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Amato: La Germania vuole buttarci fuori

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Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda flaviomob il 29/05/2012, 12:15

http://keynesblog.com/2012/05/29/latto- ... -dalleuro/

L’atto di accusa di Giuliano Amato: “La Germania vuole buttarci fuori dall’Euro”
Posted by keynesblog on 29 maggio 2012 in Economia, Europa


“Le diagnosi di questi giorni dello stato dell’eurozona e delle sue prospettive portano in genere al più nero pessimismo.” Così Giuliano Amato esprime il suo pessimismo sulle colonne del Sole 24 Ore in un editoriale pubblicato domenica scorsa dal titolo estremamente eloquente: “Il cinismo tedesco più forte dell’ipocrisia”

“L’eurozona – prosegue Amato – viene perciò giustamente descritta come un organismo che ha subito un infarto. È più di là che di qua, come si dice sbrigativamente per gli esseri umani.”


Il pessimismo dell’ex presidente del consiglio è però soprattutto un atto di accusa verso la Germania di Angela Merkel. Il particolare, secondo Amato, se si guarda alla Grecia “si ha la sensazione di essere davanti a un esercizio sempre più scoperto di ipocrisia da parte della leadership europea.”

Per Amato “dietro le parole non trapela nessuna intenzione di mettere in campo quelle armi pesanti, che tutti sanno essere necessarie per bloccare i mercati prima dell’uscita della Grecia, dal via libera agli interventi della Banca Centrale Europea per evitare il collasso delle banche, alla garanzia dei depositi, all’una o all’altra forma di mutualizzazione di debiti pubblici.”

E qui arriva il j’accuse: “sono incline a pensare che in Germania – scrive Amato – e non nella cosiddetta pancia dell’elettorato, ma nei circoli di coloro che sanno e che contano, stia prevalendo la convinzione che per salvare l’eurozona bisogna buttarne fuori i Paesi troppo deboli per starci e fonte per questo di guai per tutti gli altri.”


* * * *

Il cinismo tedesco più forte dell'ipocrisia

Le diagnosi di questi giorni dello stato dell'eurozona e delle sue prospettive portano in genere al più nero pessimismo. Intanto, quello che ne dovrebbe essere il sistema circolatorio, il mercato interbancario al quale è affidato il movimento dei flussi finanziari da un comparto all'altro della stessa eurozona, ha cessato di funzionare.

I comparti nazionali vivono ciascuno per conto suo e le sorti delle banche di ciascun Paese dipendono sempre più dalla mole e dalla rischiosità dei titoli pubblici che hanno in portafoglio.
L'eurozona viene perciò giustamente descritta come un organismo ...

di Giuliano Amato - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/QQ0Pa


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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda franz il 29/05/2012, 12:33

Da notare che anche la socialdemocrazia tedesca non vuole gli eurobond (salvifica illusione) e quindi la speranza che Hollande potesse creare e galvanizzare un fronte robusto in Europa si è già spenta. Da qui forse la delusione di Amato (che quando ha governato non ha certo fatto le riforme che invece furono fatte da gerhard schroeder in germania). Amato dovrebbe piuttosto lamentarsi di quanto non ha fatto l'Italia quando governava lui.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda pianogrande il 29/05/2012, 13:20

Ormai chi ci crede più ai politici che è colpa dell'Europa?
Hollande ci doveva salvare, la Merkel non ci vuole più, gli eurobond (che altro non sono che ulteriore debito) ......
Amato manca anche un po' di prontezza di riflessi.
Non si è ancora accorto che ci sono quelli del FAI che adesso rendono di più.
Poi c'è Grillo, l'anti politica, la morsa del gelo ....
E sì che lo paghiamo anche anche bene.
Fotti il sistema. Studia.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda franz il 29/05/2012, 13:38

pianogrande ha scritto:Ormai chi ci crede più ai politici che è colpa dell'Europa?

Francamente non credo affatto che la germania voglia sbatterci fuori ma piu' che questa panzana credo valga la pena di sottilineare il fatto che questa classe politica gerontocratica, che è causa primaria dei nostri mali (e colpevoli solidali sono gli elettori) continua nella grottesca caccia al colpevole "esterno" (che si chiama speculazione, germania, banche, finanza) ed il tutto per sviare l'attenzione dal fatto piu' che evidente i veri responsabili sono loro.
Ma ormai chi ci crede piu', a questi politici?
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda Robyn il 30/05/2012, 10:58

La Grecia rimane in Europa al contrario di quello che dice la Merkel.L'Europa inoltre è troppo grande.Dovrebbe essere Grecia,Potogallo,Spagna,Italia,Francia,Gran Bretagna,Islanda,Austria,Irlanda,Croazia,Slovenia,Bosnia,Ungheria,RFT,Danimarca.Forse è stato un errore riunire la Germania e questo lo sanno anche oltreoceano,negli Usa.La migliore Germania che sia mai esistita è la RFT,Repubblica Federale Tedesca ciao robyn
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda flaviomob il 31/05/2012, 11:20

C'era una volta l'Europa
di BARBARA SPINELLI

È COLMO di insidie e doppiezze, il modo in cui un gran numero di politici europei, e di economisti, e di esperti, sta prospettando l'uscita della Grecia dalla moneta unica. Sembra una preparazione razionale al peggio, ma i presupposti di una vera preparazione sono assenti: è del tutto inaudibile una critica autentica degli errori commessi, che corregga alle radici i vizi dell'euro e dell'Unione. Non vediamo che un vacuo oscillare tra falsi allarmi e false sicumere. A volte la secessione di Atene è temuta, per gli effetti finanziari che avrebbe; altre volte sembra in segreto propiziata, accelerata. Non è interpretabile diversamente, ad esempio, la decisione che il Fondo salva-Stati ha preso all'inizio di maggio, quando gli aiuti a Atene sono passati dai concordati 5,2 miliardi di euro a 4,2 miliardi: "un miliardo di olio bollente su una ferita aperta", scrisse Giuliano Amato sul Sole 24 ore del 13 maggio. Stessa apatica indolenza di fronte a un possibile no irlandese al Patto di bilancio (fiscal compact), nel referendum di oggi. Come sempre si correrà dietro la storia, senza farla.

Chi ha gettato la Grecia nel marasma ha volutamente giocato col fuoco, oltre che con un popolo, e ancora sorprende lo stupore causato dal voto del 6 maggio: una maggioranza parlamentare introvabile, il tracollo dei vecchi partiti, la necessità di indire - il 17 giugno - nuove elezioni. Viste le cose come stanno, si comincia a considerare fatale lo sfascio della moneta, e neanche così nefasto. Senza Atene si potrà forse salvare
l'Euro, anche se rattrappendolo un po'. Meglio pochi felici - in un'eurozona ripulita - ben sorretti dal muro antincendio (il famoso firewall) che fermerà l'espandersi del male. Si può fare, dicono a Berlino e a Bruxelles: "È governabile".
Quel che inquieta, nei piani d'emergenza allo studio, non è la volontà di erigere muri. Prepararsi a neri scenari è saggezza, in politica, a condizione però che il male sia riconosciuto, detto, e non circoscritto ma proscritto. Altrimenti avremo barriere di carta, come l'esiziale linea Maginot che doveva immunizzare i francesi da assalti nazisti. Tale è l'odierno muro antincendio, e il motivo è chiaro: manca la coscienza che la crisi non è greca ma dell'intera Unione, e per questo il panico che regna ha qualcosa di sinistro. È un panico fatto di leggerezza, di ignoranza storica, di vuoti di memoria colossali. In cuor loro i capi europei sanno di mentire, quando dicono che non ci sarà contagio. Quando esibiscono tranquillità, come se tutto potesse continuare come prima, dopo il crollo greco o il no irlandese. La leggerezza è funesta, perché non è così che l'Europa ritroverà le forze e i cittadini la fiducia.

Chi prospetta un'uscita sopportabile di Atene sta occultandone il prezzo, e non valuta quel che significherebbe la disgregazione dell'euro. Troppo facilmente ci si consola, credendo nella favola che ci si racconta: l'eurozona che sopravviverebbe, l'Unione che resterebbe quella che conosciamo. Nella migliore delle ipotesi vengono enumerate le perdite finanziarie, alcuni evocano perfino una Banca centrale non più solvibile, ma a quel che sta nel fondo del pozzo non si guarda.
Anche economisti illustri giocano con l'Unione come fosse un algoritmo. Paul Krugman dice giustamente che l'euro s'infrangerà, vista la volontà d'impotenza degli Stati, ma subito aggiunge che non sarà il dramma paventato. L'Argentina nel 2001-2002 si sganciò dal dollaro, svalutò il peso, poi formidabilmente si riprese: perché non potrebbe accadere a Atene, e magari a Madrid, Lisbona, Roma? Dov'è scritto che l'Unione crollerebbe, se finisse un euro fatto così male, non sostenuto dalla fusione dei suoi Stati? Si può tornare allo status quo ante. Lo stesso Joschka Fischer, ex ministro degli Esteri, spiega che l'euro non era una necessità economica, ma politica: strategicamente non se ne può fare a meno, ma tecnicamente sì.

Affermazioni simili sono un inganno: non dicono le cose come stanno. Proviamo allora a immaginare quel che succederebbe non solo nel medio periodo ma nel breve, se Atene tornasse alla dracma per poi svalutarla massicciamente. Non avremmo uno scenario argentino, perché Atene non dispone più di una moneta nazionale, e perché il mondo industrializzato è oggi in recessione. Un lungo periodo di transizione sarebbe necessario, per passare alla dracma, durante il quale occorrerebbe bloccare le frontiere, la libera circolazione dei capitali e anche delle persone.
Il trattato di Schengen, che abolisce i confini interni sostituendoli con un'unica frontiera esterna, verrebbe sospeso durevolmente. La svalutazione della dracma - domani della moneta spagnola, portoghese - scatenerebbe guerre commerciali. Anche per la Germania sarebbe una calamità: economica, politica, psicologica. Berlino è oggi una potenza perché leader di una moneta con peso mondiale. Ridotta a custodire il marco diverrebbe ininfluente. "Temo molto meno la potenza della Germania che la sua presente inerzia. Dovete diventare la nazione indispensabile d'Europa e non fallire nella leadership", ha detto il ministro degli Esteri polacco Sikorski in un discorso nella capitale tedesca il 28 novembre scorso. Berlino tornerebbe a esser guardata con rancore. Fischer mette in guardia la Merkel, nell'intervista al Corriere del 26 maggio: "Sarebbe una tragica ironia se la Germania unita, con mezzi pacifici e le migliori intenzioni, causasse la distruzione dell'ordine europeo una terza volta. Eppure il rischio è proprio questo". La stessa cosa hanno detto negli ultimi anni due ex cancellieri: Schmidt e Kohl.

La rovina non sarebbe solo finanziaria. Sarebbe politica, culturale. È inutile evocare sessant'anni di storia europea a rischio, se non si specifica in cosa consista precisamente tale storia. Se non si dice la verità ai cittadini, su quel che perderemmo. Non saranno protetti da Stati nazione che recupereranno la sovranità, perché la sovranità è persa dal dopoguerra. L'euro fu necessario economicamente: non fu creato perché urgeva una penitenza politica dei tedeschi. La chiusura delle frontiere ci cambierebbe antropologicamente: ogni nazione rientrerebbe nel suo misero recinto, gli spiriti si rinazionalizzerebbero, la xenofobia diverrebbe un male banale.

La lunga educazione europea alla mescolanza di culture, alla tolleranza, all'apertura al diverso, si prosciugherebbe per decenni. Già sta accadendo, in un'Europa che ritiene patologico il debito greco e perfettamente sana la tirannide di Orban in Ungheria. Già in Francia Sarkozy ha sbandierato la xenofobia in campagna elettorale. In Grecia già cresce un partito nazista che saluta col braccio teso e promette di installare mine anti-uomo lungo i confini. L'Unione fu inventata contro i nazionalismi razzisti: l'invenzione franerebbe. Così come vacillerebbero le nostre costituzioni, figlie del clima che generò anche l'unità europea. A nulla servirebbe la Carta dei diritti che affianca il Trattato di Lisbona. Né i giudici né gli economisti salveranno, al posto dei politici e di ogni cittadino, la civiltà dell'Unione.

È il motivo per cui non credo che Atene uscirà dall'euro, e non solo perché i vecchi partiti greci risalgono nei sondaggi. Anche se vincesse la sinistra radicale, l'Europa non può permettersi disastri che cambierebbero la fisionomia dei suoi popoli. Molti responsabili lo sanno. Perché non parlano? La Germania si dice pronta a una Federazione. Il governatore della Bundesbank, Jens Weidmann, ha scelto la tribuna di Le Monde, il 26 maggio, per dire che se Parigi scegliesse la via federale e nuove deleghe di sovranità molte cose diverrebbero possibili, compresa la messa in comune dei debiti. Il silenzio di Parigi è rovinoso. Le due rigidità, francese e tedesca, congiurano contro la rinascita dell'Europa.

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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda Robyn il 31/05/2012, 12:06

La costruzione di un'Europa Federale non può vedere paesi egemoni.E vero che l'inerzia è pericolosa ma è ancora più pericoloso il protagonismo e l'egoismo di alcuni paesi.Tutti i paesi partner europei devono avere pari considerazione e portare ognuno il suo contributo.La Germania ha portato il concetto di una spesa più sobria,la Francia e l'Italia il concetto di crescita.II paesi deboli come la Grecia portano il concetto di solidarietà,di federalismo solidale.L'Europa non può essere solo un mercato ma deve esserci prima di tutto l'Europa come sentimento Europeo.Bisogna immaginare già da oggi come può essere l'Europa.L'Europa ha bisogno di una capitale che non può che essere Bruxelles con un parlamento dotato di poteri e con sede a Bruxelles e non a Strasburgo.Quando si parla di Europa non si può pensare alla Germania o alla Francia ma il pensiero deve andare all'insieme dei paesi che vi aderscono e a Bruxelles capitale Europea.Inoltre l'Europa senza la Gran Bretagna,l'Irlanda,l'Islanda,"la Grecia" e i paesi deboli non sarebbe più Europa ciao robyn
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda franz il 31/05/2012, 12:19

Robyn ha scritto:La costruzione di un'Europa Federale non può vedere paesi egemoni.

Verissimo: l'egemonia è l'antitesi del federalismo. Ma non puo' nemmeno vedere paesi "furboni" a rimorchio degli egemoni quando fa comodo ad entrambi e scaricati quando non fa più comodo ad uno dei due.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda trilogy il 31/05/2012, 12:56

flaviomob ha scritto:C'era una volta l'Europa
di BARBARA SPINELLI

[..]Tale è l'odierno muro antincendio, e il motivo è chiaro: manca la coscienza che la crisi non è greca ma dell'intera Unione, e per questo il panico che regna ha qualcosa di sinistro. È un panico fatto di leggerezza, di ignoranza storica, di vuoti di memoria colossali. In cuor loro i capi europei sanno di mentire, quando dicono che non ci sarà contagio. Quando esibiscono tranquillità, come se tutto potesse continuare come prima, dopo il crollo greco o il no irlandese.[..]
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Non sono daccordo con quello che dice Amato e non credo che la Germania voglia buttare razionalmente la Grecia fuori dall'Euro. L'uscita della sola Grecia costerebbe alla Germania un 4% del PIL. Ignorare l'effetto contagio sarebbe puro delirio, e la dissoluzione dell'euro costerebbe, alla sola Germania, perdite stimate dell'ordine del 15% del PIL in 4 anni.
Sono daccordo con la Spinelli, con quello che dice sopra. L'ho scritto molte volte, stanno prendendo decisioni dalle conseguenze irreversibili in uno scenario di scarsa prevedibilità, senza rendersene conto. E' come giocare alla roulette russa, sulla testa dei 330 milioni di abitanti dell'eurozona.
Gli Stati dell'eurozona mancano completamente di una visione geopolitica unitaria, si comportano come un parvenu della scena mondiale, imprigionati nelle piccole beghe di quartiere.
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Re: Amato: La Germania vuole buttarci fuori

Messaggioda franz il 31/05/2012, 13:26

trilogy ha scritto:L'uscita della sola Grecia costerebbe alla Germania un 4% del PIL. Ignorare l'effetto contagio sarebbe puro delirio, e la dissoluzione dell'euro costerebbe, alla sola Germania, perdite stimate dell'ordine del 15% del PIL in 4 anni.

Probabile, tuttavia va considerato che:

1) proprio sapendo questo la Grecia prova a marciarci, di fatto ricattando l'unico paese che dovrebbe/potrebbe sopportare il peso della crisi greca. E sappiamo che sulla base di quanto successo tra le due guerre è decisamente pericoloso ricattare la germania.
2) le perdite per la grecia sarebbero mostruose, ben superiori a quelle tedesche.

La soluzione quindi è che la grecia rimanga nell'euro e ottemperi a quanto già stabilito in ambito comunitario.
Tutto sommato i tedeschi hanno già dimostrato di saper fare sacrifici (sia per la riunificazione sa per le riforme agenda 2010) ed ora ritengono che tocchi anche agli altri fare la loro parte. E qui mi pare ci sia poca differenza in germania tra le posozioni di Merkel e dei socialdemocratici.
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