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Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda franz il 01/06/2012, 18:03

Robyn ha scritto:Però il salvataggio delle banche,dà tutto il diritto alle autorità europee di regolarle,toglierle dalle mani della politica,e di ripulirle dai titoli tossici ed eventualmente cambiare i manager delle banche che hanno amministrato male i risparmi investendoli in titoli tossici
ciao robyn

E tu ci credi? I "titoli tossici" del 2008 ora sono già in salamoia e quelli attuali sono quelli dei PIIGS.
Credi che gli stati vogliano punire le banche per avere comprato a larghe mani i loro titoli?
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Re: Utili idioti

Messaggioda franz il 01/06/2012, 18:05

trilogy ha scritto:articolo completo: http://itforum.it/newsletter/2012-101/i ... -crac.html

Illuminante, per capire la differenza tra una federazione vera e quella sorta di pasticcio europeo che non sappiamo come chiamare.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda Robyn il 01/06/2012, 18:17

Non sono gli stati che agiscono ma l'autorità centrale bancaria europea.Inoltre negli Usa le banche le hanno fatte fallire perche loro sono già una federazione costituita.Si interviene,si salvano i risparmi,si regola l'attività bancaria a livello europeo, e successivamente può esserci il trasferimento fisico dei depositi e degli impiegati su nuovi istituiti di credito
La costituzione italiana in merito a questo aspetto prevede il controllo e la regolazione dell'attività bancaria
ciao robyn
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Le multinazionali in fuga dall'euro

Messaggioda franz il 02/06/2012, 8:52

piani di evacuazione per i capitali
Da Glaxo a Diageo a Heineken spostano i fondi dai Paesi europei più deboli. E Obama, indebolito dalla mancata ripresa, accusa gli europei
di FEDERICO RAMPINI

LA GRANDE fuga dall'euro è cominciata davvero. Non più solo risparmiatori greci e spagnoli che ritirano piccoli depositi dalle loro banche; non più solo capitali speculativi con le loro scommesse ribassiste. Stavolta si muovono le multinazionali dell'industria, della grande distribuzione, del turismo e dei servizi. Il deflusso dettato dalla paura coinvolge l'economia reale, non soltanto gli hedge fund e le banche di Wall Street. L'allarme sale di un livello, contagia multinazionali americane ma anche europee: tutte a preparare "piani A, B e C", scenari-catastrofe, misure preventive per limitare i danni mettendo i capitali al sicuro. Nel giorno in cui torna a crescere la disoccupazione americana, mettendo in serie difficoltà Barack Obama, nessuno è più al riparo dal disastro dell'eurozona. Commentando la frenataccia dell'occupazione Usa, Obama punta un dito accusatore: "La causa sono i problemi dell'Europa". Si confermano anche i rallentamenti di Cina e India, provocati in buona dalla stessa causa: la caduta delle esportazioni verso l'Unione europea.

É il Wall Street Journal a rivelare i grossi nomi dell'industria che stanno "tirando i remi in barca", spostano fondi per non tenere più liquidità in Grecia o altre nazioni considerate a rischio. C'è il colosso farmaceutico GlaxoSmithKline, c'è il gigante delle bevande Diageo. Ci sono fior di multinazionali europee come la Heineken olandese, il tour operator tedesco Tui, la catena inglese di supermercati elettronici Dixons.

In media il 20% delle imprese tedesche ammettono di avere in corso una sorta di "piano di evacuazione". Alcune società di consulenza come Roland Berger, o grandi studi legali internazionali come Linklaters, fanno gli straordinari per rispondere all'assedio dei clienti, cioè le multinazionali in cerca di aiuto su come smobilitare il più presto possibile dai paesi a rischio dell'eurozona. O quantomeno ridurre i danni, nell'eventualità peggiore. Gli scenari contemplati vanno "dalla paralisi dei pagamenti trans-frontalieri, all'anarchia civile in Grecia, fino alla disintegrazione generale dell'Unione monetaria europea". Le misure precauzionali prese dai big dell'industria: "Al primo posto mettere in salvo il cash, per non vederselo trasformato in dracme, o congelato da improvvise restrizioni sui movimenti di capitali". L'allarme partito dalla Grecia lambisce già la Spagna, soprattutto dopo che la Bce ha bocciato il piano di salvataggio dell'istituto di credito Bankia: la tenuta dell'intero sistema creditizio spagnolo ora è più aleatoria.

Il Wall Street Journal spiega che i piani di evacuazione delle multinazionali dalla zona euro sono "gli stessi che furono messi a punto e collaudati più di un anno fa verso i paesi del Nordafrica coinvolti nella primavera araba". Un paragone che certo non depone a favore di Atene e Madrid. Tra le misure già avviate dalle multinazionali più prudenti: "Esigere dai clienti locali dei pagamenti anticipati al 50%, accorciare l'incasso delle fatture a 15 giorni". Lo chiamano "contingency plan" ma assomiglia di più ai preparativi di una ritirata strategica. Nel settore assicurativo, due colossi come Allianz Natixis avrebbero già sospeso le polizze di garanzia sulle esportazioni verso la Grecia, considerando troppo elevato il rischio che gli importatori locali non paghino più la merce, oppuro saldino i debiti in una nuova moneta locale pesantemente svalutata.

Nella grande distribuzione, la catena francese degli ipermercati Carrefour avrebbe ridotto gli approvvigionamenti di beni di largo consumo dei marchi Nestlé, Danone, Procter&Gamble. E' una spirale della sfiducia autodistruttiva, che si auto-amplifica: dal fuggi fuggi precauzionale delle multinazionali non può che venire un altro colpo alla fragilissima economia greca, già in caduta del 6,2% nel primo trimestre.

Perfino l'America è colpita in pieno dal ciclone dell'euro-sfiducia, e questo spiega il nuovo pressing di Obama nella teleconferenza di mercoledì sera con Angela Merkel, François Hollande e Mario Monti. Il dato sull'occupazione Usa a maggio è molto deludente: sono stati creati solo 69.000 posti aggiuntivi (al netto dei licenziamenti), meno della metà del previsto.

Una crescita del lavoro così asfittica fa sì che il tasso di disoccupazione torni a risalire, dall'8,1% all'8,2%. Il dato di maggio è il peggiore dall'inizio dell'anno e il New York Times lo giudica "potenzialmente devastante per Obama". Le sue chance di rielezione perdono quota, via via che l'opinione pubblica vede sfumare una ripresa che solo tre mesi fa pareva robusta. Per Obama questo è il "terzo remake" di un brutto film. Già nella primavera del 2010 e nella primavera del 2011 accadde lo stesso: un inizio di ripresa Usa, abortito per colpa dei venti di paura venuti dall'eurozona. Ora vi si aggiunge un effetto circolare: le potenze emergenti Cina, India, Brasile, perdono colpi tutte insieme.

Non c'è una sola locomotiva di crescita nel mondo, che riesca a compensare lo shock depressivo generato dall'eurozona. Gli unici beneficiari sono i Bund tedeschi che ormai vengono collocati sul mercato a tasso zero. Ma il credito a buon mercato è un vantaggio modesto per la Germania, se i suoi sbocchi di esportazione si rattrappiscono: è quel che Obama ripete alla Merkel, tentando di far leva sull'interesse nazionale tedesco che pure finirà per pagare dei prezzi.

(02 giugno 2012) www.repubblica.it
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda flaviomob il 02/06/2012, 10:25

Parlamento europeo: sì agli Eurobond.

BRUXELLES - Gli eurobond sono ''la risposta piu' adeguata alla crisi del debito sovrano'' e l'Europa deve affrontare senza ritardi la modifica dei trattati necessaria per la loro introduzione. La commissione giuridica del Parlamento Ue (Juri) ha approvato a larghissima maggioranza (19 si', 1 no, 2 astenuti) il parere, a firma di Raffaele Baldassarre (Pdl), sull'introduzione di 'stability bonds'.

Il parere della Juri influira' sul lavoro che la Commissione economica concludera' entro l'estate sul Libro Verde sugli eurobond. Il 'Libro Verde' e' stato presentato nei mesi scorsi dalla Commissione europea e presenta una serie di opzioni per la mutualizzazione del debito sovrano in Europa.

Secondo Raffaele Baldassarre, il parere adottato ''dimostra che gli Eurobond non sono piu' tabu', a testimonianza di un cambio di rotta delle leadership europee''. L'europarlamentare italiano osserva che a favore si sono espressi tutti i gruppi, ''con qualche reticenza solo da parte dei conservatori tedeschi''.

''Fino a qualche settimana fa - continua Baldassarre - registravamo ancora ragionamenti basati su cavilli giuridici, oggi la politica dimostra di poterli superare, rilanciando il discorso verso la vera sfida di questa crisi: il rilancio della crescita dell'intera Ue''. Il testo approvato dichiara, tra l'altro, che ''la sostituzione totale delle emissioni nazionali con stability bond costituirebbe la risposta piu' adeguata alla crisi del debito sovrano''.


http://www.ansa.it/web/notizie/speciali ... 68567.html

...Peccato che in Europa si siano dimenticati della democrazia (imparino dagli irlandesi, magari!)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
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Islanda in Europa

Messaggioda Robyn il 02/06/2012, 13:55

La strada per l'Europa è riprendere l'unità Europea disegnata dai padri costituenti dell'Europa.De Gasperi,Adenauer,Brand ed altri.Inoltre il disegno Europeo oltre a comprendere Gran Bretagna,Irlanda e Grecia deve comprendere anche l'Islanda.L'Europa si trova in questa situazione perchè ha perso le coordinate.No al sentimento antitedesco ma no all'egemonia e all'egoismo della Germania in Europa.Inoltre sarebbe bene convocare il Pse per riprendere questa strada.Prima bisogna mettere in sicurezza l'euro e dopo devono cambiare gli equilibri politici in Germania con le elezioni che verranno.Intanto si può procedere a riforme che stabilizzino l'euro e che diano più potere alla banca centrale europea come stampare banconote coma fà la FED americana e di regolare il sistema bancario europeo.Inoltre la cura non può essere peggiore del male perche prima vengono i cittadini europei ciao robyn
http://www.blitzquotidiano.it/economia/ ... a-1151606/
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Re: Islanda in Europa

Messaggioda franz il 02/06/2012, 17:10

Robyn ha scritto:Prima bisogna mettere in sicurezza l'euro .... Intanto si può procedere a riforme che stabilizzino l'euro e che diano più potere alla banca centrale europea come stampare banconote

Non è chiaro, perché c'è contraddizione tra le tre proposte.
a) mettere in sicurezza l'euro ... è giusto
b) stabilizzare l'euro ... è giusto
ma se stampi piu' banconote cosa succede? L'euro è già debole e destabilizzato.
Vale poco e se ne stampi tanti varrà sempre meno. Quindi stampare piu' euro significa destabilizzare l'euro e avvicinarlo al baratro. Tanto piu' che gli americani ci mettono poco a stampare dollari anche loro per tenere testa ad una eventuale competizione verso il basso delle due valute. Quindi sarebbe solo un'inutile rincorsa al ribasso delle valute ed al rialzo dei prezzi. Una rincorsa in cui a perderci sono sempre i salariati.
Quindi:
c) stampare (piu') banconote è in contraddizione con a) e b) e fa male ai lavoratori.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda matthelm il 02/06/2012, 21:59

L' Unione monetaria assomiglia sempre di più a una società di mutuo soccorso. Alla Germania. (De Bortoli)
"L'uomo politico pensa alle prossime elezioni. Lo statista alle prossime generazioni".
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda Robyn il 02/06/2012, 22:24

Infatti,la migliore soluzione per l'Europa è quella kennediana
L'emissione di banconote in funzione delle riserve auree realmente possedute
Gli eurobond invece frenerebbero la speculazione sul debito e
sarebbero una risposta alla crisi sempre a patto che si facciano
le riforme strutturali ciao robyn
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Soros spara a zero sulla Merkel

Messaggioda franz il 03/06/2012, 12:35

SOROS CONTRO LA GERMANIA AL FESTIVAL DELL'ECONOMIA DI TRENTO
Soros spara a zero sulla Merkel
«Hai solo tre mesi per salvare l'euro»

Il finanziere: «L'intransigenza dei tedeschi mette a rischio l'Unione. Ora serve una copertura Ue dei depositi bancari»

Dall'inviato FABIO SAVELLI

TRENTO – Tre mesi. Novanta giorni. Il conto alla rovescia per l’architettura – non solo monetaria – ma persino politica dell’Unione Europea è appena cominciato. «Tutto dipende dai creditori, dalla Germania di Angela Merkel e dalla Bundesbank. La loro intransigenza sta mettendo a rischio la stessa sopravvivenza di un oggetto fantastico. Quell' Unione Europea fondata sui principi della società aperta, democratica, pluralista e rispettosa dei diritti umani i cui nodi ora sono venuti al pettine, perché all’integrazione monetaria non ha fatto seguito una vera e propria integrazione politica». Parole e pensieri di Gorge Soros, guru della finanza speculativa, filantropo, famoso per aver lucrato sulle debolezze di lira e sterlina nel 1992 con uno degli hedge fund più conosciuti al mondo, il Quantum.

LA BOLLA – Incalzato dalle domande del giornalista del Corriere della Sera Federico Fubini al festival dell’Economia di Trento il miliardario di origine ungherese si è prodigato in una lectio magistralis di economia internazionale elargendo consigli, suggerimenti, invettive nei confronti della classe dirigente europea, non sempre illuminata, soprattutto incapace di gestire la crisi dell’Eurozona e tale da suscitare la recente riprovazione del presidente degli Stati Uniti Barack Obama che venerdì in campagna elettorale nel Minnesota ha tentato di attribuire all’Unione Europea la frenata della crescita mondiale suffragata dal dato preoccupante della disoccupazione americana di nuovo in risalita. «Quell’oggetto fantastico (l’Unione europea, ndr. ) - ha spiegato Soros – ha funzionato in un primo momento perché i tedeschi erano alle prese con l’unificazione e ha avuto la massima realizzazione con il trattato di Maastricht. Ma il giocattolo si è rotto quando si è capito che i tedeschi non erano disposti a condividere l’eccessivo indebitamento degli altri paesi europei. Ecco perché la ricetta è una sola e non può che adottarla anche la Merkel: un sistema comunitario a copertura dei depositi delle banche per impedire la fuga da capitali dall’area Euro».

LA REALIZZAZIONE – Se la ricetta non è di per sé innovativa, Soros ha fatto però intravedere barlumi di luce su una crisi della moneta unica tale da aver ormai aggredito la crescita mondiale, con i paesi emergenti incapaci di fungere da locomotiva: «Abbiamo tre mesi di tempo per invertire la rotta, il problema è di natura bancaria e di concorrenza, non è di natura fiscale, e prima o poi dovranno capirlo anche in Germania». L’implosione dell’Euro – cui il default della Grecia sarebbe la prima fortissima avvisaglia – non gioverebbe neanche a Berlino perché imporrebbe il ritorno del marco e penalizzerebbe le esportazioni tedesche. Sullo sfondo le politiche di austerity intraprese dai paesi più indebitati che stanno soffocando la crescita per un’imposizione fiscale ormai ampiamente sopra i livelli di guardia: «Non si può continuare così all’infinito», ha precisato Soros. Soprattutto perché la conseguenza è che i movimenti euro-scettici prendano maggior vigore nelle consultazioni elettorali provocando «l’implosione di un oggetto fantastico».

http://www.corriere.it/economia/12_giug ... 680b.shtml
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