La Comunità per L'Ulivo, per tutto L'Ulivo dal 1995
FAIL (the browser should render some flash content, not this).

I (de)flussi elettorali del PD

Il futuro del PD si sviluppa se non nega le sue radici.

I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda flaviomob il 18/05/2012, 12:46

VENERDÌ 18 MAGGIO 2012

Se il Pd fosse il Pd non lo voterebbe nessuno



Il nostro ultimo sondaggio Bidimedia, l'ultimo Ipsos e l'ultimo Emg danno il Partito Democratico al 25%. In meno di un mese il suo elettorato si è ridimensionato di 1/6. In meno di un mese ha perso circa 1 milione 750 mila voti potenziali e in meno di un mese è come se tutti gli abitanti di Milano e di Bari avessero cambiato idea. E' possibile? Stando a quanto accaduto nelle ultime settimane, sembrerebbe di no. Il bacino elettorale del MoVimento Cinque Stelle non è assolutamente sovrapponibile a quello del Pd, Sinistra Ecologia Libertà e l'Italia dei Valori non hanno guadagnato voti e il Popolo della Libertà e la Lega Nord ne hanno persi milioni. L'unica spiegazione che i numeri rendono plausibile, è il fenomeno dell'astensionismo.


Il Partito Democratico ci è legato a doppio filo: più l'astensione sale, più il partito scende e, più l'astensione tende a calare, più il partito tende a spiccare il volo. Questo significa che il Pd è l'unico partito realmente in grado di reggere alla tempesta là fuori, in grado di ripetere i risultati del 2008, in grado di vincere le elezioni e in grado di metter su un governo che non sia una grande coalizione. Il Pd è il partito maggiormente preso in considerazione dagli elettori italiani nelle intenzioni di voto. E' il partito che dal 2008 al 2012 ha coinvolto il maggior numero di persone al voto e che più di ogni altro è preso in considerazione come seconda scelta e/o come prima scelta dopo l'astensione. Il 40% degli italiani, al netto dell'astensionismo, vota, ha votato, prende o ha preso in considerazione la possibilità di votare Partito Democratico. Ora la domanda sorge spontanea: e perché non decolla?



Le dinamiche sono alquanto ingarbugliate. Alle elezioni politiche il Pd non è mai sceso sotto la soglia del 30%. Si è sempre tenuto sui 10 milioni di voti sia sotto i simboli della Quercia e della Margherita che sotto quello de L'Ulivo. Nel 2008, poi, è riuscito a superare i 12 milioni di voti, nonostante il calo del 3% dell'affluenza, in una tornata quantomeno anomala. La natura stessa dell'elettorato del primo Partito Democratico, purtroppo, è nata ed è morta il lunedì della sconfitta di Walter Veltroni. Quel giorno, per combinazione quasi astrale, all'interno della stazione piddina, sono entrati milioni di voti provenienti dalla sinistra radicale e ne sono usciti altrettanti verso Udc, Lega e Pdl. L'astensionismo che ha colpito il centrosinistra nella parte finale della campagna elettorale del 2006, ha portato a termine il suo lavoro due anni dopo. Pochi mesi dopo quel risultato, ne è venuto fuori un partito liberaldemocratico che ha continuato a parlare allo stesso modo, nonostante una base quantomeno socialdemocratica. Walter Veltroni si è ritrovato con un partito votato da scontenti. E, avesse vinto, lo avrebbe fatto senza una base. Un partito di nessuno.

Nel 2009 e nel 2010 l'affluenza è andata crollando sempre più. Il Pd ha dovuto far fronte al grande consenso venutosi a creare attorno al Governo Berlusconi, alla ricomposizione della sinistra radicale e alla delusione del suo elettorato storico. Con Bersani il Partito Democratico si è ritrovato a fronteggiare uno scenario più favorevole e, con la vittoria alle amministrative prima e l'iniziale appoggio al Governo Monti poi, è addirittura arrivato a ritoccare il 30% nelle intenzioni di voto. Oggi la scelta di sostenere un esecutivo divenuto così impopolare crea disaffezione attorno al Partito Democratico e, nonostante la netta vittoria a queste ultime elezioni comunali, le percentuali si sono nuovamente ridimensionate. Fatti i conti con una tornata che tocca comuni non molto cari ai partiti di centrosinistra e fatti i conti con l'esplosione del M5S (6% di voto reale), il Pd più di ogni altro partito ha pagato cara la caduta di Berlusconi e l'investitura di Mario Monti.

Con un sano riposizionamento e con una più coerente linea politico-economica, il Pd supererebbe facilmente il 30%. La dannazione del Partito Democratico è quella di esser nato come forza che cerca di proporre una sintesi tra liberaldemocrazia e socialdemocrazia: cosa impossibile da mettere in pratica soprattutto in questo periodo storico. Questa ambivalenza lascia interdetto l'elettore che, quando non preferisce passare a Sel perché di sinistra o all'Udc perché centrista, preferisce astenersi (quando si cerca di parlare a tutti si finisce per non parlare a nessuno). Il Partito Democratico dovrebbe captare gli umori dell'elettorato e i cambiamenti in atto nello scenario politico italiano e internazionale e da qui proporre le ricette più ad adatte per interpretarli. Il partito appare non autosufficiente e succube dei capricci delle forze con cui dialoga quotidianamente. Non si conosce la coalizione con cui si presenterà alle prossime elezioni (il ché lascia trasparire debolezza e incertezza). Agli occhi degli elettori sembra che il Pd non sappia che pesci pigliare e che l'Udc lo tenga in scacco. Sembra che cercando un'alleanza con Casini ci sia bisogno di ulteriori sintesi programmatiche, che la propria posizione sia estrema e quindi da moderare. Così facendo il Pd rende ancor più debole la propria offerta politica. La svilisce. Un'offerta sempre più al ribasso.

Il Pd è un partito anomalo, non è né il Partito Socialdemocratico Tedesco né il Partito Socialista Francese né tantomeno il Labour di Ed Milliband. Non fa parte del Partito Socialista Europeo e né tantomeno sembra (qualora sembrasse azzardato fare un paragone con partiti di natura socialista) assomigliare ai Democratici statunitensi. Il Partito Democratico è un partito frutto di una visione blairiana della politica e del mondo, una visione superata con l'ultima crisi economica mondiale. Proprio l'ultima crisi ha dato la possibilità a tutte le forze progressiste europee (meno che al Pd) di riciclarsi e rinnovare le proprie idee. In Germania, grazie alla forte contaminazione politica di forze fresche quali i Grunen e i Piraten, la Spd ha ripreso slancio mettendo in forte pericolo il potere della Merkel. Oggi l'alleanza Spd-Grunen sembra in grado di poter guidare il paese con un programma letteralmente alternativo al duo Cdu-Fdp e in discontinuità con l'esperienza della grande coalizione di Gerhard Schroeder. In Gran Bretagna Ed Milliband ha chiuso con la svolta compiuta a metà anni novanta da Tony Blair, ha virato a sinistra e ha proposto una visione diametralmente opposta a quella di David Cameron. Oggi il Labour è dato su livelli mai toccati nella storia dei sondaggi settimanali YouGov/Sun. Stessa cosa vale per Hollande che ha rinverdito il socialismo francese riuscendo, per la prima volta nella storia transalpina, a disarcionare un presidente al primo mandato.

Essere chiari, decisi, netti e trasparenti paga. Se solo il Pd riuscisse in questa non difficile impresa, potrebbe dar vita a un partito europeo nell'anima, nella forma e, perché no, nelle percentuali.


Luigi De Michele

http://networkedblogs.com/xNq26


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda franz il 18/05/2012, 15:36

La dannazione del Partito Democratico è quella di esser nato come forza che cerca di proporre una sintesi tra liberaldemocrazia e socialdemocrazia: cosa impossibile da mettere in pratica soprattutto in questo periodo storico. Questa ambivalenza lascia interdetto l'elettore che, quando non preferisce passare a Sel perché di sinistra o all'Udc perché centrista, preferisce astenersi (quando si cerca di parlare a tutti si finisce per non parlare a nessuno).

Un po' tutto l'intervento di Luigi De Michele oscilla attorno al genericamente condivisibile ma l'affermazione citata è forse la piu' netta e meno generica. Quindi affrontabile. Che si cerchino nuove (e terze) vie tra liberaldemocrazia e socialdemocrazia è cosa in atto da tempo. A grandi linee dai primi anni 90 (vedere http://www.repubblica.it/online/politic ... inton.html ) Che sia impossibile mi pare una sentenza un po' "schierata" ;) ma ritengo che è proprio in tempo di crisi (quindi in "questo periodo storico") che è possibile trovare strade nuove ed il coraggio di percorrerle. Il problema sta qui. Il coraggio. Se la base e l'elettorato non vedono questo coraggio, se continuano a vedere tentennamenti, oscilleranno anche loro. Clinton e Balir hanno avuto determinazione e coraggio. Idem per Shroeder. Naturalmente non è detto che per questo si debba vincere sempre. La logica dell'alternanza vuole che dopo un Clinton venga un Bush, che dopo un Prodi venga Berlusconi, che dopo Bair venga uno sciabo Brown e poi Cameron, che dopo Shreoder vega Merkel. Questo non implica alcun cambio di rotta, a meno che dopo 40 anni di un governo sempre di un certo colore ne appaia un altro di colore diametralmente opposto. La ricerca del giusto mix tra liberaldemocrazia e socialdemocrazia continua. E chi mai potrebbe farlo in Italia. SEL? IDV? Grillo? Casini?
Dai, su, è chiaro che solo il PD oggi ha questo compito, questo ruolo e la massa critica per farlo.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda flaviomob il 18/05/2012, 21:23



"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda franz il 19/05/2012, 8:45

Decisamente interessante e pur tuttavia gli stessi sondaggisti indicano che:
PS: Questi dati forniscono unicamente una stima dei voti presi dai partiti a queste elezioni, ma questa stima non può essere presa come risultato a livello nazionale, poiché il campione è sfasato (ad esempio il peso dei comuni siciliani all’interno del campione è doppio rispetto al totale nazionale). Una proiezione a livello nazionale verrà pubblicata prossimamente nella terza parte dell’analisi.

Natualmente bisogna considerare che oltre alla sfalsatura geografica del campione, mancano tutti i comuni sotto i 30'000 abitanti e la somma dei voti esaminati è infatti di 2 milioni e mezzo. La tornata elettorale riguardava mi pare 10 milioni e pur considerando la forte astensione, mi pare che i comuni sotto i 30'000 rappresentino una realtà importante e spesso disallienata sul piano politico rispetto alla media nazionale (contano infatti piu' le persone che i partiti).

Ho dubbi anche sulla attribuzione ai partiti tradizionali dei voti delle liste civiche.
Si dice che:
In questa seconda parte dell’analisi sono stati redistribuiti i voti delle liste civiche all’interno dei partiti con i quali erano in coalizione. La redistribuzione è stata fatta in maniera proporzionale ai voti presi dalle singole liste nei comuni analizzati, analogamente a quanto fatto nella prima analisi a livello di coalizione (o a livello di partiti per le liste bicicletta). Le liste civiche non apparentate con nessun partito sono state redistribuite su tutti i partiti, a prescindere dalla loro collocazione politica.

Il metodo secondo me è sbagliato. Esistono piccoli partiti ideologici a destra e soprattutto a sinistra che nulla hanno da spartire con liste civiche. Quindi attribuire a loro voti delle civiche (apparentate e non) li fa sembrare piu' grandi. Ed in effetti poi il risultato nella valutazione è che questi piccoli partiti vanno meglio rispetto alla prima analisi.
prima parte: http://www.sondaggibidimedia.com/2012/0 ... liano.html
seconda parte: http://www.sondaggibidimedia.com/2012/0 ... -2-pd.html
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

“Dati alla mano, al Nord il Pd continua a perdere voti”

Messaggioda franz il 21/05/2012, 14:35

“Dati alla mano, al Nord il Pd continua a perdere voti”
Leggi il resto: http://www.linkiesta.it/voti-pd-amminis ... z1vVUf66K7

Alberto Crepaldi

Pier Luigi Bersani ha parlato di «nettissimo rafforzamento del Pd» alle amministrative. In realtà, se è vero che il Partito democratico se la gioca al ballottaggio in molte città dove nel 2007 aveva perso al primo turno, la sbandierata crescita non c’è. Anzi. Sia in voti assoluti che in percentuale, al Nord, il Pd ha perso voti (-60.000). Un partito giudicato ancora troppo romano e centralista da elettori che vedono nel federalismo una strada per far funzionare meglio le cose. Tutti i dati.

Pier Luigi Bersani, nella conferenza stampa di analisi del voto, sintetizzata sul sito del Partito democratico, sostiene che ci sia stato «un nettissimo rafforzamento del Pd e del centrosinistra in tante città italiane». Un’analisi meno affrettata, come quella condotta dall’Istituto Cattaneo in relazione alle regionali del 2010, dimostra invece che le cose sono andate in modo decisamente diverso.
Certo, il Pd non ha avuto il crollo subito da Pdl e Lega, ma una flessione del consenso c’è comunque stata. Scrive l’Istituto Cattaneo:

«Il Partito democratico ha subito una contrazione pari al 29 per cento dell’elettorato che lo aveva scelto nel 2010 (pari a un decremento di 91.000 voti). […] Una perdita che si attesta attorno al 30 per cento nelle città del Nord (- 60.000 voti) e in quelle della Zona rossa (-19.000 voti), a fronte di una riduzione dei consensi del 20 per cento circa nei capoluoghi del Centro-Sud (-12.000 consensi)».

Linkiesta ha indagato sull’andamento del voto del Pd nel Nord Italia, confrontandolo con le precedenti amministrative. In 8 città (Parma, Gorizia, Como, Monza, Alessandria, Asti, Cuneo, Belluno), nelle quali il centrodestra nel 2007 aveva vinto al primo turno, il centrosinistra se la giocherà al ballottaggio. Ma questo non è di per sé sufficiente a compensare il fatto che, come dimostrano i dati elaborati da Linkiesta sulle città capoluogo del Nord, il Pd nell’Italia settentrionale non trae alcun vantaggio dallo tsunami abbattutosi su Pdl e Lega. Al contrario, nella gran parte delle città, rispetto alla tornata elettorale del 2007, il partito di Bersani perde voti – ma questo è un dato relativo, perché è condizionato dal calo di affluenza – e, soprattutto, arretra sensibilmente in termini percentuali.

voti L’Ulivo 2007 voti Pd 2012 differenza
GENOVA 89.337 (34,6%) 55.134 (23,9%) -34.203
PIACENZA 12.956 (25,3%) 10.855 (26,6%) -2.101
PARMA 19.919 (21,9%) 17.472 (25,2%) -2.447
GORIZIA 3.072 (17,4%) 2.559 (17,1%) -513
LA SPEZIA 14.717 (32,5%) 10.136 (27,2%) -4.581
COMO 5.974 (15%) 5.698 (15,76%) -276
MONZA 12.513 (20,3%) 11.754 (24,8%) -759
ALESSANDRIA* 9.601 (18,8%) 7.080 (17,8%) -2.521
ASTI 8.090 (21,4%) 5.989 (18,8%) -2.101
CUNEO 4.643 (15,5%) 2.466 (9,4%) -2.177
BELLUNO 2.878 (15,6%) 2.765 (18,6%) -113
VERONA 23.860 (17,4%) 18.058 (14,8%) -5.802
totale -57.194

* Ds (7.075; 13,86%)+Margherita (2.526; 4,95%) Fonte: Ministero dell’Interno

Il Pd a Genova passa dal 34,6 al 23,9 per cento, a La Spezia dal 32,5 al 27,2, ad Asti dal 21,4 al 18,8, a Cuneo dal 15,5 al 9,4, a Verona dal 17,4 al 14,8. I Democratici sono in crescita, seppur leggera, a Parma, dove i disastri della giunta di centrodestra guidata da Vignali avrebbero dovuto in realtà condurre a un risultato decisamente migliore, nonché nelle non certo strategiche Monza e Belluno. Mentre nella Piacenza di Bersani, così come a Como e a Gorizia, il Pd conferma la percentuale del 2007.
Se poi andiamo a considerare il totale dei voti ottenuti nelle 12 città capoluogo e lo rapportiamo al numero di elettori che si sono recati alle urne, emerge che al Pd è ascrivibile appena il 17,5% di consensi. Certo il test elettorale delle città capoluogo del Nord ha coinvolto poco meno di 900 mila elettori, ma col 17,5 % appare a dir poco in salita la vocazione maggioritaria e l’autosufficienza che Veltroni invocava quando lanciò la nuova creatura politica. Resta il fatto, di cui Bersani non pare tenere in debito conto, che, numeri alla mano, emerge un quadro, almeno al Nord e nelle città capoluogo considerate, tutt’altro che positivo per il Pd.

C’è dunque da chiedersi cosa non ha funzionato, al Nord, nella strategia del Pd. Eludere il tema sarebbe un errore. Così come liquidarlo sostenendo che è colpa dell’astensionismo, del vento dell’antipolitica che colpisce anche il Pd, dello scarso appeal di taluni candidati o del fatto che in alcuni casi questi sono apparsi agli occhi dell’elettorato troppo di apparato e poco rappresentativi della cosiddetta società civile.
Io credo invece che mai come in queste elezioni locali abbia pesato il traino nazionale, ossia il modo in cui viene percepito dagli elettori delle regioni locomotiva del Paese il Partito democratico. Un partito giudicato ancora troppo romano e centralista da elettori che vedono nel federalismo una strada per far funzionare meglio le cose.

Al di là di ciò, l’impressione è che il Pd non riesca a toccare le corde giuste delle sensibilità del popolo del Nord. Ciò, nonostante il “vantaggio competitivo” dello smottamento dei due partiti che sono stati negli ultimi anni – eccezion fatta per l’Emilia Romagna – riferimento dell’elettorato settentrionale. Forse è una questione di adeguatezza della classe dirigente che il Pd esprime in queste terre. In effetti sono passati i tempi in cui il Pd, ma più complessivamente il centrosinistra, aveva al suo attivo uomini che erano riusciti a interpretare, con una certa efficacia, il sentimento nordista. Sono tramontati o sulla via del tramonto personaggi come Penati, Cacciari, Chiamparino, Errani ed altri.

Temo però che non sia solo una questione di qualità del personale politico, ma di dignità dell’offerta politica. Perché, nell’immaginario dell’elettorato nordista, il Pd continua a non avere un’identità ben definita su troppe questioni. È ancora troppo vago su temi cruciali come la crescita e le politiche sul lavoro. Per giunta affida il dialogo con l’impresa a personaggi sbagliati, come Colaninno jr., il figlio del “capitano coraggioso” che si è fatto grande imprenditore con i soldi degli altri. Il Pd non fornisce una soluzione netta su come abbattere apparati e burocrazie; temi questi, che solo a nominarli fanno venire l’orticaria all’elettore medio del Nord e che peraltro pesano come macigni sulla competitività delle imprese. Così come non si è ancora capito quale sia la ricetta del Pd per riformare e rendere più equo il fisco; ciò è doppiamente grave in territori dove c’è certo chi invoca stupidamente la disobbedienza fiscale, ma ci sono famiglie e imprenditori che arrivano a svenarsi – e talvolta a suicidarsi – pur di pagare le esorbitanti tasse italiche. Poi il Pd probabilmente non ha colto fino in fondo il sentimento di insofferenza che c’è anche in seno al suo elettorato di riferimento verso la politica e verso certi riti, di cui la vita del Pd, a livello nazionale così come nei territori, è drammaticamente infarcita: basta frequentare le riunioni di partito per rendersene conto!
Senza considerare che tra gli elettori del Nord, che avevano guardato con grande fiducia alla nascita del governo dei professori, serpeggia da settimane una certa disillusione verso Monti. Il Pd ha fiutato troppo tardi questo cambio di vento. Dunque, nonostante lo smarcamento tardivo sull’Imu, ha pagato, al Nord più che in altre aree del Paese, il fatto di essere tuttora percepito come un partito sostanzialmente al traino del Governo Monti.

Di materie su cui il Pd è chiamato a riflettere ce ne sono in abbondanza. Sempre che i dirigenti del Pd, a partire da Bersani, abbiano voglia di mettersi al lavoro, “pancia a terra”, per tentare di sintonizzarsi con le ragioni del Nord e dei tanti elettori che l’alta quota di astensionismo dimostra siano alla finestra. Costruendo così una fisionomia più chiara della proposta politica del Pd per il motore del Paese, senza il cui consenso appare davvero illusorio pensare di poter tornare a Palazzo Chigi.
“Il segreto della FELICITÀ è la LIBERTÀ. E il segreto della Libertà è il CORAGGIO” (Tucidide, V secolo a.C. )
“Freedom must be armed better than tyranny” (Zelenskyy)
Avatar utente
franz
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 22077
Iscritto il: 17/05/2008, 14:58

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda flaviomob il 21/05/2012, 21:45

Vincere in gran parte dei comuni della Lombardia, feudi leghisti o berlusconidi, non era affatto scontato, tra l'altro con sindaci appartenenti in buona parte al PD. Deve far riflettere invece quello che è successo a Parma, ma anche a Palermo e a Genova. Insomma, Civati ha lavorato molto meglio di Bersani... ora è giusto che tocchi a lui... ;)


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda flaviomob il 29/05/2012, 11:50

Una divertente riflessione da l'Unità:

Il Pd ha vinto le amministrative, ma non come poteva. Il Pd ha vinto le amministrative, ma non come doveva. Il Pd ha vinto le amministrative, ma non doveva. Il Pd lo fa apposta, per farci sudare a trovare un motivo per dire che non ha vinto. Il Pd, a proposito, non ha vinto perché ha vinto Grillo. Il Pd nega l’evidenza: le uniche elezioni vere erano a Parma, le altre erano simulazioni. Il Pd ha avuto più sindaci ma meno voti, la solita doppiezza togliattiana, molto più trasparenti gli altri partiti che hanno perso sia voti che sindaci. Il Pd anche se vince non coglie il disagio di molti elettori. Il Pd anche se vince non coglie il disagio di molti commentatori: io al primo exit-poll di Monza ho avuto una crisi di panico. Il Pd, ditemi che non è vero che ha vinto a Monza! Il Pd, ditemi che non è vero che ha vinto a Como! Il Pd, ditemi che non è vero che ha vinto in Piemonte! Il Pd, ditemi che posso continuare a dire che non interpreta il Nord, come ho detto per decenni! Il Pd continua a non interpretare il Nord, lo interpretava la Lega, che ora è in tournée in Tanzania, ma torna subito. Il Pd, al limite, ha vinto per abbandono dell’avversario. Il Pd è così cattivo che abbandona gli avversari in autostrada. Il Pd a Genova ha vinto con un candidato non suo, che aveva sconfitto le candidate del Pd alle primarie. Il Pd a Palermo ha perso contro un candidato dell’Idv, che non aveva riconosciuto il risultato delle primarie. Il Pd quando vince le primarie non fa notizia, perché le vince per puntiglio. Il Pd con le primarie comunque sbaglia, è un mio riflesso primario. Il Pd quando perdeva dalla destra festeggiavamo la destra, ora che batte la destra diciamo che non ha nulla da festeggiare. Il Pd, subito dopo l’insediamento dei suoi sindaci, si arrenda.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda Iafran il 29/05/2012, 14:40

flaviomob ha scritto:Il Pd continua a non interpretare il Nord,

Il PD se non interpreta il Nord (perché poi dovrebbe fare questa partigianeria?) non interpreta neanche l'Ovest, il Sud, l'Est ... e tutta la rosa dei venti (per chiudere).
A tal riguardo, mi sembra che non solo il PD ma tutta "la rosa politica" non interpreti le esigenze reali dei cittadini italiani (il primo, a fare autocritica di parte, è stato Veltroni quando ha detto che "l'Ulivo non c'era più e che gli eletti de l'Ulivo mal rappresentavano i loro elettori").
Quando Rizzo e Stella hanno parlato de "La casta" non si sono certamente ispirati ai romanzi di fantascienza, mentre gli elettori ... lo pensano (e sbagliano ... anche quando si recano alle urne).
Iafran
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 4269
Iscritto il: 02/03/2009, 12:46

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda flaviomob il 29/05/2012, 23:36

E' una goccia nel mare, ma pur sempre un inizio...

http://pdmonza.org/index.php?option=com ... Itemid=115

E' stato approvato a larga maggioranza (contrari Idv.Lega,Radicali) il provvedimento per dimezzare immediatamente ifinanziamenti pubblici ai partiti politici e mettere in campo rigorosi controlli sulle gestioni e sulle spese sostenute.

Le nuove disposizioni introducono un sistema misto di finanziamento per cui alle forze politiche andranno, d'ora in poi, 91 milioni di euro all'anno: il 70 per cento dei quali (pari a 63.700.000 euro) come rimborso delle spese per le consultazioni elettorali e quale contributo per l'attività politica; il restante 30 per cento (pari, al massimo, a 27.300.000) a titolo di cofinanziamento.

I partiti riceveranno cioè 50 centesimi per ogni euro ricevuto da parte delle persone fisiche o enti. Chi vorrà finanziare la politica potrà inoltre godere di agevolazioni fiscali sull'importo donato per un massimo di 10 mila euro.

E le campagne elettorali non potranno sforare precisi tetti di spesa.

E' stato inoltre previsto l'obbligo di sottoporre i bilanci ad un doppio sistema di controllo.

Il primo, quello interno, prevede che i bilanci siano certificati da società di revisione iscritte all'albo della Consob.

Il secondo, quello esterno, affida il controllo di tutte le spese sostenute ad una Commissione ad hoc composta da 5 magistrati designati dai vertici delle massime magistrature (uno dalla Cassazione, uno dal Consiglio di Stato, tre dalla Corte dei conti).

Un meccanismo rigoroso, coerente al dettato costituzionale, non più di mero accertamento della regolarità formale e da cui consegue un articolato sistema di sanzioni che possono arrivare fino alla decurtazione dell'intero importo dei contributi.

Nel corso dell'esame parlamentare, su nostra proposta è stata introdotta una importantissima norma di civiltà per cui i 160 milioni di euro che si risparmieranno con l'attuazione di queste nuove norme nei prossimi due anni saranno interamente destinati alle zone e alle popolazioni colpite dal terremoto.


"Dovremmo aver paura del capitalismo, non delle macchine".
(Stephen Hawking)
flaviomob
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 12889
Iscritto il: 19/06/2008, 19:51

Re: I (de)flussi elettorali del PD

Messaggioda ranvit il 30/05/2012, 10:39

Dice bene Iafran: il PD non interpreta piu' nulla se non le proprie fumisterie politichesi.

Si illudono di aver tenuto (se non proprio vinto) ma alle prossime politiche prenderanno una bastonata pesantissima come il PDL!!!
Il 60% degli italiani si è fatta infinocchiare votando contro il Referendum che pur tra errori vari proponeva un deciso rinnovamento del Paese...continueremo nella palude delle non decisioni, degli intrallazzi, etc etc.
ranvit
forumulivista
forumulivista
 
Messaggi: 10669
Iscritto il: 23/05/2008, 15:46

Prossimo

Torna a Ulivo e PD: tra radici e futuro

Chi c’è in linea

Visitano il forum: Nessuno e 16 ospiti