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Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Discussioni e proposte, prospettive e strategie per il Paese

Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda Robyn il 31/05/2012, 13:26

Caro Franz per evitare che alcuni paesi Europei agiscano a danno di altri serve una regolazione Europea che impedisca che questo avvenga.Inoltre qual'è la lingua ufficiale Europea?l'Inglese,anche per la sua universalità.Quindi tutti i bimbi d'Europa,in un'assetto federale,studieranno obbligatoriamante l'inglese a fianco della lingua nazionale.Gli italiani studieranno l'italiano e l'inglese,i francesi il francese e l'inglese,gli inglesi l'inglese e l'inglese,i greci il greco e l'inglese.Ma qual'è la religione prevalente?Non esiste religione prevalente perche c'è la cattolica,la protestante che sono pienamente riconosciute e via dicendo ciao robyn
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda franz il 31/05/2012, 13:36

Robyn ha scritto:Caro Franz per evitare che alcuni paesi Europei agiscano a danno di altri serve una regolazione Europea che impedisca che questo avvenga.

In parole povere serve un'unione federale che ora non c'è e che gli stati nazionali per ora non vogliono.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda trilogy il 31/05/2012, 14:18

franz ha scritto:La soluzione quindi è che la grecia rimanga nell'euro e ottemperi a quanto già stabilito in ambito comunitario. ..


La situazione della gente comune in Grecia è già oltre i limiti della sostenibilità e Il nuovo governo dopo le nuove elezioni dovrebbe varare una nuova manovra di circa 11 miliardi di euro.
Ma il problema non è solo finanziario. Costruire una economia competitiva, non si fa in 1 anno. Le ricette della Merkel: scuole professionali, investimenti in ricerca e innovazione richiedono molto tempo per produrre effetti, nel frattempo si deve mangiare tutti i giorni. Rimane l'emigrazione.
Per darti una idea, proprio ieri sera parlavo con una persona che vive là. Mi raccontava che si era portata a casa un cane randagio. Le ho detto: < ma il padrone di casa cosa ne pensa? Non è che ti sbatte fuori te e il cane?>
risposta: < Figurati, qua ci sono proprietari che ti abbassano l'affitto anche se non lo chiedi, perchè la gente non riesce più a pagare l'affitto, lascia la casa, il canone insoluto e sparisce >.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda franz il 31/05/2012, 14:52

trilogy ha scritto:risposta: < Figurati, qua ci sono proprietari che ti abbassano l'affitto anche se non lo chiedi, perchè la gente non riesce più a pagare l'affitto, lascia la casa, il canone insoluto e sparisce >.

Hanno trovato la soluzione, abbassare tutti i prezzi. È una soluzione rapida, che ripristina la realtà antecedente ad una economia un po' troppo spinta per i troppi soldi in circolazione. Ora mancano i soldi e quindi si abbassano i prezzi. Sono già scesi i salari, le pensioni, il reddito minimo, i consumi. Che diminuiscano gli affitti mi sembra un segnale positivo, non negativo.
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Quello che Berlino impone ad Atene non ha senso

Messaggioda franz il 31/05/2012, 15:13

L’intervista ALL’ex cancelliere socialdemocratico
«Quello che Berlino impone ad Atene
non ha senso né politico né economico»
Gerhard Schröder: «Merkel pensa in termini elettorali. E sbaglia»


L'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard SchröderL'ex cancelliere socialdemocratico Gerhard Schröder
ROMA — «Quello che fa il governo tedesco, cioè dire alla Grecia che bisogna fare contemporaneamente le riforme e la politica di austerità, non ha alcun senso né politico, né economico. È chiaro che hanno bisogno di più tempo. Non posso sottoscrivere in toto la poesia di Günter Grass sulla Grecia, ma ha un argomento forte: non abbiamo dato ad Atene molte chance». Il giardino dell’Hotel de Russie è un luogo speciale per Gerhard Schröder. Fu qui, alle pendici del Pincio nella primavera del 2005, che l’allora cancelliere tedesco rivelò al suo ministro degli Esteri verde, Joschka Fischer, l’intenzione di voler giocare la carta delle elezioni anticipate. Fu l’inizio della fine per la coalizione rosso-verde: «Joschka era molto deluso, ma io non avevo altra scelta». Schröder perse quella scommessa solo in parte: Angela Merkel divenne cancelliera, ma fu costretta per quattro anni a governare insieme alla Spd. La ragione di quell’azzardo politico ci riporta direttamente all’oggi. Schröder aveva varato la più radicale e dolorosa riforma del welfare tedesco dai tempi di Bismarck. La base socialdemocratica era in rivolta. La Spd veniva punita in ogni elezione regionale. Per di più la Germania e la Francia, con il permesso dell’Italia, avevano ottenuto di poter violare senza pagar dazio i criteri di Maastricht. «Nessun governo in una democrazia può imporre riforme strutturali e allo stesso tempo attuare una politica di austerità, pena gravi tensioni sociali. Questa fu la situazione tedesca nel 2003. Io avevo appena realizzato l’Agenda, oltre 20 miliardi di euro di tagli e una severa riforma del mercato del lavoro. Ma non potevamo strozzare ulteriormente l’economia. Così abbiamo chiesto un margine più ampio nel rispetto dei criteri. Poi ho perso le elezioni, la signora Merkel ne ha approfittato, l’economia è ripartita, ma questa è un’altra storia. La lezione di allora è che un Paese come la Grecia ha bisogno di più tempo».

C’è un reale pericolo che l’euro si disintegri?
«No, non credo. Analizziamo i termini del problema. Abbiamo un fiscal compact sottoscritto dai Paesi dell’eurozona. C’è stata un’elezione in Francia, con la vittoria di Hollande che chiede di rinegoziarlo. C’è qualche passo in direzione della politica economica comune, cioè verso l’unione politica. Cosa può ottenere in più il nuovo presidente francese? Probabilmente un completamento, non formale ma di sostanza, in direzione di un patto per la crescita, senza bisogno di rimettere in discussione il patto fiscale. Con il che potrà dire che la sua rivendicazione è stata recepita. Di questo faranno parte tre elementi: una concentrazione dei fondi strutturali e di coesione verso i Paesi che ne hanno più bisogno: ci sono ancora risorse significative disponibili per infrastrutture, ricerca, sviluppo. L’aumento della dotazione della Bei, attraverso i cosiddetti project bond, oppure l’aumento del suo capitale. Poi verranno gli eurobond, cioè il primo passo verso l’europeizzazione del debito…».

Ma è ciò che la Germania non vuole…
«È vero, la Germania in questo momento non lo vuole. Ma la questione è che contemporaneamente bisogna fare passi concreti verso il coordinamento delle politiche economiche e finanziarie. Non si possono fare gli eurobond, senza portare a termine le riforme strutturali di cui ogni Paese ha bisogno e senza muoversi allo stesso tempo verso l’unione politica. Queste cose devono marciare insieme. E a queste condizioni, la Germania non avrebbe più argomenti per dire di no».

Vuole dire che a queste condizioni, il governo tedesco potrebbe dire sì agli eurobond?
«Non posso affermarlo con certezza. Ma la cancelliera si è mostrata flessibile quando è stato necessario. Il punto è che non avrebbe più argomenti razionali per opporsi »

Però Frau Merkel è sempre apparsa in ritardo sugli avvenimenti. Perché ogni volta ci mette tanto a fare passo in avanti?

«Merkel pensa prima di tutto in categorie elettorali, cioè in termini di potere politico interno. E sbaglia».

Perché sbaglia?
«Io non credo che possa vincere le prossime elezioni in Germania. È possibile che la Cdu resti più forte della Spd. Ma anche se la Fdp superasse di poco la soglia del 5% questo non basterebbe più per governare insieme. Resterebbero per la Cdu la possibilità di una coalizione con i Verdi (che questi non faranno) oppure una Grande Coalizione, che la Spd rifiuterebbe. Quindi l’unica prospettiva rimarrebbe un governo rosso-verde, con una sorta di appoggio della Sinistra o dei Pirati. Non penso cioè che la cancelliera Merkel rimanga al potere dopo il 2013».

Ma alle elezioni manca ancora quasi un anno e mezzo. E l’Europa ha molto meno tempo a disposizione…
«Per questo sostengo che bisogna implementare subito questo pacchetto. Per i mercati è essenziale che i Paesi dell’eurozona indichino con chiarezza la linea e dicano: andiamo verso l’unione politica, con tutto ciò che comporta, indicando i passi concreti a breve, medio e lungo termine. Un commissario deve diventare una sorta diministro delle Finanze dell’eurozona. O si fa questa riforma istituzionale o la moneta unica è a rischio ».

Quindi a suo avviso la crisi è sostanzialmente politica?
«È chiaro. All’inizio abbiamo creduto con l’euro di poter fare un progetto politico, forse anche contro la razionalità economica, sperando che poi questo ci costringesse all’unione politica. Purtroppo non è successo. Adesso o ci arriviamo, o la moneta cadrà. Se la crisi prova qualcosa, è che non si può avere una moneta unica senza una politica economica, finanziaria (e aggiungerei sociale) comuni».

Ma tra la crisi e l’unione politica, c’è un problema immediato da risolvere di nome Grecia. Siamo ancora in tempo per salvarla?
«Sì. Dipende molto da loro, da come voteranno tra due settimane, se vogliono essere salvati. Se ci sarà un governo disposto a fare le riforme necessarie, possiamo salvarla. Come dicevo, occorrerà però dare più tempo al nuovo governo greco. L’errore più grave che abbiamo fatto è aver lasciato in bilico Papandreu. Lui era stato chiaro: datemi più tempo. Ora, i greci devono capire che le riforme strutturali vanno fatte, ma gli europei devono capire che queste cose non si fanno in una notte. Dovremmo dire subito che vogliamo salvare la Grecia, che questo può avvenire solo se loro riformano il Paese, ma anche che devono poterlo fare gradualmente. Al momento purtroppo esercitiamo su Atene soltanto pressione».

Con l’elezione di Hollande il binomio franco-tedesco è in crisi?
«No. Ogni presidente francese e ogni cancelliere tedesco imparano in breve tempo che in Europa nulla avanza se Berlino e Parigi non lavorano insieme. E sarà così anche con Hollande e Merkel, come fu tra me e Chirac, tra Schmidt e Giscard, tra Kohl e Mitterrand. È semplicemente un fatto della costruzione europea, anche se quando interagiscono gli altri si lamentano e parlano di direttorio, ma quando non lo fanno è pericoloso».

Ma un’eventuale uscita della Grecia dalla moneta unica secondo lei causerebbe il crollo dell’intera eurozona?
«Sarebbe una vittoria dei mercati sulla politica ».

E sarebbe in grado l’Ue di contenerne gli effetti?
«In generale, non amo discutere situazioni ipotetiche. Sinceramente non credo che Atene uscirà dall’euro. La Grecia rappresenta il 3% del Pil dell’Ue. E a quelli che predicono l’effetto domino, rispondo che basterebbe una forte presa di posizione politica per impedirlo».

Lei comunque non è pessimista. Su quali basi?
«L’Europa è sempre avanzata come la processione del martedì di Pentecoste a Echternach: due passi avanti uno indietro, ogni tanto addirittura uno avanti due indietro. È vero che questa crisi ha una qualità diversa, è probabilmente la più seria che abbiamo mai vissuto, perché a essere minacciata è la base economica. E si può risolvere solamente se ci sarà unità d’intenti e d’azione tra i grandi Paesi, a condizione che capiscano e dicano che la direzione sia quella dell’unione politica ».

Paolo Valentino31 maggio 2012 | 8:12 www.corriere.it
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Re: Quello che Berlino impone ad Atene non ha senso

Messaggioda trilogy il 31/05/2012, 16:51

franz ha scritto:L’intervista ALL’ex cancelliere socialdemocratico
«Quello che Berlino impone ad Atene
non ha senso né politico né economico»
Gerhard Schröder: «Merkel pensa in termini elettorali. E sbaglia»


Ma tra la crisi e l’unione politica, c’è un problema immediato da risolvere di nome Grecia. Siamo ancora in tempo per salvarla?
«Sì. Dipende molto da loro, da come voteranno tra due settimane, se vogliono essere salvati. Se ci sarà un governo disposto a fare le riforme necessarie, possiamo salvarla. Come dicevo, occorrerà però dare più tempo al nuovo governo greco. L’errore più grave che abbiamo fatto è aver lasciato in bilico Papandreu. Lui era stato chiaro: datemi più tempo. Ora, i greci devono capire che le riforme strutturali vanno fatte, ma gli europei devono capire che queste cose non si fanno in una notte. Dovremmo dire subito che vogliamo salvare la Grecia, che questo può avvenire solo se loro riformano il Paese, ma anche che devono poterlo fare gradualmente. Al momento purtroppo esercitiamo su Atene soltanto pressione».


Schröder ha individuato perfettamente il problema, è una questione di tempi. Se si pretende un calendario di riforme troppo stretto salta la democrazia Greca e l'euro
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Re: Quello che Berlino impone ad Atene non ha senso

Messaggioda franz il 31/05/2012, 21:39

trilogy ha scritto:Schröder ha individuato perfettamente il problema, è una questione di tempi. Se si pretende un calendario di riforme troppo stretto salta la democrazia Greca e l'euro

Da buon politico ha buone ragioni ma dimentica che la politica ha tempi differenti dall'economia e dei mercati.
Sono tempi diversi ed autonomi. La politica ha tempi lunghi e confida che si voti di tanto in tanto.
Il giorno prima della caduta di Berlusconi il titolo Mediaset perse il 5% in un attimo.
Il mercato vota ogni giorno, ogni ora, ogni secondo.
I mercati impongono decisioni piu' rapide di quanto la politica possa accettare.
Questo, piaccia o non piaccia, è un problema con cui fare i conti.
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Lite tra Monti, Hollande e Merkel davanti ad Obama

Messaggioda franz il 01/06/2012, 8:19

RETROSCENA
Lite tra Monti, Hollande e Merkel
sul rischio contagio da Madrid

Spaccatura fra i leader europei di fronte ad Obama in teleconferenza. Pressing sugli aiuti ma è no tedesco. La Cancelliera: "La Germania non regalerà soldi alle banche spagnole". Il premier italiano: "Berlino rifletta subito"

di ALBERTO D'ARGENIO
ROMA - "No, la Germania non regalerà soldi alle banche spagnole". Per tre volte Barack Obama, Mario Monti e Francois Hollande vanno alla carica. Per tre volte Angela Merkel dice di no. In inglese e, per non sbagliare, in tedesco. La Cancelliera è irremovibile. E così alla teleconferenza dell'altro ieri pomeriggio l'Europa clamorosamente si spacca. Per la prima volta davanti a Obama. Qualcosa che gli europei volevano evitare. Come testimonia un'altra teleconferenza. Quella del 17 maggio, quando Monti, Merkel, Cameron e Hollande in partenza per il G8 di Camp David decisero che almeno di fronte agli altri grandi si sarebbero dovuti mostrare compatti. Poi le beghe su come rilanciare la crescita per risolvere la crisi le avrebbero risolte tra loro, al rientro in Europa. Compito già arduo (e in alto mare) da portare a termine entro il summit Ue del 28 giugno (ieri confermata per il 22 la riunione preparatoria a Roma tra i leader di Italia, Francia, Germania e Spagna) sul quale poi si sono innestati i bubboni di Grecia e Spagna.

Ma è l'urgenza della bomba iberica a rendere evidenti le spaccature. Il tempo stringe, dopo Bankia potrebbero saltare altri colossi del credito di Madrid. E l'Europa deve tenersi pronta a intervenire per evitare la disintegrazione della sua moneta che metterebbe fine ai discorsi su Grecia, crescita, futura governance e quant'altro. Le contromisure da mettere in campo le ha illustrate mercoledì il presidente della Commissione europea Josè Barroso.

La costruzione di un'Unione bancaria con un sistema di supervisione unico a livello Ue, una garanzia europea dei depositi bancari e l'intervento diretto del fondo salva-statieuropeo (l'Efsf che si trasformerà nel più potente Esm) nel salvataggio delle banche. Con il terzo pilastro da anticipare, da mettere subito in campo modificando lo statuto dell'Efsf per tenere in piedi la baracca, per evitare l'immediato tracollo dell'euro e avere il tempo di mettere in piedi quel "Fondo di risoluzione" per gli istituti di credito che Bruxelles proporrà a breve, forse già mercoledì prossimo.

È su questo sfondo che va vissuta la video-telefonata di mercoledì. Obama (spaventato che la crisi dell'euro contagi gli Usa e comprometta la sua rielezione) apre sostenendo l'Unione bancaria e l'intervento diretto del fondo salva-Stati per le banche spagnole. Monti e Hollande (che preferisce ancora parlare in francese) sono sulla stessa linea. La Merkel no. "La Germania è contraria a un intervento diretto dell'Efsf, non vogliamo che il fondo, che opera con soldi dei governi, spenda milioni in cambio di collaterali di banche già cotte. Non vedo perché dovremmo possedere pezzi di banche fallite". A poco sono servite le insistenze dell'agguerrito terzetto. Monti ha cercato di convincere la Cancelliera rassicurandola (frase ripetuta ieri in pubblico) sul fatto che l'Italia è "contraria a cambiare lo statuto della Bce". Dunque, ha ragionato, se l'Eurotower non avrà più poteri almeno "ci vuole la Banking Union e l'intervento dell'Efsf". E ancora, i tre hanno fatto notare che se la Spagna, come vuole la Germania, prima prenderà i soldi del fondo salva-Stati e poi salverà le banche si rischia un effetto domino dei mercati. "Non solo il suo debito pubblico crescerà aumentando la sfiducia degli investitori, ma i mercati considereranno Madrid parzialmente insolvente e lo spread andrà alle stelle rendendo tutto ancora più pericoloso". Posizioni che ognuno dei tre ha ripetuto in tre diversi round della conferenza. Alle quali la Cancelliera ha puntualmente detto di no, deludendo chi sperava che l'aggravarsi della situazione l'avrebbe spinta a più miti consigli.

Ma il pressing non si arresta. I quattro, recita il comunicato della Casa Bianca, hanno deciso di "continuare a consultarsi da vicino" in vista del G20 di Los Cabos, Messico, del 18 giugno. E non è un caso che ieri Monti abbia detto che la Germania "deve riflettere profondamente e rapidamente" su come bloccare il contagio della crisi riferendosi all'Efsf e alla crescita. Bruxelles intanto andrà avanti: forse già mercoledì presenterà il Fondo di risoluzione per le banche, un salvadanaio salva-banche che dovrà essere riempito dagli stessi istituti per assicurarsi dai rischi futuri visto che gli stati non hanno più soldi per salvarli. Ma anche su questo - il fondo comunque non farebbe in tempo a risolvere la crisi iberica - ci sono opposizioni. Della Gran Bretagna di Cameron, contraria anche alle regole di supervisione europea ripugnanti per la City, e delle stesse banche, che dicono di non avere risorse da mettere nel fondo. Gli europei hanno poche settimane per trovare la quadra.

(01 giugno 2012) www.repubblica.it


Nota: Il problema è: dobbiamo fare regali alle banche (qui si dice sempre di no!) oppure dobbiamo salvarle perché il loro crollo farebbe piu' male del salvataggio? Lo stesso con la Grecia. Si è deciso di salvarla ma ai greci (e non solo a loro) non piace il salvataggio. Troppo doloroso e rapido. Ed anche la medicina per le banche (un fondo riempito da loro stesse) non piace ad alcune piazze finanziarie. Insomma come spesso capita la medicina non piace ai pazienti e non piace a chi deve pagare il conto.
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Re: Lite tra Monti, Hollande e Merkel davanti ad Obama

Messaggioda trilogy il 01/06/2012, 9:39

franz ha scritto:RETROSCENA
Lite tra Monti, Hollande e Merkel
sul rischio contagio da Madrid

Spaccatura fra i leader europei di fronte ad Obama in teleconferenza. Pressing sugli aiuti ma è no tedesco. La Cancelliera: "La Germania non regalerà soldi alle banche spagnole". Il premier italiano: "Berlino rifletta subito"
...


Un classico esempio della confusione mentale che hanno in Europa. Parlano di sistema bancario europeo, di supervisione europea, poi la Merkel dice che nuo vuole salvare le banche spagnole.... :mrgreen: Il fondo salvastati deve salvare le banche.... Poche idee e confuse, vogliono governare l'Europa con la mentalità di un ammnistratore di quartiere. Come dire che nel 2008 la crisi di Wall Street doveva essere affrontata dal Sindaco di New York. :mrgreen:
Stati Uniti: La curva rossa è l'andamento del debito delle istituzioni finanziarie, quella grigia del debito pubblico. L'andamento a partire dal 2008 è speculare, cosa hanno fatto gli USA è chiaro.

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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda Robyn il 01/06/2012, 11:28

L'unica strada per l'Europa è l'Europa Federale anche se gli stati forti dicono no ed altri stati fanno i furbi.Evidentemente in Europa devono cambiare gli equilibri politici e mettere nell'angolo gli euroscettici ciao robyn
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