parlava su un blog finanziario americano e scommettevano su come sarebbe andata a finire.....
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Re: eurobond

Messaggioda Robyn il 06/06/2012, 15:53

Facciamolo questo trattato.Serve un governo europeo che sia emanazione del parlamento europeo
Inoltre bisogna dotare il parlamento di poteri e che legiferi nell'ambito della costituzione europea
L'Europa ha già una costituzione che è la costituzione federale.Esistono poi le costituzioni dei singoli stati che non possono entrare in contrasto con la costituzione federale,e già lo è.Ma l'Europa ha anche bisogno di luoghi fisici perfettamente riconoscibili come la capitale"Bruxelles" in cui deve esserci la sede del parlamento,e non a Strasburgo come adesso,e una lingua ufficiale "l'Inglese"accanto alle lingue nazionali,insieme ad una rete Tv europea con sede a Bruxelles.Quindi non c'è solo l'euro.Già da adesso Dobbiamo immaginare l'Europa che verrà ciao robyn
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Re: PERCHÉ GLI EUROBOND NON SONO LA SOLUZIONE

Messaggioda franz il 06/06/2012, 16:10

trilogy ha scritto:... e scommettevano su come sarebbe andata a finire.....

:lol: micidiale, ... la scommessa sulla scommessa! :lol:
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Re: eurobond

Messaggioda Robyn il 27/06/2012, 9:55

Il problema dello spread è che lo spread continua a far salire i debiti dei paesi mediterranei.Quindi gli eurobond dal momento che avrebbero la partecipazione di rischio dei 27 paesi dell'Europa avrebbero come effetto la diminuzione dello spread perche sarebbero frenate le speculazioni finanziarie.In alternativa agli eurobond si può intervenire sul tasso di interesse.Oltre un certo tasso di interesse per esempio il 2% interviene la Bce.E' la Bce che paga la parte restante del'interesse.Se per esempio il tasso di interesse è del 3% la Bce paga l'1% ciao robyn
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Re: eurobond

Messaggioda franz il 27/06/2012, 10:29

Robyn ha scritto:Il problema dello spread è che lo spread continua a far salire i debiti dei paesi mediterranei.Quindi gli eurobond dal momento che avrebbero la partecipazione di rischio dei 27 paesi dell'Europa avrebbero come effetto la diminuzione dello spread perche sarebbero frenate le speculazioni finanziarie.In alternativa agli eurobond si può intervenire sul tasso di interesse.Oltre un certo tasso di interesse per esempio il 2% interviene la Bce.E' la Bce che paga la parte restante del'interesse.Se per esempio il tasso di interesse è del 3% la Bce paga l'1% ciao robyn

Questa soluzione comporta un rovescio della medaglia. Che m'importa di adottare politiche virtuose sulla spesa pubblica se tanto il differenziale di interesse sul debito me lo pagano altri? Sono cose che si possono adottare quando esisterà una forte politica federale, si dice. Ma nemmeno questo è vero perche in USA la FED non interviene in sostegno del bilancio dei singoli stati (in nessun modo, nemmeno fantasioso) e nemmeno in Svizzera. Anche in un contesto fortemente federale ogni membro è responsabile della sua spesa pubblica e delle sue entrte tributarie, del suo debito, dei suoi tassi di interesse sul suo debito.

Qui si sbaglia continuamente (chi in buona fede, chi in mala fede) nel dire che il problema è lo spread. Un po' come dire che è colpa del termometro se il paziente ha la febbre. No, il problema non è lo spread o il tasso di interesse ma la credibilità che una nazione ha di sapersi rimettere a posto e ripagare i debiti. Quindi il problema primario è il debito e quello secondario è relativo alla credibilità del sistema paese (il sistema politico, sia chiaro) di saper intrapprendere quelle azioni che diminuiscono il debito e danno garanzie che sia ripagabile. Come ulteriore livello c'è il rischio di contagio, per cui piccoli paesi fortemente compromessi (Grecia, Portogallo) possono compromettere la credibilità di paesi in bilico (Spagna, Italia). Per prima cosa se il problema è il debito pubblico, non è facendo nuovi debiti (eurbond) che lo risolviamo. Anzi è un'idea tipica dei politici e dei falliti: sistemo debiti vecchi con debiti nuovi.

Venendo all'Italia, è migliorata la credibilità su alcuni punti (paregio di bilancio, riforme su pensioni e lavoro) ma come noto è ancora aperto il problema della crescita. E come si cresce se le spese dello stato sono al 50% del PIL? Con altre tasse o altre spese ... o altri debiti? E' qui il nodo, non lo spread. Qualcuno si oppone al taglio della spesa pubblica (e del personale) e non capisce - non vuole capire - che senza riduzione della spesa pubblica la crescita la vedremo con il binocolo.
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